Medici di famiglia: orari mini, stipendi maxi



Paolo Girola    6 Agosto 2020       2

“La Stampa” è da poco tornata (il 4/8) su un tema che aveva affrontato frettolosamente un anno fa e del quale avevo parlato anche io in un articolo di 3 mesi fa qui su “Rinascita popolare”, riflettendo oltre la pandemia,: il ruolo e la funzione dei medici di famiglia nell’attuale servizio sanitario nazionale.

Non torno sul doveroso omaggio a chi si è sacrificato e addirittura perso la vita, di fronte ai quali mi inchino, ma è evidente che il loro utilizzo va ripensato se si vuole veramente potenziare la medicina di territorio.

È un problema politico di grande rilevanza di cui si sente poco parlare (ma qualche nostro parlamentare c’è l’ha in agenda?), che potrebbe essere legato anche all’utilizzo o meno del MES.

È un problema spinoso perché i medici di famiglia sono diventati, come si dice, una “casta” con alcuni privilegi che naturalmente difenderanno con le unghie e coi denti.

La Stampa torna sul problema della retribuzione e delle ore effettivamente prestate. Come avevo pubblicato su Rinascita popolare, la sproporzione è evidente, anche solo rispetto agli ospedalieri. Scrive il giornale: “Siamo andati a vedere come stiano effettivamente le cose esaminando un campione rappresentativo di 200 studi di otto grandi città. Ebbene, l'orario medio di apertura è di appena 14 ore settimanali, nonostante ciascun medico abbia mediamente in carico circa 1.300 assistiti. (…) Se l'orario è mignon, la retribuzione è però maxi, perché con 1.500 assistiti si arriva a 7.895 euro lordi mensili”.

A questo proposito, nel precedente articolo riportavo quanto detto da Silvestro Scotti, vicesegretario nazionale della Fimmg (sindacato medici di famiglia) : «Il medico di medicina generale deve essere presente in ambulatorio tutti i giorni feriali, con un orario che dipende dal numero dei suoi assistiti: il medico che ha fino a 500 assistiti deve essere presente per almeno 1 ora al giorno, per 5 giorni alla settimana; fino a mille assistiti il suo impegno minimo in studio deve essere di 2 ore al giorno, per 5 giorni alla settimana; fino a 1500 pazienti deve assicurare una presenza minima di 3 ore al giorno per 5 giorni settimanali».

Scrissi allora che “le statistiche ci dicono che nel 2020 la retribuzione media di un Medico di Base è di 105.000 € lordi all'anno (circa 4.600 € netti al mese). Dipende ovviamente dal numero di pazienti, per i quali riceve una quota capitaria. Si può arrivare fino a un massimo di circa 180 mila euro lordi all’anno. Oltre a questa quota il medico di famiglia riceve anche finanziamenti, nel caso in cui si organizzi in associazioni; altri vengono dati ai medici che assumono del personale, si tratta di contributi della Regione (che non coprono tutti i costi eventualmente sostenuti). A queste si aggiungono le visite domiciliari… ma sappiamo che sono sempre più rare. I medici ospedalieri, con 38 ore settimanali hanno retribuzioni analoghe”.

I medici di base sono circa 45.500, e quindi, fatto un breve calcolo, costano oggi, solo per i compensi, oltre 4 miliardi e 700 milioni all’anno.

Dicevo che è un problema anche legato al MES: è chiaro che si deve chiedere ai medici di famiglia un impegno molto maggiore. La Stampa ricorda che in Germania fanno anche elettrocardiogrammi e ecografie, e che con il loro lavoro hanno contribuito a contenere la pandemia. Per farlo anche in Italia, dovranno essere forniti degli strumenti necessari, potrebbero anche fare piccoli altri esami (li fanno i farmacisti...) e avranno bisogno di avere negli studi Oss o infermieri di supporto.

Non sarebbe ora di rivedere la medicina di base, cogliendo al volo l’occasione di avere i fondi del MES (che potranno servire anche per ammodernare i nostri ospedali)?


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