Denatalità: mancano fiducia e famiglia



Domenico Galbiati    16 Luglio 2020       1

Cosa succede agli italiani? I dati sull’andamento demografico diffusi ieri l’altro dall’Istat sono sconfortanti e segnano un ulteriore record negativo al confronto con il 2018. Diminuiscono ancora le nascite che fanno registrare il dato peggiore da un secolo e mezzo a questa parte. Aumenta il numero degli italiani che si trasferiscono all’estero.

Senza il concorso degli stranieri, degli immigrati e dei “nuovi” italiani che acquisiscono la cittadinanza, il dato sarebbe drammatico, anche in ordine alla tenuta dell’equilibrio finanziario del Paese, fino a comprometterne il sistema pensionistico e la sopravvivenza di molti servizi che hanno fin qui concorso al quadro complessivo del welfare.

Si registrano, peraltro, andamenti differenziati tra diverse aree del Paese: ancora positivo il trend di crescita naturale nella Provincia di Bolzano; paurosamente negativo in Liguria. Le cause e le con-cause di un fenomeno ormai persistente da diversi anni, e secondo una curva ingravescente, sono sicuramente molteplici ed intrecciate tra loro, cosicché è difficile stabilire quale incida più dell’altra.

In astratto, si potrebbe dire che i due flussi di cui sopra – in uscita l’uno; in entrata l’altro – sono quel che logicamente ci si può attendere in un mondo globalizzato e secondo la legge dei vasi comunicanti.

Ogni italiano che se ne va si porta appresso una competenza e, quindi, poco o tanto che sia, impoverisce le potenzialità del Paese ed il vulnus complessivo è tutt’altro che indifferente se consideriamo che, nel 2019, oltre 180.000 italiani se ne sono andati, con un incremento di quattro/cinque punti percentuali rispetto all’anno precedente.

Quante cittadine delle nostre ci stanno in quel tanto di popolazione? Ci allarmeremmo ben altrimenti se questi abbandoni fossero, in via del tutto ipotetica, concentrati in un paio di località o poco più, cosicché sarebbe come se assistessimo alla desertificazione di una vasta area. Il fatto che questo fenomeno di abbandono del proprio paese sia

sgranato nella generalità della popolazione e, quindi, in qualche modo mascherato, non ci può tranquillizzare. Perché è così difficile oggi essere italiani in Italia?

Si tratta di dati che, al di là della preoccupante valutazione di insieme, meritano di essere squadernati e letti uno per uno. Chi sono poi gli italiani che se ne vanno? Non certo bassa manovalanza, ma persone che hanno una professionalità, qualunque sia il loro campo d’ azione, una competenza da far valere. Spesso si tratta addirittura di élite, ad esempio, in campo scientifico, ed allora ci si chiede se il nostro sistema scolastico ed universitario sia davvero così mal congegnato. Dobbiamo lamentare la fuga dei cervelli oppure la scarsa capacità del nostro sistema di ricerca scientifica di attrarne altri da altri Paesi? Non è importante anche arricchire dell’ indubbio “genio italico” tanti ambienti internazionali, in una vasta pluralità di campi?

Ad ogni modo, non ci sono voli pindarici che possano giustificare una tale situazione di deserto demografico. Che va affrontata sicuramente e con urgenza da riforme, ad esempio del “quoziente familiare” o altri provvedimenti similari di sostegno, ma sapendo che le varie opzioni di possibili interventi, non sono risolutive finché ciascuna vive della propria parzialità o sia pure in un concerto di provvedimenti che , però, non sono in grado di ristabilire quel sentimento di fiducia in se stessi che oggi in Italia latita gravemente.

Insomma, sono almeno due le strade da intraprendere senza girarci attorno e con grande chiarezza. Anziché crogiolarci in mille discussioni ripetitive e sterili sulla pluralità dei modelli di famiglia, è necessario anche in questo caso andare alla Costituzione che rappresenta un “unicum” normativo, pur nell’articolazione del suo dettato e, pertanto, non può essere invocata solo quando fa comodo alle proprie tesi preordinate. La Carta ha idee chiare in ordine a cosa sua la famiglia. Vi riscontriamo quella naturale e fisiologica consonanza con la Dottrina Sociale della Chiesa che, come abbiamo detto più volte, rappresenta per noi un elemento di particolare valore.

Del resto, quando si scrisse la Costituzione, Democrazia Cristiana e Partito Comunista potevano contrapporsi su tutto, ma i loro rispettivi elettori, il popolo cattolico ed il popolo marxista, soprattutto quelli che faticavano duramente alla stessa catena di montaggio, fianco a fianco, vivevano esattamente la stessa esperienza e lo stesso sentimento in ordine a cosa significasse fare famiglia e tirar grandi i figli. Poi, le cose sono cambiate, ma non siamo stati noi ad abbandonare la guida sicura dell’ ispirazione popolare.

Senza una concezione sana, fondata e solida di famiglia non si corregge la declinante curva demografica. Fuori da un simile contesto, neppure è facile comprendere perché si debbano mettere al mondo figli, destinati ad essere una sorta di ciliegina sulla ricca torta dei propri desideri, gabellati per diritti.

La seconda strada per uscire dal gelo demografico, a sua volta, è anzitutto tributaria della prima, in quanto si tratta di ristabilire un orizzonte di fiducia in sé stessi e di credibile speranza in un domani ricco di senso.

(Tratto da www.politicainsieme.com)


1 Commento

  1. Ben vengano le leggi a favore della famiglia e la equa fiscalità, ma se non si supera la distorsione culturale prodotta dall’ individualismo esasperato, dal liberalismo economico e dal relativismo etico confuso con la libertà, non illudiamoci che venga la voglia di avere figli. Questi saranno sempre visti come una insopportabile limitazione e mai come dono ricevuto.

Lascia un commento

La Tua email non sarà pubblicata.


*