Si apre una nuova pagina per l’Europa ma, probabilmente, si può aprire anche una nuova fase per l’Italia. Per la sua vita politica e per gli stessi equilibri che potrebbero decollare. Certo, evitando pur sempre le ridicole santificazioni o le grottesche esaltazioni di alcuni organi di informazione specializzati nel gregariato e nella faziosità a buon mercato. Comunque sia, piaccia o non piaccia, si tratta di una svolta il compromesso raggiunto in sede europea in questi giorni. E come tale va giudicata e analizzata.
Ora, su almeno tre fronti l’intesa siglata merita un supplemento di riflessione.
Innanzitutto l’Europa ha ritrovato un sussulto di dignità. E, soprattutto, ha riscoperto le vere ragioni politiche della sua unità. Da anni, ormai, si andava predicando che il vecchio continente poteva continuare ad avere un vero ruolo nello scacchiere geopolitico mondiale ad una sola condizione. E cioè, se riusciva sino in fondo a ritrovare e a rideclinare le ragioni politiche e culturali originarie. Ovvero un’entità legata non solo da interessi economici e commerciali ma anche, e soprattutto, da una grande visione politica ed ideale basata sulla solidarietà, sulla sussidiarietà e sulla cooperazione costruttiva. Un progetto politico, inaugurato dai grandi statisti democratico cristiani nell’immediato secondo dopoguerra che, seppur tra alterne vicende, ha ripreso lentamente a scorrere proprio dopo questa drammatica emergenza sanitaria che ha colpito trasversalmente il vecchio continente non risparmiando quasi nessuno. Ma il salto di qualità adesso lo abbiamo potuto sperimentare e non solo per la franchezza e la trasparenza dello scontro e dell’incontro tra i vari governi europei ma anche per la concreta volontà di voltare pagina, malgrado alcune resistenze corporative e nazionalistiche. Con un ruolo politico decisivo giocato dalla Francia e dalla Germania ma con il contributo determinante del Governo italiano senza dimenticare il ruolo giocato dai leader italiani in Europa, a cominciare dal presidente del Parlamento Europeo David Sassoli.
In secondo luogo questo accordo politico e finanziario può mettere in discussione, finalmente, i caposaldi non solo del sovranismo ma anche e soprattutto del populismo. Due degenerazioni della politica italiana che, però, in questi ultimi anni hanno mietuto consenso massicci e consistenti con i suoi due partiti di riferimento: la Lega salviniana e i 5 stelle di Grillo e Casaleggio. Due esperimenti politici che, al di là degli opposti e scontati annunci propagandistici, escono decisamente ridimensionati. Se da un lato il sovranismo ha, d’ora in poi, meno cartucce da introdurre nella dialettica politica per continuare a demolire l’Europa e tutto ciò che la circonda e la caratterizza nel panorama nazionale ed internazionale, dall’altro è lo stesso populismo ad entrare in difficoltà perché nel momento in cui torna la politica con i suoi strumenti e le sue modalità, i dogmi del populismo demagogico e anti politico vanno inesorabilmente in crisi. Al di là di ogni giustificazione postuma o tardiva. E la crisi dei due populismi che hanno dominato, e ancora condizionano, il cammino della democrazia italiana in questi ultimi anni può aprire nuovi orizzonti per le forze democratiche, riformiste e costituzionali del nostro Paese.
In ultimo la riscoperta delle ragioni politiche e culturali originarie dell’Unione europea hanno evidenziato, ancora una volta, la straordinaria attualità di quelle culture che hanno garantito e accompagnato il decollo politico dell’Europa. A cominciare dalla tradizione cattolico democratico e popolare. Del resto, sono stati 3 statisti democratici cristiani europei che individuarono, sin da subito, la valenza e la necessità di costruire attorno all’Europa un disegno politico di ampio respiro e di reale e non fittizia collaborazione tra i diversi popoli interrompendo una spirale di divisioni, di guerre, di risorgenti nazionalismi e di corporativismi economici e sociali che potevano nuovamente mettere in discussione l’impianto di una Europa capace di dar vita ad una rinnovata stagione di democrazia, di libertà e di giustizia sociale. Una tradizione, quella cattolico democratico e popolare, che continua quindi ad avere una forte attualità e che proprio con questo accordo ritrova le ragioni per avere una nuova cittadinanza culturale e politica a livello nazionale e a livello europeo.
Ecco, quindi, tre aspetti concreti e tangibili che possono modificare in profondità l’evoluzione della politica italiana dopo l’intesa europea. E proprio l’accordo maturato nelle scorse ore, sotto questo versante, non può che essere un ottimo biglietto d’ingresso.
Ora, su almeno tre fronti l’intesa siglata merita un supplemento di riflessione.
Innanzitutto l’Europa ha ritrovato un sussulto di dignità. E, soprattutto, ha riscoperto le vere ragioni politiche della sua unità. Da anni, ormai, si andava predicando che il vecchio continente poteva continuare ad avere un vero ruolo nello scacchiere geopolitico mondiale ad una sola condizione. E cioè, se riusciva sino in fondo a ritrovare e a rideclinare le ragioni politiche e culturali originarie. Ovvero un’entità legata non solo da interessi economici e commerciali ma anche, e soprattutto, da una grande visione politica ed ideale basata sulla solidarietà, sulla sussidiarietà e sulla cooperazione costruttiva. Un progetto politico, inaugurato dai grandi statisti democratico cristiani nell’immediato secondo dopoguerra che, seppur tra alterne vicende, ha ripreso lentamente a scorrere proprio dopo questa drammatica emergenza sanitaria che ha colpito trasversalmente il vecchio continente non risparmiando quasi nessuno. Ma il salto di qualità adesso lo abbiamo potuto sperimentare e non solo per la franchezza e la trasparenza dello scontro e dell’incontro tra i vari governi europei ma anche per la concreta volontà di voltare pagina, malgrado alcune resistenze corporative e nazionalistiche. Con un ruolo politico decisivo giocato dalla Francia e dalla Germania ma con il contributo determinante del Governo italiano senza dimenticare il ruolo giocato dai leader italiani in Europa, a cominciare dal presidente del Parlamento Europeo David Sassoli.
In secondo luogo questo accordo politico e finanziario può mettere in discussione, finalmente, i caposaldi non solo del sovranismo ma anche e soprattutto del populismo. Due degenerazioni della politica italiana che, però, in questi ultimi anni hanno mietuto consenso massicci e consistenti con i suoi due partiti di riferimento: la Lega salviniana e i 5 stelle di Grillo e Casaleggio. Due esperimenti politici che, al di là degli opposti e scontati annunci propagandistici, escono decisamente ridimensionati. Se da un lato il sovranismo ha, d’ora in poi, meno cartucce da introdurre nella dialettica politica per continuare a demolire l’Europa e tutto ciò che la circonda e la caratterizza nel panorama nazionale ed internazionale, dall’altro è lo stesso populismo ad entrare in difficoltà perché nel momento in cui torna la politica con i suoi strumenti e le sue modalità, i dogmi del populismo demagogico e anti politico vanno inesorabilmente in crisi. Al di là di ogni giustificazione postuma o tardiva. E la crisi dei due populismi che hanno dominato, e ancora condizionano, il cammino della democrazia italiana in questi ultimi anni può aprire nuovi orizzonti per le forze democratiche, riformiste e costituzionali del nostro Paese.
In ultimo la riscoperta delle ragioni politiche e culturali originarie dell’Unione europea hanno evidenziato, ancora una volta, la straordinaria attualità di quelle culture che hanno garantito e accompagnato il decollo politico dell’Europa. A cominciare dalla tradizione cattolico democratico e popolare. Del resto, sono stati 3 statisti democratici cristiani europei che individuarono, sin da subito, la valenza e la necessità di costruire attorno all’Europa un disegno politico di ampio respiro e di reale e non fittizia collaborazione tra i diversi popoli interrompendo una spirale di divisioni, di guerre, di risorgenti nazionalismi e di corporativismi economici e sociali che potevano nuovamente mettere in discussione l’impianto di una Europa capace di dar vita ad una rinnovata stagione di democrazia, di libertà e di giustizia sociale. Una tradizione, quella cattolico democratico e popolare, che continua quindi ad avere una forte attualità e che proprio con questo accordo ritrova le ragioni per avere una nuova cittadinanza culturale e politica a livello nazionale e a livello europeo.
Ecco, quindi, tre aspetti concreti e tangibili che possono modificare in profondità l’evoluzione della politica italiana dopo l’intesa europea. E proprio l’accordo maturato nelle scorse ore, sotto questo versante, non può che essere un ottimo biglietto d’ingresso.
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