Per Cirio le RSA sono senza sanità



Fondazione promozione sociale    15 Maggio 2021       1

In una autocelebrativa conferenza stampa sul tema delle Residenze sanitarie assistenziali, il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio e l’Assessore alla sanità, Luigi Icardi hanno raccontato «il libro dei sogni» delle RSA piemontesi.

Le RSA sono state rubricate a «presidi socio-assistenziali», ignorando la componente sanitaria non solo degli interventi – purtroppo di gran lunga inferiori ai bisogni dei degenti – ma anche del nome: RSA – Residenze SANITARIE assistenziali.

Le affermazioni dell’Assessore Icardi contraddicono la normativa nazionale e regionale in materia, a partire dalla legge 833/1978 di istituzione del Servizio sanitario nazionale, per finire con i pur contestati, e anzi impugnati davanti all’Autorità giudiziaria dalla scrivente Fondazione, LEA, Livelli essenziali delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie, che pongono nelle competenze della sanità e del Servizio sanitario nazionale le strutture RSA.

Nulla pare cambiato da quando l’Assessore dichiarava (25 aprile 2020): «Parliamoci chiaro, però: le RSA sono strutture che hanno una gestione autonoma. Hanno un proprio direttore sanitario. Non fanno parte del Servizio sanitario». L’ipotesi che si tratti di strutture «accreditate con il Servizio sanitario nazionale» e quindi operanti in base alla legge nazionale a pieno titolo «in nome e per conto» del settore pubblico, che ha la competenza e la titolarità sulla programmazione, la verifica e gli standard funzionali delle strutture non pare sfiorare l’assessore. Per lui il settore delle RSA è affidato a privati che fanno quello che vogliono e se ne assume la responsabilità con i loro ospiti (clienti?).

L’Assessore ha poi confermato di non aver mai partecipato ai lavori del Tavolo RSA della Regione Piemonte («c’è già l’assessore Caucino», politiche sociali) e a quelli delle Cabine di regia provinciali. Non solo: ha esplicitamente detto che «la materia dell’impegno sanitario nelle RSA viene discussa con i gestori», non al Tavolo RSA, perché queste ultime hanno oggi, di fatto una gestione «socio-assistenziale» e quindi di competenza dell’assessore Caucino.

In merito alle visite, sia l’Assessore che il Presidente Cirio continuano a diffondere la falsa informazione che «la responsabilità in ultimo è del Direttore della struttura», mentre la competenza e la responsabilità ricade anche sulle Istituzioni nella redazione di norme e regole che obblighino i gestori alla riapertura (salvo conclamati casi particolari) anziché lascino, in un contesto di chiusura generalizzata, discrezionalità alla apertura (in casi particolari, lasciati al buon cuore dei gestori).

Sul tema – che ha causato proteste e un articolato movimento di parenti fisicamente separati ormai da 15 mesi dai loro cari ricoverati – si commentano da sole le rassicurazioni del dott. Michele Colaci, rappresentante di Confapi Sanità, che raggruppa un’esigua minoranza di strutture, e capogruppo di Forza Italia nel Consiglio comunale di Rivalta (To), che ha sostenuto che l’80% delle strutture sono aperte alle visite.

Si tratta di una narrazione rassicurante, ma falsa. Prima di tutto perché quelle in videochiamata o fuori da una finestra non possono essere definite «visite» o «strutture aperte». In secondo luogo, perché, mentre in altre Regioni già da settimane si realizzano visite con contatto – per esempio con il protocollo Trento – in Piemonte migliaia di malati ricoverati in RSA non ricevono visite da parte di parenti, confermando gli allarmi di Amnesty International e della Comunità di Sant’Egidio (secondo al quale al 65% dei degenti in RSA a livello nazionale sono impedite le visite).

«Le affermazioni di oggi rendono necessario più che mai un confronto immediato sulla riforma radicale del sistema di presa in carico sanitario dei malati non autosufficienti in strutture residenziali, sulla continuum di cure tra ospedale e territorio, sugli interventi sanitari domiciliari che comprendano l’assegno di cura con risorse sanitarie – afferma la Presidente della Fondazione promozione sociale onlus, Maria Grazia Breda –. Da anni chiediamo che Consiglio regionale e Giunta aprano una seria e trasparente discussione, senza fughe in avanti o testi preconfezionati, per l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni e per l’applicazione delle normative vigenti, come la legge 10 del 2010 sulle cure domiciliari. La pandemia ha messo in luce la debolezza sanitaria strutturale delle RSA, che non rispondono alle esigenze di salute e di relazione dei malati non autosufficienti e vanno riformate radicalmente prevedendo nuovi standard al rialzo e più risorse sanitarie».

 


1 Commento

  1. Condivido pienamente l’articolo. Va trovata immediatamente la giusta eliminazione delle sfasature denunciate assicurando la continuità di assistenza ai cittadini anziani residenti nelle RSA e SENZA interpretazioni farlocche. Credo che siamo tutti potenziali futuri clienti delle RSA e dobbiamo supportare ora le preoccupazioni espresse!

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