La violenza e la guerra sono sempre da condannare. E condizione per giungere a una soluzione diplomatica è il cessate il fuoco per il ritiro della Russia dall’Ucraina. In una fase in cui i toni si fanno perentori forse si può provare, almeno fra di noi, sottovoce, a ragionare sulla sostanza di questo scontro. La durissima mossa russa ha alle spalle otto anni di spadroneggiamemento di pezzi di élite occidentali (le stesse che hanno creato il terrorismo “islamico”) in Ucraina per ogni sorta di operazioni: para-militari, di riciclaggio finanziario, di traffici illeciti, soprattutto di armi, di ricerca e di sperimentazione sulle armi chimiche e batteriologiche, con relativi laboratori dislocati alcuni proprio a ridosso del confine russo dell’Ucraina.
A mio avviso, si rischia di non capire la portata di questa guerra, se si trascura di considerare il ruolo avuto nella sua genesi anche da quelle élite globaliste che di fatto dirigono l’Occidente. Esse sono responsabili in egual misura della Russia di questa guerra. Perché la Russia è ai loro occhi la grande nemica che si frappone al loro progetto di governo transnazionale e, potenzialmente, mondiale, che ha trovato una sua formulazione organica e pubblica nell’agenda di Davos. È l’ostacolo che si frappone alla realizzazione del loro modello di società che ormai viene calato dall’alto, senza discutere, ma con i media e i partiti che stanno al loro gioco, che creano un dibattito a senso unico sulle questioni fondamentali, in cui viene demonizzato qualunque differente punto di vista. Un modello di società progettato a misura degli ultraricchi, transumano, basato sulla sorveglianza totale delle masse considerate ormai superflue, essendo in gran parte sostituibili dall’automazione. Un modello in cui non vi è più spazio per la classe media ma solo per plebi tracciate digitalmente, prive di diritti e di libertà, di qualsivoglia autonomia, governate da uno stato etico che, tracciando ogni azione, può in qualsiasi momento sospendere l’erogazione sul qr code individuale, l’identità digitale, del reddito di base universale a chi non è in linea con i diktat governativi.
Qui sta, a mio parere, la radice di un conflitto che è campale, non prevede prigionieri. La Russia lo ha capito benissimo. Se perde l’Ucraina, sarà la prossima a capitolare e la distopia liberticida e antiumana dell’élite globalista potrà dilagare nel mondo.
E si situa esattamente qui anche il nostro limite, causa profonda dell’insignificanza dei cattolici nella fase attuale. Noi contrastiamo giustamente il sovranismo ma non in nome del multipolarismo e della sussidiarietà verticale (basterebbe riferirsi paro paro all’insegnamento sociale della Chiesa) che assegna agli organismi sovranazionali – se non eterodiretti e piegati a interessi di pochi – un ruolo insostituibile. Noi almeno nei fatti finiamo per assecondare invece l’agenda del progetto globalista che usurpa la sovranità internazionale per i propri interessi e per fini non sempre dichiarabili, anche se fanno già orrore alcuni fra quelli dichiarati.
Invece il contrasto al sovranismo andrebbe unito a una puntuale e documentata critica agli abusi del globalismo e ai poteri che lo sostengono, da una prospettiva popolare, con una visione che assegna a tutte le classi sociali uguale diritto di vivere e di esprimere una loro visione politica non necessariamente coincidente con quella del segmento più ricco.
Non fare questa battaglia, o farla in modo impercettibile, purtroppo lascerà campo libero a chi vuole con ogni mezzo e ad ogni costo imporre un proprio sistema di governo, con conseguenze che non tarderanno a manifestarsi sia sul piano della tenuta sociale che del mantenimento della pace a livello internazionale.
A mio avviso, si rischia di non capire la portata di questa guerra, se si trascura di considerare il ruolo avuto nella sua genesi anche da quelle élite globaliste che di fatto dirigono l’Occidente. Esse sono responsabili in egual misura della Russia di questa guerra. Perché la Russia è ai loro occhi la grande nemica che si frappone al loro progetto di governo transnazionale e, potenzialmente, mondiale, che ha trovato una sua formulazione organica e pubblica nell’agenda di Davos. È l’ostacolo che si frappone alla realizzazione del loro modello di società che ormai viene calato dall’alto, senza discutere, ma con i media e i partiti che stanno al loro gioco, che creano un dibattito a senso unico sulle questioni fondamentali, in cui viene demonizzato qualunque differente punto di vista. Un modello di società progettato a misura degli ultraricchi, transumano, basato sulla sorveglianza totale delle masse considerate ormai superflue, essendo in gran parte sostituibili dall’automazione. Un modello in cui non vi è più spazio per la classe media ma solo per plebi tracciate digitalmente, prive di diritti e di libertà, di qualsivoglia autonomia, governate da uno stato etico che, tracciando ogni azione, può in qualsiasi momento sospendere l’erogazione sul qr code individuale, l’identità digitale, del reddito di base universale a chi non è in linea con i diktat governativi.
Qui sta, a mio parere, la radice di un conflitto che è campale, non prevede prigionieri. La Russia lo ha capito benissimo. Se perde l’Ucraina, sarà la prossima a capitolare e la distopia liberticida e antiumana dell’élite globalista potrà dilagare nel mondo.
E si situa esattamente qui anche il nostro limite, causa profonda dell’insignificanza dei cattolici nella fase attuale. Noi contrastiamo giustamente il sovranismo ma non in nome del multipolarismo e della sussidiarietà verticale (basterebbe riferirsi paro paro all’insegnamento sociale della Chiesa) che assegna agli organismi sovranazionali – se non eterodiretti e piegati a interessi di pochi – un ruolo insostituibile. Noi almeno nei fatti finiamo per assecondare invece l’agenda del progetto globalista che usurpa la sovranità internazionale per i propri interessi e per fini non sempre dichiarabili, anche se fanno già orrore alcuni fra quelli dichiarati.
Invece il contrasto al sovranismo andrebbe unito a una puntuale e documentata critica agli abusi del globalismo e ai poteri che lo sostengono, da una prospettiva popolare, con una visione che assegna a tutte le classi sociali uguale diritto di vivere e di esprimere una loro visione politica non necessariamente coincidente con quella del segmento più ricco.
Non fare questa battaglia, o farla in modo impercettibile, purtroppo lascerà campo libero a chi vuole con ogni mezzo e ad ogni costo imporre un proprio sistema di governo, con conseguenze che non tarderanno a manifestarsi sia sul piano della tenuta sociale che del mantenimento della pace a livello internazionale.
“” Un modello di società progettato a misura degli ultraricchi, transumano, basato sulla sorveglianza totale delle masse considerate ormai superflue, essendo in gran parte sostituibili dall’automazione.”” …. “”Qui sta, a mio parere, la radice di un conflitto che è campale, non prevede prigionieri. La Russia lo ha capito benissimo. Se perde l’Ucraina, sarà la prossima a capitolare e la distopia liberticida e antiumana dell’élite globalista potrà dilagare nel mondo.””
Ho citato testualmente tra doppie virgolette due passaggi estremamente significativi di Giuseppe Davicino, passaggi che condivido e mi preoccupano non poco. Soprattutto perchè preoccupano poche persone. Purtroppo.