Benché le maggiori sfide alla stabilità dell’UE ultimamente sembrino dovute più a decisioni di natura politica, in questa fase di crisi si fa ancora più sentire l’incompletezza della costruzione europea dal punto di vista istituzionale. Per questo anche sotto questo secondo profilo occorre un’accelerazione dei tempi del cambiamento. Lo chiedono in un documento un gruppo di soggetti impegnati a studiare e a promuovere l’integrazione politica europea, tra cui Laboratorio Europa/Eurispes, CesUE”/Università di Pisa, Istituto Diplomatico Internazionale, Rete “Università per l’Europa Politica”.
“Serve una soluzione politica - affermano i promotori - un progetto politico forte in grado di segnare una svolta, un cambiamento profondo del funzionamento attuale dell’Unione che rimuova le principali cause che ne frenano il ruolo”. L’architettura istituzionale che viene proposta, si struttura per cerchi concentrici e a geometrie variabili. Un primo nucleo di Paesi potrebbe procedere verso la realizzazione di una Unione Politica, a struttura federale, composta da un’avanguardia di Paesi che hanno adottato o che adottano l’Euro, che funga da forza di attrazione, come avvenuto con la CEE del ’57. “Una Unione che - si legge nel documento - con un corretto bilanciamento dei poteri, possa agire come soggetto politico democratico e autonomo, nel contesto interno ed internazionale, rappresentata da un interlocutore riconoscibile. Un soggetto politico europeo, ben connotato nel contesto internazionale e capace di univoca interlocuzione rispetto agli attori presenti sulla scena globale, dotato di potere legislativo, di governo e di controllo, con una responsabilità politica comune, condivisa e trasparente”.
Un secondo livello di intervento individuato nella suddetta proposta di riforma, riguarda l’Unione Europea attuale, a 27 che avrebbe comunque bisogno di uno snellimento della procedura decisionale: “trasformare il Consiglio in Camera degli Stati, ripartire meglio le competenze tra Unione e Stati”.
Infine, si contempla la creazione di una Comunità Politica Europea, intesa come una “piattaforma di coordinamento politico per i Paesi europei di tutto il continente”, al fine di promuovere il dialogo e la cooperazione sulle questioni di interesse comune, senza sostituire le politiche e l’autonomia decisionale dell’Unione Europea. L’aspetto decisivo di tale riforma, sarà, secondo i suoi proponenti, quello di cambiare l’approccio politico rispetto a quanto avvenuto sinora. “I Paesi che decideranno di partecipare al cambiamento devono essere convinti che le politiche e le regole introdotte – (come l’UEM) - o da introdurre, non si possono considerate giuste di per sé e difese a prescindere dagli effetti che avranno sui due aspetti fondamentali della creazione e della distribuzione di valore”. Su tutto deve sempre prevalere la logica della solidarietà.
Per leggere il documento integrale del Coordinamento Europa Politica CLICCA QUI.
“Serve una soluzione politica - affermano i promotori - un progetto politico forte in grado di segnare una svolta, un cambiamento profondo del funzionamento attuale dell’Unione che rimuova le principali cause che ne frenano il ruolo”. L’architettura istituzionale che viene proposta, si struttura per cerchi concentrici e a geometrie variabili. Un primo nucleo di Paesi potrebbe procedere verso la realizzazione di una Unione Politica, a struttura federale, composta da un’avanguardia di Paesi che hanno adottato o che adottano l’Euro, che funga da forza di attrazione, come avvenuto con la CEE del ’57. “Una Unione che - si legge nel documento - con un corretto bilanciamento dei poteri, possa agire come soggetto politico democratico e autonomo, nel contesto interno ed internazionale, rappresentata da un interlocutore riconoscibile. Un soggetto politico europeo, ben connotato nel contesto internazionale e capace di univoca interlocuzione rispetto agli attori presenti sulla scena globale, dotato di potere legislativo, di governo e di controllo, con una responsabilità politica comune, condivisa e trasparente”.
Un secondo livello di intervento individuato nella suddetta proposta di riforma, riguarda l’Unione Europea attuale, a 27 che avrebbe comunque bisogno di uno snellimento della procedura decisionale: “trasformare il Consiglio in Camera degli Stati, ripartire meglio le competenze tra Unione e Stati”.
Infine, si contempla la creazione di una Comunità Politica Europea, intesa come una “piattaforma di coordinamento politico per i Paesi europei di tutto il continente”, al fine di promuovere il dialogo e la cooperazione sulle questioni di interesse comune, senza sostituire le politiche e l’autonomia decisionale dell’Unione Europea. L’aspetto decisivo di tale riforma, sarà, secondo i suoi proponenti, quello di cambiare l’approccio politico rispetto a quanto avvenuto sinora. “I Paesi che decideranno di partecipare al cambiamento devono essere convinti che le politiche e le regole introdotte – (come l’UEM) - o da introdurre, non si possono considerate giuste di per sé e difese a prescindere dagli effetti che avranno sui due aspetti fondamentali della creazione e della distribuzione di valore”. Su tutto deve sempre prevalere la logica della solidarietà.
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