Nel mare dell’astensionismo prevale il centrosinistra



Aldo Novellini    20 Ottobre 2021       1

La tornata amministrativa 2021 si chiude con una sonante vittoria del centrosinistra. Un successo in due tempi: dapprima Milano, Napoli e Bologna e poi, al ballottaggio, Roma e Torino. Ben venti i punti di distacco sia nella capitale, tra Roberto Gualtieri ed Enrico Michetti, sia nel capoluogo piemontese, tra Stefano Lo Russo e Paolo Damilano. Un'onda di sinistra che lambisce anche Varese, storica piazzaforte leghista, e persino Latina, da sempre cara alla destra. In controtendenza soltanto Trieste dove, dopo cinque anni di sosta ai box, vince per la quarta volta il collaudato Roberto Dipiazza. Caso a se stante infine quello di Benevento dove si conferma l'ex ministro, e DC di lungo costo, Clemente Mastella, alla guida, manco a dirlo, di un'alleanza centrista di vago sapore democristiano.

Questo è quanto emerge da un voto segnato da un'astensionismo mai registrato prima: alle urne è andato appena il 40 per cento degli elettori. Una disaffezione che mostra un'innegabile crisi della nostra politica, se non proprio della nostra democrazia.

Astensione o meno, il voto ha comunque ampiamente premiato il centrosinistra, in grado di mettere in campo candidati affidabili, programmi credibili e di presentarsi, una volta tanto, sufficientemente compatto. Sconfitto di netto invece il centro-destra. Molteplici le ragioni di questo scacco, a partire da una tardiva scelta dei candidati sindaci per affidarsi poi a semisconosciuti esponenti della società civile del tutto privi di esperienza amministrativa. C'è davvero da chiedersi come potessero i leader del centrodestra pensare seriamente di lasciare in mano a persone inesperte come Luca Bernardo o Enrico Michetti due grandi città come Milano e Roma. E, ancor di più, come abbiano potuto realmente credere che gli elettori avrebbero supinamente avallato una linea tanto autolesionista. Non a caso larga parte dell'astensione nasconde sacche di voto conservatore.

In questa disfatta, il solo che può in qualche modo sorridere è Silvio Berlusconi poiché, alla resa dei conti, sia a Trieste che nelle regionali calabresi vincono candidati di Forza Italia. Appartenenti cioè a quel centro-destra, non populista e non sovranista, assai più in sintonia con gli elettori moderati di quanto lo sia lo scomposto movimentismo del duo Meloni-Salvini. Diciamola tutta, a questo ceto moderato non sono affatto piaciute – tanto da indurlo a disertare le urne – le piazzate no-vax e no-pass, quando basta il semplice buon senso a dirci che sarà solo grazie al vaccino che potremo recuperare una piena normalità. La ripresa economica e sociale del Paese passa dal Green pass e non certamente dal suo rifiuto. Non averlo capito e, anzi, aver addirittura cavalcato le proteste più estreme ha reso del tutto inaffidabili a questa maggioranza silenziosa, amante dell'ordine, i due leader della destra. Un clima di sfiducia che, alla fine, si è inevitabilmente riverberato su candidati a sindaco già deboli di loro.

La sinistra vince dunque con merito ma, bisogna pur dirlo, anche per abbandono dell'avversario. Nell'astensionismo ci sono infatti masse di elettori di destra che torneranno in campo per le elezioni politiche e non certo per sostenere l'alleanza progressista. Bene ha fatto quindi il segretario del PD, Enrico Letta a bandire qualsiasi trionfalismo perché il rischio, per il centrosinistra, è di ritrovarsi come nel 1993.

Allora – quando vi furono le prime elezioni dirette dei sindaci – la sinistra vinse agevolmente a Torino, a Roma e a Napoli, oltre che in diversi centri minori. La presunta inarrestabile marcia verso il governo del Paese, con la famigerata “gioiosa macchina da guerra” di occhiettiana memoria, si fermò però solo pochi mesi dopo quando, nella primavera '94, a trionfare fu invece il Cavaliere con la neonata Forza Italia in un cartello elettorale che comprendeva Msi e Lega Nord.

La storia, ben inteso, non si ripete mai allo stesso modo ma il precedente deve invitare alla massima prudenza il centro-sinistra chiamato ad allargare la propria alleanza verso il centro moderato e, al tempo stesso, a consolidare l'intesa con il M5S. Un'impresa non certo facile da condurre in porto, ma altrettanto indispensabile per vincere le elezioni politiche.


1 Commento

  1. Il vincitore occulto di queste elezioni è stato il partito dell’astensione che, in base alle cifre dei risultati, dovrebbe essere costituito sostanzialmente dall’elettorato di destra/centro.
    Un aspetto da tenere nella giusta considerazione,nella prospettiva delle elezioni politiche del 2023,
    riguarda le rilevazioni statistiche sull’orientamento del voto degli elettori.
    Dopo la recente tornata elettorale le percentuali di gradimento dei vari partiti sono rimaste pressoché invariate, a conferma che le elezioni amministrative costituiscono un capitolo a se stante, e che l’orientamento politico prevalente é rivolto a destra.
    Pertanto, la recente “vittoria” alle elezioni amministrative non costituisce affatto un’ipoteca su quelle politiche e dovrebbe, invece, essere motivo di serissimo impegno per la dirigenza di ‘sinistra’ per tentare di invertire, quantomeno in parte, la tendenza tuttora maggioritaria dell’elettorato.

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