Di notevole interesse storico e documentale è senza dubbio il libro di don Umberto Casale Indimenticabile priore (Effatà editrice), dedicato a don Francesco Saglietti, per quasi tre decenni sacerdote a Racconigi, attraversando gli anni della guerra, della Resistenza e della rinascita democratica del Paese.
Il priore fu particolarmente attivo nel CLN locale dove, tra l'altro, sedeva il suo vice parroco, don Carlo Chiavazza, futuro fondatore del settimanale “Il nostro tempo”, all'epoca da poco rientrato dalla Russia dove era stato inviato come cappellano militare. La conoscenza del tedesco, lingua che don Saglietti aveva appreso nel corso degli studi di teologia, gli fu estremamente utile per riuscire tenere i contatti con il comando germanico di stanza a Racconigi, evitando il peggio per la sua comunità, nei giorni dell'occupazione.
Nato a Torino nel 1905, in una famiglia di cinque figli (oltre a lui, un fratello e tre sorelle), Francesco sente la vocazione al sacerdozio e viene mandato in seminario a compiere i propri studi. Divenuto sacerdote nel 1930, fu inviato dapprima a Bra e poi nel 1937 approda a Racconigi nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Sono anni di difficile convivenza tra il mondo cattolico e il fascismo che tenta in tutti i modi avere il monopolio educativo sui giovani. Attorno alla parrocchia il priore favorisce la nascita di una fitta rete di assistenza verso i più poveri e i più deboli.
Poi la guerra, l'8 settembre e l'inizio della Resistenza nella quale, per l'appunto, don Saglietti si troverà coinvolto, al punto di finire più volte nel mirino della stampa fascista che lo accusa di stare dalla parte dei ribelli. L'autore ci propone nel libro alcune pagine del diario del priore, scritte proprio nei giorni incandescenti della liberazione di Racconigi.
Nel dopoguerra don Saglietti, allo stesso modo con cui aveva avversato il fascismo, respinse il totalitarismo comunista, schierandosi a favore della nascente libertà sotto l'egida del cattolicesimo politico. Tutto questo, mantenendo sempre buoni rapporti con i rappresentanti socialcomunisti con cui aveva collaborato nel CLN. Teologo, docente nei corsi di formazione di giovani sacerdoti, don Saglietti svolgerà fino alla morte avvenuta nel 1964, un'intensa attività di insegnamento.
Di particolare rilievo poi l'iniziativa che il priore chiamava "processo alla religione” caratterizzata da periodici incontri pubblici che vedevano il salone parrocchiale trasformarsi in una sorta di aula di tribunale con dibattiti tra accusa e difesa, riguardo alla tesi di volta in volta sostenuta. Ne scaturivano momenti di vivace confronto e di assoluto spessore culturale che seppero sempre destare grande interesse tra i suoi parrocchiani.
Emerge, dunque, dal libro di don Casale, arricchito anche di ricordi personali, la poliedrica figura di un sacerdote che a fianco alla sua missione pastorale seppe unire anche un'attenta partecipazione alle vicende civili e politiche della propria comunità e del proprio Paese.
A margine, infine, della biografia dedicata a don Saglietti, l'autore ha inserito alla fine del volume, il diario che suo padre Francesco scrisse dopo la resa ai tedeschi l'8 settembre, raccontando il lungo e travagliato ritorno a casa, dalla Grecia, attraverso la Jugoslavia, sino all'atteso rientro in Italia, dove giunse a guerra finita nell'estate del '45. Un interessante resoconto di vita vissuta che ci fa rivivere alcuni dei più drammatici momenti della nostra storia.
Il priore fu particolarmente attivo nel CLN locale dove, tra l'altro, sedeva il suo vice parroco, don Carlo Chiavazza, futuro fondatore del settimanale “Il nostro tempo”, all'epoca da poco rientrato dalla Russia dove era stato inviato come cappellano militare. La conoscenza del tedesco, lingua che don Saglietti aveva appreso nel corso degli studi di teologia, gli fu estremamente utile per riuscire tenere i contatti con il comando germanico di stanza a Racconigi, evitando il peggio per la sua comunità, nei giorni dell'occupazione.
Nato a Torino nel 1905, in una famiglia di cinque figli (oltre a lui, un fratello e tre sorelle), Francesco sente la vocazione al sacerdozio e viene mandato in seminario a compiere i propri studi. Divenuto sacerdote nel 1930, fu inviato dapprima a Bra e poi nel 1937 approda a Racconigi nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Sono anni di difficile convivenza tra il mondo cattolico e il fascismo che tenta in tutti i modi avere il monopolio educativo sui giovani. Attorno alla parrocchia il priore favorisce la nascita di una fitta rete di assistenza verso i più poveri e i più deboli.
Poi la guerra, l'8 settembre e l'inizio della Resistenza nella quale, per l'appunto, don Saglietti si troverà coinvolto, al punto di finire più volte nel mirino della stampa fascista che lo accusa di stare dalla parte dei ribelli. L'autore ci propone nel libro alcune pagine del diario del priore, scritte proprio nei giorni incandescenti della liberazione di Racconigi.
Nel dopoguerra don Saglietti, allo stesso modo con cui aveva avversato il fascismo, respinse il totalitarismo comunista, schierandosi a favore della nascente libertà sotto l'egida del cattolicesimo politico. Tutto questo, mantenendo sempre buoni rapporti con i rappresentanti socialcomunisti con cui aveva collaborato nel CLN. Teologo, docente nei corsi di formazione di giovani sacerdoti, don Saglietti svolgerà fino alla morte avvenuta nel 1964, un'intensa attività di insegnamento.
Di particolare rilievo poi l'iniziativa che il priore chiamava "processo alla religione” caratterizzata da periodici incontri pubblici che vedevano il salone parrocchiale trasformarsi in una sorta di aula di tribunale con dibattiti tra accusa e difesa, riguardo alla tesi di volta in volta sostenuta. Ne scaturivano momenti di vivace confronto e di assoluto spessore culturale che seppero sempre destare grande interesse tra i suoi parrocchiani.
Emerge, dunque, dal libro di don Casale, arricchito anche di ricordi personali, la poliedrica figura di un sacerdote che a fianco alla sua missione pastorale seppe unire anche un'attenta partecipazione alle vicende civili e politiche della propria comunità e del proprio Paese.
A margine, infine, della biografia dedicata a don Saglietti, l'autore ha inserito alla fine del volume, il diario che suo padre Francesco scrisse dopo la resa ai tedeschi l'8 settembre, raccontando il lungo e travagliato ritorno a casa, dalla Grecia, attraverso la Jugoslavia, sino all'atteso rientro in Italia, dove giunse a guerra finita nell'estate del '45. Un interessante resoconto di vita vissuta che ci fa rivivere alcuni dei più drammatici momenti della nostra storia.
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