Rapporto Oxfam: la forbice aumenta



Giuseppe Davicino    21 Gennaio 2022       5

Il Rapporto globale dell’Oxfam sulla disuguaglianza a seguito alla pandemia, uscito in settimana in concomitanza con l’apertura del World Economic Forum 2022, appare nel contempo, a seconda dei punti di vista con cui lo si interpreta, una vibrante denuncia di un aumento sempre più fuori controllo del divario, rafforzatosi durante l’emergenza sanitaria, tra l’1% più ricco dell’umanità e il restante 99%. Ma finisce per assumere involontariamente anche un retrogusto amaro, di fungere da certificazione del successo di un punto fondamentale dell’Agenda di Davos, che mira a concentrare il potere e la ricchezza globale nelle mani di una ristretta cerchia di tecnocrati.

Nei due anni di pandemia, osserva il Rapporto, i dieci uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni. “Nei 21 mesi intercorsi tra marzo 2020 e novembre 2021 – rileva Oxfam Italia - il numero dei miliardari italiani della Lista Forbes è aumentato di 13 unità e il valore aggregato dei patrimoni dei super-ricchi è cresciuto del 56%, toccando quota 185 miliardi di euro alla fine dello scorso novembre. I 40 miliardari italiani più ricchi posseggono oggi l’equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri (18 milioni di persone adulte)”.

Per la tradizione politica che ha dato all’Italia il massimo livello di uguaglianza verso l’alto e di benessere socio-economico della sua storia, costituisce più che una nostalgia l’osservazione di Oxfam Italia che “l’inversione delle fortune, iniziata dalla metà degli anni ‘90, con una marcata divergenza tra le quote di ricchezza del 10% più ricco e della metà più povera della popolazione italiana, non sembra allentarsi nel biennio 2020-2021”. Rotto quel sistema, di partiti veri, capaci di rappresentanza, di economia mista pubblico-privata, di politiche monetarie adatte alla composita realtà della Penisola, è iniziata una china discendente, con disuguaglianze e povertà dilagante, che le vicende di questi ultimi due anni non hanno fatto che accelerare, rendendola più evidente.

“Le banche centrali hanno pompato miliardi di dollari nei mercati finanziari per salvare l’economia, ma gran parte di queste risorse sono finite nelle tasche dei miliardari che cavalcano il boom del mercato azionario”, ha affermato Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International, dicendo una grande verità su cosa è servita la “pandemia”. Essa ha fornito la giustificazione alle banche centrali per proseguire programmi di creazione di liquidità straordinaria per tenere in piedi il grande circo della speculazione finanziaria i cui assets (uguale: debiti mascherati) con “valore” nominale superiore a oltre 10 volte il PIL mondiale sono sostanzialmente carta straccia e meritevoli di fallire. In tal modo una interessata emergenza sanitaria sta rendendo i ricchi sempre più ricchi, allontanando, per ora, il crac del sistema finanziario globale, e sta spolpando il resto dell’umanità con particolare accanimento verso la classe media occidentale.

In questa nuova situazione quale compito si ritaglierà la politica: quello di registrare asetticamente le decisioni del club di Davos oppure quello di costruire proposte adeguate a fronteggiare una crisi di tal portata?

Per scegliere quest’ultima via credo sia necessario però introdurre qualche elemento di critica e di anticipazione, di capacità di individuare i probabili sviluppi, possibile solo attraverso un recupero dell’autonomia culturale e di elaborazione politica. Sul cielo già volano gli avvoltoi del programma mondiale di remissione del debito, pronti a rilevare i fallimenti delle aziende, dei ristoranti, delle attività economiche danneggiate in cambio della firma alla rinuncia perpetua alla proprietà privata dei loro titolari e all’adesione a programmi di reddito di base erogato in moneta digitale delle banche centrali e condizionato all’ossequio a requisiti di varia natura, verificabili dall’incrocio di più banche dati. Tecnicamente è stata già implementata l’infrastruttura digitale per poterlo fare.

Pertanto, dipenderà dalla politica fare in modo che il Rapporto Oxfam sull’aumento delle disuguaglianze durante la pandemia, sia uno stimolo a superarle anziché una attestazione involontaria di mission accomplished di un progetto distopico e nei fatti inadeguato ad assicurare un accettabile livello di governabilità delle società occidentali che pretende di rimodellare dall’alto e sotto la pressione dell’emergenza.


5 Commenti

  1. Oltre che analizzare com’è e chi compone il vertice della piramide, sarebbe molto utile indagare su come viene utilizzata tale posizione, perchè se il “re sole” non era un santo, ancora più marcia era la cerchia che gli stava attorno, tanto che dopo poco non bastò tagliare la testa al suo successore, perchè di lì a pochi anni il generale che comandava truppe rivoluzionarie fu daccapo incoronato imperatore.
    Allora cosa ne fanno, i vertici, del loro primato economico? chi sta studiando questo tema?

  2. C’era davvero bisogno di questo articolo, in special modo su una testata che si ispira ai valori del cattolicesimo democratico, si è parlato troppo poco di questo dramma, un altro bell’articolo (l’unico oltre al tuo) che ho visto è stato pubblicato sul Risveglio popolare di Ivrea da parte di Cristina Terribili, psicologa. Cito solo due fatti che rafforzano ancor di più quanto meritoriamente detto da Giuseppe Davicino. In questi ultimi due anni i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni passando da 700 a 1500 miliardi di dollari, al ritmo di 15000 dollari al secondo. Nello stesso periodo 163 milioni di persone sono cadute in povertà. Il rapporto Oxfam si conclude con le raccomandazioni ai Governi, compreso quello italiano di ridurre le disuguaglianze… al ritmo in cui le hanno accumulate, i miliardari impiegherebbero circa 400 anni per dissipare le loro fortune se decidessero di farlo… certo se invece decidessero di restituirne una parte alla collettività tutto cambierebbe. Mi sembra però che grazie anche a tutti gli ultimi decreti emanati dal nostro Governo la forbice sia destinata ad aumentare.

  3. bisognerebbe analizzare meglio se la ricchezza rilevata corrisponde realmente a quella vera. Credo che quella rilevata sia soltanto una sommatoria dei valori di Borsa che risente notevolmente dalla liquidità monetari enorme immessa dalle Banche Centrali. Una valutazione più attenta dovrebbe tener conto sopratutto della reale capacità reddituale delle azioni. Comunque le azioni rappresentano parti di aziende. Nelle aziende lavorano le persone che prendono il salario che serve per il loro sostentamento. Se il capitale investito crea lavoro, allora credo che non sia molto importate l’individuazione di chi possiede i titoli che rappresentano le aziende- Infatti nei Paesi occidentali il capitale prevalentemente è posseduto da privati cittadini. In Italia la parte del leone è fatta dallo Stato. Quindi il più ricco è lo stesso Stato!!!
    Una attenzione particolare la farei su quelle aziende che non distribuiscono utili (tassabili) ma che aumentano solo il loro valore di Borsa (non tassabile se non in minima parte, es. Amazon). Come si vede il discorso è lungo e complesso.

    • Osservazione importantissima. Infatti Oxfam tratta il tema della povertà e della disugusglianza in maniera “autorizzata”, e la sua critica alla concentrazione della ricchezza non si spinge mai oltre i paperoni, gli uomini più ricchi, evitando di indagare invece il mondo degli intrecci proprietari fra i colossi economico-finanziari globali ed evitando di stabilire l’entità e la titolarità della ricchezza fuori dalle quotazioni di borsa, di molto superiore, decisiva nel gioco del potere mondiale, esercitato da poche dinastie in modo opaco, discreto e lontano dai riflettori del circo dei media che loro stessi controllano.

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