Riceviamo e pubblichiamo.
Caro direttore,
scrivo in ritardo per dirLe che ho letto e riletto sull'agenzia "Rinascita popolare" il Suo lungo pezzo (di commento al mio sul "Partito cattolico") intitolato "Il PD, visto da Insieme", e ho preso atto che "Insieme", appunto, e l'associazione "I Popolari del Piemonte" che Lei rappresenta lo vedono piuttosto male, forse troppo, questo partito. E' pur vero che io ho forzato un poco il mio pensiero dando lo stesso significato negativo al vostro essere "antagonisti alla destra e alternativi alla sinistra", pur consapevole che il primo termine è più escludente rispetto al secondo, ma mi permetto di segnalare che questa distinzione non è forse così ben evidente a tutti i vostri sostenitori, se vado a rivedere il primo commento al Suo pezzo di uno di essi. Il quale segnala tra l'altro che noi catto-piddini saremmo seguaci di un "partito chimera che non rappresenta nulla, o meglio rappresenta 'il nulla". "Un partito che propone come valori preminenti la parità di sesso ma non la capacità e il merito, il numero, ma non la qualità, il voto ai sedicenni, piuttosto che una scuola che ripari i gravissimi danni prodotti dalla sinistra". E che ora ha "un segretario che si rifà a un passato, l'Ulivo, 'fallimentare e fallito". Un partito "prigioniero delle battaglie per piccole minoranze", che sarebbero diventate le nostre bandiere 'ad escludendum': aborto, eutanasia, matrimonio omosessuale, razzismo di ritorno(?)".
Insomma, i cattolici-democratici come me (io mi definisco tale, in politica, unendo sempre i due termini) starebbero in un partito che non avrebbe, nientemeno, rinunciato "...all'ideologia comunista, liberticida ed assassina". Nonché "alle altre ideologie nuove o vecchie: ecologismo, omofobia, islamofobia (?)". E la conclusione del "nostro" è che "Insieme" deve essere "l'esatto contrario" ('contrario', caro direttore, non "alternativo") del Partito democratico", Partito che, dulcis in fundo, avrebbe fallito anche e soprattutto nella gestione del gravissimo problema della pandemia". Ohibò!
Non certo per fare la mia biografia, ma per provare a capirci meglio, segnalo in argomento che la mia storia "politica", di ormai 77enne, è stata questa: DC ("correnti" di "Base" e "Forze nuove"), Partito popolare, La Margherita (di queste due ultime formazioni sono stato tra l'altro il segretario della Provincia di Milano, ai tempi), e, infine, Partito democratico. E a proposito dei sopra accennati temi che in qualche modo riguardano la "morale", diciamo così, preciso che sono un cattolico praticante", pur se strenuo sostenitore dell'esigenza di coniugare sempre fede e ragione, e che solo pochi mesi fa, ormai ...vecchietto, come ho segnalato, ho ottenuto il baccalaureato in teologia presso l'omonima facoltà dell'Italia settentrionale, a Milano. E, da cattolico, a riguardo della dibattito in corso sulla omotransfobia sono anch'io piuttosto perplesso sul Ddl Zan nella versione approvata alla Camera, e su come vi viene trattata in particolare la questione del "gender". Sono altresì decisamente contrario all'"utero in affitto" e molto restio ad accettare l'idea che vengano consentite le adozioni anche a singoli o a coppie omosessuali.
Ma come la mettiamo allora, mi direte, con le vostre Cirinnà e compagnia cantante? Come la mettiamo, cioè, con la questione in qualche misura riferibile ai cosiddetti "valori (o principi) non negoziabili", ben noti nel nostro "mondo"? Orbene: proprio i miei recenti studi teologici -di uno che da ragazzo, all'oratorio, ha imparato a memoria o quasi il catechismo di Pio X- mi hanno fatto riscoprire, in un certo senso, il valore "dirompente" (e non mi addentro qui nella disputa se quell'evento ha rappresentato una sorta di "rivoluzione", per la Chiesa, o ha semplicemente riconfermato, pur con adattamenti, la "continuità" della dottrina cattolica) delle determinazioni del Concilio vaticano II. Un concilio, in ogni caso, dalla dichiarata intenzionalità pastorale, che ha impresso un mutamento radicale alla pratica teologica, superando la teologia dei manuali di apologetica, dogmatica e morale, e il correlato atteggiamento di sospettoso risentimento e di pregiudiziale chiusura nei confronti della cultura moderna. Facendo così nascere l'esigenza di ricostruire le condizioni per rilanciare un dialogo reciproco con la cultura "contemporanea", anche alla luce della nozione di storia, che mette in luce il carattere di "evento" della comunicazione di Dio in Gesù Cristo. Certo, la società si è intanto ulteriormente evoluta, non necessariamente in meglio, in tema di "morale". Così da imporre di fatto alla Chiesa, proprio di questi tempi, una riflessione aggiornata sugli stessi, accennati, suoi "valori non negoziabili", e dintorni. Così, ora, al suo interno, si arriva per esempio a discutere, ...nientemeno, sulla liceità canonica o meno della "benedizione" alle coppie dello stesso sesso, con una parte del clero tedesco favorevole. E, negli Usa, la recentissima "guerra dell'Eucaristia" -ho letto- spacca in due la chiesa americana, nel senso che una parte del cattolicesimo conservatore locale, guidato da un buon numero di vescovi e dai movimenti, diciamo,integralisti, vorrebbe escludere i politici democratici dall'Eucaristia per le loro posizioni favorevoli, o comunque non contrarie, a una legislazione che consente l'aborto, ma anche per il sostegno alle unioni omosessuali, o a leggi sul fine vita per i malati terminali. Sul fronte opposto si trovano quei vescovi che si oppongono invece a una interpretazione, diciamo, ideologica e di parte della dottrina, e all'uso "politico" dei sacramenti. La domanda, allora, è: quali risposte dà, oggi, la "ispirazione cristiana", evocata per il partito "Insieme", su questi temi? Quale "ispirazione"? A proposito dei "valori" cari al nostro mondo, del resto, io, da vecchietto, ho preso via via atto che la "secolarizzazione" si è ormai imposta da tempo anche nel nostro Paese. Così, non dimentico i tempi del referendum del 1974 sul divorzio e di quello sull'aborto del 1981 (quaranta anni fa!), che mi videro impegnato, nel mio ... piccolo, a contrastare detti istituti. Referendum il cui esito sorprese moltissimo me come buona parte dei cattolici: nella "cattolicissima" Italia di allora, con una Chiesa ancora, diciamo, forte, nella società, e il partito "d'ispirazione cristiana" con grandi posizioni di potere, l'istituto del divorzio veniva approvato da circa il 60% dei votanti, e, sette anni più tardi, l'aborto (materia ovviamente ben più delicata e problematica del divorzio) otteneva il favore del 70% dei partecipanti al referendum. Il fatto, ribadisco, è che la "secolarizzazione" (non tutta, certo, da disprezzare, anzi!) era avanzata già allora, e la gerarchia cattolica, e gli esponenti di peso della DC non se n'erano sufficientemente accorti.
La mia storia è dunque piuttosto diversa da quella, evocata dal nostro commentatore, degli ex PCI, ora miei compagni di viaggio (una compagnia che peraltro non disdegno), i quali, ha precisato anche Lei, starebbero peraltro egemonizzando, ormai, il Partito democratico. Sempre a proposito di "morale", mia opinione è che, da mò, per certi ambienti cattolici la relativa decadenza, nel nostro Paese, è sostanzialmente figlia dell'ideologia comunista, del '68 e dei post sessantottini, dei radical-chic di sinistra. I quali ultimi in particolare avrebbero via via lottato più per far prevalere il diritto del singolo e l'egoismo individualista che non i valori "sociali". Si tratta di gente che oggi vota in prevalenza il Pd e la sinistra, ci tenete a segnalarci. Pd e sinistra ai quali, pertanto, da cattolici, non si può che essere "alternativi". Io, invece, ho quest'opinione: i "comunisti" (passati e presenti), e compagnia cantante, c'entrano poco, con questo "degrado". E non lo dico soltanto perché, avendo fatto il sindaco DC per anni, decenni fa, con i "comunisti" all'opposizione, ho sempre registrato che, su non pochi "valori", tra democristiani e "compagni" di allora non c'erano grandi differenze.
Mia convinzione, semmai, è che la situazione attuale, qui e nel mondo occidentale in genere, è figlia del clima "culturale" che si è via via imposto, veicolato in particolare dai "media" e da certi "poteri" sempre alla ricerca dell'obiettivo di "far soldi". Dagli adoratori, cioè del dio-denaro, di cui fare incetta in qualunque modo, al più presto e il più tanto possibile. Situazione figlia di una società che ha prodotto via via il predominio incontrollato della finanza sull'economia reale, provocando squilibrio e gravi danni. Una società che ha prodotto poi quel sistema capitalistico "iperconsumista" che ci sta dominando. E che, col "digitale", col "web" (detto da me, che pure spendo ore sul cellulare, anche se ...mettendoci la testa), rischia di imporsi sui nostri figli e nipoti, a ...proteggere i quali non bastano certo genitori e nonni. E nemmeno la scuola. Tanto più se penso, solo per fare esempio, a fenomeni tipo quella piattaforma online tedesca per pedofili, scoperta ultimamente, che aveva 400.000 iscritti.
Intendo dire che questi sono ahimè tempi nei quali, pensare, da cristiani, ai "valori non negoziabili" così come s'intendevano quando io ero ragazzo ha ormai poco senso. E mi domando allora, sempre per esempio, se qualche politico può davvero pensare di reintrodurre, come pure sta avvenendo da qualche parte, in Europa e non solo, il divieto di aborto, un istituto ormai considerato più o meno universalmente un "diritto". Semmai, per quanto riguarda il nostro Paese, è giusto e serio pretendere quantomeno che la '194 venga applicata anche nella parte, sostanzialmente inattuata, che prevede di ...non lasciare sole le donne gravide che sono alla ricerca di un aiuto.
Il problema, oltretutto, è che oggi, ormai, le sollecitazioni a superare la "vecchia" morale sono quotidiane. Così, per esempio, tv "private" t'invitano a vedere programmi tipo "Love Island", che il quotidiano Avvenire ha definito "l'ultima bufala sull'amore in tv, nella quale la filosofia dei concorrenti è: 'mangia, fai l'amore e fregatene", mentre altre arrivano a proporti programmi tipo "Alta infedeltà", che prospettano "piacevoli tentazioni e nuovi modi di tradire (che non si sarebbero placati, anzi!, col lockdown)".
Ecco, allora, che gli "assoluti morali" connessi ai principi "non negoziabili" appaiono ormai roba quasi da "medioevo".
E che c'entra tutto ciò con i nostri ragionamenti, e col giudizio sul PD?, mi direte, precisandomi magari che la pensiamo uguale su tutto o quasi, sinora. E che condividiamo pertanto, sempre per esempio, anche la preferenza -a proposito delle recenti elezioni Usa- per Joe Biden, rispetto a Donald Trump.
Tornando alla politica nostrana e al tema in particolare della rappresentanza e del sistema elettorale, io esprimo la mia preferenza per un sistema "bipolare maggioritario", che costringe alle coalizioni. Lo dico perché sono convinto che nella complessa società attuale un frazionismo partitico eccessivo non serve, e che bisogna fare "sintesi". Sono dunque per il doppio turno, da espletarsi in collegi uninominali, con candidati, certo, da scegliere con ...sapienza. Un sistema che consenta, al primo turno, di scegliere il partito "del cuore", e, al secondo, se vi si partecipa, il candidato meno lontano dalle proprie idee. Sì alle coalizioni, dunque, tra le quali, da "cattodem", io preferisco indiscutibilmente una di "centrosinistra". Dove si sta insieme per taluni valori di fondo, in buona parte alternativi –sì, alternativi- a quelli del centrodestra, e che come tali sono riconoscibili nella lotta alle diseguaglianze, alla povertà, per la giustizia, per la libertà e la dignità delle persone, immigrati compresi(la vita da difendere non è soltanto quella che nasce, ovviamente), per la sussidiarietà, per il lavoro, per il welfare. Un centrosinistra che punti a far fare un salto di qualità all'Europa contro ogni sovranismo dei singoli Stati. Già! E quanto ai "principi non negoziabili"? A destra sono più sensibili, sul tema, pensa una parte del mondo cattolico. Sarà, ma personalmente mi convinceró forse quando il Salvini medjugoriano e ultimamente frequentatore anche dei santuari mariani europei, oltre che abituale sventolatore di rosari e vangeli nei comizi mi avrà convinto, per esempio, che anche per lui la difesa della vita non si ferma al momento della nascita. E credo che c'intendiamo, in proposito.
Tornando al Pd, registro la vostra tendenza a ritenere semplicemente o quasi "parole, parole" i suoi atti, documenti, eccetera. In proposito mi basterebbe segnalarvi che sarebbe interessante passare in rassegna il livello di coerenza "coerenza" e di concretezza di ogni singolo partito, oggi, in Italia. Chi vincerebbe la gara, secondo voi?
Altra critica: il Pd soffre di leaderismo. Sul tema dico allora: avendo avuto quasi la sua stessa storia politica, tra i "democratici" sono stato un sostenitore di Renzi, che ho tra l'altro difeso a spada tratta in occasione del noto referendum del 2016, ma che non ho seguito nella scissione proprio perché contrario ai partiti ...personalistici. E poi: quali sono in Italia, oggi, i partiti più leaderisti? Avendo già accennato a Italia viva, non posso che ricordare "Forza Italia" di Silvio, la "Lega" di Salvini, "Fratelli d'Italia" della Meloni. O sbaglio? Certo, nel Partito democratico è ora arrivato Enrico Letta. Finalmente, mi vien da dire. Io ho, in proposito, un motivo in più per restarci. E poi, a riguardo del tema delle "autonomie locali": conosco bene Sturzo, oggetto della mia tesi di laurea in Scienza politiche da giovanotto, e sono stato tra l'altro per una vita o quasi un amministratore locale E conosco le difficoltà dei partiti a stare sul "territorio", oggi. Affermare però che il Pd è diventato semplicemente o quasi il partito delle aree metropolitane mi pare un'esagerazione. Tanto più considerando che, giusto, di questi tempi, il Pd lettiano ha organizzato una poderosa consultazione di base cui hanno partecipato 2949 circoli e 39.742 iscritti. Quale altro partito ha fatto o fa altrettanto, con altrettanti numeri?
Certo, infine, viva il partito programmatico, non "ideologico". Tanto più se, nel nostro caso, i riferimenti sono alla dottrina sociale della Chiesa. Ma proprio qui ... casca l'asino, mi viene da dire. Pensando ai documenti più recenti in proposito, alla "Laudato sì" e alla "Fratelli tutti" di Francesco, nel caso di "alleanze" un partito d'ispirazione cristiana, oggi, si sentirebbe più a suo agio in una coalizione di centrodestra o di centrosinistra? La mia risposta è ovvia.
Già, ma "e i Cinquestelle"? Semplice. Io sono convinto che il tentativo di rigenerazione di Conte ("fatto fuori" da Renzi in male modo) sia un fatto assai positivo per il Paese, anche se il suo partito potrà perdere una parte di elettori. E così, il "nuovo centrosinistra" sarà fatto, come dice Letta, da Pd, M5S, Leu e sinistra non massimalista. Una coalizione capace di contrastare il nuovo centrodestra ad impronta salviniana, anche se credo che alla fine non romperà con la Meloni. Una coalizione che sosterrà Draghi, cui non conviene ...scappare al Colle. Sul quale spero resista ancora un po' il ...grande Sergio Mattarella.
Vincenzo Ortolina
Caro direttore,
scrivo in ritardo per dirLe che ho letto e riletto sull'agenzia "Rinascita popolare" il Suo lungo pezzo (di commento al mio sul "Partito cattolico") intitolato "Il PD, visto da Insieme", e ho preso atto che "Insieme", appunto, e l'associazione "I Popolari del Piemonte" che Lei rappresenta lo vedono piuttosto male, forse troppo, questo partito. E' pur vero che io ho forzato un poco il mio pensiero dando lo stesso significato negativo al vostro essere "antagonisti alla destra e alternativi alla sinistra", pur consapevole che il primo termine è più escludente rispetto al secondo, ma mi permetto di segnalare che questa distinzione non è forse così ben evidente a tutti i vostri sostenitori, se vado a rivedere il primo commento al Suo pezzo di uno di essi. Il quale segnala tra l'altro che noi catto-piddini saremmo seguaci di un "partito chimera che non rappresenta nulla, o meglio rappresenta 'il nulla". "Un partito che propone come valori preminenti la parità di sesso ma non la capacità e il merito, il numero, ma non la qualità, il voto ai sedicenni, piuttosto che una scuola che ripari i gravissimi danni prodotti dalla sinistra". E che ora ha "un segretario che si rifà a un passato, l'Ulivo, 'fallimentare e fallito". Un partito "prigioniero delle battaglie per piccole minoranze", che sarebbero diventate le nostre bandiere 'ad escludendum': aborto, eutanasia, matrimonio omosessuale, razzismo di ritorno(?)".
Insomma, i cattolici-democratici come me (io mi definisco tale, in politica, unendo sempre i due termini) starebbero in un partito che non avrebbe, nientemeno, rinunciato "...all'ideologia comunista, liberticida ed assassina". Nonché "alle altre ideologie nuove o vecchie: ecologismo, omofobia, islamofobia (?)". E la conclusione del "nostro" è che "Insieme" deve essere "l'esatto contrario" ('contrario', caro direttore, non "alternativo") del Partito democratico", Partito che, dulcis in fundo, avrebbe fallito anche e soprattutto nella gestione del gravissimo problema della pandemia". Ohibò!
Non certo per fare la mia biografia, ma per provare a capirci meglio, segnalo in argomento che la mia storia "politica", di ormai 77enne, è stata questa: DC ("correnti" di "Base" e "Forze nuove"), Partito popolare, La Margherita (di queste due ultime formazioni sono stato tra l'altro il segretario della Provincia di Milano, ai tempi), e, infine, Partito democratico. E a proposito dei sopra accennati temi che in qualche modo riguardano la "morale", diciamo così, preciso che sono un cattolico praticante", pur se strenuo sostenitore dell'esigenza di coniugare sempre fede e ragione, e che solo pochi mesi fa, ormai ...vecchietto, come ho segnalato, ho ottenuto il baccalaureato in teologia presso l'omonima facoltà dell'Italia settentrionale, a Milano. E, da cattolico, a riguardo della dibattito in corso sulla omotransfobia sono anch'io piuttosto perplesso sul Ddl Zan nella versione approvata alla Camera, e su come vi viene trattata in particolare la questione del "gender". Sono altresì decisamente contrario all'"utero in affitto" e molto restio ad accettare l'idea che vengano consentite le adozioni anche a singoli o a coppie omosessuali.
Ma come la mettiamo allora, mi direte, con le vostre Cirinnà e compagnia cantante? Come la mettiamo, cioè, con la questione in qualche misura riferibile ai cosiddetti "valori (o principi) non negoziabili", ben noti nel nostro "mondo"? Orbene: proprio i miei recenti studi teologici -di uno che da ragazzo, all'oratorio, ha imparato a memoria o quasi il catechismo di Pio X- mi hanno fatto riscoprire, in un certo senso, il valore "dirompente" (e non mi addentro qui nella disputa se quell'evento ha rappresentato una sorta di "rivoluzione", per la Chiesa, o ha semplicemente riconfermato, pur con adattamenti, la "continuità" della dottrina cattolica) delle determinazioni del Concilio vaticano II. Un concilio, in ogni caso, dalla dichiarata intenzionalità pastorale, che ha impresso un mutamento radicale alla pratica teologica, superando la teologia dei manuali di apologetica, dogmatica e morale, e il correlato atteggiamento di sospettoso risentimento e di pregiudiziale chiusura nei confronti della cultura moderna. Facendo così nascere l'esigenza di ricostruire le condizioni per rilanciare un dialogo reciproco con la cultura "contemporanea", anche alla luce della nozione di storia, che mette in luce il carattere di "evento" della comunicazione di Dio in Gesù Cristo. Certo, la società si è intanto ulteriormente evoluta, non necessariamente in meglio, in tema di "morale". Così da imporre di fatto alla Chiesa, proprio di questi tempi, una riflessione aggiornata sugli stessi, accennati, suoi "valori non negoziabili", e dintorni. Così, ora, al suo interno, si arriva per esempio a discutere, ...nientemeno, sulla liceità canonica o meno della "benedizione" alle coppie dello stesso sesso, con una parte del clero tedesco favorevole. E, negli Usa, la recentissima "guerra dell'Eucaristia" -ho letto- spacca in due la chiesa americana, nel senso che una parte del cattolicesimo conservatore locale, guidato da un buon numero di vescovi e dai movimenti, diciamo,integralisti, vorrebbe escludere i politici democratici dall'Eucaristia per le loro posizioni favorevoli, o comunque non contrarie, a una legislazione che consente l'aborto, ma anche per il sostegno alle unioni omosessuali, o a leggi sul fine vita per i malati terminali. Sul fronte opposto si trovano quei vescovi che si oppongono invece a una interpretazione, diciamo, ideologica e di parte della dottrina, e all'uso "politico" dei sacramenti. La domanda, allora, è: quali risposte dà, oggi, la "ispirazione cristiana", evocata per il partito "Insieme", su questi temi? Quale "ispirazione"? A proposito dei "valori" cari al nostro mondo, del resto, io, da vecchietto, ho preso via via atto che la "secolarizzazione" si è ormai imposta da tempo anche nel nostro Paese. Così, non dimentico i tempi del referendum del 1974 sul divorzio e di quello sull'aborto del 1981 (quaranta anni fa!), che mi videro impegnato, nel mio ... piccolo, a contrastare detti istituti. Referendum il cui esito sorprese moltissimo me come buona parte dei cattolici: nella "cattolicissima" Italia di allora, con una Chiesa ancora, diciamo, forte, nella società, e il partito "d'ispirazione cristiana" con grandi posizioni di potere, l'istituto del divorzio veniva approvato da circa il 60% dei votanti, e, sette anni più tardi, l'aborto (materia ovviamente ben più delicata e problematica del divorzio) otteneva il favore del 70% dei partecipanti al referendum. Il fatto, ribadisco, è che la "secolarizzazione" (non tutta, certo, da disprezzare, anzi!) era avanzata già allora, e la gerarchia cattolica, e gli esponenti di peso della DC non se n'erano sufficientemente accorti.
La mia storia è dunque piuttosto diversa da quella, evocata dal nostro commentatore, degli ex PCI, ora miei compagni di viaggio (una compagnia che peraltro non disdegno), i quali, ha precisato anche Lei, starebbero peraltro egemonizzando, ormai, il Partito democratico. Sempre a proposito di "morale", mia opinione è che, da mò, per certi ambienti cattolici la relativa decadenza, nel nostro Paese, è sostanzialmente figlia dell'ideologia comunista, del '68 e dei post sessantottini, dei radical-chic di sinistra. I quali ultimi in particolare avrebbero via via lottato più per far prevalere il diritto del singolo e l'egoismo individualista che non i valori "sociali". Si tratta di gente che oggi vota in prevalenza il Pd e la sinistra, ci tenete a segnalarci. Pd e sinistra ai quali, pertanto, da cattolici, non si può che essere "alternativi". Io, invece, ho quest'opinione: i "comunisti" (passati e presenti), e compagnia cantante, c'entrano poco, con questo "degrado". E non lo dico soltanto perché, avendo fatto il sindaco DC per anni, decenni fa, con i "comunisti" all'opposizione, ho sempre registrato che, su non pochi "valori", tra democristiani e "compagni" di allora non c'erano grandi differenze.
Mia convinzione, semmai, è che la situazione attuale, qui e nel mondo occidentale in genere, è figlia del clima "culturale" che si è via via imposto, veicolato in particolare dai "media" e da certi "poteri" sempre alla ricerca dell'obiettivo di "far soldi". Dagli adoratori, cioè del dio-denaro, di cui fare incetta in qualunque modo, al più presto e il più tanto possibile. Situazione figlia di una società che ha prodotto via via il predominio incontrollato della finanza sull'economia reale, provocando squilibrio e gravi danni. Una società che ha prodotto poi quel sistema capitalistico "iperconsumista" che ci sta dominando. E che, col "digitale", col "web" (detto da me, che pure spendo ore sul cellulare, anche se ...mettendoci la testa), rischia di imporsi sui nostri figli e nipoti, a ...proteggere i quali non bastano certo genitori e nonni. E nemmeno la scuola. Tanto più se penso, solo per fare esempio, a fenomeni tipo quella piattaforma online tedesca per pedofili, scoperta ultimamente, che aveva 400.000 iscritti.
Intendo dire che questi sono ahimè tempi nei quali, pensare, da cristiani, ai "valori non negoziabili" così come s'intendevano quando io ero ragazzo ha ormai poco senso. E mi domando allora, sempre per esempio, se qualche politico può davvero pensare di reintrodurre, come pure sta avvenendo da qualche parte, in Europa e non solo, il divieto di aborto, un istituto ormai considerato più o meno universalmente un "diritto". Semmai, per quanto riguarda il nostro Paese, è giusto e serio pretendere quantomeno che la '194 venga applicata anche nella parte, sostanzialmente inattuata, che prevede di ...non lasciare sole le donne gravide che sono alla ricerca di un aiuto.
Il problema, oltretutto, è che oggi, ormai, le sollecitazioni a superare la "vecchia" morale sono quotidiane. Così, per esempio, tv "private" t'invitano a vedere programmi tipo "Love Island", che il quotidiano Avvenire ha definito "l'ultima bufala sull'amore in tv, nella quale la filosofia dei concorrenti è: 'mangia, fai l'amore e fregatene", mentre altre arrivano a proporti programmi tipo "Alta infedeltà", che prospettano "piacevoli tentazioni e nuovi modi di tradire (che non si sarebbero placati, anzi!, col lockdown)".
Ecco, allora, che gli "assoluti morali" connessi ai principi "non negoziabili" appaiono ormai roba quasi da "medioevo".
E che c'entra tutto ciò con i nostri ragionamenti, e col giudizio sul PD?, mi direte, precisandomi magari che la pensiamo uguale su tutto o quasi, sinora. E che condividiamo pertanto, sempre per esempio, anche la preferenza -a proposito delle recenti elezioni Usa- per Joe Biden, rispetto a Donald Trump.
Tornando alla politica nostrana e al tema in particolare della rappresentanza e del sistema elettorale, io esprimo la mia preferenza per un sistema "bipolare maggioritario", che costringe alle coalizioni. Lo dico perché sono convinto che nella complessa società attuale un frazionismo partitico eccessivo non serve, e che bisogna fare "sintesi". Sono dunque per il doppio turno, da espletarsi in collegi uninominali, con candidati, certo, da scegliere con ...sapienza. Un sistema che consenta, al primo turno, di scegliere il partito "del cuore", e, al secondo, se vi si partecipa, il candidato meno lontano dalle proprie idee. Sì alle coalizioni, dunque, tra le quali, da "cattodem", io preferisco indiscutibilmente una di "centrosinistra". Dove si sta insieme per taluni valori di fondo, in buona parte alternativi –sì, alternativi- a quelli del centrodestra, e che come tali sono riconoscibili nella lotta alle diseguaglianze, alla povertà, per la giustizia, per la libertà e la dignità delle persone, immigrati compresi(la vita da difendere non è soltanto quella che nasce, ovviamente), per la sussidiarietà, per il lavoro, per il welfare. Un centrosinistra che punti a far fare un salto di qualità all'Europa contro ogni sovranismo dei singoli Stati. Già! E quanto ai "principi non negoziabili"? A destra sono più sensibili, sul tema, pensa una parte del mondo cattolico. Sarà, ma personalmente mi convinceró forse quando il Salvini medjugoriano e ultimamente frequentatore anche dei santuari mariani europei, oltre che abituale sventolatore di rosari e vangeli nei comizi mi avrà convinto, per esempio, che anche per lui la difesa della vita non si ferma al momento della nascita. E credo che c'intendiamo, in proposito.
Tornando al Pd, registro la vostra tendenza a ritenere semplicemente o quasi "parole, parole" i suoi atti, documenti, eccetera. In proposito mi basterebbe segnalarvi che sarebbe interessante passare in rassegna il livello di coerenza "coerenza" e di concretezza di ogni singolo partito, oggi, in Italia. Chi vincerebbe la gara, secondo voi?
Altra critica: il Pd soffre di leaderismo. Sul tema dico allora: avendo avuto quasi la sua stessa storia politica, tra i "democratici" sono stato un sostenitore di Renzi, che ho tra l'altro difeso a spada tratta in occasione del noto referendum del 2016, ma che non ho seguito nella scissione proprio perché contrario ai partiti ...personalistici. E poi: quali sono in Italia, oggi, i partiti più leaderisti? Avendo già accennato a Italia viva, non posso che ricordare "Forza Italia" di Silvio, la "Lega" di Salvini, "Fratelli d'Italia" della Meloni. O sbaglio? Certo, nel Partito democratico è ora arrivato Enrico Letta. Finalmente, mi vien da dire. Io ho, in proposito, un motivo in più per restarci. E poi, a riguardo del tema delle "autonomie locali": conosco bene Sturzo, oggetto della mia tesi di laurea in Scienza politiche da giovanotto, e sono stato tra l'altro per una vita o quasi un amministratore locale E conosco le difficoltà dei partiti a stare sul "territorio", oggi. Affermare però che il Pd è diventato semplicemente o quasi il partito delle aree metropolitane mi pare un'esagerazione. Tanto più considerando che, giusto, di questi tempi, il Pd lettiano ha organizzato una poderosa consultazione di base cui hanno partecipato 2949 circoli e 39.742 iscritti. Quale altro partito ha fatto o fa altrettanto, con altrettanti numeri?
Certo, infine, viva il partito programmatico, non "ideologico". Tanto più se, nel nostro caso, i riferimenti sono alla dottrina sociale della Chiesa. Ma proprio qui ... casca l'asino, mi viene da dire. Pensando ai documenti più recenti in proposito, alla "Laudato sì" e alla "Fratelli tutti" di Francesco, nel caso di "alleanze" un partito d'ispirazione cristiana, oggi, si sentirebbe più a suo agio in una coalizione di centrodestra o di centrosinistra? La mia risposta è ovvia.
Già, ma "e i Cinquestelle"? Semplice. Io sono convinto che il tentativo di rigenerazione di Conte ("fatto fuori" da Renzi in male modo) sia un fatto assai positivo per il Paese, anche se il suo partito potrà perdere una parte di elettori. E così, il "nuovo centrosinistra" sarà fatto, come dice Letta, da Pd, M5S, Leu e sinistra non massimalista. Una coalizione capace di contrastare il nuovo centrodestra ad impronta salviniana, anche se credo che alla fine non romperà con la Meloni. Una coalizione che sosterrà Draghi, cui non conviene ...scappare al Colle. Sul quale spero resista ancora un po' il ...grande Sergio Mattarella.
Vincenzo Ortolina
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