Nel suo intervento al Parlamento europeo, Angela Merkel ha incassato diversi applausi e qualche affondo dai banchi dai Bruxelles. Un’anticipazione di quello che potrebbe succedere nella due giorni più roventi per le istituzioni UE: il vertice del 17-18 luglio sul budget europeo 2021-2027 e soprattutto il Recovery Fund, il pacchetto da 750 miliardi di euro che sarà incorporato nel bilancio settennale di Bruxelles.
Merkel ha ribadito anche all’Europarlamento che «serve un’intesa entro l’estate», alludendo all’urgenza di finalizzare un’intesa su un pacchetto dal valore complessivo di circa 1.800 miliardi (somma dello stesso Fondo della ripresa e di un budget generale di oltre 1000 miliardi di euro). Inutile aggiungere che il confronto si accenderà soprattutto sul primo.
La due giorni del Consiglio assomiglia a una resa dei conti fra due idee di Europa, almeno dal punto di vista economico. Da un lato il blocco trasversale che va da Parigi a Italia e Spagna, passando per la stessa Berlino, favorevole al ricorso a prestiti a fondo perduto per 500 dei 750 miliardi. Dall’altro, i quattro «frugali» Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, del tutto ostili all’ipotesi di una mutualizzazione del debito.
Nel mezzo ci sono figure di mediazione politica e istituzionale, dalla stessa Merkel al padrone di casa del vertice: il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Merkel dovrà cercare di far valere tutto il suo peso politico per difendere la proposta «franco-tedesca» del fondo della ripresa incorporato nel budget. Michel cercherà un punto di sintesi sul bilancio nel suo complesso, definendo le priorità della UE dall’anno prossimo al 2027.
L’ex premier belga ha presentato il 10 luglio una nuova bozza negoziale per il budget, pensato per conciliare le varie «sensibilità» che si scontreranno venerdì e sabato. Il piano prevede un taglio del bilancio da 1.100 miliardi a 1.074 miliardi di euro, conferma l’importo di 750 miliardi di euro e introduce un nuovo meccanismo di controllo dei paesi membri sull'uso dei soldi europei a livello nazionale. I riscontri sono stati positivi e negativi, ma la tensione non farà altro che salire in prossimità del vertice.
Non è un caso se i giorni che precederanno la riunione saranno e sono già stati scanditi da un’agenda fittissima di bilaterali. Merkel stessa ha incontrato a Berlino uno dei portavoce de facto dei frugali, il premier olandese Mark Rutte. Entrambi si sono detti favorevoli a «qualcosa come» il Recovery fund, anche se Rutte ha sottolineato che dovrà essere collegato a riforme economiche. Una durezza negoziale, spiega Beda Romano, che nasce anche dall’urgenza di rinforzarsi in patria rispetto ai nazionalisti e mantenere la linea del rigore.
Rutte ne ha dato saggio nel faccia a faccia con il premier Giuseppe Conte a l’Aja. Il bon ton istituzionale non ha distolto nessuno dei due dai propri obiettivi, con il premier olandese all’attacco per riforme italiane «in cambio» dei fondi. Fuori dal vertice i fotografi hanno immortalato Geert Wilders, leader sovranista e alleato della Lega di Salvini in Europa, con un cartello abbastanza eloquente: Geen cent naar Italië, non un centesimo all’Italia. Può sembrare una provocazione, ma è solo la variante più radicale di uno delle due «idee d’Europa» in campo il 17 e il 18 luglio. A Merkel e Michel il compito, tutt’altro che agevole, di conciliarle.
(Tratto dalla newsletter de Il Sole 24ore)
Merkel ha ribadito anche all’Europarlamento che «serve un’intesa entro l’estate», alludendo all’urgenza di finalizzare un’intesa su un pacchetto dal valore complessivo di circa 1.800 miliardi (somma dello stesso Fondo della ripresa e di un budget generale di oltre 1000 miliardi di euro). Inutile aggiungere che il confronto si accenderà soprattutto sul primo.
La due giorni del Consiglio assomiglia a una resa dei conti fra due idee di Europa, almeno dal punto di vista economico. Da un lato il blocco trasversale che va da Parigi a Italia e Spagna, passando per la stessa Berlino, favorevole al ricorso a prestiti a fondo perduto per 500 dei 750 miliardi. Dall’altro, i quattro «frugali» Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, del tutto ostili all’ipotesi di una mutualizzazione del debito.
Nel mezzo ci sono figure di mediazione politica e istituzionale, dalla stessa Merkel al padrone di casa del vertice: il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Merkel dovrà cercare di far valere tutto il suo peso politico per difendere la proposta «franco-tedesca» del fondo della ripresa incorporato nel budget. Michel cercherà un punto di sintesi sul bilancio nel suo complesso, definendo le priorità della UE dall’anno prossimo al 2027.
L’ex premier belga ha presentato il 10 luglio una nuova bozza negoziale per il budget, pensato per conciliare le varie «sensibilità» che si scontreranno venerdì e sabato. Il piano prevede un taglio del bilancio da 1.100 miliardi a 1.074 miliardi di euro, conferma l’importo di 750 miliardi di euro e introduce un nuovo meccanismo di controllo dei paesi membri sull'uso dei soldi europei a livello nazionale. I riscontri sono stati positivi e negativi, ma la tensione non farà altro che salire in prossimità del vertice.
Non è un caso se i giorni che precederanno la riunione saranno e sono già stati scanditi da un’agenda fittissima di bilaterali. Merkel stessa ha incontrato a Berlino uno dei portavoce de facto dei frugali, il premier olandese Mark Rutte. Entrambi si sono detti favorevoli a «qualcosa come» il Recovery fund, anche se Rutte ha sottolineato che dovrà essere collegato a riforme economiche. Una durezza negoziale, spiega Beda Romano, che nasce anche dall’urgenza di rinforzarsi in patria rispetto ai nazionalisti e mantenere la linea del rigore.
Rutte ne ha dato saggio nel faccia a faccia con il premier Giuseppe Conte a l’Aja. Il bon ton istituzionale non ha distolto nessuno dei due dai propri obiettivi, con il premier olandese all’attacco per riforme italiane «in cambio» dei fondi. Fuori dal vertice i fotografi hanno immortalato Geert Wilders, leader sovranista e alleato della Lega di Salvini in Europa, con un cartello abbastanza eloquente: Geen cent naar Italië, non un centesimo all’Italia. Può sembrare una provocazione, ma è solo la variante più radicale di uno delle due «idee d’Europa» in campo il 17 e il 18 luglio. A Merkel e Michel il compito, tutt’altro che agevole, di conciliarle.
(Tratto dalla newsletter de Il Sole 24ore)
In questi giorni si parla molto dell’ostilità dei cosiddetti “paesi frugali“, ed in particolare dell’Olanda, nei confronti dell’Italia spendacciona. Alcuni giorni fa, Dario Fabbri, nella trasmissione Omnibus, ha detto qualche cosa di molto diverso. Ciò che ha indotto detti paesi ad attivarsi è la preoccupazione per il nuovo corso della Germania. Questa nazione, gigante economico ma nano politico, sembra intenzionata ad uscire dall’angolo in cui per anni si è confinata per diventare un attore protagonista nella costruzione europea, un fatto reso evidente dalla volontà tedesca di farsi carico dei problemi di quanti sono usciti con le ossa rotte dalla pandemia. In Germania, si è compreso che senza assumere un forte ruolo politico (che necessariamente riguarda tutti gli ambiti) non si salvano nemmeno gli interessi economici. Di qui l’alt nei suoi confronti dei “paesi bottegai”, come l’Olanda, e dei paesi scandinavi, dallo scarso sentimento europeo, per i quali complessivamente l’Europa è solo uno spazio economico in cui fare affari.
Di fronte al fatto nuovo, si potrà vedere chi (in Italia, in Europa e nel mondo) vuole una vero processo unitario europeo che, sia pure per passi successivi, dovrà portare alla formazione di una Europa autonoma sul terreno politico, economico e militare.