Sin dalle sue origini, mi ero permesso di assimilare il provvedimento legislativo del superbonus 110% per le ristrutturazioni abitative a un manuale delle pratiche che dovrebbero essere evitate nella gestione delle risorse pubbliche e a un assemblaggio di suggerimenti rivolti ad istigare i comportamenti devianti. Le conseguenze sono andate ben oltre l’immaginario perché gli effetti degenerativi del provvedimento, a partire dalla bolla speculativa sui prezzi dei materiali da costruzione, si sono sommati alla successiva dinamica dei costi dell’energia e delle materie prime, generando una sorta di tempesta perfetta per l’intero comparto delle costruzioni.
Il Presidente Draghi ha definito il Superbonus 110%, con un po’ di ritardo, come un provvedimento sbagliato. A valle di un onere accumulato per la spesa pubblica superiore ai 30 miliardi di euro, destinato ad aumentare per gli effetti di trascinamento della sua attuazione negli anni a venire. Eppure non era difficile prevedere quanto avvenuto sul Superbonus 110% per le motivazioni che, a suo tempo, avevo cercato di evidenziare in una serie di articoli pubblicati su queste pagine.
Le riassumo sinteticamente:
– L’idea di rimborsare i proprietari da parte dello Stato per un valore superiore alla spesa sostenuta per le ristrutturazioni, oltre che essere moralmente discutibile ed economicamente ingiustificata per i vantaggi generati per i committenti, avrebbe comportato l’abbandono della funzione storica delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, quantificate tra il 50% e il 65% della spesa sostenuta, che favorivano l’emersione delle prestazioni lavorative, mantenendo vivo l’interesse del committente a contenere i costi degli interventi. All’opposto il superbonus avrebbe favorito la convergenza tra proprietari e fornitori a massimizzare i costi trasferibili a carico dello Stato sino al raggiungimento dei nuovi massimali previsti dalla legge.
– Per cercare di impedire questi comportamenti, l’amministrazione aveva introdotto una mole abnorme di procedure, di asseverazioni preventive e di certificazioni postume a carico dei professionisti esterni e di intermediazioni bancarie destinate ad aumentare gli adempimenti burocratici e i costi delle procedure.
– L’insieme di questi fattori avrebbe generato un aumento anomalo dei costi delle ristrutturazioni e degli oneri per i professionisti e le intermediazioni bancarie per i crediti d’imposta, riducendo i potenziali vantaggi del superbonus destinati ai committenti.
Ebbene, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. I costi delle intermediazione bancarie, dei professionisti per le progettazioni e le certificazioni, e gli aumenti dei prezzi dei materiali, hanno ridotto in modo consistente i potenziali vantaggi per i committenti previsti dal superbonus rispetto alle vecchie detrazioni edilizie e aumentato a dismisura i tempi di avviamento dei cantieri per le complessità burocratiche e di interpretazione delle norme che hanno fatto letteralmente impazzire gli enti locali e gli operatori del settore.
I risultati ottenuti col Superbonus 110% sui risparmi energetici e di consolidamento sismico delle abitazioni si sono ridotti di un terzo, a parità di risorse pubbliche investite, rispetto a quelli ottenuti con le vecchie detrazioni. Nel contempo sono le stesse Associazioni dei costruttori, che a suo tempo avevano elogiato i provvedimenti del Governo Conte, a denunciare la mole di abusi, la nascita di imprese improvvisate che ha compromesso la qualità e la sicurezza dei lavori, l’impossibilità di reperire i materiali in tempi ragionevoli e a costi compatibili con i massimali autorizzati, che hanno alterato le corrette dinamiche del settore.
L’Agenzia delle Entrate denuncia un potenziale di truffe sul Superbonus 110% accertate per circa 5 miliardi di prestazioni dichiarate e cedute con crediti d’imposta, ma non effettuate dalle imprese. Queste truffe sarebbero in particolare concentrate negli interventi condominiali relativi al bonus facciate (90% di detrazione). Questi casi sono clamorosi e, per molti aspetti, facili da accertare. Molto più complesso accertare la congruità della spesa sostenuta, e interamente trasferita a carico dello Stato e la sua coerenza con le prescrizioni energetiche e sismiche, che richiede controlli meticolosi che l’amministrazione è in grado di effettuare solo su un campione limitato dei cantieri attivati.
I tentativi di correggere in corsa il superbonus 110%, modificando le procedure e riducendo la possibilità di cedere i crediti di imposta, si sono rivelati alla stregua delle toppe peggiori dei buchi, alterando il quadro delle regole per i committenti, per i fornitori e per gli intermediari al punto di determinare autentici blocchi dei cantieri.
Per questi motivi gli effetti negativi di trascinamento del superbonus 110% nel comparto delle costruzioni, già visibili per le continue revisioni dei prezzi dei materiali e degli appalti, li dovremo sorbire per molto tempo. Se si fossero implementare le vecchie detrazioni ampliando il complesso degli interventi finalizzati a risparmiare energia e a installare le fonti rinnovabili con procedure semplificate (quelle introdotte di recente sull’onda dell’emergenza energetica) avremmo ottenuto risultati migliori risparmiando risorse pubbliche.
Questo è il prezzo pagato alle politiche di stampo populista di M5S e all’infantilismo ambientalista che, nonostante le evidenze, continua a devastare le menti e i comportamenti delle classi dirigenti e dei cittadini.
(Tratto da www.ilsussidiario.net)
Il Presidente Draghi ha definito il Superbonus 110%, con un po’ di ritardo, come un provvedimento sbagliato. A valle di un onere accumulato per la spesa pubblica superiore ai 30 miliardi di euro, destinato ad aumentare per gli effetti di trascinamento della sua attuazione negli anni a venire. Eppure non era difficile prevedere quanto avvenuto sul Superbonus 110% per le motivazioni che, a suo tempo, avevo cercato di evidenziare in una serie di articoli pubblicati su queste pagine.
Le riassumo sinteticamente:
– L’idea di rimborsare i proprietari da parte dello Stato per un valore superiore alla spesa sostenuta per le ristrutturazioni, oltre che essere moralmente discutibile ed economicamente ingiustificata per i vantaggi generati per i committenti, avrebbe comportato l’abbandono della funzione storica delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, quantificate tra il 50% e il 65% della spesa sostenuta, che favorivano l’emersione delle prestazioni lavorative, mantenendo vivo l’interesse del committente a contenere i costi degli interventi. All’opposto il superbonus avrebbe favorito la convergenza tra proprietari e fornitori a massimizzare i costi trasferibili a carico dello Stato sino al raggiungimento dei nuovi massimali previsti dalla legge.
– Per cercare di impedire questi comportamenti, l’amministrazione aveva introdotto una mole abnorme di procedure, di asseverazioni preventive e di certificazioni postume a carico dei professionisti esterni e di intermediazioni bancarie destinate ad aumentare gli adempimenti burocratici e i costi delle procedure.
– L’insieme di questi fattori avrebbe generato un aumento anomalo dei costi delle ristrutturazioni e degli oneri per i professionisti e le intermediazioni bancarie per i crediti d’imposta, riducendo i potenziali vantaggi del superbonus destinati ai committenti.
Ebbene, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. I costi delle intermediazione bancarie, dei professionisti per le progettazioni e le certificazioni, e gli aumenti dei prezzi dei materiali, hanno ridotto in modo consistente i potenziali vantaggi per i committenti previsti dal superbonus rispetto alle vecchie detrazioni edilizie e aumentato a dismisura i tempi di avviamento dei cantieri per le complessità burocratiche e di interpretazione delle norme che hanno fatto letteralmente impazzire gli enti locali e gli operatori del settore.
I risultati ottenuti col Superbonus 110% sui risparmi energetici e di consolidamento sismico delle abitazioni si sono ridotti di un terzo, a parità di risorse pubbliche investite, rispetto a quelli ottenuti con le vecchie detrazioni. Nel contempo sono le stesse Associazioni dei costruttori, che a suo tempo avevano elogiato i provvedimenti del Governo Conte, a denunciare la mole di abusi, la nascita di imprese improvvisate che ha compromesso la qualità e la sicurezza dei lavori, l’impossibilità di reperire i materiali in tempi ragionevoli e a costi compatibili con i massimali autorizzati, che hanno alterato le corrette dinamiche del settore.
L’Agenzia delle Entrate denuncia un potenziale di truffe sul Superbonus 110% accertate per circa 5 miliardi di prestazioni dichiarate e cedute con crediti d’imposta, ma non effettuate dalle imprese. Queste truffe sarebbero in particolare concentrate negli interventi condominiali relativi al bonus facciate (90% di detrazione). Questi casi sono clamorosi e, per molti aspetti, facili da accertare. Molto più complesso accertare la congruità della spesa sostenuta, e interamente trasferita a carico dello Stato e la sua coerenza con le prescrizioni energetiche e sismiche, che richiede controlli meticolosi che l’amministrazione è in grado di effettuare solo su un campione limitato dei cantieri attivati.
I tentativi di correggere in corsa il superbonus 110%, modificando le procedure e riducendo la possibilità di cedere i crediti di imposta, si sono rivelati alla stregua delle toppe peggiori dei buchi, alterando il quadro delle regole per i committenti, per i fornitori e per gli intermediari al punto di determinare autentici blocchi dei cantieri.
Per questi motivi gli effetti negativi di trascinamento del superbonus 110% nel comparto delle costruzioni, già visibili per le continue revisioni dei prezzi dei materiali e degli appalti, li dovremo sorbire per molto tempo. Se si fossero implementare le vecchie detrazioni ampliando il complesso degli interventi finalizzati a risparmiare energia e a installare le fonti rinnovabili con procedure semplificate (quelle introdotte di recente sull’onda dell’emergenza energetica) avremmo ottenuto risultati migliori risparmiando risorse pubbliche.
Questo è il prezzo pagato alle politiche di stampo populista di M5S e all’infantilismo ambientalista che, nonostante le evidenze, continua a devastare le menti e i comportamenti delle classi dirigenti e dei cittadini.
(Tratto da www.ilsussidiario.net)
Articolo ineccepibile. Potessi, suggerirei ai politici che contano di incominciare a costruire le misure per fronteggiare la crisi dell’ edilizia in termini di commesse, occupazione, danni indotti nell’ indotto, ecc. che esploderà quando la bolla 110% si dissolverà. Speriamo che la demagogia dei partiti, capaci solo di propaganda elettorale, consenta di estendere l’orizzonte temporale del provvedimento, ma di ridurre la percentuale di detrazione in modo da avere un atterraggio morbido dopo il boom drogato dell’ edilizia.