"Da una disgrazia una soluzione positiva" ha detto qualche giorno fa l’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi riferendosi all’incarico all’ex governatore della Bce, Mario Draghi per la formazione di un nuovo Governo, dopo l'improvvida crisi aperta da Italia viva. Di certo nessuno può mettere in discussione la caratura di Draghi e ancor di più il fatto che possa venir considerato davvero super partes.
C’è da augurarsi che riesca ad allestire un Governo con la più ampia base parlamentare possibile, dandogli una composizione tecnico-politica. In pratica la conferma di alcuni ministri come Roberto Speranza alla Salute o Roberto Gualtieri all’Economia, l’inserimento di alcuni esponenti del centro-destra sinora all’opposizione, ad esempio Renato Brunetta, e l’innesto di qualche tecnico di indiscusso valore, come Carlo Cottarelli. Vedremo come evolverà la situazione.
Quello che comunque serve è un esecutivo di unità nazionale, di alto profilo politico nel quale tutti i partiti, o per lo meno, la maggior parte di essi possa riconoscersi in qualche modo. Dopo l’emergenza, tutto sommato ben gestita da Giuseppe Conte, in una drammatica situazione mai affrontata da nessuno dei suoi predecessori, adesso è venuto il momento dell’unità nazionale per portare a compimento il grande piano di vaccinazioni e per chiudere nel migliore dei modi la partita europea del Recovery. Cose che avrebbe anche potuto fare bene la maggioranza contiana ma che, probabilmente, almeno sulla carta, dovrebbe esser in grado di fare in maniera ancora più efficace una maggioranza allargata al centro-destra. Di certo non dovrà mancare, a questa nuova fase, l'apporto del M5S. Qualora si sfilasse il partito di maggioranza relativa, tutto sarebbe più complicato.
Essenziale è la questione Recovery. Per la prima volta nella nostra storia abbiamo un’immensa quantità di risorse – 209 miliardi tra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto – ed occorre utilizzarla nel migliore dei modi. E’ un’occasione unica, da non sprecare. Questi fondi vanno impiegati per dar vita ad uno sviluppo sostenibile, tra energie alternative ed auto elettrica, per potenziare la scuola e la sanità pubblica, per completare la digitalizzazione e per ammodernare le nostre infrastrutture. Un programma che è impensabile attuare in pochi mesi, ma che sarebbe bene almeno indirizzare sui binari giusti in quanto ad investimenti, concretezza progettuale e tempistiche realizzative a medio-lungo termine. Sullo sfondo poi restano alcune grandi riforme da portare a termine, se non da iniziare del tutto: fisco, pubblica amministrazione, giustizia civile. Si tratta di temi che dividono le forze politiche e non sarà facile, neanche per Draghi, trovare delle linee condivise in una maggioranza tanto eterogenea.
In definitiva è meglio ragionare solo sull’arco di quest’anno senza farsi troppe illusioni. Bisogna porre rimedio, grazie alla vaccinazione di massa, al dramma della pandemia e definire le linee portanti del Recovery. Poi, se guardiamo un po’oltre, nei primi mesi dell’anno prossimo ci sarà l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Bene sarebbe un candidato il più possibile condiviso. E Draghi, in effetti, corrisponde a questo identikit, anche se, come Amintore Fanfani visse sulla propria pelle, nella corsa al Quirinale a volte chi entra Papa esce cardinale. A quel punto, risolta la partita quirinalizia potrebbe anche esser giunto il momento di andare alle urne, chiudendo anticipatamente la legislatura. Far parlare gli italiani con il voto - certo solo quando si potrà farlo in assoluta sicurezza - è in fondo il miglior modo per aprire la fase del dopo Covid.
In ogni caso, prima di pensare a futuribili scenari ancora distanti nel tempo, è forse meglio concentrarsi sulle difficoltà dell’oggi. E l’auspicio odierno è che Draghi riesca a costruire un Governo solido. La drammaticità della situazione del Paese tra emergenza sanitaria, economica e sociale richiede stabilità politica. Sarebbe folle cercare altre strade.
C’è da augurarsi che riesca ad allestire un Governo con la più ampia base parlamentare possibile, dandogli una composizione tecnico-politica. In pratica la conferma di alcuni ministri come Roberto Speranza alla Salute o Roberto Gualtieri all’Economia, l’inserimento di alcuni esponenti del centro-destra sinora all’opposizione, ad esempio Renato Brunetta, e l’innesto di qualche tecnico di indiscusso valore, come Carlo Cottarelli. Vedremo come evolverà la situazione.
Quello che comunque serve è un esecutivo di unità nazionale, di alto profilo politico nel quale tutti i partiti, o per lo meno, la maggior parte di essi possa riconoscersi in qualche modo. Dopo l’emergenza, tutto sommato ben gestita da Giuseppe Conte, in una drammatica situazione mai affrontata da nessuno dei suoi predecessori, adesso è venuto il momento dell’unità nazionale per portare a compimento il grande piano di vaccinazioni e per chiudere nel migliore dei modi la partita europea del Recovery. Cose che avrebbe anche potuto fare bene la maggioranza contiana ma che, probabilmente, almeno sulla carta, dovrebbe esser in grado di fare in maniera ancora più efficace una maggioranza allargata al centro-destra. Di certo non dovrà mancare, a questa nuova fase, l'apporto del M5S. Qualora si sfilasse il partito di maggioranza relativa, tutto sarebbe più complicato.
Essenziale è la questione Recovery. Per la prima volta nella nostra storia abbiamo un’immensa quantità di risorse – 209 miliardi tra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto – ed occorre utilizzarla nel migliore dei modi. E’ un’occasione unica, da non sprecare. Questi fondi vanno impiegati per dar vita ad uno sviluppo sostenibile, tra energie alternative ed auto elettrica, per potenziare la scuola e la sanità pubblica, per completare la digitalizzazione e per ammodernare le nostre infrastrutture. Un programma che è impensabile attuare in pochi mesi, ma che sarebbe bene almeno indirizzare sui binari giusti in quanto ad investimenti, concretezza progettuale e tempistiche realizzative a medio-lungo termine. Sullo sfondo poi restano alcune grandi riforme da portare a termine, se non da iniziare del tutto: fisco, pubblica amministrazione, giustizia civile. Si tratta di temi che dividono le forze politiche e non sarà facile, neanche per Draghi, trovare delle linee condivise in una maggioranza tanto eterogenea.
In definitiva è meglio ragionare solo sull’arco di quest’anno senza farsi troppe illusioni. Bisogna porre rimedio, grazie alla vaccinazione di massa, al dramma della pandemia e definire le linee portanti del Recovery. Poi, se guardiamo un po’oltre, nei primi mesi dell’anno prossimo ci sarà l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Bene sarebbe un candidato il più possibile condiviso. E Draghi, in effetti, corrisponde a questo identikit, anche se, come Amintore Fanfani visse sulla propria pelle, nella corsa al Quirinale a volte chi entra Papa esce cardinale. A quel punto, risolta la partita quirinalizia potrebbe anche esser giunto il momento di andare alle urne, chiudendo anticipatamente la legislatura. Far parlare gli italiani con il voto - certo solo quando si potrà farlo in assoluta sicurezza - è in fondo il miglior modo per aprire la fase del dopo Covid.
In ogni caso, prima di pensare a futuribili scenari ancora distanti nel tempo, è forse meglio concentrarsi sulle difficoltà dell’oggi. E l’auspicio odierno è che Draghi riesca a costruire un Governo solido. La drammaticità della situazione del Paese tra emergenza sanitaria, economica e sociale richiede stabilità politica. Sarebbe folle cercare altre strade.
GIUSTO UN GOVERNO SOLIDO E VOGLIO E VGLIAMO SPERARE CHE I LITIGIOSI TROVINO IN MARIO DRAGHI LA STRADA PER ANDARE AVANTI CON LA SAGGEZZA DEGLI UOMINI DELLA RICOSTRUZIONI DOPO I DISASTRI DELLA GUERRA
In questo momento di grande emergenza sanitaria, economica e sociale non potevamo augurarci di meglio di un personaggio del calibro di Mario Draghi.
Le difficoltà che dovrà affrontare non saranno certamente di natura tecnica ma probabilmente di natura politica, se gli schieramenti politici che si sono affrettati ad offrire la loro disponibilità non faranno il passo successivo, veramente discriminante, di accantonare tutti gli interessi di parte e lasciare campo al programma di interventi e priorità che saranno indicati da Mario Draghi.
I tempi di Draghi saranno stretti e saranno il banco di prova della nostra classe politica in questa inedita composizione, è proprio il caso di dire, male assortita.
Auguriamoci di non perdere questo insperato ultimo treno perché dopo ci sarebbe il precipizio.