Maria Romana De Gasperi, figlia primogenita e collaboratrice di Alcide nella sua carriera politica, si è spenta a Roma all’età di 99 anni. Pubblichiamo in suo ricordo l’omelia tenuta dal cardinale Giovanni Battista Re durante i funerali nella chiesa di Santa Chiara a Roma.
“Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se muore vivrà. Chiunque vive e crede in me non morirà in eterno” (Gv 11,26).
Queste solenni parole che sono risuonate poco fa nel Vangelo, ci sono di luce e di conforto in questo momento in cui, nella preghiera, vogliamo affidare a Dio la Signora Maria Romana De Gasperi Catti, figlia primogenita di Alcide De Gasperi, che si è spenta serenamente nella sua casa romana all’età di 99 anni, lucidissima fino alla fine e tenendosi informata anche sull’invasione dell’Ucraina.
Le suddette consolanti parole del Vangelo proiettano il nostro pensiero verso orizzonti di eternità. Noi abbiamo un destino di eternità nell’immensità dell’amore di Dio.
La morte per un cristiano non è soltanto un fatto naturale che rende uguali tutti gli esseri umani. Non è soltanto un evento ineluttabile a cui nessuno può sfuggire.
La morte è un incontro: l’incontro più alto e più importante: l’incontro con Dio. I nostri giorni infatti non sono una corsa verso il nulla. C’è una vita oltre la morte. La morte è la porta che apre il cammino verso la vita con Dio e con le persone care a cui siamo stati legati con i nostri affetti su questa terra. La nostra vita non termina nella tomba, ma nella casa del Padre.
Queste certezze hanno illuminato l’intera esistenza di Maria Romana De Gasperi ed hanno rappresentato l’orizzonte della sua esistenza.
Il Signore le ha concesso una vita lunga: 99 anni, compiuti pochi giorni fa.
Maria Romana è stata innanzi tutto una donna di fede. La fede è sempre stata per lei luce e forza. Alla luce della fede orientò i suoi passi nella vita; alla luce della fede giudicò eventi ed esperienze, accolse i giorni lieti ed i giorni amari: i giorni di sofferenza per le gravi difficoltà che suo padre dovette affrontare; poi la colpì il tremendo dolore per la morte di due dei suoi tre figli: Giorgio, deceduto giovanissimo per incidente in moto e Maurizio, che ha lasciato questo mondo dopo lunga malattia; poi per la morte del marito avvenuta 15 anni fa.
Alla luce della fede seguì gli eventi della società. Una fede solida, salda come le rocce del trentino; profonda e senza frange come quella di suo padre; una fede operosa come esigeva il suo temperamento umano.
Maria Romana, oltre che una testimone cristiana nel nostro tempo, è stata una donna di valore e di grandi valori umani e cristiani. Ha valorizzato i talenti ricevuti da Dio ed è stata accanto al padre forte come una roccia nei momenti più difficili della sua e della nostra storia.
Si dimostrò coraggiosa fin dai suoi anni giovanili. Nel settembre del 1943, qualche giorno prima della discesa a Roma dell’esercito tedesco, suo padre si rifugiò a San Giovanni in Laterano negli ambienti del seminario, dove si trovò insieme con l’On. Nenni ed altri. Ma quando, alcuni mesi dopo, i militari tedeschi violarono la extraterritorialità degli ambienti attinenti la Basilica Papale di San Paolo e arrestarono gli ebrei che erano lì rifugiati, si percepì il rischio che i nazisti potessero fare altrettanto con gli ambienti legati alla Basilica Lateranense, per cui quello non sembrava più un luogo del tutto sicuro.
S.E. Mons. Celso Costantini, Segretario del Dicastero che allora era denominato “Propaganda Fide”, accolse Alcide De Gasperi nel proprio appartamento all’ultimo piano del Palazzo di Propaganda Fide a Piazza di Spagna. Fino al momento della liberazione di Roma, Alcide De Gasperi non uscì dalla porta di quell’appartamento. La moglie di De Gasperi sapeva di essere sorvegliata e una sua visita al marito poteva far scoprire dove egli era rifugiato. La giovane Maria Romana, ormai ventenne, invece ogni settimana con la sua bicicletta, con agganciato al manubrio un cestino con cavoli e insalata, andava a trovare il padre, portando notizie, e anche ricevendo i biglietti che il padre le affidava da recapitare con discrezione agli amici antifascisti, rifugiati qua e là. È stata una staffetta partigiana, lieta e orgogliosa di poter aiutare.
Terminata la guerra, quando De Gasperi divenne Presidente del Consiglio dei Ministri, Maria Romana fu la sua segretaria, bravissima dattilografa e stenografa, con una buona cultura appresa nel Liceo, insieme con la sorella Lucia, presso le Suore Francesi di Nevers e poi laureandosi in lettere all’Università La Sapienza. Una segretaria che non ricevette nessun stipendio dallo Stato, perché il padre Alcide riteneva non giusto che nella medesima famiglia confluissero due stipendi statali anche se a lavorare erano in due. Questo piccolo particolare dice molto del senso dello Stato che Alcide De Gasperi aveva: fu uno statista di limpida onestà, rettitudine e senso di responsabilità, che mise sempre il bene del Paese al di sopra degli interessi personali e di partito.
In un viaggio in treno, in cui ebbi occasione di andare a Trento insieme con Maria Romana per la presentazione di uno dei suoi tanti libri riguardanti suo padre, ella mi confidò della gioia e dell’entusiasmo con cui aveva lavorato come segretaria. Nel 1946 accompagnò il padre a Parigi per la Conferenza di Pace, dove De Gasperi rappresentò l’Italia sconfitta e fece quel discorso che rimase famoso. L’anno seguente fu col padre negli Stati Uniti per ottenere aiuti a favore dell’Italia.
Nel lavoro Maria Romana non risparmiava fatiche e il suo cuore – mi diceva – era pieno di gioia e di entusiasmo perché vedeva che, grazie all’impegno di suo padre, l’Italia rinasceva visibilmente dalle macerie della guerra e molte cose incominciavano a ripartire ed a crescere. Il constatare che in Italia la situazione stava notevolmente migliorando dava ali al suo donarsi senza riserve e le procurava anche tanta intima soddisfazione.
Il suo ufficio era accanto a quello del padre, presso il Palazzo del Viminale, dove allora era collocata la Presidenza del Consiglio e anche qualche Ministero, e Maria Romana cercava di aiutare tutti. Lo stesso On. Nenni qualche volta le chiese di battergli a macchina alcune pagine, dato che ella era una dattilografa velocissima. Nenni e De Gasperi appartenevano a partiti in totale opposizione, ma i rapporti personali erano un’altra cosa, sia perché ambedue erano stati insieme rifugiati presso il Palazzo Laterano, sia perché De Gasperi combatteva le idee sbagliate e le posizioni che giudicava inaccettabili, ma usava rispetto verso ogni persona.
In quegli anni difficili del dopoguerra, Maria Romana ha reso un grande servizio al Paese per l’opera svolta con intelligenza e dedizione accanto a suo padre. Possiamo dire che è stata una benemerita figura della Repubblica italiana, che ha servito lo Stato dando un valido e generoso contributo.
La nomina a Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, conferitale dal Presidente Sergio Mattarella un anno fa, era quanto mai giusta. Fu un gesto che merita sincero apprezzamento.
Tra gli episodi che Maria Romana mi ha raccontato circa il periodo in cui lavorò alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, vi è anche il seguente. Subito dopo la fine della guerra, il Sig. Raffaele Cantoni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane, fece presente a De Gasperi la necessità di un permesso di passaggio attraverso l’Italia per gli ebrei che venivano soprattutto da vari Paesi, privi di documenti personali, in modo che potessero transitare e raggiungere in Palestina lo Stato di Israele.
Il Presidente De Gasperi, attento anche alle problematiche del tanto martoriato popolo ebreo, accolse subito la richiesta e inventò uno speciale “lascia-passare” per gli ebrei privi di ogni documento di identità affinché potessero viaggiare verso la Palestina. L’incarico per controllare e poi rilasciare detti “lascia-passare” fu affidato in prima persona a lei, Maria Romana che, in collegamento con l’ufficio, si spese anche in questo compito con encomiabile sollecitudine.
Per questo, in occasione del matrimonio di Maria Romana con l’Ing. Pietro Catti nel 1947, il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane volle donarle, in segno di gratitudine, un collier di ambre e turchesi e allo sposo una macchina fotografica.
Vicina al padre nei momenti cruciali della storia della Repubblica italiana, Maria Romana, dopo la sua morte, dedicò la propria vita a divulgare l’ opera svolta dal padre e soprattutto i suoi ideali ed i suoi valori, la sua visione della politica e anche la sua tempra morale e lo spirito che lo animò nel prodigarsi per la rinascita dell’Italia.
Per capire infatti Alcide De Gasperi bisogna conoscere, oltre all’azione che svolse come statista e le idee che lo mossero, anche la spiritualità che lo animò, perché fu questa la radice della sua forza e dell’intelligente e instancabile servizio reso all’Italia e poi anche all’Europa in collegamento con Adenauer e Schuman.
Possiamo dire che Maria Romana è stata paladina di valori e di ideali volti a promuovere una cultura di unità fra i popoli e il rispetto dei diritti.
Con i suoi innumerevoli scritti, conferenze e incontri e con l’appoggio della Fondazione De Gasperi, Maria Romana ha fatto sì che restasse vivo, nei giovani e nei meno giovani, il ricordo di una pagina di storia, di valori e di ideali che ha molto da insegnare anche al nostro tempo. Con lei scompare un pezzo importante della memoria storica del nostro Paese.
Non va dimenticato in fine il suo impegno come crocerossina volontaria negli ospedali di Roma per quasi un trentennio, fino al 2004.
Noi ora affidiamo a Dio l’anima della defunta, invocando per Lei la misericordia divina. Confidiamo che Maria Romana abbia sentito da Gesù le parole, che ciascuno di noi aspira a poter sentire un giorno: “Vieni serva buona e fedele, prendi parte alla gioia del tuo Signore”(Mt.25,21).
E là, in quel regno che – come si esprimeva Dante – “solo luce e amore ha per confine – Maria Romana avrà ora incontrato i due figli, il marito, mamma Francesca e il padre Alcide, del quale lei è stata di grande aiuto, sostegno, conforto e gioia.
Facciamo nostra, con intensità di sentimento, la preghiera che concluderà questa liturgia: “Su, venite santi di Dio, accorrete Angeli del Signore: prendete la sua anima e presentatela al trono dell’Altissimo”. Cristo ti accolga con volto gioioso, cara Maria Romana, perché in lui hai creduto e sperato e coerentemente lo hai testimoniato nei momenti difficili e nei momenti di felicità della tua lunga vita.
(Tratto da www.ildomaniditalia.eu)
“Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se muore vivrà. Chiunque vive e crede in me non morirà in eterno” (Gv 11,26).
Queste solenni parole che sono risuonate poco fa nel Vangelo, ci sono di luce e di conforto in questo momento in cui, nella preghiera, vogliamo affidare a Dio la Signora Maria Romana De Gasperi Catti, figlia primogenita di Alcide De Gasperi, che si è spenta serenamente nella sua casa romana all’età di 99 anni, lucidissima fino alla fine e tenendosi informata anche sull’invasione dell’Ucraina.
Le suddette consolanti parole del Vangelo proiettano il nostro pensiero verso orizzonti di eternità. Noi abbiamo un destino di eternità nell’immensità dell’amore di Dio.
La morte per un cristiano non è soltanto un fatto naturale che rende uguali tutti gli esseri umani. Non è soltanto un evento ineluttabile a cui nessuno può sfuggire.
La morte è un incontro: l’incontro più alto e più importante: l’incontro con Dio. I nostri giorni infatti non sono una corsa verso il nulla. C’è una vita oltre la morte. La morte è la porta che apre il cammino verso la vita con Dio e con le persone care a cui siamo stati legati con i nostri affetti su questa terra. La nostra vita non termina nella tomba, ma nella casa del Padre.
Queste certezze hanno illuminato l’intera esistenza di Maria Romana De Gasperi ed hanno rappresentato l’orizzonte della sua esistenza.
Il Signore le ha concesso una vita lunga: 99 anni, compiuti pochi giorni fa.
Maria Romana è stata innanzi tutto una donna di fede. La fede è sempre stata per lei luce e forza. Alla luce della fede orientò i suoi passi nella vita; alla luce della fede giudicò eventi ed esperienze, accolse i giorni lieti ed i giorni amari: i giorni di sofferenza per le gravi difficoltà che suo padre dovette affrontare; poi la colpì il tremendo dolore per la morte di due dei suoi tre figli: Giorgio, deceduto giovanissimo per incidente in moto e Maurizio, che ha lasciato questo mondo dopo lunga malattia; poi per la morte del marito avvenuta 15 anni fa.
Alla luce della fede seguì gli eventi della società. Una fede solida, salda come le rocce del trentino; profonda e senza frange come quella di suo padre; una fede operosa come esigeva il suo temperamento umano.
Maria Romana, oltre che una testimone cristiana nel nostro tempo, è stata una donna di valore e di grandi valori umani e cristiani. Ha valorizzato i talenti ricevuti da Dio ed è stata accanto al padre forte come una roccia nei momenti più difficili della sua e della nostra storia.
Si dimostrò coraggiosa fin dai suoi anni giovanili. Nel settembre del 1943, qualche giorno prima della discesa a Roma dell’esercito tedesco, suo padre si rifugiò a San Giovanni in Laterano negli ambienti del seminario, dove si trovò insieme con l’On. Nenni ed altri. Ma quando, alcuni mesi dopo, i militari tedeschi violarono la extraterritorialità degli ambienti attinenti la Basilica Papale di San Paolo e arrestarono gli ebrei che erano lì rifugiati, si percepì il rischio che i nazisti potessero fare altrettanto con gli ambienti legati alla Basilica Lateranense, per cui quello non sembrava più un luogo del tutto sicuro.
S.E. Mons. Celso Costantini, Segretario del Dicastero che allora era denominato “Propaganda Fide”, accolse Alcide De Gasperi nel proprio appartamento all’ultimo piano del Palazzo di Propaganda Fide a Piazza di Spagna. Fino al momento della liberazione di Roma, Alcide De Gasperi non uscì dalla porta di quell’appartamento. La moglie di De Gasperi sapeva di essere sorvegliata e una sua visita al marito poteva far scoprire dove egli era rifugiato. La giovane Maria Romana, ormai ventenne, invece ogni settimana con la sua bicicletta, con agganciato al manubrio un cestino con cavoli e insalata, andava a trovare il padre, portando notizie, e anche ricevendo i biglietti che il padre le affidava da recapitare con discrezione agli amici antifascisti, rifugiati qua e là. È stata una staffetta partigiana, lieta e orgogliosa di poter aiutare.
Terminata la guerra, quando De Gasperi divenne Presidente del Consiglio dei Ministri, Maria Romana fu la sua segretaria, bravissima dattilografa e stenografa, con una buona cultura appresa nel Liceo, insieme con la sorella Lucia, presso le Suore Francesi di Nevers e poi laureandosi in lettere all’Università La Sapienza. Una segretaria che non ricevette nessun stipendio dallo Stato, perché il padre Alcide riteneva non giusto che nella medesima famiglia confluissero due stipendi statali anche se a lavorare erano in due. Questo piccolo particolare dice molto del senso dello Stato che Alcide De Gasperi aveva: fu uno statista di limpida onestà, rettitudine e senso di responsabilità, che mise sempre il bene del Paese al di sopra degli interessi personali e di partito.
In un viaggio in treno, in cui ebbi occasione di andare a Trento insieme con Maria Romana per la presentazione di uno dei suoi tanti libri riguardanti suo padre, ella mi confidò della gioia e dell’entusiasmo con cui aveva lavorato come segretaria. Nel 1946 accompagnò il padre a Parigi per la Conferenza di Pace, dove De Gasperi rappresentò l’Italia sconfitta e fece quel discorso che rimase famoso. L’anno seguente fu col padre negli Stati Uniti per ottenere aiuti a favore dell’Italia.
Nel lavoro Maria Romana non risparmiava fatiche e il suo cuore – mi diceva – era pieno di gioia e di entusiasmo perché vedeva che, grazie all’impegno di suo padre, l’Italia rinasceva visibilmente dalle macerie della guerra e molte cose incominciavano a ripartire ed a crescere. Il constatare che in Italia la situazione stava notevolmente migliorando dava ali al suo donarsi senza riserve e le procurava anche tanta intima soddisfazione.
Il suo ufficio era accanto a quello del padre, presso il Palazzo del Viminale, dove allora era collocata la Presidenza del Consiglio e anche qualche Ministero, e Maria Romana cercava di aiutare tutti. Lo stesso On. Nenni qualche volta le chiese di battergli a macchina alcune pagine, dato che ella era una dattilografa velocissima. Nenni e De Gasperi appartenevano a partiti in totale opposizione, ma i rapporti personali erano un’altra cosa, sia perché ambedue erano stati insieme rifugiati presso il Palazzo Laterano, sia perché De Gasperi combatteva le idee sbagliate e le posizioni che giudicava inaccettabili, ma usava rispetto verso ogni persona.
In quegli anni difficili del dopoguerra, Maria Romana ha reso un grande servizio al Paese per l’opera svolta con intelligenza e dedizione accanto a suo padre. Possiamo dire che è stata una benemerita figura della Repubblica italiana, che ha servito lo Stato dando un valido e generoso contributo.
La nomina a Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, conferitale dal Presidente Sergio Mattarella un anno fa, era quanto mai giusta. Fu un gesto che merita sincero apprezzamento.
Tra gli episodi che Maria Romana mi ha raccontato circa il periodo in cui lavorò alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, vi è anche il seguente. Subito dopo la fine della guerra, il Sig. Raffaele Cantoni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane, fece presente a De Gasperi la necessità di un permesso di passaggio attraverso l’Italia per gli ebrei che venivano soprattutto da vari Paesi, privi di documenti personali, in modo che potessero transitare e raggiungere in Palestina lo Stato di Israele.
Il Presidente De Gasperi, attento anche alle problematiche del tanto martoriato popolo ebreo, accolse subito la richiesta e inventò uno speciale “lascia-passare” per gli ebrei privi di ogni documento di identità affinché potessero viaggiare verso la Palestina. L’incarico per controllare e poi rilasciare detti “lascia-passare” fu affidato in prima persona a lei, Maria Romana che, in collegamento con l’ufficio, si spese anche in questo compito con encomiabile sollecitudine.
Per questo, in occasione del matrimonio di Maria Romana con l’Ing. Pietro Catti nel 1947, il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane volle donarle, in segno di gratitudine, un collier di ambre e turchesi e allo sposo una macchina fotografica.
Vicina al padre nei momenti cruciali della storia della Repubblica italiana, Maria Romana, dopo la sua morte, dedicò la propria vita a divulgare l’ opera svolta dal padre e soprattutto i suoi ideali ed i suoi valori, la sua visione della politica e anche la sua tempra morale e lo spirito che lo animò nel prodigarsi per la rinascita dell’Italia.
Per capire infatti Alcide De Gasperi bisogna conoscere, oltre all’azione che svolse come statista e le idee che lo mossero, anche la spiritualità che lo animò, perché fu questa la radice della sua forza e dell’intelligente e instancabile servizio reso all’Italia e poi anche all’Europa in collegamento con Adenauer e Schuman.
Possiamo dire che Maria Romana è stata paladina di valori e di ideali volti a promuovere una cultura di unità fra i popoli e il rispetto dei diritti.
Con i suoi innumerevoli scritti, conferenze e incontri e con l’appoggio della Fondazione De Gasperi, Maria Romana ha fatto sì che restasse vivo, nei giovani e nei meno giovani, il ricordo di una pagina di storia, di valori e di ideali che ha molto da insegnare anche al nostro tempo. Con lei scompare un pezzo importante della memoria storica del nostro Paese.
Non va dimenticato in fine il suo impegno come crocerossina volontaria negli ospedali di Roma per quasi un trentennio, fino al 2004.
Noi ora affidiamo a Dio l’anima della defunta, invocando per Lei la misericordia divina. Confidiamo che Maria Romana abbia sentito da Gesù le parole, che ciascuno di noi aspira a poter sentire un giorno: “Vieni serva buona e fedele, prendi parte alla gioia del tuo Signore”(Mt.25,21).
E là, in quel regno che – come si esprimeva Dante – “solo luce e amore ha per confine – Maria Romana avrà ora incontrato i due figli, il marito, mamma Francesca e il padre Alcide, del quale lei è stata di grande aiuto, sostegno, conforto e gioia.
Facciamo nostra, con intensità di sentimento, la preghiera che concluderà questa liturgia: “Su, venite santi di Dio, accorrete Angeli del Signore: prendete la sua anima e presentatela al trono dell’Altissimo”. Cristo ti accolga con volto gioioso, cara Maria Romana, perché in lui hai creduto e sperato e coerentemente lo hai testimoniato nei momenti difficili e nei momenti di felicità della tua lunga vita.
(Tratto da www.ildomaniditalia.eu)
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