Pubblichiamo il documento diffuso congiuntamente da Costruire Insieme, Politica Insieme e Rete Bianca, tre realtà politico-culturali che stanno iniziando il percorso di ricomposizione del mondo democratico popolare di ispirazione cristiana che da tempo auspichiamo su queste pagine.
Ci troviamo in un momento confuso e disordinato della nostra comunità politica.
Matteo Salvini ha deciso di provocare una crisi di governo in un momento delicato, quando ancora l’Italia deve partecipare autorevolmente alla definizione del nuovo assetto di guida dell’Unione europea e alla vigilia di quel fondamentale passaggio della legge di bilancio da cui dipendono le condizioni dei conti pubblici e il sostegno da portare ad aziende, lavoratori e famiglie.
Ci aspettiamo una situazione complessa e critica i cui sbocchi possono fare male a tutti noi.
Siamo, dunque, consapevoli della necessità urgente di fare appello al comune senso di comunità, di chiamare al senso di responsabilità e impegnarsi nello stabilire almeno una “tregua” operosa di ricomposizione morale e civile del Paese che ci riscatti dalla spirale di divisione, rancore e perfino di odio in cui rischiamo di essere definitivamente assorbiti.
Un nuovo governo può creare un clima utile a far sì che alle elezioni le forze politiche partecipino soprattutto presentando proposte valide attorno ai punti prioritari cui guarda il Paese.
I nostri gruppi, ritengono giunto il momento di operare per un cambio radicale nel modo di fare politica e di gestire le istituzioni per occuparsi in modo nuovo e solidale della “cosa pubblica”.
Occorre ripensare la vecchia logica dei fronti contrapposti, affrontando le vere sfide del momento.
Recenti esperienze ci dicono quanto lo spirito divisivo, lo scontro portato alle estreme conseguenze, la faziosità preconcetta ci abbiano arrecati enormi danni. Tutti elementi, questi, che hanno concorso ad aggravare le nostre condizioni e a portarci ad un oggettiva emarginazione dai processi internazionali che contano, a partire da quelli europei.
Siamo persino di fronte ad un avvelenamento del carattere morale e della coscienza civile degli italiani.
È giusto che ciascuna forza politica dispieghi pienamente le proprie caratteristiche e le proprie prospettive.
Vi sono però dei punti su cui, anche in presenza di una perdurante crisi, possono essere ricercate le opportune convergenze per cambiare alcune regole del gioco ed occuparsi in maniera costruttiva dei problemi della nostra gente.
Abbiamo bisogno di cambiare passo. C’è bisogno di una nuova legge elettorale più partecipativa e più democratica e di partecipare alla definizione della legge di bilancio in modo da rispondere alle preminenti questioni dell’occupazione, del sostegno alla struttura produttiva, dell’aumento dei consumi, di una maggiore capacità delle nostre imprese di innovarsi e di competere sul piano internazionale. Gravi, inoltre, i disequilibri esistenti a livello sociale e tra nord e sud a cui bisogna cominciare a rispondere adeguatamente.
La complicata situazione politico istituzionale che ci sta dinanzi può essere ragionevolmente affrontata e superata se tutte le forze politiche saranno capaci di assumersi su queste questioni strutturali le responsabilità richieste dalla criticità del momento.
Gli italiani guardano e attendono. Soprattutto quanti sono rifluiti nel grande partito degli astenuti. Richiedono l’avvio di una nuova stagione per ottenere il doveroso riconoscimento concreto delle loro esigenze, di essere Persona, per aver scommesso sul futuro dando vita ad una famiglia,per assicurare un domani a figli e nipoti.
Questa risposta urgente può venire anche nel corso di una nefasta crisi istituzionale da cui il Paese e il ceto politico, se imboccando la giusta direzione di marcia, possono uscirne rafforzati.
Ci troviamo in un momento confuso e disordinato della nostra comunità politica.
Matteo Salvini ha deciso di provocare una crisi di governo in un momento delicato, quando ancora l’Italia deve partecipare autorevolmente alla definizione del nuovo assetto di guida dell’Unione europea e alla vigilia di quel fondamentale passaggio della legge di bilancio da cui dipendono le condizioni dei conti pubblici e il sostegno da portare ad aziende, lavoratori e famiglie.
Ci aspettiamo una situazione complessa e critica i cui sbocchi possono fare male a tutti noi.
Siamo, dunque, consapevoli della necessità urgente di fare appello al comune senso di comunità, di chiamare al senso di responsabilità e impegnarsi nello stabilire almeno una “tregua” operosa di ricomposizione morale e civile del Paese che ci riscatti dalla spirale di divisione, rancore e perfino di odio in cui rischiamo di essere definitivamente assorbiti.
Un nuovo governo può creare un clima utile a far sì che alle elezioni le forze politiche partecipino soprattutto presentando proposte valide attorno ai punti prioritari cui guarda il Paese.
I nostri gruppi, ritengono giunto il momento di operare per un cambio radicale nel modo di fare politica e di gestire le istituzioni per occuparsi in modo nuovo e solidale della “cosa pubblica”.
Occorre ripensare la vecchia logica dei fronti contrapposti, affrontando le vere sfide del momento.
Recenti esperienze ci dicono quanto lo spirito divisivo, lo scontro portato alle estreme conseguenze, la faziosità preconcetta ci abbiano arrecati enormi danni. Tutti elementi, questi, che hanno concorso ad aggravare le nostre condizioni e a portarci ad un oggettiva emarginazione dai processi internazionali che contano, a partire da quelli europei.
Siamo persino di fronte ad un avvelenamento del carattere morale e della coscienza civile degli italiani.
È giusto che ciascuna forza politica dispieghi pienamente le proprie caratteristiche e le proprie prospettive.
Vi sono però dei punti su cui, anche in presenza di una perdurante crisi, possono essere ricercate le opportune convergenze per cambiare alcune regole del gioco ed occuparsi in maniera costruttiva dei problemi della nostra gente.
Abbiamo bisogno di cambiare passo. C’è bisogno di una nuova legge elettorale più partecipativa e più democratica e di partecipare alla definizione della legge di bilancio in modo da rispondere alle preminenti questioni dell’occupazione, del sostegno alla struttura produttiva, dell’aumento dei consumi, di una maggiore capacità delle nostre imprese di innovarsi e di competere sul piano internazionale. Gravi, inoltre, i disequilibri esistenti a livello sociale e tra nord e sud a cui bisogna cominciare a rispondere adeguatamente.
La complicata situazione politico istituzionale che ci sta dinanzi può essere ragionevolmente affrontata e superata se tutte le forze politiche saranno capaci di assumersi su queste questioni strutturali le responsabilità richieste dalla criticità del momento.
Gli italiani guardano e attendono. Soprattutto quanti sono rifluiti nel grande partito degli astenuti. Richiedono l’avvio di una nuova stagione per ottenere il doveroso riconoscimento concreto delle loro esigenze, di essere Persona, per aver scommesso sul futuro dando vita ad una famiglia,per assicurare un domani a figli e nipoti.
Questa risposta urgente può venire anche nel corso di una nefasta crisi istituzionale da cui il Paese e il ceto politico, se imboccando la giusta direzione di marcia, possono uscirne rafforzati.
Solitamente non utilizzo questo tipo di strumenti per esprimere il mio pensiero e la mia abilità in tal senso e minima (abbiate compassione), ma oso derogare poiché credo che il momento che stiamo vivendo necessiti della maggiore mobilitazione possibile (culturale, di idee e suggerimenti e divulgazione ecc)
Sintetizzo:
1) C’è da ripensare ad una politica meno personale, più partecipata e di base, dunque ad una legge elettorale più proporzionale e rappresentativa che tuteli e dia valore alle minoranze, in sostanza difenda la partecipazione e la libertà! (sembra cosa banale, ma non lo è affatto)
2) C’è da rivedere la direttrice sulla quale indirizzare lo sviluppo e la crescita. Meno velocità, più sobrietà e condivisione. Sforziamoci di capire come crescere anziché preoccuparci solo di crescere. Settori abbandonati/ dimenticati/ poco considerati verso i quali indirizzare risorse e favorire iniziative fresche e giovani esistono, eccome! Non è il mercato l’unico riferimento, certo ci vuole un po’ di coraggio per intraprendere strade alternative, ma si può. Invito a non mettere subito in campo gli aspetti e le difficoltà finanziare immediate, ma a credere nella possibilità di una profonda revisione dei modelli di sviluppo attualmente dominanti.
3) C’è da far crescere una cultura dell’accoglienza, io dico comunque e in primis, proprio a motivo dell’essere cristiani e popolari. Non vedo alternative né scorciatoie.
4) C’è da evitare prioritariamente il ritorno di un passato che per fortuna non ho vissuto e che vorrei evitare ai miei figli. Lavorando verso questo obiettivo occorre, però, essere credibili, dunque – semplicemente – decisi e chiari nelle scelte.