Stefano Zamagni nel corso del Meeting di Rimini ha confermato l’impegno cui siamo dedicati da tempo per la nascita di un “nuovo” soggetto politico, aperto a credenti e a non credenti, che trova nell’ispirazione cristiana il riferimento per proporre un vero e proprio Piano rigenerativo per il superamento di vecchie e nuove criticità del Paese.
Zamagni è tornato sul tema dell’autonomia e l’intenzione di non farsi imprigionare in una forzata scelta tra destra e sinistra: “Tutti ci lamentiamo ma nessuno ha il coraggio di dire la causa generatrice di questo malfunzionamento: che il bipolarismo uccide la democrazia”, ha detto.
Egli ha confermato che, dopo il lancio del nostro Manifesto e l’incontro di Roma del 30 novembre dello scorso anno, è venuto il momento di organizzare l’Assemblea costitutiva del “nuovo” soggetto per i prossimi 3 e 4 ottobre. In piena adesione con le pressanti richieste dei singoli e dei rappresentanti dei gruppi aderenti.
Si dovrà fare i conti con il coronavirus. Si sta lavorando in modo di trovare la formula migliore per lo svolgimento di un passaggio che porterà a una vera e propria forma organizzata di un’entità intenzionata a segnare una novità nel panorama politico italiano.
Si tratta, in definitiva, di definire quella che, come dice il nostro amico Alessandro Diotallevi, dev’essere la “postura” pubblica dei cattolici democratici e il procedere verso una rigenerazione delle istituzioni, della politica economica e fiscale, dell’educazione e del sostegno alla vita e alla famiglia, oltre che del sistema delle autonomie in modo da riscoprire la prossimità con i cittadini e consentire la loro reale partecipazione ai processi decisionali e gestionali.
Non si tratta di rifondare la Democrazia cristiana e neppure di mettere assieme i piccoli “pezzetti” che oggi costituiscono la tanto sparpagliata presenza di cattolici nella cosa pubblica. O il nuovo partito avrà la forza per presentarsi come un’autentica novità o non sarà.
Quali le linee da seguire?
Creare una presenza diffusa in grado di richiamare tutte quelle energie finora sopite che hanno finito per restare al margine della vita politica.
Rinunciare a ogni idea verticistica frutto di pochi autonominati che “dettano la linea”, quando invece è necessario divenire espressione di ciò che emerge dai territori. Non crediamo in un partito che abbia bisogno di un “leader” mentre pensiamo alla creazione di una guida “diffusa” per superare una lunga stagione di un sistema politico che ruota attorno a personaggi che, nella cosiddetta Prima Repubblica, non avrebbero fatto neppure il segretario di sezione di uno dei partiti di allora.
Deve anche essere abbandonata l’idea che la politica si faccia solo se ci sono i finanziatori. L’esperienza ci ha detto che questo significa solo dare vita a un partito padronale. Chi pensa che basti avere a disposizione un buon sondaggista, uno statuto, un bel logo, un bel titolo, come si trattasse di piazzare un prodotto da supermercato, è proprio fuori strada e finirà per non creare alcunché.
Noi vogliamo fare altro. Senza volerci legare al carro di nessuno perché l’Italia ha bisogno di autentica dedizione e, dunque, la politica deve cessare d’essere l’ambito in cui i falliti nelle proprie professioni trovano l’occasione per provare a ottenere un effimero riscatto.
Crediamo nel valore e nella forza che può essere rappresentato da un partito fortemente ispirato e noi troviamo questa ispirazione nell’adesione convinta e congiunta alla Costituzione e al Pensiero sociale della Chiesa in modo da concepire una politica di libertà, di solidarietà e di sviluppo dal senso compiuto e coerente attorno all’idea della Persona intesa nella sua integrità e completezza. Ecco perché crediamo che sia possibile, anzi lo vediamo già nei fatti, arrivare al superamento della divisione tra i cosiddetti cattolici del sociale e quelli della morale. Credere nella vita (lo abbiamo sempre ribadito: per noi è quella che va dal concepimento alla sua fine naturale), battersi per la famiglia, quella che nasce dall’amore tra una donna e un uomo, non è in alternativa, anzi fa parte dell’idea di una piena solidarietà economica e sociale. Non c’è una completa dignità se manca il lavoro se non si superano le diseguaglianze.
Non confondiamo la dimensione religiosa con quella della politica e crediamo possibile mettere assieme il meglio del pensiero cattolico politico, grazie al quale il nostro Paese è cresciuto ed è entrato pienamente nella democrazia e nella modernità, e quello di altri filoni di pensiero laico democratico.
Sappiamo che esistono resistenze di vario genere, così come tentativi di frenare o di distorcere il nostro progetto da parte di chi vuole trasformarlo nell’ennesimo tentativo per dare corso a un partito che soddisfi interessi meramente di natura personale e che finisca al servizio di interessi più disparati.
Sappiamo che persiste la cosiddetta diaspora, come appena confermato dalla formazione delle liste delle prossime elezioni regionali, in cui restano coinvolti quanti, per tante ragioni, continuano a credere nel bipolarismo e nel fatto che sia meglio far parte degli schieramenti allestiti da altri piuttosto che impegnarsi con generosità nella costruzione di un’iniziativa politica fatta di autonomia, capacità progettuale e facce nuove.
Zamagni è tornato sul tema dell’autonomia e l’intenzione di non farsi imprigionare in una forzata scelta tra destra e sinistra: “Tutti ci lamentiamo ma nessuno ha il coraggio di dire la causa generatrice di questo malfunzionamento: che il bipolarismo uccide la democrazia”, ha detto.
Egli ha confermato che, dopo il lancio del nostro Manifesto e l’incontro di Roma del 30 novembre dello scorso anno, è venuto il momento di organizzare l’Assemblea costitutiva del “nuovo” soggetto per i prossimi 3 e 4 ottobre. In piena adesione con le pressanti richieste dei singoli e dei rappresentanti dei gruppi aderenti.
Si dovrà fare i conti con il coronavirus. Si sta lavorando in modo di trovare la formula migliore per lo svolgimento di un passaggio che porterà a una vera e propria forma organizzata di un’entità intenzionata a segnare una novità nel panorama politico italiano.
Si tratta, in definitiva, di definire quella che, come dice il nostro amico Alessandro Diotallevi, dev’essere la “postura” pubblica dei cattolici democratici e il procedere verso una rigenerazione delle istituzioni, della politica economica e fiscale, dell’educazione e del sostegno alla vita e alla famiglia, oltre che del sistema delle autonomie in modo da riscoprire la prossimità con i cittadini e consentire la loro reale partecipazione ai processi decisionali e gestionali.
Non si tratta di rifondare la Democrazia cristiana e neppure di mettere assieme i piccoli “pezzetti” che oggi costituiscono la tanto sparpagliata presenza di cattolici nella cosa pubblica. O il nuovo partito avrà la forza per presentarsi come un’autentica novità o non sarà.
Quali le linee da seguire?
Creare una presenza diffusa in grado di richiamare tutte quelle energie finora sopite che hanno finito per restare al margine della vita politica.
Rinunciare a ogni idea verticistica frutto di pochi autonominati che “dettano la linea”, quando invece è necessario divenire espressione di ciò che emerge dai territori. Non crediamo in un partito che abbia bisogno di un “leader” mentre pensiamo alla creazione di una guida “diffusa” per superare una lunga stagione di un sistema politico che ruota attorno a personaggi che, nella cosiddetta Prima Repubblica, non avrebbero fatto neppure il segretario di sezione di uno dei partiti di allora.
Deve anche essere abbandonata l’idea che la politica si faccia solo se ci sono i finanziatori. L’esperienza ci ha detto che questo significa solo dare vita a un partito padronale. Chi pensa che basti avere a disposizione un buon sondaggista, uno statuto, un bel logo, un bel titolo, come si trattasse di piazzare un prodotto da supermercato, è proprio fuori strada e finirà per non creare alcunché.
Noi vogliamo fare altro. Senza volerci legare al carro di nessuno perché l’Italia ha bisogno di autentica dedizione e, dunque, la politica deve cessare d’essere l’ambito in cui i falliti nelle proprie professioni trovano l’occasione per provare a ottenere un effimero riscatto.
Crediamo nel valore e nella forza che può essere rappresentato da un partito fortemente ispirato e noi troviamo questa ispirazione nell’adesione convinta e congiunta alla Costituzione e al Pensiero sociale della Chiesa in modo da concepire una politica di libertà, di solidarietà e di sviluppo dal senso compiuto e coerente attorno all’idea della Persona intesa nella sua integrità e completezza. Ecco perché crediamo che sia possibile, anzi lo vediamo già nei fatti, arrivare al superamento della divisione tra i cosiddetti cattolici del sociale e quelli della morale. Credere nella vita (lo abbiamo sempre ribadito: per noi è quella che va dal concepimento alla sua fine naturale), battersi per la famiglia, quella che nasce dall’amore tra una donna e un uomo, non è in alternativa, anzi fa parte dell’idea di una piena solidarietà economica e sociale. Non c’è una completa dignità se manca il lavoro se non si superano le diseguaglianze.
Non confondiamo la dimensione religiosa con quella della politica e crediamo possibile mettere assieme il meglio del pensiero cattolico politico, grazie al quale il nostro Paese è cresciuto ed è entrato pienamente nella democrazia e nella modernità, e quello di altri filoni di pensiero laico democratico.
Sappiamo che esistono resistenze di vario genere, così come tentativi di frenare o di distorcere il nostro progetto da parte di chi vuole trasformarlo nell’ennesimo tentativo per dare corso a un partito che soddisfi interessi meramente di natura personale e che finisca al servizio di interessi più disparati.
Sappiamo che persiste la cosiddetta diaspora, come appena confermato dalla formazione delle liste delle prossime elezioni regionali, in cui restano coinvolti quanti, per tante ragioni, continuano a credere nel bipolarismo e nel fatto che sia meglio far parte degli schieramenti allestiti da altri piuttosto che impegnarsi con generosità nella costruzione di un’iniziativa politica fatta di autonomia, capacità progettuale e facce nuove.
Partiamo!
Condivido la necessità di procedere alla costituzione di un soggetto politico che raccolga partecipazione vera, si torni in una sede fisica a discutere e confrontarci sulle idee e programmi per la nostra società di oggi e per delineare una prospettiva ed una proposta di futuro da costruire che includa tutte le persone di buona volontà.
La mancanza di senso di una politica (?!) fatta di battute da bar e ridotta a cronaca delle varie carriere e furbizie dimostra quanto sia necessario tornare ad occuparsi di politica – quella vera – smarrita in questi anni di “seconda repubblica”. Il popolarismo ha ancor più ragioni in questo clima di smarrimento generale.
Non è che si debba rinunciare al branding politico: il brand è una forma di comunicazione come quegli slogan che i pubblicitari chiamano headlines. Sturzo era un grande uomo di marketing: l’headline “liberi e forti” lo ricordano tutti a distanza di un secolo; il fatto è che dietro al brand e allo slogan c’era della sostanza, e che sostanza! Oggi i partiti rischiano di ridursi a gusci vuoti privi di contenuti, di tensioni, di passioni, di partecipazione, di linee di indirizzo a lungo termine: impolitici gusci vuoti che hanno sostituito le devastanti semplificazioni dei tweet al sillogismo. Questo nuovo soggetto (e antico al tempo stesso!) avrà molto da dire e da fare. Partiamo?
ho molto a cuore la rinascita di un soggetto politico che si ispira alla dottrina sociale della chiesa, apprezzo le riflessioni di Stefano Zamagni.
Ne vorrei far parte attiva di un eventuale costituzione di un movimento