Se il Texas rimane senza corrente



AMERICANA di Beppe Mila    22 Marzo 2021       1

Grazie a innumerevoli film e telefilm (uno per tutti: la serie Dallas), il Texas nell’immaginario collettivo, oltre ad esser la terra dei cowboys è anche lo Stato americano più ricco di petrolio e riserve di gas naturali. Pertanto parlare di crisi energetica da quelle parti è un po’ come dire di trovare pochi dolci in una pasticceria.

Da qualche anno però anche questo Stato sta cambiando le sue forme di approvvigionamento energetico. e oggi circa un quarto di tutta l’energia consumata in Texas viene prodotta da pale eoliche.

Il Texas inoltre è l’unico degli Stati USA che non è legato a nessun network elettrico che comprenda altri Stati e dal quale possa in caso di bisogno attingere energia. Negli USA, in pratica, al di la delle tante compagnie di distribuzione ci sono solo due grandi network: uno che comprende gli Stati della costa est ed un altro che comprende quelli della costa ovest.

L’ente che sovraintende all’energia elettrica in Texas si chiama Electric Reliability Council of Texas ed è sempre stato molto orgoglioso e geloso delle sue attività. Del resto l’energia elettrica in Texas ancor oggi, ad esempio, costa circa sei volte meno che in California.

Questo per aver un minimo di quadro generale.

Cosa è successo lo scorso febbraio che ha causato una crisi energetica con centinaia di migliaia di famiglie al freddo?

Semplicemente le bassissime temperature createsi a causa di una corrente artica hanno “congelato” le pale delle torri eoliche le quali conseguentemente hanno smesso di funzionare e di fornire energia elettrica. E come detto prima, la quantità di questa energia scomparsa da un giorno all’altro è all’incirca il 25% del totale prodotto.

Non si è parlato molto di questo all’infuori dell’area interessata, perché è un argomento molto divisivo ma su cui tocca riflettere, perché l’onda del new deal verde e le dichiarazioni, spesso simili a diktat veri e propri da parte di integralisti dell’ambiente, possono avere risvolti molto negativi sia in termini economici che di qualità della vita.

Le torri eoliche, è bene ricordarlo, sono alte tra i 30 ed i 100 metri, a volte anche 150, e le pale hanno una lunghezza di circa 80 metri, producono un forte ronzio e come danni collaterali, fatto su cui quasi mai si parla, uccidono moltissimi uccelli, perché essendo così enormi non vengono percepite dai volatili come pericolose.

Ovvio che in Texas il dibattito è stato feroce ed ha prodotto addirittura una intera serata del Tucker Carlson Tonight, un talk show di tendenza molto conservatrice che conta su una media di 4 milioni di spettatori per puntata. A parte ciò lo scontro politico è stato notevole con i progressisti che hanno giustificato la mancanza di energia a causa della cattiva gestione dell’ente elettrico e con i conservatori che hanno accusato senza mezzi termini le torri eoliche, fallimentari proprio nel momento del bisogno. Oltretutto queste torri sono made in China.

A parte le schermaglie politiche il problema è stato per davvero serio e il 16 febbraio scorso, il titolo di un editoriale del “The Wall Street Journal”, di certo una delle voci più autorevoli dei media Usa, è stato eloquente: In Texas il congelamento è molto green.

Se, come più volte detto, quel che succede oggi in America, presto succederà da noi, la recente crisi elettrica texana dovrebbe far valutare attentamente tutti gli aspetti legati alle fonti energetiche e al loro sfruttamento.


1 Commento

  1. Non dobbiamo stupirci che il ricorso alle energie rinnovabili possa talora dare luogo a problemi. Capita in ogni settore produttivo. Quello che bisogna tener presente è che tali problemi sono ben poca cosa rispetto al disastro planetario a cui i nostri figli e nipoti dovranno assistere (di cui già oggi avvertiamo le prime manifestazioni) se continueremo ad utilizzare i combustibili fossili.

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