Pubblichiamo il seguente appello promosso dall'ex parlamentare dei Cristiano-sociali Mimmo Lucà che riporta numerose adesioni di esponenti del mondo cattolico democratico, tra cui Rosy Bindi, Paolo Corsini, Silvia Costa, Edo Patriarca e Gianni Bottalico.
Il 20-21 settembre si svolgerà il referendum sul taglio dei parlamentari.
ll referendum chiederà al popolo italiano di ‘tagliare’ la rappresentanza dei parlamentari portandola dagli attuali 945 (630 deputati e 315 senatori) a 600 (400 deputati e 200 senatori), mentre resterebbero in vigore i 5 senatori a vita.
Noi vi chiediamo di andare a votare e votare NO. (Attenzione non esiste il quorum, l’astensione non ha alcun significato e favorisce la conferma della legge) per queste importanti ragioni:
Il taglio non ha senso fuori da un contesto di riforme (nuova legge elettorale, differenziazione delle funzioni di Camera e Senato, modifica dei Regolamenti parlamentari, Riforma dell’assetto regionale, ecc) che lo renda funzionale sia in termini di efficienza che di rappresentanza.
Con il taglio non si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura, come si dice, ma 57 milioni l’anno che per 5 anni fanno 285 milioni, lo 0,007% della spesa pubblica italiana. Si pensa di risolvere per questa via il problema del debito pubblico? Se è per questo basterebbe sopprimere un paio di enti inutili tra le migliaia di società partecipate a livello locale per risparmiare la stessa cifra.
Il contenuto di molte normative prodotte dal Parlamento negli ultimi anni e le cronache della politica segnalano che i problemi che si pensa di risolvere con il taglio sono più da ascrivere alla più bassa qualità piuttosto che all’eccessivo numero di degli eletti. Dunque diventa più urgente una legge sui partiti per assicurare una migliore selezione dei candidati da mettere in lista secondo regole che ne garantiscano rappresentatività, rettitudine, competenza, orientamento al bene comune, autorevolezza, responsabilità istituzionale.
Il taglio riduce la rappresentanza nel senso che si allargheranno a dismisura i collegi elettorali e, giocoforza, ci saranno piccole regioni in cui molti partiti non saranno rappresentati, si ridurrà il pluralismo e, a causa dei territori più vasti, aumenteranno i costi delle campagne elettorali e soltanto chi potrà sostenerli sarà più facilmente eletto.
Per un Senato composto da 200 componenti e che continuerà a svolgere le stesse funzioni di prima, sarà molto più difficile reggere il confronto con la Camera. Si allungheranno i tempi e diventerà più tortuoso l’iter parlamentare dei testi di legge. Aumenterà inevitabilmente l’iniziativa del Governo con decreti di varia natura e il ruolo del Parlamento sarà ulteriormente mortificato. Senza contare che su platee così ridotte di parlamentari crescerà il peso delle lobby di interessi privati e di categorie particolari, che potranno condizionare il contenuto della legislazione utilizzando l’accresciuto potere di interdizione di ogni singolo parlamentare.
Una legge indigeribile e del tutto inutile, la cui volontà si deve soltanto al populismo e all’antiparlamentarismo dei 5Stelle e della destra sovranista. Lo stesso PD aveva votato contro per ben tre volte, salvo poi approvare il testo nella votazione definitiva nell’ambito di un accordo di Governo con il M5S che prevedeva un più vasto insieme di riforme e di garanzie rimasto lettera morta.
L’annunciato taglio dei parlamentari, raccontato all’opinione pubblica come un “taglio delle poltrone”, si inserisce perfettamente in tale contesto.
Stiamo parlando, infatti, di un provvedimento non urgente e su cui permangono molti dubbi di natura giuridica e politica, che meriterebbero maggiore considerazione e non una riduzione in slogan semplicistici.
Una razionalizzazione nei rapporti tra i vari poteri dello Stato non può essere affrontata con la secca riduzione della rappresentanza parlamentare. Senza adeguate garanzie ciò può comportare il rischio di una riduzione degli spazi di democrazia. Infatti, con la giustificazione del risparmio di risorse pubbliche, si potrebbe procedere successivamente alla riduzione di tutte le assemblee a tutti i livelli, dai Comuni alle Assemblee regionali.
Mantenere viva la nostra Costituzione è nella responsabilità di tutti noi.
La riduzione del dialogo, la demagogia, le tentazioni plebiscitarie hanno sempre favorito i regimi autoritari.
C’è un disegno antiparlamentare che può diventare pericoloso e come sottolinea P. Bartolomeo Sorge: “Tagliare i parlamentari, senza riforma elettorale, vuol dire mutilare la nostra bella Costituzione”.
Noi vi chiediamo di votare NO.
Il 20-21 settembre si svolgerà il referendum sul taglio dei parlamentari.
ll referendum chiederà al popolo italiano di ‘tagliare’ la rappresentanza dei parlamentari portandola dagli attuali 945 (630 deputati e 315 senatori) a 600 (400 deputati e 200 senatori), mentre resterebbero in vigore i 5 senatori a vita.
Noi vi chiediamo di andare a votare e votare NO. (Attenzione non esiste il quorum, l’astensione non ha alcun significato e favorisce la conferma della legge) per queste importanti ragioni:
Il taglio non ha senso fuori da un contesto di riforme (nuova legge elettorale, differenziazione delle funzioni di Camera e Senato, modifica dei Regolamenti parlamentari, Riforma dell’assetto regionale, ecc) che lo renda funzionale sia in termini di efficienza che di rappresentanza.
Con il taglio non si risparmieranno 500 milioni di euro a legislatura, come si dice, ma 57 milioni l’anno che per 5 anni fanno 285 milioni, lo 0,007% della spesa pubblica italiana. Si pensa di risolvere per questa via il problema del debito pubblico? Se è per questo basterebbe sopprimere un paio di enti inutili tra le migliaia di società partecipate a livello locale per risparmiare la stessa cifra.
Il contenuto di molte normative prodotte dal Parlamento negli ultimi anni e le cronache della politica segnalano che i problemi che si pensa di risolvere con il taglio sono più da ascrivere alla più bassa qualità piuttosto che all’eccessivo numero di degli eletti. Dunque diventa più urgente una legge sui partiti per assicurare una migliore selezione dei candidati da mettere in lista secondo regole che ne garantiscano rappresentatività, rettitudine, competenza, orientamento al bene comune, autorevolezza, responsabilità istituzionale.
Il taglio riduce la rappresentanza nel senso che si allargheranno a dismisura i collegi elettorali e, giocoforza, ci saranno piccole regioni in cui molti partiti non saranno rappresentati, si ridurrà il pluralismo e, a causa dei territori più vasti, aumenteranno i costi delle campagne elettorali e soltanto chi potrà sostenerli sarà più facilmente eletto.
Per un Senato composto da 200 componenti e che continuerà a svolgere le stesse funzioni di prima, sarà molto più difficile reggere il confronto con la Camera. Si allungheranno i tempi e diventerà più tortuoso l’iter parlamentare dei testi di legge. Aumenterà inevitabilmente l’iniziativa del Governo con decreti di varia natura e il ruolo del Parlamento sarà ulteriormente mortificato. Senza contare che su platee così ridotte di parlamentari crescerà il peso delle lobby di interessi privati e di categorie particolari, che potranno condizionare il contenuto della legislazione utilizzando l’accresciuto potere di interdizione di ogni singolo parlamentare.
Una legge indigeribile e del tutto inutile, la cui volontà si deve soltanto al populismo e all’antiparlamentarismo dei 5Stelle e della destra sovranista. Lo stesso PD aveva votato contro per ben tre volte, salvo poi approvare il testo nella votazione definitiva nell’ambito di un accordo di Governo con il M5S che prevedeva un più vasto insieme di riforme e di garanzie rimasto lettera morta.
L’annunciato taglio dei parlamentari, raccontato all’opinione pubblica come un “taglio delle poltrone”, si inserisce perfettamente in tale contesto.
Stiamo parlando, infatti, di un provvedimento non urgente e su cui permangono molti dubbi di natura giuridica e politica, che meriterebbero maggiore considerazione e non una riduzione in slogan semplicistici.
Una razionalizzazione nei rapporti tra i vari poteri dello Stato non può essere affrontata con la secca riduzione della rappresentanza parlamentare. Senza adeguate garanzie ciò può comportare il rischio di una riduzione degli spazi di democrazia. Infatti, con la giustificazione del risparmio di risorse pubbliche, si potrebbe procedere successivamente alla riduzione di tutte le assemblee a tutti i livelli, dai Comuni alle Assemblee regionali.
Mantenere viva la nostra Costituzione è nella responsabilità di tutti noi.
La riduzione del dialogo, la demagogia, le tentazioni plebiscitarie hanno sempre favorito i regimi autoritari.
C’è un disegno antiparlamentare che può diventare pericoloso e come sottolinea P. Bartolomeo Sorge: “Tagliare i parlamentari, senza riforma elettorale, vuol dire mutilare la nostra bella Costituzione”.
Noi vi chiediamo di votare NO.
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