La democrazia è un mezzo. Il fine è la comunità.
Giuseppe Toniolo
La rete toscana “Andare Oltre”, rete di amministratori locali, sindaci, liste civiche, associazioni culturali, è tra le sigle che hanno sottoscritto il manifesto del nuovo soggetto politico Insieme e partecipato alla convocazione della assemblea del 3 e 4 ottobre. Il nostro Andare Oltre rivendica proprio il superamento di quei riti stanchi, obsoleti, ottocenteschi, oggi non più capaci di spiegare una visione, di raccontare un cammino o intravedere un sogno di convivenza. Ecco la missione che abbiamo davanti, missione che ci dovrà veder Insieme per concretizzare veri e propri “interventi trasformazionali”, come ci ha ben ricordato Stefano Zamagni. Infatti non bastano più riforme o richiami a riforme. Servono trasformazioni. Ma per far questo, serve un soggetto politico che si tolga da dosso equivoci, fraintendimenti, luoghi comuni, ipocrisie del recente passato.
- Primo Punto. La collocazione. Alcuni tentativi fallimentari come Scelta Civica, Popolari per l’Italia, Demos, ci hanno convinto della necessità inderogabile di un cambio di perimetro in cui lavorare. La collocazione deve essere ben chiara, senza possibili equivoci. Non saremo né a destra, né a sinistra, né con il centrodestra, né con il centrosinistra. Cioè, potranno essere possibili alleanze con tutti, se necessario, e il dialogo dovrà essere aperto a tutti, sui contenuti, sui progetti, sulle persone. Senza distinguo. Molti temi sensibili ci avvicinano all’una o all’altra sponda. Per questo sarebbe un errore imperdonabile e un suicidio immediato mantenere un paletto, un “confine”, spesso collocato a sostegno di una ben precisa servitù ideologica, come esperienze anche recenti insegnano.
- Secondo Punto. Serve una politica Altra e Alta. Molti attendono con speranza. Da un lato i giovani, sempre più a un tempo curiosi e disincantati. Ma con grande sete di senso, di identità. Diamo loro messaggi forti, lanciando, in epoca di pandemia, dei Virus Positivi. Dall’altro gli anziani, sempre più soli, dimenticati, parcheggiati, ma in realtà desiderosi di portare un ulteriore contributo, di esperienza e di saggezza. Ecco. Il partito del futuro sarà quello che più degli altri saprà mettersi a servizio della comunità, senza chiusure o settarismi, senza posizioni precostituite o rendite di posizione: 1) dovrà essere nuovo (facce e linguaggi), civico e territoriale, federale e con identità non confessionale; 2) dovrà ricreare le condizioni per l’accesso alla politica da parte dei cittadini, ripensando i partiti come realtà aperte, con un confronto tra idee e istanze provenienti dalla realtà sociale. I territori dovranno essere lasciati liberi di auto organizzarsi e autoregolarsi con il partito pronto ad essere di stimolo, di aiuto, di consulenza, senza ingerenze o controlli (della serie l’assessore deve essere…); 3) dovrà selezionare una classe dirigente sulla base di esperienza e capacità e non solo per appartenenza o militanza; 4) dovrà organizzarsi come un partito orizzontale, con eventualmente un portavoce ma non un capo politico; 5) in ultimo, non meno importante, dovrà frequentare più strade, uffici, università e fabbriche rispetto ai salotti.
- Terzo Punto. I contenuti. È necessario definirsi prima di essere definiti. Il manifesto ha introdotto molti argomenti, il lavoro delle commissioni pure. Come molti stimoli arrivano dalla grande attività meritoria di Zamagni nel diffondere principi e orizzonti del paradigma della Economia Civile. Sinteticamente sono necessari dei No e dei Sì iniziali, sia di forma che di sostanza:
I nostri No… a uomini del destino, al partito verticale, al controllo del territorio; non contro qualcosa o qualcuno ma per; no al tifo e al gusto della polemica, no al centralismo burocratico, no alla politica come lotta tra bene e male, no agli sbarramenti per età o alle rottamazioni; no sia alla politica come carriera sia alla politica come improvvisazione, no al fare per il fare e al riformificio, no alle lobby o allo sponsor. Non pianificare, ma dare strumenti e opportunità. No ai privilegi, alla marginalità e alla povertà nell’abbondanza. No allo sviluppo come solo PIL, no alle relazioni solo se funzionali alla produzione. No al conflitto sociale, alla concentrazione della ricchezza, no alle rendite di posizione (su cui poggia fortemente la struttura sociale italiana), no alla predominanza dell’economia, no al pensiero unico.
I nostri Sì… alla dimensione civica come superamento di interessi, campanili, steccati di classe o di casta, per una trasversalità e un interclassismo di fatto; sì all’associazionismo e al volontariato al governo del territorio; sì alla coralità, alla con-vivenza, alla con-divisione, alla con-correnza, come correre insieme; sì alla solidarietà di vicinato e allo spirito comunitario, alla sussidiarietà come articolazione di responsabilità e partecipazione; sì all’Europa delle differenze, delle lingue, delle tante identità; sì alla difesa della vita sempre e comunque, alla sua sacralità, sì alla difesa della dignità della persona sempre e comunque; sì alla inclusione e all'armonia sociale ; sì alla centralità della famiglia e alla sua valorizzazione (anche fiscale); sì al bene comune; sì alla libertà totale di espressione di idee e del pensiero (sempre, per chiunque); sì alla Libertà al di fuori del liberismo e alla Giustizia al di fuori del giustizialismo; Per una logica di senso contro la logica della prestazione, per la logica del dono oltre l’interesse, per un legame naturale oltre il contratto.
- Quarto Punto. La Democrazia. Tutti si elevano a maestri. Spesso, se non sempre, cattivi. Tutti si riempiono la bocca di democrazia. Noi dobbiamo ricordare che la democrazia è un mezzo, ma Il fine è la comunità, come ci ammonisce Giuseppe Toniolo. Quale democrazia? Quella comunitaria e partecipativa, che consiste soprattutto nell’assumersi responsabilità, oltre la demagogia populista e le minoranze illuminate, oltre il protezionismo conservatore e l’elitismo giacobino, progressista, falsamente egualitario e tecnocratico. Rischi all’orizzonte? Un totalitarismo morbido, intrigante, sottile, anche divertente, permissivo. Da una parte, un potere transnazionale, anonimo, invasivo, dall’altro, un mercato fine a se stesso, non libero ma guidato, soggiogato. Gli anni ’40 hanno prodotto due volumi illuminanti su questi due aspetti. 1984 di Orwell e La grande trasformazione di Karl Polanyi. Il primo ci scuote ancora oggi sui pericoli del possibile controllo opprimente della tecnologia a servizio del potere, il secondo ci mette in guardia sui pericoli di una società economica, con l’economia che ingloba l’intera società (Embeddness), trasformando in economico e mercantile ogni aspetto della vita familiare e sociale.
- Quinto Punto. Papa Francesco. La sua parola è quasi sempre strumentalizzata. Tirata per la giacca. A sinistra piace quando parla di immigrati ma non quando parla di aborto e sacralità della vita. A destra il contrario. Noi dobbiamo richiamare l’interezza del suo pensiero. Solo così può essere capito e valorizzato. L’esempio calzante è quello della Natura. Così come emerge dalla Laudato Si', la natura non è una vetrina del verde. Ha un’anima, delle leggi intrinseche. Non deturpare l’ambiente è una “lettura del mondo”, non una semplice rivendicazione per la salute. Tutti dichiarano di essere green. Ma quale green? quello tecnocratico alla “Green and Blue” (Elkann) oppure quello alla “Ellen McArthur Foundation”, di cui è partner Banca Intesa di Messina? Il grande business si sta già presentando green, così come molti ex progressisti pentiti. In realtà il green non basta, come non basta il richiamo alla sostenibilità e alla solidarietà. Serve una trasformazione antropologica che veda la sostenibilità nel senso della capacità di durare, oltre la logica del consumo; la tolleranza nella capacità di rinunciare a qualcosa per farla godere ad un numero maggiore; il bene comune nel superamento del bene collettivo della sinistra o del bene individuale della destra conservatrice. La via che dovrà caratterizzare i nostri passi consiste in una politica che ri-generi uno spirito comunitario, fatto di reciprocità e valorizzazione delle diversità e delle differenze, e ri-generi benessere, reale e non fittizio. Perché il grande obiettivo finale è quella “fioritura della persona” così magistralmente richiamata da Stefano Zamagni.
- Sesto Punto. Per tutto questo, serve un linguaggio insieme tradizionale e originale, serve un atteggiamento, un modo, uno stile, un approccio in linea con le aspettative concrete delle persone, dei giovani in particolare. Moderni e antichi al contempo. Serve passione, serve entusiasmo, serve carisma, per comunicare un sogno, non solo un programma di governo.
Un sogno che indica una via… produrre e distribuire Ricchezza… di Senso.
(Tratto da www.politicainsieme.com)
Giuseppe Toniolo
La rete toscana “Andare Oltre”, rete di amministratori locali, sindaci, liste civiche, associazioni culturali, è tra le sigle che hanno sottoscritto il manifesto del nuovo soggetto politico Insieme e partecipato alla convocazione della assemblea del 3 e 4 ottobre. Il nostro Andare Oltre rivendica proprio il superamento di quei riti stanchi, obsoleti, ottocenteschi, oggi non più capaci di spiegare una visione, di raccontare un cammino o intravedere un sogno di convivenza. Ecco la missione che abbiamo davanti, missione che ci dovrà veder Insieme per concretizzare veri e propri “interventi trasformazionali”, come ci ha ben ricordato Stefano Zamagni. Infatti non bastano più riforme o richiami a riforme. Servono trasformazioni. Ma per far questo, serve un soggetto politico che si tolga da dosso equivoci, fraintendimenti, luoghi comuni, ipocrisie del recente passato.
- Primo Punto. La collocazione. Alcuni tentativi fallimentari come Scelta Civica, Popolari per l’Italia, Demos, ci hanno convinto della necessità inderogabile di un cambio di perimetro in cui lavorare. La collocazione deve essere ben chiara, senza possibili equivoci. Non saremo né a destra, né a sinistra, né con il centrodestra, né con il centrosinistra. Cioè, potranno essere possibili alleanze con tutti, se necessario, e il dialogo dovrà essere aperto a tutti, sui contenuti, sui progetti, sulle persone. Senza distinguo. Molti temi sensibili ci avvicinano all’una o all’altra sponda. Per questo sarebbe un errore imperdonabile e un suicidio immediato mantenere un paletto, un “confine”, spesso collocato a sostegno di una ben precisa servitù ideologica, come esperienze anche recenti insegnano.
- Secondo Punto. Serve una politica Altra e Alta. Molti attendono con speranza. Da un lato i giovani, sempre più a un tempo curiosi e disincantati. Ma con grande sete di senso, di identità. Diamo loro messaggi forti, lanciando, in epoca di pandemia, dei Virus Positivi. Dall’altro gli anziani, sempre più soli, dimenticati, parcheggiati, ma in realtà desiderosi di portare un ulteriore contributo, di esperienza e di saggezza. Ecco. Il partito del futuro sarà quello che più degli altri saprà mettersi a servizio della comunità, senza chiusure o settarismi, senza posizioni precostituite o rendite di posizione: 1) dovrà essere nuovo (facce e linguaggi), civico e territoriale, federale e con identità non confessionale; 2) dovrà ricreare le condizioni per l’accesso alla politica da parte dei cittadini, ripensando i partiti come realtà aperte, con un confronto tra idee e istanze provenienti dalla realtà sociale. I territori dovranno essere lasciati liberi di auto organizzarsi e autoregolarsi con il partito pronto ad essere di stimolo, di aiuto, di consulenza, senza ingerenze o controlli (della serie l’assessore deve essere…); 3) dovrà selezionare una classe dirigente sulla base di esperienza e capacità e non solo per appartenenza o militanza; 4) dovrà organizzarsi come un partito orizzontale, con eventualmente un portavoce ma non un capo politico; 5) in ultimo, non meno importante, dovrà frequentare più strade, uffici, università e fabbriche rispetto ai salotti.
- Terzo Punto. I contenuti. È necessario definirsi prima di essere definiti. Il manifesto ha introdotto molti argomenti, il lavoro delle commissioni pure. Come molti stimoli arrivano dalla grande attività meritoria di Zamagni nel diffondere principi e orizzonti del paradigma della Economia Civile. Sinteticamente sono necessari dei No e dei Sì iniziali, sia di forma che di sostanza:
I nostri No… a uomini del destino, al partito verticale, al controllo del territorio; non contro qualcosa o qualcuno ma per; no al tifo e al gusto della polemica, no al centralismo burocratico, no alla politica come lotta tra bene e male, no agli sbarramenti per età o alle rottamazioni; no sia alla politica come carriera sia alla politica come improvvisazione, no al fare per il fare e al riformificio, no alle lobby o allo sponsor. Non pianificare, ma dare strumenti e opportunità. No ai privilegi, alla marginalità e alla povertà nell’abbondanza. No allo sviluppo come solo PIL, no alle relazioni solo se funzionali alla produzione. No al conflitto sociale, alla concentrazione della ricchezza, no alle rendite di posizione (su cui poggia fortemente la struttura sociale italiana), no alla predominanza dell’economia, no al pensiero unico.
I nostri Sì… alla dimensione civica come superamento di interessi, campanili, steccati di classe o di casta, per una trasversalità e un interclassismo di fatto; sì all’associazionismo e al volontariato al governo del territorio; sì alla coralità, alla con-vivenza, alla con-divisione, alla con-correnza, come correre insieme; sì alla solidarietà di vicinato e allo spirito comunitario, alla sussidiarietà come articolazione di responsabilità e partecipazione; sì all’Europa delle differenze, delle lingue, delle tante identità; sì alla difesa della vita sempre e comunque, alla sua sacralità, sì alla difesa della dignità della persona sempre e comunque; sì alla inclusione e all'armonia sociale ; sì alla centralità della famiglia e alla sua valorizzazione (anche fiscale); sì al bene comune; sì alla libertà totale di espressione di idee e del pensiero (sempre, per chiunque); sì alla Libertà al di fuori del liberismo e alla Giustizia al di fuori del giustizialismo; Per una logica di senso contro la logica della prestazione, per la logica del dono oltre l’interesse, per un legame naturale oltre il contratto.
- Quarto Punto. La Democrazia. Tutti si elevano a maestri. Spesso, se non sempre, cattivi. Tutti si riempiono la bocca di democrazia. Noi dobbiamo ricordare che la democrazia è un mezzo, ma Il fine è la comunità, come ci ammonisce Giuseppe Toniolo. Quale democrazia? Quella comunitaria e partecipativa, che consiste soprattutto nell’assumersi responsabilità, oltre la demagogia populista e le minoranze illuminate, oltre il protezionismo conservatore e l’elitismo giacobino, progressista, falsamente egualitario e tecnocratico. Rischi all’orizzonte? Un totalitarismo morbido, intrigante, sottile, anche divertente, permissivo. Da una parte, un potere transnazionale, anonimo, invasivo, dall’altro, un mercato fine a se stesso, non libero ma guidato, soggiogato. Gli anni ’40 hanno prodotto due volumi illuminanti su questi due aspetti. 1984 di Orwell e La grande trasformazione di Karl Polanyi. Il primo ci scuote ancora oggi sui pericoli del possibile controllo opprimente della tecnologia a servizio del potere, il secondo ci mette in guardia sui pericoli di una società economica, con l’economia che ingloba l’intera società (Embeddness), trasformando in economico e mercantile ogni aspetto della vita familiare e sociale.
- Quinto Punto. Papa Francesco. La sua parola è quasi sempre strumentalizzata. Tirata per la giacca. A sinistra piace quando parla di immigrati ma non quando parla di aborto e sacralità della vita. A destra il contrario. Noi dobbiamo richiamare l’interezza del suo pensiero. Solo così può essere capito e valorizzato. L’esempio calzante è quello della Natura. Così come emerge dalla Laudato Si', la natura non è una vetrina del verde. Ha un’anima, delle leggi intrinseche. Non deturpare l’ambiente è una “lettura del mondo”, non una semplice rivendicazione per la salute. Tutti dichiarano di essere green. Ma quale green? quello tecnocratico alla “Green and Blue” (Elkann) oppure quello alla “Ellen McArthur Foundation”, di cui è partner Banca Intesa di Messina? Il grande business si sta già presentando green, così come molti ex progressisti pentiti. In realtà il green non basta, come non basta il richiamo alla sostenibilità e alla solidarietà. Serve una trasformazione antropologica che veda la sostenibilità nel senso della capacità di durare, oltre la logica del consumo; la tolleranza nella capacità di rinunciare a qualcosa per farla godere ad un numero maggiore; il bene comune nel superamento del bene collettivo della sinistra o del bene individuale della destra conservatrice. La via che dovrà caratterizzare i nostri passi consiste in una politica che ri-generi uno spirito comunitario, fatto di reciprocità e valorizzazione delle diversità e delle differenze, e ri-generi benessere, reale e non fittizio. Perché il grande obiettivo finale è quella “fioritura della persona” così magistralmente richiamata da Stefano Zamagni.
- Sesto Punto. Per tutto questo, serve un linguaggio insieme tradizionale e originale, serve un atteggiamento, un modo, uno stile, un approccio in linea con le aspettative concrete delle persone, dei giovani in particolare. Moderni e antichi al contempo. Serve passione, serve entusiasmo, serve carisma, per comunicare un sogno, non solo un programma di governo.
Un sogno che indica una via… produrre e distribuire Ricchezza… di Senso.
(Tratto da www.politicainsieme.com)
Bene. Allora mettiamoci “alla stanga”!