I diversi approcci alla pandemia



Oreste Calliano    17 Marzo 2020       0

Stanno emergendo nei vari Stati europei, a seguito delle scelte dei vari governi conseguenti alla pandemia, strategie e quindi visioni della persona, della società e della stessa vita umana assai diverse.

Una è la visione dell’utilitarismo, da Bentham a tutti i suoi vari epigoni, per cui lo scopo dell’agire collettivo è “la massima felicità divisa nel maggior numero” (Cesare Beccaria).

L’altra è il maltusianesimo elaborato nel “principio di popolazione” in cui lo scarto tra le potenzialità riproduttive della specie umana, che può crescere secondo una progressione geometrica e la crescita dei mezzi di sussistenza, soggetti a una crescita aritmetica, potrebbe essere compensato da freni “positivi” (guerre, pestilenze, carestie ecc.) e dai freni preventivi (aborti, infanticidi, prostituzione). E ciò per evitare lo stato di guerra per le risorse e conseguente ricorso all’autoritarismo politico (il Leviatano evocato da Hobbes).

La terza è il contrattualismo armonicistico, in cui tra individui (coniugi, genitori e figli, gruppi famigliari e comunitari) tutto si negozia per giungere ad una composizione degli interessi che tenga conto delle istanze, conscie ed inconscie di tutte le parti coinvolte.

In Inghilterra si sta seguendo, dichiaratamente, l’opzione maltusiana, sulla base del convincimento che pur con la conseguenza di un numero rilevante e forse esponenziale di morti, prevalentemente anziani o con patologie pregresse, questo sia lo strumento per autoimmunizzare la stragrande popolazione, anche a discapito del valore della singola vita umana.

In Italia si sta seguendo, dopo qualche incertezza, l’opzione della trasparenza informativa e del principio di precauzione che impone il contenimento del virus al fine di consentire l’adeguamento delle strutture sanitarie, in particolare in certe Regioni in cui la sanità pubblica non è stata mai resa efficiente o è stata sottofinanziata, anche per cattiva gestione delle classi dirigenti locali, in attesa di fornire strutture e attrezzature adeguate alla pandemia, scoprire nuovi farmaci efficaci, sviluppare nuovi vaccini specifici.

In altri Paesi, tra cui quelli est europei e gli USA, si sta seguendo l’opzione utilitarista opportunistica: è più conveniente che la verità sia nota soltanto alle élite mentre le masse possono essere guidate dal “senso comune” che, stimolato dai media, possiede una forza motivazionale maggiore. È anche il caso, mi pare del governo francese che, pur optando per una tardiva adozione del principio di precauzione, chiudendo le scuole, mantiene le elezioni locali, forse sperando che gli anziani non facciano la fila ai seggi. Mi ricorda il detto di mia suocera: il cattivo politico venderebbe la nonna per un pugno di voti!

Cosa ci dicono queste diverse opzioni?

a) L’utilitarismo filosofico settecentesco, che ha costituito la base dell’economia classica (Ricardo) e della successiva sua applicazione all’economia capitalistica moderna, nasce, come ci insegnò Bobbio, con un obiettivo preciso: combattere il disordine conseguente alle guerre europee e alle rivolte contadine del ‘600 che devastarono l’Europa, e fu poi esteso alla nascente economia protoindustriale, forse equiparando la competizione economica tra nazioni alla guerra.

b) Il concetto di utilitarian, felicist, non è collegabile al concetto romano di utilitas, che significava benevolenza, ma all’idea anglosassone di utile e quindi all’egoismo individuale. Né si risolve il paradosso di Adamo Smith che nel saggio sulla ricchezza delle Nazioni richiama l’egoismo del macellaio, mentre nella sua opera filosofica sui Moral Sentiments richiama il concetto di Sympathy che potremmo tradurre con la moderna empatia. Non sono uno storico economico per vagliarne gli effetti, ma mi pare che sul piano pratico e socio-aziendale tali concetti sia stati sovente distorti o equivocati.

c) Alla fine di questa catastrofe (sanitaria, economica e speriamo non sociale) occorrerà ricostruire. Non con il nazionalismo esasperato (homo homini lupus) che nel Settecento si temeva e che nel 1920-30 si diffuse come ideologia a scopo rassicuratorio-difensivo; non con un generico solidarismo, che a livello europeo si sta dimostrando ipocrita e tardivo, ma forse con un nuovo armonicismo-controversiale, che richiederà doti di equilibrio, capacità di negoziazione, ricerca o riscoperta di valori comuni, strumenti non conflittuali di risoluzione delle controversie. Certo che a certe classi dirigenti potrà maggiormente giovare uno stato emotivo prebellico, per risolvere semplicisticamente, comprimendo i contrasti di interessi ed esaltando il narcisismo collettivo, problemi complessi.

Occorrerà vegliare, prevenire e, se necessario, opporsi.


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