Il governo Draghi giunge a coronamento di un percorso intrapreso in questa disgraziata legislatura, caratterizzata dalla sostanziale elusione delle istanze espresse, a suo modo, dall’elettorato alle elezioni politiche del 2018.
Un percorso solo in parte attenuato dalla breve stagione del secondo governo Conte, che è stato un pregevole governo dell’ammuina, vale a dire di rallentamento, di attenuazione dei mali che poteri internazionali intendono recare all’Italia, non avendo noi la forza di reggere con essi un confronto esplicito. Come quei condannati che prima dell’esecuzione vengono obbligati a scavarsi la loro fossa, così l’ex premier ha cercato, con molta calma, di rallentare il giogo eurotedesco del vincolo esterno sul piano economico, rifiutando il MES e dilatando i tempi della redazione del progetto per l’ugualmente insidioso Recovery Fund, e, nel contempo, ha cercato di ridurre i danni delle restrizioni dovute a un eccessivo allarmismo per un virus che in realtà serve per l’instaurazione di una dittatura mondiale, arginando il furore rigorista degli Speranza e dei Franceschini, i quali, non a caso, sono stati riconfermati con Draghi.
Ciò che Giorgio Merlo ha scritto di recente a proposito della mancanza di una forza politica che sappia rifarsi alla tradizione della “cultura di governo”, credo si possa purtroppo estendere a tutto il sistema politico che non appare più “in grado di intercettare domande, bisogni e istanze che sino ad oggi sono state strattonate e strumentalizzate da opposti populismi e da parole d’ordine ispirate alla mera propaganda”.
Il governo Draghi può considerarsi una sorta di suicidio collettivo della classe politica, compresa la comoda opposizione furbetta della Meloni e di Fratoianni. Come ha osservato il direttore della “Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, mentre il ceto politico sta convergendo verso il centro con una svolta generalmente moderata, occorre domandarsi se l’elettorato sarà disposto a fare altrettanto. Il 2023 non è lontanissimo e allora – se si potrà ancora votare – il rischio di una pesante delegittimazione di tutte le attuali forze politiche potrebbe materializzarsi, spalancando la strada a rivolgimenti avventuristi.
Il governo Draghi non sembra disporre di molti margini di manovra. Se non punterà con decisione, come ultima spiaggia, a una intesa con i governi di Parigi e di Madrid per politiche economiche espansive da attuarsi a qualunque costo, anche venendo meno la presenza della Germania nell’Eurozona, finirà per essere la prosecuzione del governo Monti, o, peggio ancora, del cancelliere Brüning, quello che, adottando disastrose misure procicliche, accelerò in Germania la presa del potere di Hitler.
In una situazione così tanto critica su scala internazionale, ciò che più desta meraviglia è che i sentimenti dominanti siano quelli dell’indifferenza fra popolo ed élite, e della paura, delle seconde, verso una possibile ribellione del primo. Anziché ricercare insieme risposte politiche, si continua a ragionare in una logica di puro contenimento delle istanze popolari di maggiore equità e di sviluppo. Alle classi politiche nazionali i piani alti del potere mondiale, che controllano l’intero sistema dei media, hanno propinato la polpetta avvelenata del Great Reset, del riavvio dell’economia e della società secondo i canoni dell’ordoliberismo tedesco, del regime comunista cinese e degli inquietanti strumenti di dominio biotecnologico delle Big Tech attraverso un sistema di governo terapeutico basato sulla strategia della tensione tramite l’ingigantimento mediatico h24 del pericolo del virus dell’influenza stagionale.
Non funzionerà. Provocherà verosimilmente dei disastri ma alla fine la forza della libertà e della verità come hanno fatto cadere i muri, faranno cadere mascherine e restrizioni, riveleranno il carattere eugenetico e mengeliano degli attuali piani di vaccinazione di massa e i reali interessi che li alimentano. Il compito della politica, soprattutto se di matrice “popolare”, in questa ora è quello di rendere meno catastrofico l’epilogo delle crisi in atto e di iniziare a progettare un futuro nel quale gli enormi errori di valutazione e le inedite aberrazioni che stanno accadendo, non abbiano mai più a ripetersi.
Un percorso solo in parte attenuato dalla breve stagione del secondo governo Conte, che è stato un pregevole governo dell’ammuina, vale a dire di rallentamento, di attenuazione dei mali che poteri internazionali intendono recare all’Italia, non avendo noi la forza di reggere con essi un confronto esplicito. Come quei condannati che prima dell’esecuzione vengono obbligati a scavarsi la loro fossa, così l’ex premier ha cercato, con molta calma, di rallentare il giogo eurotedesco del vincolo esterno sul piano economico, rifiutando il MES e dilatando i tempi della redazione del progetto per l’ugualmente insidioso Recovery Fund, e, nel contempo, ha cercato di ridurre i danni delle restrizioni dovute a un eccessivo allarmismo per un virus che in realtà serve per l’instaurazione di una dittatura mondiale, arginando il furore rigorista degli Speranza e dei Franceschini, i quali, non a caso, sono stati riconfermati con Draghi.
Ciò che Giorgio Merlo ha scritto di recente a proposito della mancanza di una forza politica che sappia rifarsi alla tradizione della “cultura di governo”, credo si possa purtroppo estendere a tutto il sistema politico che non appare più “in grado di intercettare domande, bisogni e istanze che sino ad oggi sono state strattonate e strumentalizzate da opposti populismi e da parole d’ordine ispirate alla mera propaganda”.
Il governo Draghi può considerarsi una sorta di suicidio collettivo della classe politica, compresa la comoda opposizione furbetta della Meloni e di Fratoianni. Come ha osservato il direttore della “Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, mentre il ceto politico sta convergendo verso il centro con una svolta generalmente moderata, occorre domandarsi se l’elettorato sarà disposto a fare altrettanto. Il 2023 non è lontanissimo e allora – se si potrà ancora votare – il rischio di una pesante delegittimazione di tutte le attuali forze politiche potrebbe materializzarsi, spalancando la strada a rivolgimenti avventuristi.
Il governo Draghi non sembra disporre di molti margini di manovra. Se non punterà con decisione, come ultima spiaggia, a una intesa con i governi di Parigi e di Madrid per politiche economiche espansive da attuarsi a qualunque costo, anche venendo meno la presenza della Germania nell’Eurozona, finirà per essere la prosecuzione del governo Monti, o, peggio ancora, del cancelliere Brüning, quello che, adottando disastrose misure procicliche, accelerò in Germania la presa del potere di Hitler.
In una situazione così tanto critica su scala internazionale, ciò che più desta meraviglia è che i sentimenti dominanti siano quelli dell’indifferenza fra popolo ed élite, e della paura, delle seconde, verso una possibile ribellione del primo. Anziché ricercare insieme risposte politiche, si continua a ragionare in una logica di puro contenimento delle istanze popolari di maggiore equità e di sviluppo. Alle classi politiche nazionali i piani alti del potere mondiale, che controllano l’intero sistema dei media, hanno propinato la polpetta avvelenata del Great Reset, del riavvio dell’economia e della società secondo i canoni dell’ordoliberismo tedesco, del regime comunista cinese e degli inquietanti strumenti di dominio biotecnologico delle Big Tech attraverso un sistema di governo terapeutico basato sulla strategia della tensione tramite l’ingigantimento mediatico h24 del pericolo del virus dell’influenza stagionale.
Non funzionerà. Provocherà verosimilmente dei disastri ma alla fine la forza della libertà e della verità come hanno fatto cadere i muri, faranno cadere mascherine e restrizioni, riveleranno il carattere eugenetico e mengeliano degli attuali piani di vaccinazione di massa e i reali interessi che li alimentano. Il compito della politica, soprattutto se di matrice “popolare”, in questa ora è quello di rendere meno catastrofico l’epilogo delle crisi in atto e di iniziare a progettare un futuro nel quale gli enormi errori di valutazione e le inedite aberrazioni che stanno accadendo, non abbiano mai più a ripetersi.
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