Se al teatro Erba si fossero radunati vent’anni fa, si sarebbe parlato semplicemente del risveglio della società civile. Oggi è tutto cambiato.
Dalla nascita della Seconda Repubblica in Italia sono alternati movimenti spontanei, che hanno riempito le piazza, proposto messianici cambiamenti, qualcuno ha anche conquistato consenso e potere, amministrativo e politico. Un percorso sembrava esaurito, invece, al termine di questi due decenni è riemersa, con le “Sardine”, l’esigenza di un nuovo patto tra istituzioni e società, una nuova narrazione politica per dare risposte ad un forte senso di disagio e smarrimento, ben oltre la contrapposizione alla Lega.
Quello che si ascolta dalle persone che hanno deciso di mettersi in gioco è una richiesta importante: costruire una nuova politica, nuove classi dirigenti, idee guida, in una dimensione non di rottura ma di dialogo intergenerazionale.
Il pomeriggio di sabato 25 gennaio a Torino, ascoltando i relatori, le parole dei promotori delle “Sardine”, gli appelli dei giovani di Friday for Future si è avvertita, dopo le piazze, la necessità dello studio, l’approfondimento, la capacità di analizzare i bisogni e affrontare con coraggio le sfide della contemporaneità. Interlocutori di differenti età, appartenenze, prospettive e linguaggi hanno discusso per tre ore in un clima di confronto civile e con toni pacati. Un dibattito nel quale i contenuti sono stati espressi oltre la contingenza politica del momento, in Italia e a Torino.
Parlare di politica e di politiche, cercare di dare, partendo dalle basi di convivenza civile, una prospettiva ad un progetto nuovo sui territori locali e nazionale. Smorzare i toni, abbassare il livello di odio e contrapposizione, tipici di un certo uso dei social media, produrre linee di pensiero da portare a un confronto con le persone, le comunità, gli stessi partiti e movimenti che oggi guidano il Paese.
Tanti i temi affrontati, un collante la democrazia.
Il ritorno alla comunità, a un noi che si contrapponga all’iper-individualismo; economia circolare, sostenibilità ambientale, di regole democratiche fondate sui principi costituzionali. Provare a concorrere alla realizzazione di una nuova prospettiva politica, realistica, innovativa e realizzabile, una piattaforma di proposte politiche attraverso le quali aprire un confronto con i partiti e il resto della società civile. Se il populismo e il sovranismo a livello nazionale e internazionale si sono imposti e conquistato un largo consenso tra popoli e nazioni, è forse dovuto anche alla mancanza di una narrazione alternativa possibile e praticabile. La complessità del mondo delle relazioni internazionali, dell’economia, la difesa dell’ambiente, il lavoro in un quadro organizzativo in cui la tecnologia cambia i paradigmi dell’esistente sono stati altri temi del confronto.
Resta dunque al momento marginale l’interrogativo se le Sardine si organizzeranno in qualche modo per presentarsi alle elezioni o resteranno movimento. Più interessante sarà capire se e come questa domanda possa contribuire a disegnare il futuro nell’Italia e di Torino nei prossimi venti anni. Credo sia dunque errato fermarsi alla dimensione del qui e ora, Municipalismo, riformismo, reti solidali, integrazione e inclusione sociale, ridurre le disuguaglianze, sono i temi di un progetto nel quale le parti sociali potranno convergenze su programmatiche comuni, una ipotetica convocazione virtuale e reale degli Stati generali di una città in affanno.
Le Sardine intercettano una parte di società civile di varia estrazione ideale che negli anni si è allontanata dalla politica perché insofferente e delusa e che non trova più corrispondenza nei programmi dei partiti. Una comunità sfibrata, delusa, a volte rassegnata cerca di smarcarsi dall’indifferenza, pronta a spendersi per reinventare nuove strade. Il rischio è che a pochi mesi dal voto amministrativo si faccia a gare nell’evocare la rinascita delle periferie, sottolineare l’importanza della società civile e dei corpi intermedi, il volontariato e l’associazionismo laico e cattolico asse portante e vitale del territorio, senza un confronto reale con questi mondi e ambienti. Anche per questo le Sardine, in modo trasversale, sono uno stimolo per tutti gli stakeholder della società torinese per cambiare, in fretta, la rotta.
Dalla nascita della Seconda Repubblica in Italia sono alternati movimenti spontanei, che hanno riempito le piazza, proposto messianici cambiamenti, qualcuno ha anche conquistato consenso e potere, amministrativo e politico. Un percorso sembrava esaurito, invece, al termine di questi due decenni è riemersa, con le “Sardine”, l’esigenza di un nuovo patto tra istituzioni e società, una nuova narrazione politica per dare risposte ad un forte senso di disagio e smarrimento, ben oltre la contrapposizione alla Lega.
Quello che si ascolta dalle persone che hanno deciso di mettersi in gioco è una richiesta importante: costruire una nuova politica, nuove classi dirigenti, idee guida, in una dimensione non di rottura ma di dialogo intergenerazionale.
Il pomeriggio di sabato 25 gennaio a Torino, ascoltando i relatori, le parole dei promotori delle “Sardine”, gli appelli dei giovani di Friday for Future si è avvertita, dopo le piazze, la necessità dello studio, l’approfondimento, la capacità di analizzare i bisogni e affrontare con coraggio le sfide della contemporaneità. Interlocutori di differenti età, appartenenze, prospettive e linguaggi hanno discusso per tre ore in un clima di confronto civile e con toni pacati. Un dibattito nel quale i contenuti sono stati espressi oltre la contingenza politica del momento, in Italia e a Torino.
Parlare di politica e di politiche, cercare di dare, partendo dalle basi di convivenza civile, una prospettiva ad un progetto nuovo sui territori locali e nazionale. Smorzare i toni, abbassare il livello di odio e contrapposizione, tipici di un certo uso dei social media, produrre linee di pensiero da portare a un confronto con le persone, le comunità, gli stessi partiti e movimenti che oggi guidano il Paese.
Tanti i temi affrontati, un collante la democrazia.
Il ritorno alla comunità, a un noi che si contrapponga all’iper-individualismo; economia circolare, sostenibilità ambientale, di regole democratiche fondate sui principi costituzionali. Provare a concorrere alla realizzazione di una nuova prospettiva politica, realistica, innovativa e realizzabile, una piattaforma di proposte politiche attraverso le quali aprire un confronto con i partiti e il resto della società civile. Se il populismo e il sovranismo a livello nazionale e internazionale si sono imposti e conquistato un largo consenso tra popoli e nazioni, è forse dovuto anche alla mancanza di una narrazione alternativa possibile e praticabile. La complessità del mondo delle relazioni internazionali, dell’economia, la difesa dell’ambiente, il lavoro in un quadro organizzativo in cui la tecnologia cambia i paradigmi dell’esistente sono stati altri temi del confronto.
Resta dunque al momento marginale l’interrogativo se le Sardine si organizzeranno in qualche modo per presentarsi alle elezioni o resteranno movimento. Più interessante sarà capire se e come questa domanda possa contribuire a disegnare il futuro nell’Italia e di Torino nei prossimi venti anni. Credo sia dunque errato fermarsi alla dimensione del qui e ora, Municipalismo, riformismo, reti solidali, integrazione e inclusione sociale, ridurre le disuguaglianze, sono i temi di un progetto nel quale le parti sociali potranno convergenze su programmatiche comuni, una ipotetica convocazione virtuale e reale degli Stati generali di una città in affanno.
Le Sardine intercettano una parte di società civile di varia estrazione ideale che negli anni si è allontanata dalla politica perché insofferente e delusa e che non trova più corrispondenza nei programmi dei partiti. Una comunità sfibrata, delusa, a volte rassegnata cerca di smarcarsi dall’indifferenza, pronta a spendersi per reinventare nuove strade. Il rischio è che a pochi mesi dal voto amministrativo si faccia a gare nell’evocare la rinascita delle periferie, sottolineare l’importanza della società civile e dei corpi intermedi, il volontariato e l’associazionismo laico e cattolico asse portante e vitale del territorio, senza un confronto reale con questi mondi e ambienti. Anche per questo le Sardine, in modo trasversale, sono uno stimolo per tutti gli stakeholder della società torinese per cambiare, in fretta, la rotta.
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