I necessari correttivi al ddl Zan



Appello dal Piemonte    26 Luglio 2021       5

Il Coordinamento interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi" ha promosso un documento sul controverso ddl Zan poi discusso, definito, approvato e sottoscritto da molti altri soggetti – collettivi e singoli – delle più diverse appartenenze culturali.

Il portavoce Giampiero Leo precisa che “il Coordinamento ha geneticamente impressi in sé i principi dell'inclusione, del rifiuto di ogni discriminazione, del rispetto e dell'accoglienza del diverso da noi, della tolleranza e del dialogo. Quindi il nostro contributo non vuole essere contro nessuno, né si permette di avere il significato di giudizio su idee diverse dalle nostre. L'unico giudizio negativo che ci sentiamo di dare, è verso di chi assume posizioni, toni, atteggiamenti, linguaggi violenti, denigratori, offensivi nei confronti di chi non si uniforma ai propri convincimenti”.

Tra gli oltre 300 firmatari dell’appello anche esponenti dei Popolari piemontesi come Paolo Girola, Giorgio Merlo e Alessandro Risso, per il gruppo di Insieme Torino.

 

Noi siamo… contro ogni discriminazione e per la libertà di espressione


Noi siamo un movimento sorto per manifestare solidarietà alle vittime di oppressione e persecuzione. Non abbiamo dunque difficoltà a prendere atto che molto spesso, in vari contesti, le forme in cui la sessualità è stata regolamentata hanno comportato discriminazione rispetto a chi in quelle forme non poteva riconoscersi; e sotto questo aspetto il fatto che tali discriminazioni non siano più ritenute accettabili dalla coscienza morale odierna lo consideriamo patrimonio prezioso e irrinunciabile. Tutto ciò che sul piano legislativo può contribuire ad impedirle è pertanto senz'altro da approvare.

Riteniamo però che la tutela dalle discriminazioni non debba diventare fonte di discriminazione a propria volta. La sessualità non è soltanto un ambito tra gli altri, ma un nucleo profondo della vita e della coscienza umana. Essa ha un grande valore spirituale. Chiediamo pertanto che tale valore sia riconosciuto e rispettato, e che le trasformazioni nel modo di percepirla e viverla siano accolte e accompagnate senza venire imposte da decisioni legislative. Su temi così delicati, su cui il confronto civile deve rimanere aperto, vanno evitate forzature, e soprattutto che a decidere siano presupposti ideologici di parte.

In questa prospettiva, al di là degli schieramenti politici e riprendendo autorevoli osservazioni di esponenti del mondo del diritto di diverso orientamento culturale, esprimiamo una serie di perplessità su alcuni passaggi dell’articolato del Disegno di legge Zan in discussione al Senato.

Il motivo di allarme è che la proposta di legge, per quanto (art. 4) affermi la libertà di espressione tutelata dall’art. 21 della nostra Costituzione, che riconosce a tutti il diritto di esprimere e divulgare in qualsiasi forma il proprio pensiero e prevede di punire solo chi commetta un reato, di fatto la insidia. Il punto è infatti che introduce fattispecie di reato assai vaghe e indefinite, venendo meno al principio base della determinatezza del reato, senza garanzie per i cittadini e aprendo la strada a possibili forme di arbitrio da parte dell’autorità giudiziaria; laddove è invece opportuno che le decisioni giudiziarie non siano influenzate da opinioni che esulano dall’ambito giuridico. Nel giusto tentativo di prevenire la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, una decisione potrebbe infatti divenire causa di discriminazione contro coloro che hanno una diversa visione.

Il problema a monte infatti è che, nel definire ex lege (art. 1) concetti tratti da teorie tutt’altro che condivise in tema di identità di genere e disponendone (art. 7) la divulgazione nelle scuole, la proposta comprime indebitamente la libertà di educazione e di insegnamento, contrastando quindi con l’art. 33 della Costituzione, oltre che con l’essenza del moderno Stato di diritto, il quale, per definizione, non sposa filosofie, concezioni di vita, religioni.

Per questi motivi, e in considerazione della delicatezza etica e giuridica dei temi in questione, facciamo appello alle forze politiche affinché, dopo una più attenta riflessione, introducano i necessari correttivi al testo operando alla ricerca di soluzioni veramente condivise.


5 Commenti

  1. Condivido. La sostanza e i toni delle argomentazioni. Purtroppo, persone come Cirinnà, Scalfarotto, Zan, Letta ed altri non sono disponibili – almeno in questo caso – ad un confronto ragionato e sereno. Se lo facessero, del resto, dovrebbero mettere in conto di venir smentiti punto per punto. La loro iniziativa non è a favore delle persone che dicono di voler tutelare bensì a favore di un progetto ideologico che mira a distruggere, con ogni mezzo, la resistenza della famiglia e delle persone ad opporsi a forme di assoggettamento: l’intento, non dichiarato ma palese, è la riduzione dei cittadini a sudditi e a consumatori inermi. Nella attuale temperie, i valori giudaico-cristiani, la famiglia (quella costituzionalmente intesa) opportunamente sostenuta e la Chiesa cattolica sono ostacoli intollerabili per chi persegue le finalità sopra menzionate. Ecco spiegato il senso del pendio scivoloso che parte dal referendum sul divorzio e che già punta alla eutanasia, alla legalizzazione della pedofilia e alla equiparazione animale-uomo. Occorre opporsi al ddl Zan con PREGHIERA INCESSANTE e azione politica competente e coraggiosa. QUINDI, GRAZIE!

  2. Si scontrano qui due concezioni del conflitto politico: una che vede nell’uso, anche di piccole minoranze, dell’aggressività: verbale, di comportamenti, di scontro, l’avanzamento della società verso fini progressivi: è la concezione rivoluzionaria che tanto male ha fatto e che ha preparato fasi di ” riflusso”. E la concezione che vede nel dialogo, nella mediazione la composizione di visioni diverse e, se inconciliabili, usa, moderatamente, il voto, per non cadere nella dittatura della maggioranza. Quest’ultima ha fatto progredire diritti, società, economie. A quando la consapevolezza che il leninismo ha fallito?

  3. Sono pienamene d’accordo con l’appello, che è in linea con quanto è capitato anche a me di esprimere in più di un’occasione, ma soprattutto con ben più autorevoli prese di posizione che però fanno fatica ad emergere per la tendenza di molti media, impegnati nel far credere che l’antitesi, ancora una volta, sia solo tra sinistra e destra o, più ancora, tra “progressisti” e “medievali”. Più sconcertante la constatazione che anche esponenti di punta di ciò che ama tuttora ricondursi ai filoni del cattolicesimo democratico e liberale si associno a questa tendenza, oltretutto agevolando l’appropriazione indebita e strumentale che di certi valori sta facendo quella destra, che su temi come l’immigrazione ne fa strame.

  4. Sulle argomentazioni addotte si può discutere, ma condivido soprattutto il tono di questo intervento, perchè mi pare confermi l’avvio di una nuova stagione di “far politica” – che soprattutto “insieme” sta sperimentando – mettendo alla base del lavoro comune non tanto la dialettica ideologica, ma l’inizio di un nuovo modo di lavorare, dove se c’è accordo si decide e dove non si è d’accordo si continua a ricercare (ripeto le parole di Giorgio Rivolta, scritte qualche tempo fa sul sito di “insieme” e che io cito maldestramente!): questo fa intravvedere una prospettiva, dove “distinguendo senza separare”, come amava dire Ernesto Baroni, l’esercizio della politica viene ben distinto dall’azione di governare, da troppo tempo confuse in un continuo scontro dove ideologia la vince su programma.
    Grazie dunque per chi ha scritto quanto pubblicato.

  5. Non avrei nulla da aggiungere a questo documento che ha centrato perfettamente i punti inaccettabili del ddl Zan. Mi permetto solo brevi generali considerazioni. Mi stupisce la lentezza con cui stanno emergendo le necessarie reazioni al provvedimento e ancor più i silenzi dei politici che si dichiarano di area cattolica e sono disseminati nei vari partiti. Il provvedimento si inserisce nel diritto penale che, come è noto, definisce i comportamenti ritenuti reati e stabilisce le pene da infliggere agli autori, limitandone in vari modi la libertà. Una legge penale che introduce una filosofia (o ideologia, o cultura che dir si voglia) di stato non è forse un provvedimento tipico dei regimi totalitari (per noi fascisti)?
    Grazie e buon lavoro

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