Ieri 31 ottobre 2019 è stato diffuso dalle agenzie il manifesto che avvia la nuova stagione politica dei “liberi e forti”.
Non si tratta di un partito con un capo, che decide un nome, e due slogan urlati, come ci hanno male abituato gli ultimi 25 anni di vita politica italiana. Ma di un progetto basato sui valori della Costituzione e della Dottrina sociale, forte della tradizione di buona Politica orientata al bene comune, iniziata oltre un secolo fa con Toniolo, Murri e Sturzo eppure in grado di fornire ricette efficaci per la crisi – morale, sociale ed economica – del nostro tempo.
L'ampio documento, che unisce contenuti valoriali e programmatici, rappresenta l'avvio di un percorso politico e organizzativo. Nella fase iniziale è stato sottoscritto da quasi 500 rappresentanti del variegato associazionismo democratico popolare di ispirazione cristiana attivo in tutta la penisola, dal Trentino alla Sicilia. Ma rimane aperto a nuove adesioni in vista della futura Assemblea Costituente (ipotizzabile tra gennaio e febbraio prossimi) in cui verranno discussi e approvati il nome e il programma.
Dato che il nuovo partito intende caratterizzarsi – ed esprimere la propria identità – sulle proposte programmatiche, verrà avviato nei prossimi giorni un lavoro partecipato sui diversi ambiti di intervento, attingendo dalle molteplici competenze presenti tra i firmatari del documento.
Lo pubblichiamo qui di seguito per la vostra lettura.
Preambolo
Quello che segue è un Manifesto, e non (ancora) un Programma Politico. Esso mira a definire l’orizzonte entro il quale il nuovo soggetto politico intende muoversi per giungere ad articolare le policies e per chiarire il suo modo di agire.
1. La nostra è una stagione straordinaria
Le condizioni dell’Italia richiedono interventi straordinari, nei metodi e nei contenuti.
Le gravi difficoltà sociali, economiche e morali del nostro Paese, analoghe a quelle dei paesi del mondo occidentale, confermano quanto l’opzione riformista sia inadeguata, giacché il nostro tempo è connotato da fenomeni di portata epocale quali quelli della nuova globalizzazione, della quarta rivoluzione industriale, dell’aumento sistemico delle diseguaglianze sociali, degli straordinari flussi migratori, delle questioni ambientali e climatiche, della caduta di valori etici, nelle sfere sia del privato sia del pubblico. Le passioni ideali della solidarietà e della tensione civica sono sostituite da egoismi sociali e dall’individualismo libertario. Non basta allora “ri-formare”, occorre piuttosto “tras-formare”.
La Politica deve tornare a svolgere un ruolo fondamentale per la rigenerazione della vita pubblica, avanzando un nuovo modello di sviluppo inclusivo e solidale che, anche in riferimento alle prospettive indicate dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite con i suoi 17 obiettivi di sviluppo, sia in grado di sconfiggere le povertà e risolvere la complessa equazione che tiene insieme impresa, produzione, lavoro, consumi.
Il lavoro per tutti, da considerare quale primo obiettivo politico; il sistema produttivo da rilanciare, anzitutto nel Mezzogiorno; le Istituzioni, lo Stato e i partiti da riformare; la famiglia e la generazione e l’educazione dei figli da sostenere; il sistema formativo e la Scuola da rianimare, all’interno di una più generale risposta alla grave condizione giovanile; lo sviluppo equilibrato e sostenibile e la lotta al degrado ambientale sollevano condivise attese, ma al tempo stesso, costituiscono motivi di un intervento pubblico generoso.
Questi obiettivi trovano fondamento nel riconoscimento della Persona, della sua dignità in tutti gli stadi della vita, dal momento del concepimento fino alla sua conclusione naturale, e della famiglia che resta il primo insostituibile nucleo umano e sociale.
Le relazioni internazionali, soprattutto quelle dell’Europa e del Mediterraneo, cambiano e portano nuove trepidazioni per il mantenimento della Pace, messa a repentaglio dall’indebolimento degli organismi sovranazionali e dall’inaccettabile corsa agli armamenti.
Di fronte a tutti questi problemi, fortemente debilitato appare l’insieme del sistema politico ed istituzionale. Inevitabili le conseguenze sul funzionamento della cosa pubblica, centrale e locale, a partire dalla Giustizia e dall’apparato burocratico. Crescente è l’insoddisfazione da parte dei cittadini sempre più estraniati e distanti, persino dalle urne. Si deve rispondere a queste insoddisfazioni e ridare speranza alla nostra gente. Il centralismo statalista non nuoce solo alla società civile, ma anche al principio dell’autogoverno responsabile dei territori.
Riteniamo che oggi vi siano le condizioni per dare vita ad una nuova forza popolare aperta a credenti e a non credenti attorno a un progetto politico di rinascita del Paese e dell’Europa. Tale progetto dovrà emergere ed essere precisato tramite il confronto democratico ed il dialogo tra tutte le persone e le forze che si ispirano ai medesimi principi qui sotto enunciati, superando le divisioni e i personalismi del passato.
2. Necessità di ripartire da un “pensiero forte”
Ha scritto Montesquieu: “La corruzione dei governi comincia sempre dalla corruzione dei princìpi”. I princìpi sono indispensabili perché indicano la direzione verso cui andare per realizzare il “bene comune”, inteso come il bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo.
Il nuovo soggetto politico contribuirà alla riscoperta di un “pensiero forte” nel riferimento ai principi della Costituzione, del Pensiero sociale della Chiesa e delle varie dichiarazioni sui Diritti dell’uomo.
Molti dei problemi italiani sono dovuti a un sistema bipolare che ha provocato divisioni e divaricazioni nella società, senza assicurare la governabilità, e ha reso più difficile il rapporto degli eletti con i loro elettori e con i territori di riferimento.
C’è dunque da definire un sistema elettorale sostanzialmente proporzionale – con le dovute soglie – capace di ridare viva voce e piena rappresentatività a tutti i settori vitali della società, valorizzando il ruolo del Parlamento e degli organi elettivi ad ogni livello, nel quadro di una forte affermazione della democrazia rappresentativa e partecipata.
Ci ispiriamo al modello di democrazia liberale basato su partecipazione, rappresentatività, equilibrio, volontà di inclusione, realismo, ragionevolezza e concretezza.
3. Gli interventi necessari
Ecco le nostre proposte:
3.1) Contrastare quelle forme della politica (populista o sovranista) che umiliano i corpi intermedi della società, privati della capacità di proposta e di indirizzo. Ciò implica il passaggio verso un modello di ordine sociale fondato su Stato, Mercato, Comunità, in cui i corpi intermedi siano valorizzati per le loro proprie specificità.
3.2) Favorire il recupero delle energie vitali della società civile, molte delle quali sono promosse e consolidate dall’esperienza cristiana. Somma di intelligenze, di organismi, di capacità e di punti di vista, devono essere coinvolte il più possibile nei processi di partecipazione da cui scaturiscono idee, progetti e risultati migliori. Deve essere valorizzata e sostenuta quella rete fatta di partecipazione generosa, spontanea e benefica che, parte del più generale volontariato civile, si occupa delle disuguaglianze, dell’aiuto agli ultimi, ma anche della dimensione spirituale e culturale per rispondere alla necessità di curare le relazioni di chi è solo e abbandonato, molto spesso nell’assoluto disinteresse o in sostituzione del pubblico intervento.
Ciò significa anche ripensare il ruolo e l’organizzazione dello Stato, in particolare per quanto riguarda la piena attuazione del Titolo V della Costituzione sul sistema delle Autonomie locali e un riconoscimento delle funzioni proprie del Comune, della Provincia o Città Metropolitana e della Regione.
La presenza dello Stato deve tornare ad essere finalmente orientata verso una funzione di garanzia e di servizio per il cittadino, le famiglie e le organizzazioni intermedie. È necessario, così, partire per prima cosa dal ripensare la Pubblica amministrazione mettendola al servizio delle persone e della Legge, e non il contrario, e correggere tutte le distorsioni che impediscono al cittadino di uscire da una posizione di subalternità.
3.3) La famiglia – da considerarsi come una risorsa oltre che un bene in sé da tutelare – deve vedere riconosciuta la propria essenza e funzione, perché in essa prende forma la vita umana. In essa si articolano le più dirette relazioni interpersonali, si crescono e si formano i figli che un uomo e una donna decidono liberamente di concepire come atto di amore e di fiducia verso il loro futuro e quello dell’intera società. La famiglia è spesso l’ambito in cui si vive anche la conclusione della propria vita e ad essa ci si affida perché possa essere la più naturale e dignitosa possibile. La sollecitudine pubblica verso la famiglia deve diventare, allora, un insieme di impegni che riguardano la valorizzazione della Persona e della coesione sociale, oltre che portare un sostegno all’economia generale.
Nel “deserto” della natalità cui assistiamo, devono essere consentiti il diritto reale alla procreazione, il sostegno lungo l’intero processo educativo dei figli e la funzione di primo presidio di cura delle disabilità e dei tanti disagi fisici e di relazione affrontati, spesso, senza poter contare su aiuti sostanziali. Aiuti sostanziali che, nello spirito dell’art.1 della legge 194, dovrebbero servire a scoraggiare l’aborto e favorire il diritto alla maternità e alla paternità.
3.4) La crisi del sistema economico capitalistico e l’influsso della cosiddetta finanziarizzazione sollecitano a cogliere le trasformazioni in atto e a promuovere nuove politiche industriali, sostenendo i processi di innovazione ed internazionalizzazione in particolare delle PMI, dell’artigianato, dell’agricoltura, dell’agroalimentare e del turismo, e a dirigerci verso un’economia civile di mercato, disegnata dagli art. 41, 42 e 46 della nostra Costituzione, finalizzata alla prosperità inclusiva, cioè non solo a vantaggio di pochi. Solo la costruzione di società “generative” può consentire a ciascuno di raggiungere la propria realizzazione. In esse, infatti, non si umilia quanti sono in difficoltà con provvedimenti di paternalismo di Stato e/o di conservatorismo compassionevole. Si tratta, invece, di attuare politiche che tutelino, in modo congiunto, la persona, la società, la natura, come proclama con vigore la Laudato Si'.
Tutelare la natura significa avviare una transizione ecologica, tecnicamente e finanziariamente possibile, unica prospettiva di sviluppo e di competitività in grado di affermarsi in un’economia in via di ristrutturazione con la “circolarità” e la sostenibilità ambientale delle opere pubbliche, come quelle civili. Si osserva che la prima vera grande opera pubblica da realizzare è il mantenimento continuo di tutte quelle pubbliche.
Da aggiungere il grande potenziale di occasioni di lavoro, ancora non valorizzato appieno, rappresentato dall’immenso campo dei beni culturali.
3.5) La tutela della Persona e della società si concretizza anche nell’adozione di una politica volta alla piena occupazione, con misure volte alla riduzione del costo del lavoro, a favorire il nesso tra remunerazioni e produttività, a rilanciare un piano di investimenti per lo sviluppo dei settori strategici – in grado di assicurare e sostenere le condizioni per la ricchezza di senso della vita di ciascuno, e con il superamento delle attuali scandalose diseguaglianze sia sociali, sia territoriali tra Nord e Sud.
3.6) La riforma del welfare, da lasciare in ogni caso universalista, deve passare dal modello di welfare state al modello del “welfare di comunità”, grazie al quale è l’intera società, non solo lo Stato, a farsi carico del benessere di coloro che in essa vivono, con l’apporto degli enti pubblici, delle imprese e della società civile organizzata attorno alla famiglia. Si tratta dunque di dare ali al principio di sussidiarietà circolare (cfr. l’articolo 118 della Carta Costituzionale).
3.7) L’urgenza di avviare la rigenerazione del comparto Scuola - Università è sotto gli occhi di tutti. Non basta parlare di riqualificazione e/o di riforme di Scuola e Università. È l’impianto culturale che va mutato: Scuola e Università devono tornare ad essere luoghi di educazione morale e civica e non solamente di istruzione e/o formazione. Ce lo chiede lo stesso mondo del lavoro che dà oggi alle cosiddette soft skills (integrità morale, reputazione, capacità relazionali, di risoluzione dei problemi, resilienza, ecc.) un’importanza almeno pari, se non superiore a quella alle nozioni acquisite. L’obiettivo è quello di giungere a un “patto educativo” per aprire orizzonti nuovi alla nostra società.
Una particolare attenzione deve essere portata alla libertà di educazione e all’insegnamento scolastico assicurato dalle scuole paritarie, ovviamente garantiti nel quadro nazionale fissato in materia dallo Stato. Anche il sistema educativo dev’essere completamente ripensato dando spazio e favorendo la partecipazione delle realtà sociali, tra queste preminente quella delle famiglie. Il “patto educativo” di cui sopra deve partire dal coinvolgimento, più ampio di come sia stato assicurato formalmente finora, di quanti non debbono restare estranei alla formazione e alla crescita di bambini, ragazzi e giovani. Possono, invece, portare un contributo fondamentale per assicurare una “unità d’intenti” necessaria a garantire un sostegno concreto e continuo ai processi formativi dei nostri figli.
3.8) La corruzione non è mai stata contrastata adeguatamente. Questo gravissimo fenomeno, favorito purtroppo da un diffuso mal costume di base, ripropone la presenza e il peso di organizzazioni malavitose da combattere con decisione. Così come deve essere contrastata la presenza di gruppi di pressione più o meno occulti in grado di condizionare la vita dei partiti, la gestione pubblica e, persino, la più generale amministrazione giudiziaria. Al fine di contrastare l’indebita pressione esercitate dalle lobbies sulle procedure di assunzione delle decisioni pubbliche e perché queste siano assunte per il conseguimento dell’interesse generale, si darà corso ad una riforma dei regolamenti parlamentari volta ad invertire il ruolo delle istituzioni e degli interessi. Le istituzioni chiameranno nella sede della formazione delle decisioni gli interessi rappresentativi (senza appesantimento della speditezza delle decisioni). Si otterrà così il risultato dell’imputazione alle forze parlamentari della decisione assunta, sulla quale si potrà esercitare il controllo da parte del corpo elettorale. La Corte Costituzionale eserciterà il suo sindacato sul rispetto della procedura di chiamata degli interessi rappresentativi nella sede di formazione della legge. Si porrà mano, finalmente a una legge sulla rappresentanza dei corpi intermedi.
3.9) L’evasione e l’elusione fiscale hanno raggiunto oramai livelli insopportabili e limitano le possibilità di alleviare il grave peso gravante su imprese, famiglia e ceto medio e di investire in innovazione e formazione. Il carico fiscale deve basarsi su di un adeguato criterio di progressione in grado di garantire l’equità, come richiesto dalla totalità delle principali categorie economiche e sociali. In ogni caso, si deve costituzionalizzare il divieto di ricorso ad ogni tipo di condono, generatore principale della corruzione diffusa nel Paese.
3.10) Gli accordi commerciali e nelle regole della concorrenza, come in quelle degli appalti, devono andare oltre l’idolatria del prezzo minimo come unico criterio. La qualità di una regola economica è riconosciuta, infatti, non solo per la sua capacità di aumentare il benessere del consumatore, ma anche nel promuovere la dignità del lavoro, la tutela della salute, la salvaguardia dell'ambiente.
3.11) L’impegno per una politica estera pro-Europa deve essere volto ad una modifica di non pochi dei punti qualificanti i Trattati, quali l’inserimento della piena occupazione tra gli obiettivi della BCE, il rafforzamento degli strumenti per far fronte agli squilibri intra-Unione, l’allargamento dei poteri decisionali e di controllo del Parlamento Europeo in materia di politica economica e fiscale e di PESC). Si tratta, infatti, di realizzare condizioni effettive di equità tra tutti i paesi e i popoli dell’Unione. Pensiamo all’Europa come avrebbe dovuto essere: libera, aperta, lungimirante, coraggiosa e coesa. Un’Europa dei valori e dei diritti, nella quale è fondamentale essere più presenti, più credibili e più autorevoli. L’Europa deve avere il coraggio di avviare anche politiche comuni ed unitarie in materia fiscale e della difesa. Deve altresì farsi carico del macro fenomeno delle immigrazioni in maniera continua e strategica, anche riprendendo e rafforzando quelle politiche di cooperazione allo sviluppo nelle aree dei paesi emergenti abbandonate nei decenni scorsi. Non possono essere i singoli paesi europei, o gli scontri tra i paesi, a risolvere un problema tanto enorme. La doverosa accoglienza deve tenere conto delle possibilità dello stato di arrivo, deve essere partecipata da tutte le nazione europee e seguita da idonee politiche d’integrazione, assicurando il coinvolgimento dell’intera Europa.
3.12) A livello globale, la nuova forza politica dovrà agire per costruire autentiche istituzioni di pace e rivedere gli Statuti delle grandi istituzioni internazionali alla luce del principio del governo dei molti e sulla base del concetto che è “lo sviluppo il nuovo nome della pace”, nella luce di un universalismo affrancato dagli egoismi dei più forti e diretto a raggiungere un progressivo disarmo di tutti gli armamenti, a partire da quelli nucleari. In questo senso riteniamo che: la tratta degli esseri umani debba essere dichiarata crimine contro l’umanità; debba essere rinegoziato l’accordo TRIPS il quale sta determinando una concentrazione della conoscenza, come mai visto nel passato, causa prima della concentrazione di redditi e di ricchezza; sia necessario operare affinché la scienza e la tecnologia, oltre ad essere sempre più condivise, siano sempre più finalizzate alla crescita di tutti gli esseri umani; occorre dichiarare illegali i contratti di land grabbing (accaparramento delle terre), vera e propria pratica di neocolonialismo.
3.13) Questo progetto “neoumanista” d’ispirazione cristiana deve accogliere la dimensione della trascendenza, orizzontale e verticale. Si tratta, nella stagione attuale di accelerata digitalizzazione, di rispondere alla grande sfida di natura antropologica ed etica rappresentata dalla tesi del superamento della dimensione umana. Si promette di giungere alla creazione di “macchine” dotate, oltre che di intelligenza artificiale, anche di coscienza artificiale. Per quanto si apprezza e si sostiene il progresso scientifico e tecnologico e l’avanzamento dell’high-tech, non si può abdicare alla piena umanità dell’uomo, al rispetto della Persona, del suo ruolo e della sua funzione nella società. Il progresso scientifico e tecnologico non può sostituire l’orizzonte della trascendenza ed essere concepito in alternativa alle le esigenze di una crescita culturale e intellettuale d’impronta umanistica, oltre che alla complessità di sentimenti e di sensibilità destinate a dare un senso alla vita di tutte le donne e di tutti gli uomini.
4. Estendere le libertà, rafforzare la democrazia, promuovere la solidarietà
Con la concordia anche le piccole cose crescono. Riteniamo che il nostro bene e la nostra felicità dipendano non solo dai beni di giustizia, ma pure da quelli di “gratuità”. La grande scarsità di cui oggi soffre la nostra società è proprio quella di questo tipo di beni, assieme a quelli di partecipazione e coinvolgimento sulla base dello spirito di servizio e del disinteresse personale.
La politica rinuncia al proprio ruolo primario, quello di perseguire il bene comune della famiglia umana e scade al livello dello sterile calcolo di interessi contrapposti, se non prende atto di quella scarsità e non provvede a porvi rimedi.
Sovranismi e populismi sono risposte alla paura, non ai problemi che, anzi, alla fine, per esperienza storica, degradano in conflitti armati.
Per questo, siamo aperti a chi desidera estendere le libertà e rafforzare la democrazia e intende ritrovarsi attorno ai principi morali e solidali su cui si basa ogni convivenza civile e si salvaguardano la dignità della Persona, il ruolo della Famiglia, la Giustizia sociale.
Vogliamo, insieme, portare una voce nuova nella politica italiana ed europea ricercando il massimo della convergenza e della condivisione intorno a progetti realmente in grado di rispondere alle necessità e alle attese del mondo di oggi.
Non si tratta di un partito con un capo, che decide un nome, e due slogan urlati, come ci hanno male abituato gli ultimi 25 anni di vita politica italiana. Ma di un progetto basato sui valori della Costituzione e della Dottrina sociale, forte della tradizione di buona Politica orientata al bene comune, iniziata oltre un secolo fa con Toniolo, Murri e Sturzo eppure in grado di fornire ricette efficaci per la crisi – morale, sociale ed economica – del nostro tempo.
L'ampio documento, che unisce contenuti valoriali e programmatici, rappresenta l'avvio di un percorso politico e organizzativo. Nella fase iniziale è stato sottoscritto da quasi 500 rappresentanti del variegato associazionismo democratico popolare di ispirazione cristiana attivo in tutta la penisola, dal Trentino alla Sicilia. Ma rimane aperto a nuove adesioni in vista della futura Assemblea Costituente (ipotizzabile tra gennaio e febbraio prossimi) in cui verranno discussi e approvati il nome e il programma.
Dato che il nuovo partito intende caratterizzarsi – ed esprimere la propria identità – sulle proposte programmatiche, verrà avviato nei prossimi giorni un lavoro partecipato sui diversi ambiti di intervento, attingendo dalle molteplici competenze presenti tra i firmatari del documento.
Lo pubblichiamo qui di seguito per la vostra lettura.
Per la costruzione di un soggetto politico “nuovo” di ispirazione cristiana e popolare
Preambolo
Quello che segue è un Manifesto, e non (ancora) un Programma Politico. Esso mira a definire l’orizzonte entro il quale il nuovo soggetto politico intende muoversi per giungere ad articolare le policies e per chiarire il suo modo di agire.
1. La nostra è una stagione straordinaria
Le condizioni dell’Italia richiedono interventi straordinari, nei metodi e nei contenuti.
Le gravi difficoltà sociali, economiche e morali del nostro Paese, analoghe a quelle dei paesi del mondo occidentale, confermano quanto l’opzione riformista sia inadeguata, giacché il nostro tempo è connotato da fenomeni di portata epocale quali quelli della nuova globalizzazione, della quarta rivoluzione industriale, dell’aumento sistemico delle diseguaglianze sociali, degli straordinari flussi migratori, delle questioni ambientali e climatiche, della caduta di valori etici, nelle sfere sia del privato sia del pubblico. Le passioni ideali della solidarietà e della tensione civica sono sostituite da egoismi sociali e dall’individualismo libertario. Non basta allora “ri-formare”, occorre piuttosto “tras-formare”.
La Politica deve tornare a svolgere un ruolo fondamentale per la rigenerazione della vita pubblica, avanzando un nuovo modello di sviluppo inclusivo e solidale che, anche in riferimento alle prospettive indicate dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite con i suoi 17 obiettivi di sviluppo, sia in grado di sconfiggere le povertà e risolvere la complessa equazione che tiene insieme impresa, produzione, lavoro, consumi.
Il lavoro per tutti, da considerare quale primo obiettivo politico; il sistema produttivo da rilanciare, anzitutto nel Mezzogiorno; le Istituzioni, lo Stato e i partiti da riformare; la famiglia e la generazione e l’educazione dei figli da sostenere; il sistema formativo e la Scuola da rianimare, all’interno di una più generale risposta alla grave condizione giovanile; lo sviluppo equilibrato e sostenibile e la lotta al degrado ambientale sollevano condivise attese, ma al tempo stesso, costituiscono motivi di un intervento pubblico generoso.
Questi obiettivi trovano fondamento nel riconoscimento della Persona, della sua dignità in tutti gli stadi della vita, dal momento del concepimento fino alla sua conclusione naturale, e della famiglia che resta il primo insostituibile nucleo umano e sociale.
Le relazioni internazionali, soprattutto quelle dell’Europa e del Mediterraneo, cambiano e portano nuove trepidazioni per il mantenimento della Pace, messa a repentaglio dall’indebolimento degli organismi sovranazionali e dall’inaccettabile corsa agli armamenti.
Di fronte a tutti questi problemi, fortemente debilitato appare l’insieme del sistema politico ed istituzionale. Inevitabili le conseguenze sul funzionamento della cosa pubblica, centrale e locale, a partire dalla Giustizia e dall’apparato burocratico. Crescente è l’insoddisfazione da parte dei cittadini sempre più estraniati e distanti, persino dalle urne. Si deve rispondere a queste insoddisfazioni e ridare speranza alla nostra gente. Il centralismo statalista non nuoce solo alla società civile, ma anche al principio dell’autogoverno responsabile dei territori.
Riteniamo che oggi vi siano le condizioni per dare vita ad una nuova forza popolare aperta a credenti e a non credenti attorno a un progetto politico di rinascita del Paese e dell’Europa. Tale progetto dovrà emergere ed essere precisato tramite il confronto democratico ed il dialogo tra tutte le persone e le forze che si ispirano ai medesimi principi qui sotto enunciati, superando le divisioni e i personalismi del passato.
2. Necessità di ripartire da un “pensiero forte”
Ha scritto Montesquieu: “La corruzione dei governi comincia sempre dalla corruzione dei princìpi”. I princìpi sono indispensabili perché indicano la direzione verso cui andare per realizzare il “bene comune”, inteso come il bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo.
Il nuovo soggetto politico contribuirà alla riscoperta di un “pensiero forte” nel riferimento ai principi della Costituzione, del Pensiero sociale della Chiesa e delle varie dichiarazioni sui Diritti dell’uomo.
Molti dei problemi italiani sono dovuti a un sistema bipolare che ha provocato divisioni e divaricazioni nella società, senza assicurare la governabilità, e ha reso più difficile il rapporto degli eletti con i loro elettori e con i territori di riferimento.
C’è dunque da definire un sistema elettorale sostanzialmente proporzionale – con le dovute soglie – capace di ridare viva voce e piena rappresentatività a tutti i settori vitali della società, valorizzando il ruolo del Parlamento e degli organi elettivi ad ogni livello, nel quadro di una forte affermazione della democrazia rappresentativa e partecipata.
Ci ispiriamo al modello di democrazia liberale basato su partecipazione, rappresentatività, equilibrio, volontà di inclusione, realismo, ragionevolezza e concretezza.
3. Gli interventi necessari
Ecco le nostre proposte:
3.1) Contrastare quelle forme della politica (populista o sovranista) che umiliano i corpi intermedi della società, privati della capacità di proposta e di indirizzo. Ciò implica il passaggio verso un modello di ordine sociale fondato su Stato, Mercato, Comunità, in cui i corpi intermedi siano valorizzati per le loro proprie specificità.
3.2) Favorire il recupero delle energie vitali della società civile, molte delle quali sono promosse e consolidate dall’esperienza cristiana. Somma di intelligenze, di organismi, di capacità e di punti di vista, devono essere coinvolte il più possibile nei processi di partecipazione da cui scaturiscono idee, progetti e risultati migliori. Deve essere valorizzata e sostenuta quella rete fatta di partecipazione generosa, spontanea e benefica che, parte del più generale volontariato civile, si occupa delle disuguaglianze, dell’aiuto agli ultimi, ma anche della dimensione spirituale e culturale per rispondere alla necessità di curare le relazioni di chi è solo e abbandonato, molto spesso nell’assoluto disinteresse o in sostituzione del pubblico intervento.
Ciò significa anche ripensare il ruolo e l’organizzazione dello Stato, in particolare per quanto riguarda la piena attuazione del Titolo V della Costituzione sul sistema delle Autonomie locali e un riconoscimento delle funzioni proprie del Comune, della Provincia o Città Metropolitana e della Regione.
La presenza dello Stato deve tornare ad essere finalmente orientata verso una funzione di garanzia e di servizio per il cittadino, le famiglie e le organizzazioni intermedie. È necessario, così, partire per prima cosa dal ripensare la Pubblica amministrazione mettendola al servizio delle persone e della Legge, e non il contrario, e correggere tutte le distorsioni che impediscono al cittadino di uscire da una posizione di subalternità.
3.3) La famiglia – da considerarsi come una risorsa oltre che un bene in sé da tutelare – deve vedere riconosciuta la propria essenza e funzione, perché in essa prende forma la vita umana. In essa si articolano le più dirette relazioni interpersonali, si crescono e si formano i figli che un uomo e una donna decidono liberamente di concepire come atto di amore e di fiducia verso il loro futuro e quello dell’intera società. La famiglia è spesso l’ambito in cui si vive anche la conclusione della propria vita e ad essa ci si affida perché possa essere la più naturale e dignitosa possibile. La sollecitudine pubblica verso la famiglia deve diventare, allora, un insieme di impegni che riguardano la valorizzazione della Persona e della coesione sociale, oltre che portare un sostegno all’economia generale.
Nel “deserto” della natalità cui assistiamo, devono essere consentiti il diritto reale alla procreazione, il sostegno lungo l’intero processo educativo dei figli e la funzione di primo presidio di cura delle disabilità e dei tanti disagi fisici e di relazione affrontati, spesso, senza poter contare su aiuti sostanziali. Aiuti sostanziali che, nello spirito dell’art.1 della legge 194, dovrebbero servire a scoraggiare l’aborto e favorire il diritto alla maternità e alla paternità.
3.4) La crisi del sistema economico capitalistico e l’influsso della cosiddetta finanziarizzazione sollecitano a cogliere le trasformazioni in atto e a promuovere nuove politiche industriali, sostenendo i processi di innovazione ed internazionalizzazione in particolare delle PMI, dell’artigianato, dell’agricoltura, dell’agroalimentare e del turismo, e a dirigerci verso un’economia civile di mercato, disegnata dagli art. 41, 42 e 46 della nostra Costituzione, finalizzata alla prosperità inclusiva, cioè non solo a vantaggio di pochi. Solo la costruzione di società “generative” può consentire a ciascuno di raggiungere la propria realizzazione. In esse, infatti, non si umilia quanti sono in difficoltà con provvedimenti di paternalismo di Stato e/o di conservatorismo compassionevole. Si tratta, invece, di attuare politiche che tutelino, in modo congiunto, la persona, la società, la natura, come proclama con vigore la Laudato Si'.
Tutelare la natura significa avviare una transizione ecologica, tecnicamente e finanziariamente possibile, unica prospettiva di sviluppo e di competitività in grado di affermarsi in un’economia in via di ristrutturazione con la “circolarità” e la sostenibilità ambientale delle opere pubbliche, come quelle civili. Si osserva che la prima vera grande opera pubblica da realizzare è il mantenimento continuo di tutte quelle pubbliche.
Da aggiungere il grande potenziale di occasioni di lavoro, ancora non valorizzato appieno, rappresentato dall’immenso campo dei beni culturali.
3.5) La tutela della Persona e della società si concretizza anche nell’adozione di una politica volta alla piena occupazione, con misure volte alla riduzione del costo del lavoro, a favorire il nesso tra remunerazioni e produttività, a rilanciare un piano di investimenti per lo sviluppo dei settori strategici – in grado di assicurare e sostenere le condizioni per la ricchezza di senso della vita di ciascuno, e con il superamento delle attuali scandalose diseguaglianze sia sociali, sia territoriali tra Nord e Sud.
3.6) La riforma del welfare, da lasciare in ogni caso universalista, deve passare dal modello di welfare state al modello del “welfare di comunità”, grazie al quale è l’intera società, non solo lo Stato, a farsi carico del benessere di coloro che in essa vivono, con l’apporto degli enti pubblici, delle imprese e della società civile organizzata attorno alla famiglia. Si tratta dunque di dare ali al principio di sussidiarietà circolare (cfr. l’articolo 118 della Carta Costituzionale).
3.7) L’urgenza di avviare la rigenerazione del comparto Scuola - Università è sotto gli occhi di tutti. Non basta parlare di riqualificazione e/o di riforme di Scuola e Università. È l’impianto culturale che va mutato: Scuola e Università devono tornare ad essere luoghi di educazione morale e civica e non solamente di istruzione e/o formazione. Ce lo chiede lo stesso mondo del lavoro che dà oggi alle cosiddette soft skills (integrità morale, reputazione, capacità relazionali, di risoluzione dei problemi, resilienza, ecc.) un’importanza almeno pari, se non superiore a quella alle nozioni acquisite. L’obiettivo è quello di giungere a un “patto educativo” per aprire orizzonti nuovi alla nostra società.
Una particolare attenzione deve essere portata alla libertà di educazione e all’insegnamento scolastico assicurato dalle scuole paritarie, ovviamente garantiti nel quadro nazionale fissato in materia dallo Stato. Anche il sistema educativo dev’essere completamente ripensato dando spazio e favorendo la partecipazione delle realtà sociali, tra queste preminente quella delle famiglie. Il “patto educativo” di cui sopra deve partire dal coinvolgimento, più ampio di come sia stato assicurato formalmente finora, di quanti non debbono restare estranei alla formazione e alla crescita di bambini, ragazzi e giovani. Possono, invece, portare un contributo fondamentale per assicurare una “unità d’intenti” necessaria a garantire un sostegno concreto e continuo ai processi formativi dei nostri figli.
3.8) La corruzione non è mai stata contrastata adeguatamente. Questo gravissimo fenomeno, favorito purtroppo da un diffuso mal costume di base, ripropone la presenza e il peso di organizzazioni malavitose da combattere con decisione. Così come deve essere contrastata la presenza di gruppi di pressione più o meno occulti in grado di condizionare la vita dei partiti, la gestione pubblica e, persino, la più generale amministrazione giudiziaria. Al fine di contrastare l’indebita pressione esercitate dalle lobbies sulle procedure di assunzione delle decisioni pubbliche e perché queste siano assunte per il conseguimento dell’interesse generale, si darà corso ad una riforma dei regolamenti parlamentari volta ad invertire il ruolo delle istituzioni e degli interessi. Le istituzioni chiameranno nella sede della formazione delle decisioni gli interessi rappresentativi (senza appesantimento della speditezza delle decisioni). Si otterrà così il risultato dell’imputazione alle forze parlamentari della decisione assunta, sulla quale si potrà esercitare il controllo da parte del corpo elettorale. La Corte Costituzionale eserciterà il suo sindacato sul rispetto della procedura di chiamata degli interessi rappresentativi nella sede di formazione della legge. Si porrà mano, finalmente a una legge sulla rappresentanza dei corpi intermedi.
3.9) L’evasione e l’elusione fiscale hanno raggiunto oramai livelli insopportabili e limitano le possibilità di alleviare il grave peso gravante su imprese, famiglia e ceto medio e di investire in innovazione e formazione. Il carico fiscale deve basarsi su di un adeguato criterio di progressione in grado di garantire l’equità, come richiesto dalla totalità delle principali categorie economiche e sociali. In ogni caso, si deve costituzionalizzare il divieto di ricorso ad ogni tipo di condono, generatore principale della corruzione diffusa nel Paese.
3.10) Gli accordi commerciali e nelle regole della concorrenza, come in quelle degli appalti, devono andare oltre l’idolatria del prezzo minimo come unico criterio. La qualità di una regola economica è riconosciuta, infatti, non solo per la sua capacità di aumentare il benessere del consumatore, ma anche nel promuovere la dignità del lavoro, la tutela della salute, la salvaguardia dell'ambiente.
3.11) L’impegno per una politica estera pro-Europa deve essere volto ad una modifica di non pochi dei punti qualificanti i Trattati, quali l’inserimento della piena occupazione tra gli obiettivi della BCE, il rafforzamento degli strumenti per far fronte agli squilibri intra-Unione, l’allargamento dei poteri decisionali e di controllo del Parlamento Europeo in materia di politica economica e fiscale e di PESC). Si tratta, infatti, di realizzare condizioni effettive di equità tra tutti i paesi e i popoli dell’Unione. Pensiamo all’Europa come avrebbe dovuto essere: libera, aperta, lungimirante, coraggiosa e coesa. Un’Europa dei valori e dei diritti, nella quale è fondamentale essere più presenti, più credibili e più autorevoli. L’Europa deve avere il coraggio di avviare anche politiche comuni ed unitarie in materia fiscale e della difesa. Deve altresì farsi carico del macro fenomeno delle immigrazioni in maniera continua e strategica, anche riprendendo e rafforzando quelle politiche di cooperazione allo sviluppo nelle aree dei paesi emergenti abbandonate nei decenni scorsi. Non possono essere i singoli paesi europei, o gli scontri tra i paesi, a risolvere un problema tanto enorme. La doverosa accoglienza deve tenere conto delle possibilità dello stato di arrivo, deve essere partecipata da tutte le nazione europee e seguita da idonee politiche d’integrazione, assicurando il coinvolgimento dell’intera Europa.
3.12) A livello globale, la nuova forza politica dovrà agire per costruire autentiche istituzioni di pace e rivedere gli Statuti delle grandi istituzioni internazionali alla luce del principio del governo dei molti e sulla base del concetto che è “lo sviluppo il nuovo nome della pace”, nella luce di un universalismo affrancato dagli egoismi dei più forti e diretto a raggiungere un progressivo disarmo di tutti gli armamenti, a partire da quelli nucleari. In questo senso riteniamo che: la tratta degli esseri umani debba essere dichiarata crimine contro l’umanità; debba essere rinegoziato l’accordo TRIPS il quale sta determinando una concentrazione della conoscenza, come mai visto nel passato, causa prima della concentrazione di redditi e di ricchezza; sia necessario operare affinché la scienza e la tecnologia, oltre ad essere sempre più condivise, siano sempre più finalizzate alla crescita di tutti gli esseri umani; occorre dichiarare illegali i contratti di land grabbing (accaparramento delle terre), vera e propria pratica di neocolonialismo.
3.13) Questo progetto “neoumanista” d’ispirazione cristiana deve accogliere la dimensione della trascendenza, orizzontale e verticale. Si tratta, nella stagione attuale di accelerata digitalizzazione, di rispondere alla grande sfida di natura antropologica ed etica rappresentata dalla tesi del superamento della dimensione umana. Si promette di giungere alla creazione di “macchine” dotate, oltre che di intelligenza artificiale, anche di coscienza artificiale. Per quanto si apprezza e si sostiene il progresso scientifico e tecnologico e l’avanzamento dell’high-tech, non si può abdicare alla piena umanità dell’uomo, al rispetto della Persona, del suo ruolo e della sua funzione nella società. Il progresso scientifico e tecnologico non può sostituire l’orizzonte della trascendenza ed essere concepito in alternativa alle le esigenze di una crescita culturale e intellettuale d’impronta umanistica, oltre che alla complessità di sentimenti e di sensibilità destinate a dare un senso alla vita di tutte le donne e di tutti gli uomini.
4. Estendere le libertà, rafforzare la democrazia, promuovere la solidarietà
Con la concordia anche le piccole cose crescono. Riteniamo che il nostro bene e la nostra felicità dipendano non solo dai beni di giustizia, ma pure da quelli di “gratuità”. La grande scarsità di cui oggi soffre la nostra società è proprio quella di questo tipo di beni, assieme a quelli di partecipazione e coinvolgimento sulla base dello spirito di servizio e del disinteresse personale.
La politica rinuncia al proprio ruolo primario, quello di perseguire il bene comune della famiglia umana e scade al livello dello sterile calcolo di interessi contrapposti, se non prende atto di quella scarsità e non provvede a porvi rimedi.
Sovranismi e populismi sono risposte alla paura, non ai problemi che, anzi, alla fine, per esperienza storica, degradano in conflitti armati.
Per questo, siamo aperti a chi desidera estendere le libertà e rafforzare la democrazia e intende ritrovarsi attorno ai principi morali e solidali su cui si basa ogni convivenza civile e si salvaguardano la dignità della Persona, il ruolo della Famiglia, la Giustizia sociale.
Vogliamo, insieme, portare una voce nuova nella politica italiana ed europea ricercando il massimo della convergenza e della condivisione intorno a progetti realmente in grado di rispondere alle necessità e alle attese del mondo di oggi.
Era ora, confidiamo nella provvidenza e nell’uomo per costruire una società nuova. Contate su di me.
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Dalla Toscana io sono favorevole, è un buon manifesto, ma bisogna fare presto, dare corpo e gambe a questo Partito per il bene dell’Italia.
Principi sostanzialmente generici e quindi condivisibili. Il problema solito resta quello della interpretazione da parte di coloro i quali vengono chiamati a metterli in pratica.
È un manifesto bellissimo! Questa è vera “politica”! Adesso forza, concordia e coraggio!
Nelle settimane scorse in queste pagine si è parlato di un partito con il suo nome (poi scippato), di simbolo, di tabella di marcia … Ora si annuncia: Si parte! Ecco il manifesto. E nella presentazione la redazione conclude: Dato che il nuovo partito intende caratterizzarsi …
Ma Giancarlo Infante su politicainsieme contesta la Repubblica che a proposito del Manifesto ha parlato di nuovo partito dei cattolici.
«Non è questione di lana caprina. Perché, nella fase attuale si tratta di indicare una prospettiva in modo chiaro, senza lasciare spazio ad equivoci. In qualche modo, la formulazione corretta è più ampia e più complessa dell’idea di presentare d’emblée una struttura organizzata, con tanto di statuto, simbolo, nome e un’articolazione capillare sul territorio e nel web».
Come la mettiamo?
Sono con voi! Sottoscrivo, mi faccio e vi faccio i migliori auguri. L’anzianità anagrafica (mia) valga non come freno ma come bacino di esperienza.