L’attualità di un impegno nuovo



Rosario Terranova    20 Giugno 2019       0

Pubblichiamo un ampio resoconto – tratto dal sito del Movimento sturziano www.servirelitalia.it e scritto dal responsabile del Centro Internazionale Studi “Luigi Sturzo” di Messina – del Convegno internazionale che si è tenuto lo scorso fine settimana a Caltagirone per ricordare e attualizzare il Centenario dell’Appello “ai liberi e forti”. Molti sono gli spunti per orientare una nuova stagione politica dei democratici popolari di ispirazione cristiana.

Nei giorni 14-16 giugno si è svolto a Caltagirone il Convegno internazionale organizzato in occasione del Centenario dell’Appello a tutti gli uomini Liberi e Forti (1919-2019) dal titolo “L’attualità di un impegno nuovo”.
L’evento ha evidenziato non soltanto la ricchezza e la versatilità della figura e dell’opera di don Sturzo, ma anche la grande attualità del suo pensiero e delle sue innumerevoli iniziative in ambito sociale e politico che possono rappresentare lo spunto per un impegno nuovo dei cristiani nel mondo di oggi. Ha delineato l’immagine di un sacerdote dall’intelligenza vivace ed intuitiva, coraggioso nelle scelte e generoso nell’impegno concreto nella sua realtà locale calatina e siciliana.
Proprio a partire dalla sua esperienza municipale, riletta con capacità creativa ed estrema lungimiranza, capì che il problema dei siciliani e del Sud era anche, e soprattutto, un problema istituzionale e nazionale e come tale andava affrontato. Purtroppo ancora oggi non è chiaro a molti ciò che don Sturzo aveva identificato come percorso obbligato per una ricostruzione sociale e civile, il fatto cioè che le questioni locali si possono affrontare e risolvere se gli interventi, oltre ad essere ispirati a principi etici condivisi, sono anche fortemente voluti e inscritti in una più ampia cornice, in un disegno nazionale, europeo e internazionale, non viceversa.

Il Convegno, molto ben articolato da un Comitato scientifico, prevedeva sia momenti comuni, con interventi di personalità ecclesiali e del mondo laicale, sia diverse sessioni di lavoro operanti in parallelo, ciascuna delle quali aveva il compito di trattare e ricontestualizzare uno dei 12 punti dell’Appello ai Liberi e Forti.
A partire dall’analisi dei contesti pre e post bellici, è risultato evidente perché don Sturzo sia pervenuto a maturare l’idea di una sorta di “obbligatorietà dell’azione politica”; perché si sia convinto cioè della inderogabile necessità dei cattolici di intervenire nell’agone politico e sociale volendo trovare adeguata soluzione ai tanti problemi dei propri concittadini e connazionali. In questa chiave era riuscito a superare la dicotomia tra “Scienza e Trascendenza” e a darne testimonianza col suo impegno, dimostrando come l’attività politica possa diventare un momento di sublime azione caritativa.
In questo spirito, il dibattito aperto su come affrontare oggi i temi proposti dall’Appello di don Sturzo ha stimolato nei numerosi convenuti il bisogno di cercare una strada comune per un impegno nuovo. Si è vissuto già, in nuce, un avvio di processo di partecipazione politica nuovo, ritrovandosi insieme, in modo quasi del tutto naturale, tutti alla ricerca di un qualcosa che sapesse di unitario, nazionale, ispirato agli ideali cristiani, laico, forte, libero, giusto, capace di scardinare vincoli e gioghi, aperto alla collaborazione di uomini di diversa cultura, di buona volontà, di comune e solida visione democratica.

Seguendo il metodo sturziano del procedere “insieme ed uniti”, il Convegno ha parlato con l’unica lingua possibile, quella della verità, della testimonianza, del dialogo e dell’offerta ciascuno delle proprie capacità e competenze a servizio dello sviluppo integrale dell’uomo e dei suoi bisogni.
Si è rilevato che oggi più che mai occorre recuperare la dimensione etica, spirituale e solidale per potere affrontare i nuovi gravi problemi connessi alla crisi antropologica in atto. Bisogna far fronte agli effetti della complessa presenza economica e finanziaria globalizzata, dominata da attori internazionali che muovono mezzi e capacità di peso inimmaginabili tesi a “disunire e separare” gli uomini nei loro intenti associativi e relazionali.
Diventa quindi urgente recuperare tutte le risorse positive capaci di ricostruire il tessuto sociale e farle lavorare insieme: lo ha già detto in modo chiaro ed accorato più volte anche papa Francesco: “La società italiana si costruisce quando le sue diverse ricchezze culturali possono dialogare in modo costruttivo: quella popolare, quella accademica, quella giovanile, quella artistica, quella tecnologica, quella economica, quella politica, quella dei media (…). Ricordatevi inoltre che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà.” (V Convegno Nazionale della Chiesa Italiana Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze - martedì 10 novembre 2015). E lo ha ricordato anche ai partecipanti al Convegno con una lunga lettera di sostegno e sollecitazione all’impegno.
L’appello del Papa all’unione e al rinnovato impegno per il bene comune esteso a tutti gli uomini di buona volontà è sembrato a tutti la riedizione dell’appello di don Sturzo che 100 anni fa si rivolgeva “A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini supremi della patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e di libertà.”
Anche don Sturzo cercava di mettere insieme le forze degli uomini di buona volontà appartenenti alle diverse culture perché solo presentandosi UNITI alla storia avrebbero potuto cambiarla INSIEME con l’irresistibile forza morale del pensiero orientato al bene comune.

Hanno portato il loro prezioso contributo al Convegno anche il presidente delle Conferenze episcopali europee, cardinal Bagnasco, il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinal Bassetti, il vescovo Pennisi, presidente della Commissione per la causa di canonizzazione di don Sturzo, e il vescovo di Caltagirone Peri. Con la loro corale partecipazione hanno inteso riconoscere le grandi qualità umane e spirituali di don Sturzo sacerdote, e dargli atto che il suo contributo, totale e generoso, certamente è stato fondamentale per imprimere una svolta al corso della storia italiana. Significativa anche la presenza di prestigiose personalità civili e politiche come il presidente del Partito Popolare Europeo Daul, il presidente del Parlamento europeo Tajani, il presidente della Regione Siciliana Musumeci, del sindaco di Caltagirone Ioppolo. Con i loro importanti interventi, hanno sottolineato quanto don Sturzo statista, politico, amministratore pubblico, costituzionalista, sociologo, economista, esperto di agronomia, ecc. abbia dato laicamente alla comunità locale, nazionale ed internazionale alla causa del bene comune.
È sembrato di sentire, sia nelle commissioni sia nelle adunanze plenarie del Convegno, un clima che invitava al coraggio senza timidezze e che non ci fosse spazio per quel dire e non dire, tipico delle rituali adunanze: l’ipocrisia era bandita perché contraria e indesiderata, così come lo era nella vita di don Sturzo che incitava a cercare e testimoniare la verità, sempre e comunque, a tutti i costi.
E alla ricerca della verità, senza infingimenti e senza preclusioni, si è cercato di dare spazio anche nel dialogo tra il giornalista De Bortoli e il professor Zamagni allorquando le domande e le risposte vertevano sul punto fondamentale del che fare, da parte dei cattolici oggi, in presenza delle grandi questioni, del come perseguire il bene comune, con quali mezzi e con chi.

Nella sua complessità il Convegno ha disegnato anche una discriminante impegnativa perché ha sottolineato il bisogno di definire una necessaria discontinuità fra presente e passato facendo chiarezza sulle tante connivenze, corruttele ed opacità presenti sulla scena della cosa pubblica ed assumendo con determinazione e coraggio iniziative tese a superare ogni moderatismo equilibrista, presenzialismo di comodo, falsa mediazione per lucrare profitto.
Con Don Sturzo oggi occorre riscoprire che la politica significa agire per consentire a tutti di raggiungere la piena dignità umana attraverso la liberazione dai bisogni di ordine materiale agendo assieme a tutti i soggetti di buona volontà, competenti ed onesti.
È ancora valida l’avvertenza che nel fare politica bisogna tenere lontane quelle che don Sturzo, profeticamente, chiamava, esemplificando, le “tre male bestie: statalismo, partitocrazia e sperpero del denaro pubblico”. L’attenzione, perciò, deve essere alta ancora oggi perché, inusitatamente si ripresentano alla ribalta sotto mutata specie, proponendosi con nuove ricette ma con gli stessi ingredienti del passato.
Ancora da Don Sturzo occorre apprendere che la forza morale e il senso di responsabilità costituiscono precetti insostituibili, punti fermi soprattutto nell’esercizio dell’azione pubblica, dovendo a volte anche confliggere politicamente, come gli è accaduto di fare, non senza personale sofferenza, con persone di alto profilo del suo stesso credo religioso. Don Sturzo ha fatto tesoro del fatto che i precetti, prima che essere regole che impegnano all’osservanza, sono cardini necessari per creare sia riferimenti e confini morali, sia per rafforzare gli uomini nelle scelte e nelle azioni quotidiane per traguardare obiettivi che superano il tempo nel succedersi delle generazioni.

I precetti politici e morali rigorosamente osservati rappresentano il discrimine che differenzia il cattivo amministratore dal buono. Il buon amministratore sa fare tesoro dell’esperienza del passato e deve operare con competenza e correttezza per assicurare il benessere alle generazioni presenti e future. Mentre il cattivo amministratore è colui che è capace di agire solo per soddisfare le preferenze proprie e dei suoi accoliti contemporanei, secondo criteri di opportunismo e non di giustizia e verità. Allontanandosi da questo modo di essere i danni causati saranno ingentissimi e le cicatrici saranno quasi perenni. Così è stato e, purtroppo, ancora è.
Dobbiamo essere consapevoli che la profonda crisi che oggi viviamo è figlia di una irresponsabile visione politica, imprenditoriale, sindacale, culturale, che ha trasferito di generazione in generazione, da oltre 50 anni, per insano egoismo, le terribili conseguenze connesse a scelte personali miopi, legate alla soddisfazione dei propri bisogni immediati di benessere. È stato, e continua ad essere, un modo di fare irrispettoso verso gli uomini e verso Dio, finalizzato soltanto ad assicurare a pochi potenti la continuità nella gestione del potere a dispetto di ogni principio etico e di umanità.

Si è trattato di un Convegno dinamico e ricco di spunti di riflessione molto stimolanti, svolto all’insegna della assoluta sobrietà e insieme della massima competenza, con tanti studiosi e operatori del laicato cattolico, rappresentanti di associazioni e movimenti, operatori di area tecnologica, economica, politica e dei media, figure che, entro e fuori campo, hanno vivacizzato ed animato la partecipazione, con bravi artisti (Nicola Piovani, Sebastiano Lo Monaco), giovani studenti che hanno performato musicalmente la biografia di Don Sturzo e giovani studiosi che hanno analizzato la valenza scientifica del suo pensiero con attenzione agli sviluppi possibili per il nostro tempo.

Le conclusioni dei lavori sono state affidate ad una tavola rotonda che ha visto come protagonisti tutti i componenti del Comitato scientifico promotore i quali si sono fatti portavoce delle problematiche più urgenti e dei principali indirizzi emersi dal dibattito svolto sui 12 temi (Famiglia e vita, Scuola ed Educazione, Corpi intermedi e rappresentanze, Lavoro e Cooperazione, Sviluppo e ambiente, Stato ed Economie locali, Salute e solidarietà, Chiesa e libertà religiosa, Economia e fiscalità, Politica e Riforme istituzionali, Migrazione e Immigrazioni, Europa e pace).

 

Come atto ufficiale, dopo l’approvazione dei convegnisti, in rappresentanza del Comitato promotore scientifico organizzatore il prof. Francesco Bonini, il dott. Gaspare Sturzo, il dott. Salvatore Martinez, il prof. Nicola Antonetti, il prof. Lorenzo Ornaghi hanno sottoscritto la seguente “Dichiarazione finale”:

Nella nostra stagione, che segna “un cambiamento d’epoca” (Papa Francesco, Firenze 2015), l’Appello di Don Luigi Sturzo “A tutti gli uomini liberi e forti”, apparso cento anni fa in un tempo di grande rivolgimento mondiale, è fonte ancora oggi d’ispirazione e di spinta propulsiva.
Molte e importanti sono le suggestioni che derivano da quell’Appello e dai 12 Punti programmatici proposti. Essi trovano un elemento unificatore in una forte tensione spirituale e morale, fondata sui “saldi principi del cristianesimo”, che attendono di essere incarnati in ogni diversa epoca storica e dunque nel tempo presente.

Dalla lettura condivisa dell’Appello, emergono tre prospettive e due impegni.

Le prospettive:
a) Il coraggio di una proposta non ideologica, né retorica, ma aperta e inclusiva, che parta e arrivi al vissuto delle persone e delle comunità, del popolo così com’è, nel suo essere e nel suo miglior divenire.
b) Un modo responsabile di stare “uniti e insieme” di fronte alle questioni sociali e politiche, concreto e fiducioso. Don Sturzo chiama le cose con il loro nome, non sfugge alla drammaticità del momento e propone un progetto di azione che risponda a una precisa visione della realtà.
c) Una continua e condivisa analisi dei processi storici che regolano la vita di una società e di una democrazia; un dinamismo basato su fatti che devono essere adeguatamente studiati.

Gli impegni:
1) Una franca denuncia dell’attuale questione che investe il corpo sociale e che minaccia le fondamenta della stessa democrazia. Nessuno, oggi, è in grado di dare voce allo smarrimento e al malcontento che la società italiana ed europea vivono. Siamo di fronte alla drammatica urgenza della forte disoccupazione; dell’invecchiamento della popolazione; della difficoltà di sviluppare politiche d’integrazione per gli immigrati e di sostegno ai giovani senza lavoro che continuano a fuggire dal nostro Paese. È questione sociale, che tocca vaste fasce della popolazione, tra cui i ceti medi di tutte le società europee e occidentali; è questione di crisi di rappresentanza dei corpi intermedi, a partire dalla famiglia; è questione economica, con il venir meno di molte delle progettualità pubbliche e private che davano la possibilità di elevarsi dalla miseria culturale ed economica in forza dei propri meriti.
2) Un’intesa tra tutti gli “uomini liberi e forti”, per dare risposte alle questioni di oggi, italiane, europee e globali. Occorre continuare a sviluppare i 12 Punti dell’Appello, come qui a Caltagirone abbiamo cercato di fare, sui tre piani: socio-culturale, istituzionale e politico; distinti nell’azione ma connessi nel pensiero e nella comunicazione. Come i 12 Punti sono frutto della convergenza di tanti e diversi, così un’intesa tra distinte ma convergenti realtà può mettere al servizio di tutti una piattaforma di formazione e di esperienze a sostegno di un’azione unitaria. Un luogo di amicizia, crescita della conoscenza e coscienza dei singoli, che divenga forma d’impegno comunitario per il progresso sociale e per il bene comune.

Il Comitato Promotore e Scientifico del Centenario dell’Appello ai Liberi e Forti
Salvatore Martinez, presidente del Polo di Eccellenza di Promozione Umana e della Solidarietà “Mario e Luigi Sturzo” - Presidente della Fondazione “Casa Museo Sturzo”
Matteo Truffelli, presidente Azione Cattolica Italiana
Nicola Antonetti, presidente Istituto “Luigi Sturzo”
Gaspare Sturzo, presidente “Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo”
Francesco Bonini, rettore LUMSA
Lorenzo Ornaghi, presidente Comitato scientifico Fondazione “De Gasperi”


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