Giuseppi e Mattei



    30 Agosto 2019       0

Trump è veramente un genio. Ci ha dato in un tweet la chiave per capire la politica di oggi.

Non si è sbagliato scrivendo “Giuseppi Conte” nel dare un inatteso sostegno al Presidente del Consiglio uscente (e ora, forse, rientrante).

Noi vecchi arnesi, che consideriamo la coerenza un valore, non siamo in grado di pensare che di Giuseppe Conte ce ne sono almeno due, uniti in una sorta di Giano bifronte contemporaneo: il Giuseppi Conte, appunto. Un Giuseppe è quello che ha controfirmato silente i decreti sicurezza voluti dal Ministro della Paura. L'altro Giuseppe è quello che in Senato si è esibito in una catilinaria contro lo stesso Salvini, che si è talmente risentito da arrivare a proporre Di Maio premier...

L'intuizione di Trump deve essere nata da un'autoanalisi: ci sono almeno due Donald per giustificare il rivolgersi al dittatore coreano da “pazzo Rocket man” o “lattante malato” a “il mio amico Kim” nel giro di poche settimane. Ma con il suo nome non abbiamo potuto apprezzare la rivelazione: infatti i nomi stranieri nella lingua italiana rimangono invariati al plurale (un camion, tanti camion), e quindi Donald resta Donald. Ma il doppio Giuseppe Conte diventa, intuitivamente, Giuseppi Conte! Geniale davvero.

Anche perché possiamo applicare questa chiave di lettura a tanti altri casi, a cominciare da due coppie di Matteo.

Una formata dal Salvini di rito bossiano, separatista padano e antifascista, incredibilmente trasformatosi nel Salvini sovranista, nazionalista e nume per Casa Pound e affini.

E una seconda coppia formata dal Renzi che chiude la porta a qualsiasi dialogo (#senzadime) con i Cinquestelle, nemici giurati gettati tra le braccia della Lega e osservati nel loro affondare (purtroppo insieme al Paese...) comodamente seduto sul divano sgranocchiando popcorn, in attesa di una futura rivincita elettorale non appena fosse scoppiata l'alleanza populista; e da quell'altro Renzi, balzato dal divano un attimo dopo la rottura gialloverde per indicare la via dell'accordo politico con i pentastellati e allontanare le temute urne. Con il povero Zingaretti prima mazziato come dialogante (seppur timido) col nemico, poi rimazziato per aver ipotizzato, a guida di un PD “renzianamente” alternativo ai populisti, il ricorso al voto in seguito alla crisi della strana alleanza...

Uhm... ma allora, oltre i Donald, i Giuseppi, i Mattei, dovremmo anche ipotizzare l'esistenza dei Nicoli...


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