La lezione di Sorge secondo Gerardo Bianco



Giuseppe Davicino    26 Novembre 2021       0

L’intervento che lo storico segretario del Partito popolare Gerardo Bianco ha svolto in occasione della presentazione del volume Cattolici e Politica (Armando Editore) in ricordo di padre Bartolomeo Sorge, tenutasi martedì scorso presso la Chiesa del Gesù a Roma, sull’attualità della figura dell’eminente gesuita e sul ruolo dei cattolici nella società odierna, mi è parso cogliere con straordinaria lucidità e con la saggezza dei novant’anni da poco compiuti, i nodi di fondo di questa fase storica in cui i cattolici sono chiamati a ricercare delle risposte.

Anche per la sua storia politica, può non sorprendere il giudizio di Gerardo Bianco sul fatto che la mancanza di un partito di ispirazione cristiana finisca per condannare i cattolici all’irrilevanza pubblica. Dovuta anche, secondo l’ex segretario dei Popolari, “all’illusione che è stata anche presente nella Chiesa Cattolica in un determinato momento, di poter prescindere dalla presenza organizzata di un filone culturale sturziano e popolare che si ispirasse alla Dottrina sociale della Chiesa”. Tale illusione ha prodotto, ha osservato Bianco, “una progressiva destrutturazione della presenza politica e incisività dei cattolici all’interno della politica italiana”.

Ma è soprattutto quando Gerardo Bianco mette in evidenza la distanza che intercorre tra l’aspirazione che nutriva padre Sorge, quella di ridare un’anima alla politica, e la situazione dell’epoca attuale, caratterizzata dalla crisi di un pensiero umanistico, che emerge la definizione di un punto di vista solido sul quale i cattolici possono, forse più ancora e prima che con lo strumento del partito, tornare ad essere significativi.

Gli scritti di padre Sorge, ha rivendicato Bianco, “non sono datati – il suo saggio Cattolici e Politica è del 1991, ripubblicato da Armando editore con autorevoli contributi: Gian Maria Fara (Eurispes), padre Francesco Occhetta (Civiltà Cattolica), gli storici Giovanni Maria Vian e Franco Cardini, dell’ex premier Enrico Letta, ndA – ma sono stimolanti perché invitano a un pensiero coerente che passa attraverso una linea molto precisa: il recupero della Trascendenza nella storia umana”. Qui si situa il grande rapporto, la comunione di scopi tra Sorge e Giuseppe Lazzati: nel tentativo di riproporre una visione umanistica, la città dell’uomo a misura d’uomo, oggi potremmo dire non a misura di bit o di algoritmi, perché “una società non vive se non ha una forza di spiritualità”. Non sono le paure, le emergenze a cementare i legami sociali, serve qualcosa di più profondo ed umano.

“Se si pensa – ha affermato con forza Bianco – che l’uomo può dominare tutto, il risultato è la Babele. Il pensiero cristiano può aiutare. Quello che ci sollecita a fare padre Sorge è un pensiero aperto, dinamico, in grado di misurarsi con le contraddizioni del pensiero contemporaneo”. Questi scritti di padre Sorge, ha concluso Gerardo Bianco, “sono un monito a continuare a parlare: i cattolici alzino la testa, che non abbiano il timore, che pongano i grandi problemi che sono presenti. Non è più solo il problema della presenza dei cattolici nello stato, è il problema della presenza del pensiero cristiano nel confronto con gli altri filoni”.

L’orizzonte che indica Gerardo Bianco ai cattolici in politica, riflettendo sul grande magistero di padre Bartolomeo Sorge, è quello di contribuire a elaborare un nuovo umanesimo di fronte al rapido e vorticoso irrompere delle nuove tecnologie nei centri di potere, nel lavoro, nelle relazioni sociali, nelle nostre vite, anche negli aspetti più privati. Con il bagaglio culturale ed etico derivante dall’insegnamento sociale della Chiesa e derivante dalla cultura umanistica occidentale, greco-romana e giudaico-cristiana, che ci rende indisponibili (senza correre il rischio di esiti imponderabili) ad abbracciare concezioni antropologiche presenti in altri sistemi geopolitici del mondo, estranee alla centralità e alla inviolabilità della persona umana, o addirittura prive di una specifica concezione dell’uomo che non sia quella di volerlo ridurre e costringere nei sistemi di intelligenza artificiale utilizzati per gestire le macchine e i robot.


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