A volte, al di la dei bei proclami e delle belle conferenze, osservando in modo disincantato qualche gesto dei potenti si può avere una visione che vale più di un articolo di fondo.
Porto due esempi significativi che arrivano da protagonisti della politica mondiale e, almeno a parole, attenti al tema della tutela ambientale.
Il primo è il presidente degli USA Joe Biden. Per spostarsi a Roma, tra l’altro in strade chiuse al traffico, nel recente G20 ha fatto sfoggio di un corteo di ben 80 vetture (qualcuno ne ha contate 87), molte delle quali sono enormi Suv blindati. Questi veicoli a prova di proiettile sono arrivati da noi dagli Stati Uniti viaggiando in aereo e per la loro dimensione non hanno trasvolato l’Atlantico su un piccolo velivolo. Nota curiosa: due di questi bestioni han pure trovato il modo di tamponarsi tra loro.
Quanto kerosene e gasolio si è bruciato per tutta questa esibizione? Nessun tg, nessun commentatore, nessun apostolo della catastrofe climatica alle porte ne ha fatto cenno.
Non pervenuti commenti neppure da Greta Thunberg e i suoi ragazzi del venerdì su questa evidente contraddizione.
Ma allora cosa dobbiamo pensare? Che nella nuova normalità e conseguente nuovo galateo, al “principe” tutto è permesso come nel medioevo mentre invece il suddito che guida una vecchia Panda va severamente redarguito perché attenta alla salute pubblica? Prima si torna con i piedi per terra e meglio è.
Il secondo forse è meno eclatante ma per noi italiani è uno schiaffo. Ancor di più per i siciliani, popolo fiero e nobile che ammiro perché portatori di una lunga storia che arriva dai fenici e dai greci. In tanti passaggi della Storia per sopravvivere hanno dovuto inventarsi qualcosa, (come tanti altri, del resto) in particolare quella filosofia di vita magnificamente raccontata in un grande film, Il Gattopardo: “cambiare tutto per non cambiare nulla”.
Come si sa nella fredda Glasgow si è appena tenuta la Conferenza sul clima, con tanti interventi (battezzati bla-bla-bla dalla Thunberg) e modesti risultati. Anche un monumento vivente come la regina Elisabetta ha parlato. Sua Maestà ha dato prova di grande capacità in questi decenni, sapendo soprattutto barcamenarsi tra le bizze di figli, nuore e nipoti: questa sua bravura deve esserle riconosciuta, e in questo l’ammiro. Formalmente è ancora il capo di un impero, il Commonwealth, e per esercitare questa funzione in patria e negli angoli più remoti del globo, ovvio che necessiti spesso di spostarsi. Sul suolo patrio usa Roll Royce o Bentley storiche che consumano quanto una mietitrebbia in risaia, lei ed i membri della famiglia reale effettuano tantissimi voli, spesso in jet privati per visitare anche i lontanissimi sudditi delle sparute isole dell’Oceano Pacifico ancora legate all’Inghilterra. Per completezza va aggiunto che per anni la famiglia reale poteva usufruire anche del famoso panfilo Britannia, oggi ormeggiato come attrazione turistica. Quindi la regina Elisabetta non è proprio una massaia che usa la Panda per andare al supermercato.
Ebbene cosa ha detto il secondo giorno di apertura dei lavori sul clima? Ha lanciato infuocate invettive contro i delegati della conferenza di Glasgow dicendo che non è più tempo di parole ma di fatti, proprio come se fosse la bisnonna di Greta.
Beh, ditemi voi se questo non è un atteggiamento tale da far impallidire il principe di Salina...
Tutti hanno il diritto e devono poter dire il loro pensiero, anche i regnanti, credo però che in tanti avrebbero apprezzato di più parole come queste, non importa dette da quale capo di Stato: “La Cina non partecipa a questa conferenza? Bene, dal prossimo primo gennaio tutti i suoi prodotti esportati in qualsiasi Paese che è partecipante ai lavori di Glasgow saranno gravati di un dazio del 30%”. Semplice no, però non si è udito e la Cina prosegue con il suo piano di 52 nuove centrali a carbone. Però qui da noi la vecchia Panda è sempre la grande responsabile dell’effetto serra.
Porto due esempi significativi che arrivano da protagonisti della politica mondiale e, almeno a parole, attenti al tema della tutela ambientale.
Il primo è il presidente degli USA Joe Biden. Per spostarsi a Roma, tra l’altro in strade chiuse al traffico, nel recente G20 ha fatto sfoggio di un corteo di ben 80 vetture (qualcuno ne ha contate 87), molte delle quali sono enormi Suv blindati. Questi veicoli a prova di proiettile sono arrivati da noi dagli Stati Uniti viaggiando in aereo e per la loro dimensione non hanno trasvolato l’Atlantico su un piccolo velivolo. Nota curiosa: due di questi bestioni han pure trovato il modo di tamponarsi tra loro.
Quanto kerosene e gasolio si è bruciato per tutta questa esibizione? Nessun tg, nessun commentatore, nessun apostolo della catastrofe climatica alle porte ne ha fatto cenno.
Non pervenuti commenti neppure da Greta Thunberg e i suoi ragazzi del venerdì su questa evidente contraddizione.
Ma allora cosa dobbiamo pensare? Che nella nuova normalità e conseguente nuovo galateo, al “principe” tutto è permesso come nel medioevo mentre invece il suddito che guida una vecchia Panda va severamente redarguito perché attenta alla salute pubblica? Prima si torna con i piedi per terra e meglio è.
Il secondo forse è meno eclatante ma per noi italiani è uno schiaffo. Ancor di più per i siciliani, popolo fiero e nobile che ammiro perché portatori di una lunga storia che arriva dai fenici e dai greci. In tanti passaggi della Storia per sopravvivere hanno dovuto inventarsi qualcosa, (come tanti altri, del resto) in particolare quella filosofia di vita magnificamente raccontata in un grande film, Il Gattopardo: “cambiare tutto per non cambiare nulla”.
Come si sa nella fredda Glasgow si è appena tenuta la Conferenza sul clima, con tanti interventi (battezzati bla-bla-bla dalla Thunberg) e modesti risultati. Anche un monumento vivente come la regina Elisabetta ha parlato. Sua Maestà ha dato prova di grande capacità in questi decenni, sapendo soprattutto barcamenarsi tra le bizze di figli, nuore e nipoti: questa sua bravura deve esserle riconosciuta, e in questo l’ammiro. Formalmente è ancora il capo di un impero, il Commonwealth, e per esercitare questa funzione in patria e negli angoli più remoti del globo, ovvio che necessiti spesso di spostarsi. Sul suolo patrio usa Roll Royce o Bentley storiche che consumano quanto una mietitrebbia in risaia, lei ed i membri della famiglia reale effettuano tantissimi voli, spesso in jet privati per visitare anche i lontanissimi sudditi delle sparute isole dell’Oceano Pacifico ancora legate all’Inghilterra. Per completezza va aggiunto che per anni la famiglia reale poteva usufruire anche del famoso panfilo Britannia, oggi ormeggiato come attrazione turistica. Quindi la regina Elisabetta non è proprio una massaia che usa la Panda per andare al supermercato.
Ebbene cosa ha detto il secondo giorno di apertura dei lavori sul clima? Ha lanciato infuocate invettive contro i delegati della conferenza di Glasgow dicendo che non è più tempo di parole ma di fatti, proprio come se fosse la bisnonna di Greta.
Beh, ditemi voi se questo non è un atteggiamento tale da far impallidire il principe di Salina...
Tutti hanno il diritto e devono poter dire il loro pensiero, anche i regnanti, credo però che in tanti avrebbero apprezzato di più parole come queste, non importa dette da quale capo di Stato: “La Cina non partecipa a questa conferenza? Bene, dal prossimo primo gennaio tutti i suoi prodotti esportati in qualsiasi Paese che è partecipante ai lavori di Glasgow saranno gravati di un dazio del 30%”. Semplice no, però non si è udito e la Cina prosegue con il suo piano di 52 nuove centrali a carbone. Però qui da noi la vecchia Panda è sempre la grande responsabile dell’effetto serra.
Mila, a mio avviso, c’entra il punto. Se la questione ambientale non viene gestita in modo socialmente equo e sostenibile, si finisce per vessare coloro che usano le Panda da parte della upper class che usa i jet per soddisfare ogni proprio capriccio, anche per i motivi più futili. L’ecologia non deve esser trasformata in strumento di governo, in un pretesto per togliere libertà e imporre restrizioni che nulla hanno a che fare con la tutela dell’ambiente.