C’è una discreta attesa per le amministrative del prossimo ottobre nelle grandi città. Nel 2016 le vittorie delle sindache grilline a Torino e Roma, preannunciarono lo smottamento elettorale che si verificò alle ultime politiche, a fronte di una situazione socioeconomica della classe media già fortemente intaccata dalle politiche economiche di austerità. Allora, il populismo dei Cinquestelle, e quello di Salvini, riuscirono a intercettare gran parte del voto di protesta, dei delusi del bipolarismo fra Renzi e Berlusconi.
La situazione ora appare molto diversa. Non solo il declino, causato da politiche economiche inadatte per l’Italia, non è stato fermato, ma si è di molto accentuato a causa di restrizioni sanitarie inutili dal punto di vista terapeutico ma molto ben congegnate nel colpire l’autonomia economica delle persone in favore delle multinazionali, perché dettate da una regia mondiale, quella degli organizzatori di una pandemia che è essenzialmente un’esasperata spettacolarizzazione mediatica delle infezioni respiratorie e delle influenze per perseguire nel contempo interessi economici, strategie politiche e scopi trascendenti la dimensione materiale, di assoggettamento spirituale delle coscienze fino al punto da cercare di cancellare l’impronta divina nella creatura umana da ridurre a un semplice automa.
I creatori di questo ingannevole stato d'animo collettivo, della psicosi da raffreddore, sono i signori dell’Event 201, l’evento di simulazione di una pandemia mondiale, tenutosi il 18 ottobre 2019 a New York, vale a dire la Johns Hopkins University (quella che con il suo apposito centro elaborazione dati, il CSSE, funge da fonte, si può capire quanto obiettiva, per l’informazione globale sulle “vittime” del coronavirus, quella che in sostanza ha fabbricato la “notizia” dei quattro milioni di morti) in collaborazione con il World Economic Forum (Germania e colossi della finanza speculativa) e la Bill and Melinda Gates Foundation (Big Tech e Big Pharma).
Oltre all’aspetto economico si è guastato anche il clima generale. Sono stati liberati i virus del sospetto, della delazione, dell’intolleranza, della colpevolizzazione di determinati gruppi sociali e, addirittura, è stato introdotto un sistema di segregazione in base a dati sanitari scelti in maniera del tutto arbitraria e priva di criteri oggettivi, per l’accesso ad alcuni tipi di lavori, a vari servizi, a diversi centri e attività culturali e ricreativi.
Il livello del dibattito si è alquanto deteriorato e riaffiorano molte argomentazioni di epoche non memorabili e considerate, fino al 2019, mai più ripetibili, tutt’al più sopravvissute nelle menti di qualche esaltato nostalgico, ma che lo stato di emergenza che pare non conoscere più fine, rischia di rendere di nuovo possibili nei loro indelebili effetti pratici sulle persone e sulla democrazia, tramite la sospensione della Costituzione e le pesanti limitazioni allo stato di diritto.
Mentre cinque anni fa lo scontento finì per riversarsi nelle urne in gran parte sui populisti, ora si sono generate nuove e più vaste schiere di delusi anche a causa dell’inadeguatezza dimostrata da quei partiti populisti e soprattutto per l’incapacità dei partiti anti-populisti, PD in testa, di dare risposte a quella vasta protesta, dando prova di autonomia culturale e politica dai grandi poteri finanziari privati. Si sta formando un blocco sociale, di 10-12 milioni di elettori, in cerca di una nuova rappresentanza, ai quali tutto l’attuale sistema politico, da Speranza alla Meloni, passando per il PD di Letta alleato con i Cinquestelle superstiti, non sembra dire più nulla. Si è passati dalla rabbia delle piazze grilline all’indifferenza verso una classe politica pur variegata per culture e tradizioni politiche, ma che si è dimostrata mera esecutrice di decisioni prese a livello globale in sedi private, fuori dagli stessi organismi internazionali.
Non pare esservi ancora alcuna forza politica capace di realizzare quel salto di qualità richiesto da una fetta crescente di elettorato: essere e agire in modo indipendente dalle centrali del potere globale privatizzato, come quelle costituite dalla Fondazione di Bill e Melinda Gates, dai Rothschild, dal Word Economic Forum, dai colossi dellla finanza, del digitale e del settore farmaceutico. Partiti popolari, con una classe dirigente inossidabile, pur con tutte le umane debolezze, capaci di dire ai signori dell’“era delle pandemie”, del “riscaldamento globale”, dell’economia della sorveglianza e della società-asociale-inumana, fondata sul sistema dei crediti sociali, che tutto ciò non interessa, che inconciliabilmente diverso è il modello di società e la concezione dell’uomo che vogliono affermare.
Per inciso questo è, mi pare, il compito storico per i cattolici democratici e popolari in questa ora buia con vista su nuove enormi tragedie che si possono scongiurare solo con un puntuale e ragionato impegno controcorrente e non assecondandone le cause. Un compito per cattolici laici e “adulti”, visto che la Gerarchia, sia a livello universale che a livello di episcopato italiano, pare aver scelto una linea di convivenza, a tratti di connivenza, con il Great Reset da realizzarsi attraverso l’emergenza sanitaria. Una posizione che il giorno in cui la narrazione pandemica dovesse crollare (come sta crollando con la caduta di Kabul tutta la falsa storytelling degli eventi bellici degli ultimi vent’anni a partire dall’11 settembre) sotto il peso dei fatti, potrebbe diventare molto imbarazzante o addirittura mettere a rischio l’integrità delle comunità cristiane.
Non si esce dalla pandemia costruita sui media se non per decisione politica. Alcuni Stati americani come il Texas e la Florida, la piccola Danimarca (che dal 10 settembre ha messo fine a ogni restrizione), lo hanno già fatto: sono tornati alla vita di prima, vietando qualsivoglia limitazione ai diritti umani fondamentali e ogni forma di discriminazione fra vaccinati e non vaccinati. Una decisione saggia anche dal punto di vista scientifico data l’efficacia scarsa se non nulla dei sieri genici sperimentali somministrati pur a fronte di un’abnome percentuale di eventi avversi e senza conoscerne gli effetti a lungo termine.
In assenza di una risposta politica organizzata alla deriva totalitaria e distopica che i poteri globali stanno realizzando col pretesto di continue emergenze (dal terrorismo “islamico” alle pandemie), il rischio che questo vasto dissenso – che non trova espressione non soltanto nei partiti esistenti ma anche nella società civile, nell’associazionismo nelle sue varie forme, i cui gruppi dirigenti paiono ugualmente appiattiti sullo status quo – possa esondare e prendere direzioni pericolose, pare tutt’altro che remoto. E la congiuntura internazionale non sembra promettere maggiore stabilità né finanziaria, né politica, né sociale, né geopolitica bensì burrasca su molteplici fronti e contemporaneamente.
Le amministrative nelle grandi città capitano, dunque, in una fase in cui mentre si sta sfaldando un intero sistema politico, ancora non si intravvede ciò che lo potrebbe sostituire, se nuovi partiti riusciranno a raddrizzare una situazione già largamente compromessa e vicina al punto di non ritorno, inserendosi nel gioco democratico oppure se le cose evolveranno in qualche altro modo a causa di eventi interni e internazionali che potrebbero risultare non più gestibili dalle attuali classi dirigenti e con i soli mezzi della politica.
La situazione ora appare molto diversa. Non solo il declino, causato da politiche economiche inadatte per l’Italia, non è stato fermato, ma si è di molto accentuato a causa di restrizioni sanitarie inutili dal punto di vista terapeutico ma molto ben congegnate nel colpire l’autonomia economica delle persone in favore delle multinazionali, perché dettate da una regia mondiale, quella degli organizzatori di una pandemia che è essenzialmente un’esasperata spettacolarizzazione mediatica delle infezioni respiratorie e delle influenze per perseguire nel contempo interessi economici, strategie politiche e scopi trascendenti la dimensione materiale, di assoggettamento spirituale delle coscienze fino al punto da cercare di cancellare l’impronta divina nella creatura umana da ridurre a un semplice automa.
I creatori di questo ingannevole stato d'animo collettivo, della psicosi da raffreddore, sono i signori dell’Event 201, l’evento di simulazione di una pandemia mondiale, tenutosi il 18 ottobre 2019 a New York, vale a dire la Johns Hopkins University (quella che con il suo apposito centro elaborazione dati, il CSSE, funge da fonte, si può capire quanto obiettiva, per l’informazione globale sulle “vittime” del coronavirus, quella che in sostanza ha fabbricato la “notizia” dei quattro milioni di morti) in collaborazione con il World Economic Forum (Germania e colossi della finanza speculativa) e la Bill and Melinda Gates Foundation (Big Tech e Big Pharma).
Oltre all’aspetto economico si è guastato anche il clima generale. Sono stati liberati i virus del sospetto, della delazione, dell’intolleranza, della colpevolizzazione di determinati gruppi sociali e, addirittura, è stato introdotto un sistema di segregazione in base a dati sanitari scelti in maniera del tutto arbitraria e priva di criteri oggettivi, per l’accesso ad alcuni tipi di lavori, a vari servizi, a diversi centri e attività culturali e ricreativi.
Il livello del dibattito si è alquanto deteriorato e riaffiorano molte argomentazioni di epoche non memorabili e considerate, fino al 2019, mai più ripetibili, tutt’al più sopravvissute nelle menti di qualche esaltato nostalgico, ma che lo stato di emergenza che pare non conoscere più fine, rischia di rendere di nuovo possibili nei loro indelebili effetti pratici sulle persone e sulla democrazia, tramite la sospensione della Costituzione e le pesanti limitazioni allo stato di diritto.
Mentre cinque anni fa lo scontento finì per riversarsi nelle urne in gran parte sui populisti, ora si sono generate nuove e più vaste schiere di delusi anche a causa dell’inadeguatezza dimostrata da quei partiti populisti e soprattutto per l’incapacità dei partiti anti-populisti, PD in testa, di dare risposte a quella vasta protesta, dando prova di autonomia culturale e politica dai grandi poteri finanziari privati. Si sta formando un blocco sociale, di 10-12 milioni di elettori, in cerca di una nuova rappresentanza, ai quali tutto l’attuale sistema politico, da Speranza alla Meloni, passando per il PD di Letta alleato con i Cinquestelle superstiti, non sembra dire più nulla. Si è passati dalla rabbia delle piazze grilline all’indifferenza verso una classe politica pur variegata per culture e tradizioni politiche, ma che si è dimostrata mera esecutrice di decisioni prese a livello globale in sedi private, fuori dagli stessi organismi internazionali.
Non pare esservi ancora alcuna forza politica capace di realizzare quel salto di qualità richiesto da una fetta crescente di elettorato: essere e agire in modo indipendente dalle centrali del potere globale privatizzato, come quelle costituite dalla Fondazione di Bill e Melinda Gates, dai Rothschild, dal Word Economic Forum, dai colossi dellla finanza, del digitale e del settore farmaceutico. Partiti popolari, con una classe dirigente inossidabile, pur con tutte le umane debolezze, capaci di dire ai signori dell’“era delle pandemie”, del “riscaldamento globale”, dell’economia della sorveglianza e della società-asociale-inumana, fondata sul sistema dei crediti sociali, che tutto ciò non interessa, che inconciliabilmente diverso è il modello di società e la concezione dell’uomo che vogliono affermare.
Per inciso questo è, mi pare, il compito storico per i cattolici democratici e popolari in questa ora buia con vista su nuove enormi tragedie che si possono scongiurare solo con un puntuale e ragionato impegno controcorrente e non assecondandone le cause. Un compito per cattolici laici e “adulti”, visto che la Gerarchia, sia a livello universale che a livello di episcopato italiano, pare aver scelto una linea di convivenza, a tratti di connivenza, con il Great Reset da realizzarsi attraverso l’emergenza sanitaria. Una posizione che il giorno in cui la narrazione pandemica dovesse crollare (come sta crollando con la caduta di Kabul tutta la falsa storytelling degli eventi bellici degli ultimi vent’anni a partire dall’11 settembre) sotto il peso dei fatti, potrebbe diventare molto imbarazzante o addirittura mettere a rischio l’integrità delle comunità cristiane.
Non si esce dalla pandemia costruita sui media se non per decisione politica. Alcuni Stati americani come il Texas e la Florida, la piccola Danimarca (che dal 10 settembre ha messo fine a ogni restrizione), lo hanno già fatto: sono tornati alla vita di prima, vietando qualsivoglia limitazione ai diritti umani fondamentali e ogni forma di discriminazione fra vaccinati e non vaccinati. Una decisione saggia anche dal punto di vista scientifico data l’efficacia scarsa se non nulla dei sieri genici sperimentali somministrati pur a fronte di un’abnome percentuale di eventi avversi e senza conoscerne gli effetti a lungo termine.
In assenza di una risposta politica organizzata alla deriva totalitaria e distopica che i poteri globali stanno realizzando col pretesto di continue emergenze (dal terrorismo “islamico” alle pandemie), il rischio che questo vasto dissenso – che non trova espressione non soltanto nei partiti esistenti ma anche nella società civile, nell’associazionismo nelle sue varie forme, i cui gruppi dirigenti paiono ugualmente appiattiti sullo status quo – possa esondare e prendere direzioni pericolose, pare tutt’altro che remoto. E la congiuntura internazionale non sembra promettere maggiore stabilità né finanziaria, né politica, né sociale, né geopolitica bensì burrasca su molteplici fronti e contemporaneamente.
Le amministrative nelle grandi città capitano, dunque, in una fase in cui mentre si sta sfaldando un intero sistema politico, ancora non si intravvede ciò che lo potrebbe sostituire, se nuovi partiti riusciranno a raddrizzare una situazione già largamente compromessa e vicina al punto di non ritorno, inserendosi nel gioco democratico oppure se le cose evolveranno in qualche altro modo a causa di eventi interni e internazionali che potrebbero risultare non più gestibili dalle attuali classi dirigenti e con i soli mezzi della politica.
Condivido pienamente le idee espresse nell’articolo e mi auguro vivamente che questo periodo buio finisca al più presto. Siamo davvero tutti esasperati.
Grazie ancora e un saluto cordiale.