L’insostenibile leggerezza del centro



Giancarlo Infante    24 Settembre 2019       0

Renzi ha dato via alla corsa verso il centro. Ennesima edizione di uno degli eventi sportivi più praticati a parole e meno concretizzato a favore di ceto medio, degli artigiani, dei commercianti, dei coltivatori diretti, delle partite iva e lavoratori autonomi, dei professionisti e di tutte le altre categorie sociali che, pure, hanno sempre votato per questo benedetto centro.

Per i nostri politici si tratta di un’astrazione concettuale. Come il prezzemolo non può mancare per accattivare tante pietanze, così la sua evocazione deve far parte di ogni slogan propagandistico, sollecitato da un’insostenibile leggerezza. Quella di Milan Kundera, che fa comparire o scomparire amori, personaggi, atmosfere.

In effetti, già dopo la prima ubriacatura delle prime fasi del maggioritario, si è sempre più frequentemente parlato del convergere “là”. Verso questo qualcosa che c’è e, poi, non c’è.

Che pensare, infatti, del continuo disinteresse verso coloro che abbiamo già ricordato poco sopra. A loro andrebbero aggiunti i pensionati con una buona pensione, ma costretti a pensare a figli e nipoti impoveriti; i giovani appartenenti a ceti sociali non disagiati, ma comunque senza lavoro e senza prospettive; i precari e quanti sono impossibilitati a ottenere un mutuo. Insomma, quelli cui ci si riferisce con tanta prodigalità e si ritrovano da tutti ignorati.

Poi, si lamentano dell’astensionismo. Fatto da gente in carne ed ossa, costretta a non credere più a nessuno. Frastornata dalle sempre più ripetitive dichiarazioni televisive e dallo sgusciare dei nostri rappresentanti mandati in Parlamento. Come in economia, la moneta cattiva scaccia sempre quella buona. Tante idealità, tanti bravi politici, tanta volontà di porsi al servizio della comunità sono lasciate ai margini.

Matteo Renzi si fa i suoi conti e ci fa sapere di correre verso il centro con il Partito socialista italiano. Renzi, grazie a questa pensata, peserà di più e riuscirà a formare il gruppo parlamentare anche al Senato. Forse hanno sbagliato i conti quando qualche “renziano” è rimasto nel PD. Egli si prepara a offrirsi quale “globale” alternativa al suo ex partito sul fronte del centro del centrosinistra. Ha studiato bene il “mercato” e si sta attrezzando.

Per Renzi, forse, il centro coincide soprattutto con il “core business” delle nomine e della partecipazione alla gestione delle grandi decisioni strategiche delle aziende pubbliche. Chiamato a presentare Italia Viva, per esempio, ha finito per parlare della fusione tra Leonardo e Fincantieri. La lingua batte dove il dente duole! Veloce digressione: ma questo non potrebbe finire per danneggiare Leonardo a favore dei francesi di Thales?

Di fronte a Renzi c’è un PD che continua ad apparire incapace a capire che la scommessa della propria sopravvivenza potrebbe essere vinta solo in base all’intenzione di avviare una vera e propria rivoluzione copernicana nei metodi, nell’attività legislativa, nella presenza sui territori.

Le continue resistenze e contrarietà che mostra, ad esempio in Umbria, ad aprirsi al civismo e alle reti spontaneamente nate nelle realtà locali, denotano come l’attaccamento alla struttura di potere cui è abbarbicato sia, alla fine, preferito all’ipotesi dell’apertura piena alla società civile.

Renzi gioca tutto sulla comunicazione. Ha però dei pessimi consiglieri. Non si sono preoccupati neppure di verificare per tempo la disponibilità dei domini internet denominabili Italia Viva. Prima di lui lo ha fatto, in tempo non sospetto, l’amico Alessandro Risso dei Popolari piemontesi. Alessandro, sicuramente, voleva portare la denominazione in dote al nascente nuovo soggetto politico d’ispirazione cristiana, cui pensiamo noi di Politica Insieme e a cui pensa lui. Un atto di generosità vanificato dalla insostenibile leggerezza, è proprio il caso di dirlo, di Renzi.

Errore grave, quello di Renzi & consiglieri. Da matita blu, visto che oggi se non hai uno straccio di sito, almeno un raffazzonato facebook, un twitter cinguettante, e via a suon di “social” discorrendo, nessuno ti prende in considerazione. A partire da giornali e televisioni che si trovano già con la pappa scodellata grazie alle esternazioni digitali e non hanno più il bisogno di pietire dichiarazioni.

La nuova creatura, Italia Viva, non solo in Parlamento finirà per chiamarsi in un altro modo, Partito socialista- Italia viva, ma sarà rintracciabile su internet all’indirizzo www.casaitaliaviva.it . Per ora, vi si può leggere: “Costruiamo una nuova casa: giovane, innovativa, femminista, dove si lancino idee nuove per l’Italia e l’Europa. Per una politica viva, fatta di passioni e di partecipazione. Questo spazio attende solo in nostro impegno”. In attesa dei frutti di questo impegno, intanto, si può leggere e firmare l’appello di Renzi. Per dimostrare che, comunque, non ce l’ho con lui per partito preso, gli segnalo gratuitamente che tutti i domini “italiacorebusiness” sono liberi per l’acquisto.

Non è quello digitale, però, il problema principale di Matteo Renzi, impegnato a correre al centro con il socialista Nencini. Il punto nodale è che ancora nessuno ha capito esattamente dove corra e che ci corra a fare, se non per quanto maliziosamente insinuato sopra.

Un pochino, la questione riguarda pure l’altro corridore in fuoriuscita dal PD: Carlo Calenda. Pure lui pronto a lanciare appelli e siti internet.

Alcuni amici si devono barcamenare tra l’uno e l’altro. Non sanno ancora chi trasformerà la “leggerezza” in sostanza, ammesso che ci riesca almeno uno dei due.

Renzi e Calenda non sono gli unici a impegnarsi in un vano anelito centrista. Le corsie accanto a loro sono piene di altri atleti. Il più blasonato è sicuramente Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia, però, ha sempre la possibilità di cambiare sport e con Salvini cimentarsi nella pallanuoto, con tutti i suoi colpi proibiti sott’acqua.

Poi, ci sono pure dei cattolici. Da destra e da sinistra, sentono la necessità di riscoprire le proprie radici che trasudano di centro. Anche se qualcuno lo vuole fare a piccole dosi omeopatiche, ma di questo abbiamo già parlato, e ambisce ad essere il centro del centrodestra o il centro del centrosinistra.

Chi è davvero interessato a una sana politica dovrebbe assumere invece l’impegno, o almeno provarci, di non praticare questo sport inutile e infruttuoso.

Credo che abbia ragione Lorenzo Dellai: meglio sarebbe provare a leggere i “segni dei tempi”.

Questi ci parlano di trasformazione dei paradigmi della fase capitalistica propria dell’ultimo secolo; di mondo digitale, coesistente con quello analogico, ma in estese parti del mondo pure con quello dei vecchi transistor, senza dimenticare le altrettanto ampie zone terrestri dove ancora neppure arriva la luce; di trasformazioni della produzione e dei servizi; della robotizzazione; dell’intelligenza artificiale.

In tutta questa “complessità” emergono le mutazioni antropologiche. Dotta espressione che ci parla del mutare della visione della vita e della morte, dei vincoli morali, delle relazioni umane, della richiesta, spesso inesaudita, di nuove esigenze di conoscenza, di educazione e di formazione.

Pensi ad andare al centro e, se non lo fai curandoti di questo, perdi tutto il resto. Ciò che, alla fine, ci interessa in quanto esseri viventi, lavoratori, cittadini, consumatori; per le nostre relazioni con gli altri esseri umani e con le istituzioni. Quante carenze nel vivere e nel pienamente partecipare alla dimensione sia privata, sia pubblica dei problemi.

Ecco perché queste cose della nostra politica, queste piccole cose che, per dirla alla Gozzano, possono essere persino di “pessimo gusto”, non ci interessano. Se non per il danno che viene dal perpetuare un sistema politico verso cui nessuno prova più alcuna passione e che ha solo un sapore di modesto trasformismo, mai interrotto e destinato a ripetersi e a riproporsi se continua a mancare un’autentica e piena rigenerazione.

Ci preoccupiamo anche per la “confusione” che questa corsa inconsistente al centro, perché senza sostanza, possa portare a limitare ulteriormente un mondo che si sta risvegliando.

Mi riferisco ai cattolici democratici e popolari, così come a quelli che si rifanno alle tradizioni di pensiero di espressione liberale e socialista, ancora profonde nel tessuto culturale e civile del Paese.

Per quanto riguarda più direttamente la nostra realtà, c’è da preoccuparsi se questo risveglio non è rivolto e sostenuto dalle nuove generazioni e da facce nuove. La credibilità perduta lungo i 25 della indifferenza e della irrilevanza non si recupera se non si liberano represse energie, se si continua con l’autoreferenzialità di gruppuscoli e gruppetti, magari anche di quelli che agitano con sincerità nobili riferimenti.

Dobbiamo avere il coraggio di dare corso a qualcosa di nuovo ed è necessaria la generosità di chi ha maturato precedenti esperienze, utili e necessarie, in alcuni casi persino indispensabili, ma vissuta come responsabilità e “dono”, prodigamente ed esclusivamente dirette a far crescere nuovi talenti e nuove capacità.

L’illusione che un vecchio simbolo o una storica denominazione porti percentuali di voto poco superiori a un prefisso telefonico dello zero virgola a che serve?


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