Dal “Manifesto Zamagni” a Insieme



Aldo Novellini    8 Ottobre 2020       0

Si chiamerà “Insieme” il nuovo soggetto politico nato dopo l'Assemblea costituente tenutasi a Roma domenica scorsa, che ha come simbolo due anelli di una catena, segno visibile della solidarietà. La nuova formazione prende le mosse dal manifesto presentato lo scorso anno dall'economista Stefano Zamagni (nella foto mentre parla ai convenuti) volto a favorire una ricomposizione politica dei cattolici.

Lavoro, famiglia, pace e solidarietà sono i valori di fondo attorno ai quali ruota questo ritorno dei cattolici sulla scena pubblica con una presenza autonoma. Un'ispirazione cristiana, immune da qualsiasi tentazione confessionale e declinata invece nella laicità della politica che sembra evocare il famoso appello ai Liberi e Forti di don Luigi Sturzo. L'obiettivo è superare definitivamente i vincoli di un bipolarismo che per più di due decenni ha costretto i cattolici a dividersi, scegliendo se situarsi a destra o a sinistra, finendo per ritrovarsi nel ruolo di scomodi ospiti in entrambe le collocazioni. Una scelta che li poneva, per molti versi, quasi in posizione subordinata rispetto ad altre identità politiche. Proprio per correggere questo difetto, per così dire, d'origine va letta la volontà di trovare uno spazio autonomo nel quale la cultura del cattolicesimo possa elaborare la propria visione politica senza alcuna preclusione.

Dal manifesto Zamagni si dipanano le basi che caratterizzano il progetto: valorizzazione della famiglia, come cellula fondamentale della società; economia civile di mercato, contro le storture liberiste di questi decenni; sussidiarietà, puntando sui territori e i corpi intermedi; interclassismo solidale, per unire il tessuto sociale. Il tutto collocato - come è naturale per la cultura del cattolicesimo popolare - in una prospettiva europea.

Tra breve è possibile che in Italia possa tornare in auge una legge elettorale interamente proporzionale, sebbene con una soglia di sbarramento. Un sistema di voto che può rappresentare un contesto favorevole per portare avanti questo progetto, senza ritrovarsi impigliati nelle trappole del maggioritario. Vi è dunque l'opportunità per costruire un progetto nuovo, in grado di coinvolgere molti di coloro che, negli anni, si sono rifugiati nell'astensionismo per la mancanza di adeguati punti di riferimento politico.

Più che mai, dinanzi al populismo dilagante e all'antipolitica che gli fa da contorno, occorre far prevalere un'idea di politica basata sul territorio, su un più stretto legame tra eletti ed elettori, su un rispettoso confronto come metodo per rapportarsi con le altre forze politiche, rifuggendo da quella reciproca delegittimazione che, troppo spesso, ha segnato gli anni della cosiddetta Seconda repubblica.

Si tratta naturalmente di vedere se questa ricomposizione del cattolicesimo riuscirà davvero a costruire un credibile progetto o se invece tutto si perderà nei rivoli delle divisioni che troppo spesso caratterizzano il mondo cattolico. Di certo però l'Italia ha un estremo bisogno di ritrovare una politica di ampio respiro che abbia come bussola il bene comune.


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