Verso la concretezza del Programma



Giancarlo Infante    26 Gennaio 2020       1

L’autonomia, la capacità programmatica attorno ai problemi concreti del Paese, le facce nuove cui si aprano le porte della politica.

Questa la concretizzazione di quel messaggio di rigenerazione del Paese che sostiene il Manifesto lanciato da Politica Insieme con Costruire Insieme, Rete Bianca ed altre decine di gruppi presenti in tutta l’Italia, animati dal riferimento al popolarismo e al pensiero cristiano democratico.

Politica Insieme è ripartita da Milano per avviare la seconda fase della costituzione di un “nuovo”soggetto politico d’ispirazione cristiana, aperto a credenti e non credenti.

Questa “seconda fase” è definita dal passaggio dall’enunciazione dei principi e delle attese, oltre che dall’espressione di una volontà d’impegno, alla effettiva partecipazione alla dialettica politica-sociale e al confronto legislativo. Essa indica un percorso programmatico attraverso cui sarebbe possibile rendere effettiva la trasformazione completa del Paese.

Proprio a questo hanno fatto riferimento nei loro interventi di apertura a Palazzo Marino, Stefano Zamagni e Domenico Galbiati, introdotti a un folto numero di partecipanti da Enrico Marcora, componente del Consiglio comunale di Milano.
In una stagione di continui appuntamenti elettorali è inevitabile, come accade sovente, sentir parlare solamente di schieramenti. Cosa figlia di una logica dura a morire perché, come ha ricordato Stefano Zamagni, si è appena cominciato a uscire da una lunga stagione di “bipolarismo”. Estraneo alla tradizione storico polita italiana, ha di fatto ingabbiato il sistema istituzionale, i partiti, la società e lo stesso mondo dei cattolici interessati alla politica. Ha reso molti prigionieri di una mentalità “negativa”, di contrapposizione preconcetta e divisiva per il Paese, anche quando non ce n’è bisogno.

“Noi – ha detto Zamagni – crediamo in un atteggiamento “per qualcosa”, non “contro qualcuno” a ogni costo. Del resto, egli ha ribadito il concetto che il Paese ha bisogno di andare oltre l’idea del tradizionale riformismo perché “oggi non viviamo una stagione ordinaria, bensì straordinaria”. Si tratta dunque di dare corso ad un processo cui devono prendere parte attiva porzioni sempre più ampie della società civile.

Politica Insieme ribadisce che l’autonomia può caratterizzare la presenza di una voce nuova, cui contribuiscano credenti e non credenti. Si tratta di un presupposto che non conduce verso l’autoreferenzialità. Garantisce, invece, il riferimento certo a quel patrimonio fatto di democrazia, di difesa della vita e della persona, di inclusione ed equità sociale indicate e sostenute dalla Dottrina sociale della Chiesa e dalla Costituzione.

“Se – come ha sottolineato Domenico Galbiati – Politica Insieme ritiene che l’autonomia costituisca un forte valore politico, allora non c’è autosufficienza o indifferenza nei confronti delle altre forze politiche”.

Esiste la necessità, infatti, di riscoprire il concetto politico della coalizione. Esso deve sostanziarsi attorno a concreti fatti e altrettanto concrete scelte politiche. Costituisce, in effetti, un’attitudine, un abito mentale, un metodo, un peculiare aspetto della partecipazione alla gestione della cosa pubblica. È una inevitabile componente dell’arte del “buon governo” e di quel “ragionare politico” pienamente dispiegabile se collegato a un’autentica disponibilità alla condivisione di progetti e di metodi, anche di comportamenti concreti, ma che necessita dell’esistenza di condizioni reali, alla cui formazione concorra un ‘analoga propensione emergente tra altre forze politiche.

Allo stato attuale delle cose, un “nuovo” impegno politico dei cattolici non può certamente seguire il corso delle cose impresso dal centrodestra a guida Matteo Salvini lungo una deriva antieuropea e di un qualcosa che ci porti al di fuori del tradizionale quadro di alleanze internazionali del Paese. Forti sono i rischi di aggravare le già tenaci divisioni sociali e geografiche, di alimentare un clima già estremo di paura e di odio e, dunque, di allargare la disgregazione sociale fino alle estreme conseguenze. Che poi è quello per cui operano i veri nemici dell’Italia e dell’Europa.

Siamo dunque chiamati, è stato detto bene a Milano da Zamagni e da Galbiati, a indicare una diversa possibilità d’impegno a quei cattolici che hanno preso “l’abbaglio” di votare a destra e a quanti, come noi insoddisfatti dell’attuale quadro politico-istituzionale, hanno invece preferito rifugiarsi nell’astensionismo.

Al tempo stesso, è inevitabile il constatare una condizione di decisa alternatività al PD che ha smarrito il collegamento con le forze economiche, culturali e sociali di riferimento e inseguito, persino incoraggiato, una deriva radicale. Una scelta strategica sorda a ogni necessità (ma anche a una valutazione di opportunità, in relazione ai rapporti con quella parte del mondo cattolico che, pure, al centrosinistra a lungo ha guardato con favore) di affrontare in maniera inclusiva anche questioni eticamente critiche. Si tratta di quanto è collegato alla difesa della vita e alla salvaguardia della qualità delle relazioni umane. Non perseguendo una logica esaltante l’individualismo, alla fine d’impronta prettamente liberista, bensì riconoscendo l’esistenza di un’area di valori, di sedimentazioni culturali, di sensibilità, proprie non solo del mondo cattolico, di usi ed abitudini, pubbliche e private, le quali dovrebbero e potrebbero pur trovare l’adeguato rispetto e riconoscimento, invece di essere affrontate, e spesso calpestate, a colpi di interventi governativi e dei vertici dei partiti.

Politica Insieme, dunque, ha riproposto da Milano una faccia non ideologica, ma certamente forte di idealità. È cosa diversa e che deve, adesso, diventare concretezza politica e capacità di progetto, senza timore di riferirsi persino a quel livello legislativo dove si decidono le cose.

Così, gran parte degli interventi di quanti sono giunti a Milano da altre Regioni sono stati dedicati a specifiche aree d’intervento, come è stato per la fiscalità con l’emiliano Augusto Bagnoli, il problema dell’impresa con il ligure Alessandro Comola e l’altoatesino Alberto Berger, la questione ritenuta impellente della riscoperta e del rafforzamento delle autonomie locali, affrontata dal piemontese Alessandro Risso, quella che ruota attorno ai ritardi storici e strutturali maturati nei confronti del patrimonio del Paese da sostenere come quello turistico, naturale, artistico e culturale di cui ha parlato il veneto Marco Zabotti.

Adesso Politica Insieme, parteciperà con gli altri gruppi sostenitori del Manifesto all’impegno per la definizione, in un arco temporale molto ristretto, di un documento politico programmatico da portare all’attenzione dell’intero Paese, grazie all’impegno di decine di esperti partecipi di una dozzina di gruppi di lavoro e a un vaglio finale in cui saranno coinvolti i circoli oramai presenti in tutte le Regioni.

Una specifica attenzione verrà portata alla cosiddetta “forma partito”, tema su cui è intervenuta a Milano Lia Monopoli. Le difficoltà e le storture dei partiti tradizionali, ma anche l’esperienza registrata da nuovi movimenti e nuove organizzazioni confermano l’esistenza di una crisi della rappresentatività e della rappresentanza che continua senza soluzione di continuità. Ciò non può che richiamare alla riflessione quanti vogliono dare vita ad un “nuovo” soggetto politico.


1 Commento

  1. Seguo con interesse lo svilupparsi dell’iniziativa politica. Ritengo che il vuoto del centro, da troppo tempo occupato da Forza Italia, vada colmato in modo da dare una casa a tanti italiani orfani di questo importante spazio moderato, una volta prevalente nell’area politica italiana.

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