Chi ricorda gli eventi straordinari agli albori degli anni ottanta che riguardarono il fiero popolo polacco, all’epoca sotto il tallone del potere della dittatura rossa? L’irruzione nella scena polacca ed internazionale del Sindacato cattolico Solidarnóśc riuscì a determinare cambiamenti impensabili in un mondo governato rigidamente dal bipolarismo sovietico-americano. Sono passati 40 anni dal settembre 1980, dalla fondazione di Solidarnosc, il Sindacato dei lavoratori del cantiere navale della città anseatica Danzica che costituì l’elemento scardinante del crollo dell’impero sovietico, che ancora oggi può insegnarci che dalla compressione delle libertà dell’uomo, si genera una forza irresistibile per qualsiasi realtà di potere.
La nascita di Solidarnóśc non avvenne solennemente come accade nelle realtà libere e democratiche; avvenne clandestinamente ad opera di un umile elettricista, Lech Walesa, che annunciò con i suoi compagni di lavoro, di dedicare l’iniziativa sindacale alla Madonna, quale simbolo di fede che univa ogni lavoratore della Nazione. Non era la prima volta che in Polonia la fede cattolica aveva costituito l’elemento unificante per affrontare gli invasori. In quell’epoca la Polonia era stata ridotta a Stato vassallo del governo sovietico di Mosca, privata di libertà, di democrazia, e di possibilità di vivere una vita dignitosa.
Infatti, i primi passi di Solidarnosc nel cantiere navale, furono subito l’indizione di scioperi per l’ottenimento di aumenti salariali, per consentire ai lavoratori di poter acquistare viveri di prima necessità per le loro famiglie. Naturalmente la reazione delle autorità comuniste fu rabbiosa e lo stesso Walesa fu imprigionato. Intanto le azioni clamorose di quegli operai si dimostrarono così in simbiosi con l’intera Nazione polacca, da diventare un segno di speranza per coloro che aspiravano a mettere fine al regime liberticida comunista. Infatti già dopo un anno, nel 1981, gli aderenti a Solidarnosc arrivarono ad essere un numero impressionante: ben otto milioni di lavoratori sparsi in ogni territorio.
Intanto nelle città fervevano le iniziative di protesta, tutte sostenute da celebrazioni eucaristiche, con l’immancabile icona della venerata Madonna nera di Częstochowa. Insomma Solidarnosc era man mano diventato l’unico riferimento sociale e politico per la riconquista della libertà e dignità di quegli uomini.
Ma un fenomeno così grande, che nei fatti sfidava l’impero sovietico, con tutte le conseguenze che si erano già conosciute nel 1956 a Budapest, e nel 1968 a Praga, fu possibile grazie all’evento speciale che era avvenuto appena 2 anni prima: l’elezione del carismatico Cardinale di Cracovia Karol Wojtyla eletto a capo della Chiesa universale di Roma. Dunque questa situazione inedita, diventò un potente cuneo nel fianco dei Sovietici e del loro sistema che si estendeva in tutta l’Europa orientale. Per i polacchi e non solo, Giovanni Paolo lI, diventava nei fatti, un grande deterrente alle eventuali reazioni comuniste. Tuttavia le persecuzioni continuarono così come le torture e le uccisioni.
Se era importante per i russi avere meno scontri possibili con la Santa Sede, dall’altra erano assaliti dall’idea che quel vento di libertà si insinuasse in ogni altro angolo del loro ‘impero’. Come non ricordare, il martirio del giovane Sacerdote Jerzy Popieluszko, rapito e ucciso da funzionari della polizia del regime comunista, sostenitore di Solidarnosc e predicatore instancabile con le sue lunghe omelie contro le malefatte del regime. Peraltro, questo accadimento è impressionante per somiglianza alla dinamica del rapimento ed uccisione di Giacomo Matteotti da parte dei fascisti sessanta anni prima. Ma provocazioni, arresti, torture ed uccisioni, non poterono fermare la protesta montante di un intero popolo. Allora, si può dire con certezza, che Solidarnóśc, che aveva catalizzato attorno a se tutta” l’intellighenzia” cattolica e goduto dell’autorevole simpatia ed appoggio di Wojtyla Santo Padre, ha fortemente accelerato lo sgretolamento dell’impero sovietico che aveva concorso a spezzare spezzare i tentacoli nazisti sull’est europeo per porvi i propri grazie all’accordo con gli ‘alleati’ a Yalta, tentacoli altrettanto distruttrici e diabolici.
L’esperienza di quel Sindacato di popolo e di liberazione che poi avvenne a fine anni 80, dimostra che quando un popolo non rinuncia alla propria identità ed alla propria liberazione, non può che uscirne vittorioso. Oggi altre oppressioni subdole imprigionano l’uomo: il relativismo e dunque le sue cupe conseguenze sulla identità antropologica, lo strapotere della finanza, la democrazia aggirata e depotenziata da poteri forti mondializzati. Insomma, le persone, in prospettiva, rischiano di restare imprigionati in un groviglio di inedite ragnatele, che mirano a svuotare il loro potenziale di vocazione alla libertà ed al progresso. Movimenti spontanei ma fortemente ispirati (come Solidarnosc), sono l’unico rimedio ai mali di questa epoca, per la prosecuzione del cammino dei popoli verso quelle libertà che rendono capaci gli uomini di far girare positivamente la ruota della storia.
(Tratto da www.ildomaniditalia.eu)
La nascita di Solidarnóśc non avvenne solennemente come accade nelle realtà libere e democratiche; avvenne clandestinamente ad opera di un umile elettricista, Lech Walesa, che annunciò con i suoi compagni di lavoro, di dedicare l’iniziativa sindacale alla Madonna, quale simbolo di fede che univa ogni lavoratore della Nazione. Non era la prima volta che in Polonia la fede cattolica aveva costituito l’elemento unificante per affrontare gli invasori. In quell’epoca la Polonia era stata ridotta a Stato vassallo del governo sovietico di Mosca, privata di libertà, di democrazia, e di possibilità di vivere una vita dignitosa.
Infatti, i primi passi di Solidarnosc nel cantiere navale, furono subito l’indizione di scioperi per l’ottenimento di aumenti salariali, per consentire ai lavoratori di poter acquistare viveri di prima necessità per le loro famiglie. Naturalmente la reazione delle autorità comuniste fu rabbiosa e lo stesso Walesa fu imprigionato. Intanto le azioni clamorose di quegli operai si dimostrarono così in simbiosi con l’intera Nazione polacca, da diventare un segno di speranza per coloro che aspiravano a mettere fine al regime liberticida comunista. Infatti già dopo un anno, nel 1981, gli aderenti a Solidarnosc arrivarono ad essere un numero impressionante: ben otto milioni di lavoratori sparsi in ogni territorio.
Intanto nelle città fervevano le iniziative di protesta, tutte sostenute da celebrazioni eucaristiche, con l’immancabile icona della venerata Madonna nera di Częstochowa. Insomma Solidarnosc era man mano diventato l’unico riferimento sociale e politico per la riconquista della libertà e dignità di quegli uomini.
Ma un fenomeno così grande, che nei fatti sfidava l’impero sovietico, con tutte le conseguenze che si erano già conosciute nel 1956 a Budapest, e nel 1968 a Praga, fu possibile grazie all’evento speciale che era avvenuto appena 2 anni prima: l’elezione del carismatico Cardinale di Cracovia Karol Wojtyla eletto a capo della Chiesa universale di Roma. Dunque questa situazione inedita, diventò un potente cuneo nel fianco dei Sovietici e del loro sistema che si estendeva in tutta l’Europa orientale. Per i polacchi e non solo, Giovanni Paolo lI, diventava nei fatti, un grande deterrente alle eventuali reazioni comuniste. Tuttavia le persecuzioni continuarono così come le torture e le uccisioni.
Se era importante per i russi avere meno scontri possibili con la Santa Sede, dall’altra erano assaliti dall’idea che quel vento di libertà si insinuasse in ogni altro angolo del loro ‘impero’. Come non ricordare, il martirio del giovane Sacerdote Jerzy Popieluszko, rapito e ucciso da funzionari della polizia del regime comunista, sostenitore di Solidarnosc e predicatore instancabile con le sue lunghe omelie contro le malefatte del regime. Peraltro, questo accadimento è impressionante per somiglianza alla dinamica del rapimento ed uccisione di Giacomo Matteotti da parte dei fascisti sessanta anni prima. Ma provocazioni, arresti, torture ed uccisioni, non poterono fermare la protesta montante di un intero popolo. Allora, si può dire con certezza, che Solidarnóśc, che aveva catalizzato attorno a se tutta” l’intellighenzia” cattolica e goduto dell’autorevole simpatia ed appoggio di Wojtyla Santo Padre, ha fortemente accelerato lo sgretolamento dell’impero sovietico che aveva concorso a spezzare spezzare i tentacoli nazisti sull’est europeo per porvi i propri grazie all’accordo con gli ‘alleati’ a Yalta, tentacoli altrettanto distruttrici e diabolici.
L’esperienza di quel Sindacato di popolo e di liberazione che poi avvenne a fine anni 80, dimostra che quando un popolo non rinuncia alla propria identità ed alla propria liberazione, non può che uscirne vittorioso. Oggi altre oppressioni subdole imprigionano l’uomo: il relativismo e dunque le sue cupe conseguenze sulla identità antropologica, lo strapotere della finanza, la democrazia aggirata e depotenziata da poteri forti mondializzati. Insomma, le persone, in prospettiva, rischiano di restare imprigionati in un groviglio di inedite ragnatele, che mirano a svuotare il loro potenziale di vocazione alla libertà ed al progresso. Movimenti spontanei ma fortemente ispirati (come Solidarnosc), sono l’unico rimedio ai mali di questa epoca, per la prosecuzione del cammino dei popoli verso quelle libertà che rendono capaci gli uomini di far girare positivamente la ruota della storia.
(Tratto da www.ildomaniditalia.eu)
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