Becchetti: indispensabile la generatività



intervista di Giancarlo Infante    23 Ottobre 2020       0

“Avvenire” ha pubblicato la classifica del Ben vivere (CLICCA QUI) realizzata in collaborazione con la Scuola di economia civile e il contributo di Federcasse.

Siamo abituati da tempo a seguire quella pubblicata dal Sole 24 Ore sulla qualità della vita delle nostre province, con la differenza che nel caso di quella del Ben vivere sono presi in considerazione anche altri parametri andando oltre la sola dimensione economicistica e guardando a una serie ulteriore di elementi riferiti, in particolare, alla generatività. Questa chiama in ballo anche la capacità di relazionarsi e di valutare, quindi, non solo il proprio benessere individuale, o di categoria sociale o economica, ma allargando ad una dimensione antropologicamente più ampia e più consona alla visione comunitaria.

Sui risultati appena presentati abbiamo intervistato Leonardo Becchetti, uno dei principali ideatori e animatori della ricerca.

La pandemia sta influendo anche sul ben vivere. Ne ha dovuto tenere conto anche il vostro rapporto, evidentemente aggiornato anche in relazione alle conseguenze provocate dal Coronavirus. Vi si evidenzia come la pandemia abbia colpito in maniera diversa sia in ambito settoriale, sia in quello geografico. Premesso che si tratta di considerazioni iniziali, come e perché si spiega ciò?

Come purtroppo sappiamo il problema è tutt’altro che risolto. Quello che abbiamo potuto fare con un rapporto che doveva uscire a fine Settembre è misurare l’impatto differenziato che la pandemia ha avuto sui territori. L’”anomalia” da spiegare è perché una regione con il 10 per cento circa della popolazione italiana (la Lombardia) ha avuto il 47% dei decessi. Le spiegazioni sono almeno tre. Milano, Bergamo e Brescia rappresentano un’area con il più grande flusso di pendolarismo per studio e lavoro del Paese (anche se non sono l’area a maggiore densità abitativa rappresentata invece dalle provincie di Napoli e Caserta). La sanità della regione Lombardia si è concentrata sulle grandi strutture ospedaliere mentre ha il rapporto di medici di territorio per abitante più basso del Paese. Questo ha favorito il congestionamento degli ospedali con gli esiti che conosciamo. Terzo, la pianura padana ha concentrazioni molto elevate di polveri sottili e di biossido di azoto non solo per l’attività economica ma anche per le particolari condizioni orografiche che rendono più difficile la circolazione dell’aria. Numerosi studi scientifici dimostrano su diverse aree del pianeta che l’esposizione di lungo periodo alle polveri sottili indebolisce polmoni ed alveoli e rende gli esiti di malattie polmonari più gravi.

Perché nasce la rilevazione dell’indice del benessere? C’è l’abitudine a leggere la graduatoria pubblicata dal Sole 24 Ore sula qualità della vita delle diverse città italiane. Cos’ha di diverso il vostro metodo?

Il nostro metodo ha una differenza fondamentale. Quella di includere il tema della generatività e della ricchezza di senso del vivere negli indicatori. Gli studi empirici di tutto il mondo dimostrano che la soddisfazione e la ricchezza di senso del vivere dipendono dalla generatività.

Le due citazioni più belle per spiegare cosa intendiamo per generatività sono quelle di Genovesi e John Stuart Mill (uno dei padri dell’economia anglossassone):

Fatigate per il vostro interesse, niuno uomo potrebbe operare altrimenti, che per la sua felicità sarebbe un uomo meno uomo: ma non vogliate fare l’altrui miseria, e se potete e quando potete studiatevi di far gli altri felici. Quanto più si opera per interesse, tanto più, purché non si sia pazzi, si debb’esser virtuosi. È legge dell’universo che non si può far la nostra felicità senza far quella degli altri (Genovesi, Autobiografia e lettere, p. 449).

Sono felici solamente quelli che si pongono obiettivi diversi dalla loro felicità personale: cioè la felicità degli altri, il progresso dell’umanità, perfino qualche arte, o occupazione perseguiti non come mezzi, ma come fini ideali in se stessi. Aspirando in tal modo a qualche altra cosa, trovano la felicità lungo la strada (John Stuart Mill).

Le persone sono felici se sentono che la loro vita contribuisce a rendere felice qualcuno e nella misura in cui lo fa. Puoi avere reddito, salute, istruzione ma se passi giornata sdraiato sul divano non sei felice. Felicità non ha a che fare con le dotazioni ma con la capacità di mettersi in gioco. È espressività orientata ad un fine. Come si fa a misurare questo per un territorio e non per una persona? Lo si fa combinando indicatori di generatività economica, sociale e indicatori che misurano la sfida della generatività nelle diverse generazioni (giovani, anziani). Usando dunque indicatori come Start up, brevetti, nuove imprese, organizzazioni terzo settore, numero volontari, fertilità, longevità attiva, riduzione dei NEET.

Quali sostanziali differenze emergono dalla comparazione dei due diversi criteri di valutazione. Vi sono scollamenti significativi e perché?

Le province in cima alla classifica sono quelle che hanno valori più elevati degli indicatori che ho citato sopra. Le regioni a statuto speciale dovrebbero essere in una classifica a parte perché hanno risorse maggiori. Ad ogni modo quelle a statuto speciale del sud non hanno saputo cogliere questa opportunità. Un esempio di crescita molto bello in questa seconda edizione è quello di Brescia che scala molte posizioni per il suo modello di coesione sociale combinato con elevati livelli di sviluppo economico. Il Mezzogiorno sarebbe ai vertici se considerassimo solo clima, relazioni familiari e amicali e fertilità. Precipita quando guardiamo anche a benessere economico, ricchezza di organizzazioni sociali, NEET e longevità attiva.

È evidente che, con l’evolversi della società, mutano anche le valutazioni sulla qualità della vita e del benessere. In che modo è possibile parlare, però, di Bene comune. C’è la possibilità di fare un salto culturale in questa direzione?

Il discorso sulla generatività è già un discorso sul bene comune. Ed è un discorso sulla seconda parte dell’art 3 della costituzione. “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Bene comune nella dottrina sociale vuol dire questo creare le condizioni per la fioritura della vita umana e la realizzazione della persona e le persone si realizzano se sono generative”.

I gruppi dirigenti del nostro Paese, non solo la Politica, sono in grado di porsi in questa dimensione? Dal basso, cos’è altrimenti possibile fare?

Semplice. Misurare la generatività e usarla come criterio per la scelta di progetti e politiche pubbliche. A livello locale e non solo. Ad esempio questa dovrebbe essere la visione di Next Generation EU.

(Tratto da www.politicainsieme.com)


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