Dunque, attorno alla scelta del prossimo Presidente della Repubblica, continua e prosegue la solita ipocrisia. Quasi tutti i principali leader politici dicono che se ne parlerà a gennaio se non addirittura a febbraio e poi, come da copione, quasi tutti tramano nella penombra e nel sottobosco politico e parlamentare. Certo, tutti quelli che seguono la politica, anche solo per distrazione, conoscono perfettamente i meccanismi e i tranelli che si nascondono dietro a questa elezione importante e decisiva per lo stesso sistema politico italiano.
È appena sufficiente ricordare ciò che capitò l’ultima volta, nella primavera del 2013, per rendersene conto. Dopo la scelta a larga maggioranza – accompagnata da un voto – dei cosiddetti “grandi elettori” del centrosinistra a favore di Franco Marini e condivisa da quasi tutto il centrodestra, ci pensarono i franchi tiratori del PD e alcune frange della sinistra estrema a cecchinarlo vigliaccamente e selvaggiamente nell’urna. Un folto gruppo di mascalzoni che disobbedirono alle indicazioni democratiche emerse dalla riunione tenutasi al cinema Capranica e che ebbero anche il coraggio – molti di questi franchi tiratori – in nome della “novità” di matrice grillina di affidare ai post o ai tweet il loro orgoglio di aver bocciato nel segreto dell’urna uno dei più rappresentativi e qualificati fondatori del Partito democratico.
Inutile negare che Renzi – e i futuri renziani – fu uno dei tanti, se non il principale protagonista, a giocare un ruolo decisivo in questo panorama squallido ed indecoroso. Vicenda che tutti sappiamo, poi, com’è proseguita e com’è finita. La candidatura di Franco Marini, pur avendo ottenuto alla prima votazione ben 524 voti, cioè la maggioranza assoluta dei grandi elettori ma non i 2/3 richiesti, viene misteriosamente e grottescamente ritirata dallo stato maggiore del PD, in primis Bersani, per scegliere altrettanto curiosamente un altro candidato, l’eterno Romano Prodi. Scelta che fu ratificata addirittura da un boato da stadio all’unanimità attraverso la cosiddetta “democrazia dell’applauso” sempre nel luogo del delitto, cioè il cinema Capranica. Anche questa scelta fu bocciata dai franchi tiratori, come da copione.
Ora, visto e considerato che probabilmente si ripeterà lo stesso copione – almeno per quanto riguarda il profilo del candidato da individuare e da votare – e visto, soprattutto, che molti protagonisti di quella scellerata operazione del 2013 sono ancora seduti tranquillamente in Parlamento, non c’è affatto da stupirsi che la sceneggiatura – e la squallida e incresciosa sceneggiata – si ripeta tale e quale. Con altri protagonisti, come ovvio. Al riguardo, forse, sarebbe opportuno, almeno d’ora in poi – se si può tentare si fare – cercare di imitare lo “stile” Mattarella. Cioè uno stile di profondo rispetto delle istituzioni democratiche, di rispetto del Presidente in carica, di rispetto delle procedure democratiche, di rispetto delle regole costituzionali e, in ultimo, anche di rispetto dei numerosissimi potenziali pretendenti allo scranno più alto dello Stato. Uno “stile”, quello di Mattarella, che dovrebbe e potrebbe essere fatto proprio anche e soprattutto da coloro che già si preparano a declinare i tranelli regolamentari, gli agguati parlamentari e i tradimenti politici. Essendo quasi gli stessi i protagonisti è facile pensare che siano molto simili anche gli atteggiamenti concreti che seguiranno.
Per questo i sinceri democratici si augurano che prevalga sempre di più, anche se non sarà affatto facile, lo “stile” Mattarella.
È appena sufficiente ricordare ciò che capitò l’ultima volta, nella primavera del 2013, per rendersene conto. Dopo la scelta a larga maggioranza – accompagnata da un voto – dei cosiddetti “grandi elettori” del centrosinistra a favore di Franco Marini e condivisa da quasi tutto il centrodestra, ci pensarono i franchi tiratori del PD e alcune frange della sinistra estrema a cecchinarlo vigliaccamente e selvaggiamente nell’urna. Un folto gruppo di mascalzoni che disobbedirono alle indicazioni democratiche emerse dalla riunione tenutasi al cinema Capranica e che ebbero anche il coraggio – molti di questi franchi tiratori – in nome della “novità” di matrice grillina di affidare ai post o ai tweet il loro orgoglio di aver bocciato nel segreto dell’urna uno dei più rappresentativi e qualificati fondatori del Partito democratico.
Inutile negare che Renzi – e i futuri renziani – fu uno dei tanti, se non il principale protagonista, a giocare un ruolo decisivo in questo panorama squallido ed indecoroso. Vicenda che tutti sappiamo, poi, com’è proseguita e com’è finita. La candidatura di Franco Marini, pur avendo ottenuto alla prima votazione ben 524 voti, cioè la maggioranza assoluta dei grandi elettori ma non i 2/3 richiesti, viene misteriosamente e grottescamente ritirata dallo stato maggiore del PD, in primis Bersani, per scegliere altrettanto curiosamente un altro candidato, l’eterno Romano Prodi. Scelta che fu ratificata addirittura da un boato da stadio all’unanimità attraverso la cosiddetta “democrazia dell’applauso” sempre nel luogo del delitto, cioè il cinema Capranica. Anche questa scelta fu bocciata dai franchi tiratori, come da copione.
Ora, visto e considerato che probabilmente si ripeterà lo stesso copione – almeno per quanto riguarda il profilo del candidato da individuare e da votare – e visto, soprattutto, che molti protagonisti di quella scellerata operazione del 2013 sono ancora seduti tranquillamente in Parlamento, non c’è affatto da stupirsi che la sceneggiatura – e la squallida e incresciosa sceneggiata – si ripeta tale e quale. Con altri protagonisti, come ovvio. Al riguardo, forse, sarebbe opportuno, almeno d’ora in poi – se si può tentare si fare – cercare di imitare lo “stile” Mattarella. Cioè uno stile di profondo rispetto delle istituzioni democratiche, di rispetto del Presidente in carica, di rispetto delle procedure democratiche, di rispetto delle regole costituzionali e, in ultimo, anche di rispetto dei numerosissimi potenziali pretendenti allo scranno più alto dello Stato. Uno “stile”, quello di Mattarella, che dovrebbe e potrebbe essere fatto proprio anche e soprattutto da coloro che già si preparano a declinare i tranelli regolamentari, gli agguati parlamentari e i tradimenti politici. Essendo quasi gli stessi i protagonisti è facile pensare che siano molto simili anche gli atteggiamenti concreti che seguiranno.
Per questo i sinceri democratici si augurano che prevalga sempre di più, anche se non sarà affatto facile, lo “stile” Mattarella.
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