Ucraina, per ora siamo allo stallo



Aldo Novellini    29 Marzo 2022       1

Un mese e più di guerra e in Ucraina siamo allo stallo: meglio, certamente, di una nuova escalation, peggio, però, di una vera apertura negoziale. Qualche spiraglio, grazie alla mediazione turca, comincia ad intravedersi ma è ancora presto per parlare di reali passi avanti. D'altronde i piani di Mosca o, per meglio dire, di Vladimir Putin continuano ad essere del tutto insondabili. Sempre che di piani si possa parlare, perché a volte pare esser di fronte all'irrazionalità più assoluta.

Il Cremlino ha ordinato l'attacco all'Ucraina nell'idea che i soldati russi fossero accolti come liberatori da una popolazione ucraina soggiogata da bande di neonazisti. Si assiste invece all'insurrezione di tutto un popolo impegnato in una strenua resistenza in grado di fiaccare il morale di qualsiasi invasore.

Più che a Hitler, Putin somiglia al Mussolini che voleva spezzare le reni alla Grecia: sciagurata impresa che segnò l'inizio del suo declino. Non sappiamo se il fallimento ucraino avrà un ugual effetto sull'autocrate di Mosca, ma in fondo di questo poco ci deve importare. A noi deve interessare la difesa dell'Ucraina. Nient'altro. Meglio mettere da parte qualsiasi fuga in avanti su ipotetici cambi della guardia al Cremlino: significherebbe soltanto complicare il già complicato cammino verso la pacificazione.

Di certo questa pacificazione per ora è lontana. Almeno un milione di persone sono fuori uscite dall'Ucraina: un gigantesco flusso umano che investe soprattutto la Polonia e che interessa l'intera Europa. Intanto, nei giorni scorsi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è intervenuto dinanzi al nostro Parlamento in seduta comune ed è stato un'onore per le nostre istituzioni - a dispetto di un'aula segnata da non poche colpevoli assenze - poter ascoltare in diretta il leader che da settimane anima coraggiosamente la resistenza del suo popolo. Il capo ucraino chiede nuove forniture di armi e dobbiamo esser pronti a concederle perché l'unica cosa che possiamo fare, assieme ai soccorsi umanitari, è sostenere, senza se e senza ma, questa lotta di popolo contro un invasore che, se lasciato fare, potrebbe anche rivolgere le proprie mire di conquista altrove.

Come si diceva, risultano ancora oscure le reali intenzioni putiniane anche se pare esservi un ridimensionamento delle iniziali strategie alla sola occupazione del Donbass. Peraltro si è anche capito che molti russofoni non sono per questo anche russofili: il che potrebbe ulteriormente complicare i piani di Mosca. Per adesso le operazioni militari proseguono su tutto il territorio ucraino anche contro obiettivi civili, mostrando come i russi vogliano annientare un popolo non soltanto conquistare un territorio.

Difficile immaginare quale rapporto possa intercorrere tra i due Paesi dopo un conflitto di questa portata e sotto questo profilo davvero non si comprende cosa abbia da guadagnare la Russia continuando su questa strada. Quanto all'Ucraina, un pronto avvio del percorso di adesione all'Ue sarebbe la miglior risposta che l'Europa potrebbe dare alle enormi sofferenze di quel popolo. Una risposta che rafforzerebbe il prestigio dell'Unione ben più del semplice aumento delle proprie spese militari.


1 Commento

  1. L’improvvisa, ma per certi versi prevedibile, guerra in questo Stato dell’ex impero URSS è entrata in una fase in cui si sono palesati madornali errori strategici, logistici e di sottovalutazione dell’obiettivo da parte russa, soprattutto riguardo alla capacità di resistenza e contrattacco delle forze armate ucraine e alla reazione dell’intera popolazione.
    Il sostegno USA ed UE in armamenti e finanziamenti ad oggi renderebbe vano l’iniziale progetto russo, salvo il ricorso, poco probabile per l’inevitabile rappresaglia, ad armi di distruzione di massa o, peggio, nucleari.
    E’ la condizione di stallo in cui i contendenti, dopo essersi misurati, dovrebbero necessariamente giungere ad un compromesso per quanto laborioso e difficile si presenti.
    Le prime sedute sono iniziate e c’è solo da augurarsi che non si impantanino come, in passato, è avvenuto in altri analoghi contesti.
    Al di là dell’aspetto militare-diplomatico c’è l’urgenza di avviare l’imponente ricostruzione di un Paese devastato e la ricostituzione, su basi rinnovate, di una nuova unità nazionale in previsione dell’agognata adesione all’UE.

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