Un Presidente per uscire dalla Seconda Repubblica



Domenico Galbiati    31 Dicembre 2021       4

Per quel che passa il convento dei mass-media, a parte l’iniziativa di Salvini che pare stia consultando gli altri colleghi segretari di partito e, ovviamente fatti salvi i mille contatti quotidiani che, anche giustamente, è inevitabile che si intreccino riservatamente, la maledizione dei “due poli” sembra sovrastare anche il cammino verso l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.

Nel centrosinistra, Letta pare abbia stabilito un casalingo patto di consultazione circoscritto a Cinquestelle e LeU. In quanto al centrodestra, a parte la Meloni, bisognerebbe essere nella testa di Salvini per capire fino a che punto l’auto-candidatura di Berlusconi sia effettivamente gradita. Oppure se, al contrario, il Cavaliere sia visto come il nonno, un po’ acciaccato, che manderesti volentieri alla Baggina (storico ricovero milanese per anziani). Senonché, per quanto se ne siano già abbondantemente godute le fortune, non ha ancora fatto testamento, per quel tanto che ancora gli resta da destinare agli eredi.

Insomma, qual è l’ effettiva consistenza della candidatura di Berlusconi al Quirinale? Un tributo della destra alla memoria di una stagione che si valuta superata e il riconoscente attestato di stima e di rispetto per il leader che, anche a loro nome, l’ha rappresentata? Un tributo da assolvere ed esaurire nelle prime votazioni a Montecitorio, oppure si tratta di un punto che il centrodestra intende mantenere fermo?

In effetti, quella di Berlusconi ha tutti i crismi di una candidatura, se non altro, fuori luogo, anzi francamente improponibile. Improponibile “politicamente”, a prescindere da ogni altra considerazione, che pur potrebbe essere avanzata. Tra l’altro, mostra il limite intrinseco ad un centrodestra che, tuttora, al di là della verticale caduta di consensi di cui soffre Forza Italia, ricorre al Cavaliere anche nella misura in cui non è in grado d’indicare una sua candidatura unitaria e seriamente proponibile all’intero arco delle forze parlamentari. Condizione quest’ultima che vale specularmente anche per il centrosinistra.

Abbiamo bisogno di un Presidente che l’intero Paese senta vicino. Che senta, in un certo senso, “suo”, a prescindere dalle doverose distinzioni che attengono la fisiologica dialettica politica. Un Presidente che incarni – dopo tante divisioni, spesso studiate ad arte e spinte, per strumentali ragioni di consenso, oltre il limite – il desiderio degli italiani di ritrovarsi nella composizione di uno sforzo, per quanto possibile, convergente ed unitario.

Senonché, Berlusconi è stato ed è – analogamente Prodi sull’altro fronte – una figura divisiva. Il punto è, se mai, questo: la cosiddetta “Seconda Repubblica” con le sue regole, i suoi riti, i suoi leader, è finita, anzi è fallita. È venuta meno, infatti, anzi ha contraddetto i suoi stessi presupposti.

Nata nel nome del superamento della democrazia “incompiuta”, orientata ad un regime di virtuosa “alternanza”, di fatto si è risolta nella cristallizzazione di un quadro di conflitto incessante e paradossalmente “necessario”, cioè unica possibile modalità di interlocuzione tra due poli che tendono alla radicalizzazione dello scontro ed alla reciproca delegittimazione. Nata per dare voce ad una più efficace rappresentanza, nel segno della sovranità che appartiene al popolo, si è risolta nel Porcellum et similia, per un Parlamento non più degli eletti, ma dei “nominati” dalle segreterie di partito. Nata nel segno della governabilità si è risolta nel pasticcio di governi che, espressione dell’una o dell’altra parte, si sono confusamente succeduti gli uni agli altri, costringendo il sistema politico-istituzionale a più fasi di interruzione della normale funzionalità democratica, ricorrendo a governi “tecnici”, forse non dissimili dai “balneari” di una volta.

La “Seconda Repubblica”, nata nel segno della “rivoluzione liberale”, si è spiaggiata sulle leggi ad personam. Nata nel segno di una forte rivendicazione di giustizia e diritti sociali, si dibatte ancora sul fronte di una cultura che, in nome dei cosiddetti “diritti civili”, non sa far altro che inseguire una postura di pesante caratura individualista.

Lasciamo perdere… e camminiamo oltre…

(Tratto da www.politicainsieme.com)


4 Commenti

  1. Mario Draghi, alla presidenza della Repubblica garantirebbe la stabilità necessaria per superare la pandemia e fare le riforme che servono. Garantirebbe la realizzazione del PNRR e sovrintenderebbe le questioni come capo dello Stato. In questi mesi l’Italia ha riscattato la sua immagine a livello europeo e internazionale con stabilità, credibilità e affidabilità, sono questi, a mio avviso senza se e senza ma, i valori che devono guidare i partiti nella scelta del prossimo presidente della Repubblica.

  2. Egr. D. Galbiati,
    premetto che sono per un’elezione diretta del Presidente della Repubblica.
    Concordo con Lei sul deserto di personalità attualmente presenti nell’area politica, possibili candidati ad una Presidenza voluta e sostenuta dalla stragrande maggioranza degli italiani. Per questo stesso escluderei senz’altro il candidato Silvio Berlusconi, inadatto a mio avviso non solo politicamente, ed escluderei altrettanto fermamente il candidato Romano Prodi perché espressione della minoranza cattocomunista, come è stato Sergio Mattarella, e per il suo operato politico per molti versi disastroso e fallimentare. Basta ricordare la gestione dell’entrata dell’Italia nell’Euro che ha dimezzato di colpo i risparmi degli italiani e le molte menzogne politiche propinateci. Quel deserto di cui sopra credo possa essere superato con una candidatura totalmente al di fuori della politica e della pubblica amministrazione, non mai compromesso con esse e quindi totalmente libero di agire a favore di tutto il paese, di tutti gli italiani. Forse un sogno, considerando la modestia culturale, intellettuale ed etica degli attuali nostri rappresentanti politici. Ma si vive anche di sogni e soprattutto di Speranza.
    Buon anno dunque a tutti gli italiani.

    • Egregio Bressani,
      concordo al 200 per cento tutto. quanto ha scritto. Ormai coloro che la pensano come chi partecipò alla marcia dei quarantamila, ed io tra questi, vivono di sogni.

  3. Questa è una strana Italia dove partiti che hanno probabilità di governare si autoflagellano proponendo un Capo dello Stato incredibile alla maggioranza degli italiani, non solo, ma anche di tutta l’Europa e del mondo occidentale. Ma tant’è! Abbiamo un uomo ideale per sperare di fare cose serie ma lo mettono in concorrenza con quell’altro. Cose da pazzi! Sei potesse mi dimetterei da italiano!

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