Non è più tempo di mezze misure



Beniamino A. Piccone    28 Settembre 2019       0

L’Italia dà il meglio di sé in situazione d’emergenza. Nell’ordinaria amministrazione siamo pessimi. Ne deriva che nell’elaborazione della politica economica, i governi traccheggiano e sono focalizzati sul breve termine. Manca completamente la “veduta lunga”, che Tommaso Padoa Schioppa riteneva giustamente fondamentale.

Ogni volta che il famigerato spread scende, c’è sempre qualcuno – stolto – che vede “tesoretti” inesistenti. Fino a che pagheremo uno spread positivo su Spagna e Portogallo, ci sarà poco da festeggiare. Senza contare che il rallentamento del settore automobilistico – e della relativa filiera – colpisce la Germania e subito dietro l’Italia. Spagna e Francia quest’anno crescono bene. Con un’inflazione irrisoria in tutta Europa, la rimodulazione delle aliquote IVA non sarebbe poi così disastrosa. L’effetto sui prezzi sarebbe limitato.

Il rinvio a lunedì della presentazione della Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF) evidenzia come la ricerca del consenso abbia sempre la meglio su una strategia meditata di largo respiro. Il punto chiave è la continua crescita della spesa corrente, che – nonostante si continui a parlare di austerity – negli ultimi due anni è cresciuta del 5%. È chiaro che l’assenza di un commissario alla spending review rende difficile il controllo della spesa. Ma come abbiamo scritto su queste colonne, è il presidente del Consiglio che dovrebbe prendersi la responsabilità di dire la verità agli italiani e farsi carico del problema. Giuseppe Conte potrebbe rileggersi i moniti, inascoltati, del Governatore Paolo Baffi (1978): “Se si è convinti che la spesa pubblica corrente ha raggiunto valori insostenibili, che essa non risponde in modo appropriato alle esigenze sociali e che per di più ha in sé fattori di ulteriore deterioramento quantitativo e qualitativo, occorre intervenire senza ulteriori indugi e senza mezze misure”.

Naturalmente, con la riduzione della spesa corrente, si libererebbero risorse per gli investimenti pubblici, che tutti dicono di volere (il moltiplicatore è nell’intorno di 2, ossia favorisce la crescita economica più di altre componenti della domanda), ma sono ben difficili da attuare. In un recente dibattito organizzato a Roma da Bridges Research (fondata dal prof. Marco Ponti), è emerso come su 100 progetti già approvati e stanziati (quindi i fondi non mancano!) i blocchi sono di vario tipo: 20 sono bloccati perché i progetti non esistono (sic!), 40 si bloccano perché gli studi di fattibilità sono fatti male; 40 si bloccano a causa della complessità del Codice degli Appalti (un mare magnum). Peraltro, come ha scritto Fabio Panetta, direttore generale della Banca d’Italia, in partenza per il Comitato Esecutivo della Banca centrale europea, “ma spendere soldi non basta, occorre spenderli bene”.

L’uscita della Lega dalla maggioranza di governo dovrebbe far riflettere il Movimento 5 Stelle sui provvedimenti portati avanti a fini di coalizione. Visto che “Quota 100” è di fatto un favore (il metodo retributivo ha in sé un sussidio implicito) fatto da Matteo Salvini ai baby boomer, a coloro che vivono per lo più in Lombardia, perché non seguire il consiglio di Elsa Fornero e sospendere il provvedimento per il 2021 e dire chiaramente che non verrà rinnovato?

Urge un serio ribilanciamento della spesa sociale, tutta incentrata sulle pensioni e pochissimo su chi ha veramente bisogno, giovani disoccupati, e donne separate con figli (vedasi gli studi di Chiara Saraceno), e immigrati con regolare permesso di soggiorno (che sono ingiustamente penalizzati – hanno pagato regolari contributi INPS – nell’erogazione del reddito di cittadinanza).

Se governo e sindacati sono d’accordo nel prorogare la cassa integrazione dorata (senza limiti superiori) per i dipendenti Alitalia, per poi inventare balzelli su voli aerei e merendine, diamo ragione al grande economista Maffeo Pantaleoni, che usava dire: “Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. L’abilità consiste nel ridurre le spese, dando nondimeno servizi efficienti, corrispondenti all’importo delle tasse”.

(Tratto da “La Gazzetta del Mezzogiorno” tramite www.servirelitalia.it)


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