Pubblichiamo una prima lettura del voto per le Europee nel capoluogo subalpino tratta da www.lospiffero.com
Se il Movimento 5 stelle crolla in tutta l’Italia centrale e settentrionale, letteralmente sprofonda nelle due principali città che amministra: Roma e, soprattutto, Torino. Nel capoluogo piemontese, le elezioni europee decretano il Pd primo partito con il 33 per cento dei voti, che stacca di quattro punti la Lega, al 27 per cento. I pentastellati sono inchiodati al 14 per cento. Solo un elettore torinese su sette ha scelto il partito della sindaca Chiara Appendino. Un risultato che, nelle prossime ore, imporrà una riflessione perché se è vero che in tutte le grandi città del centro-nord i dem ottengono risultati incoraggianti, affermandosi come prima forza a Milano, Roma, Bologna, Firenze, è innegabile il tonfo nel capoluogo piemontese dove solo un anno fa, alle politiche, i grillini avevano ottenuto il 24 per cento, dieci punti in più rispetto a ieri.
Quanto incide su questo risultato l’azione amministrativa di Appendino? Di certo non è ininfluente. Non è bastato il successo personale dell’assegnazione delle ATP Finals di tennis per invertire un trend che la vede sempre più distante dai torinesi. Sia dalle élite borghesi che abitano i quartieri centrali – le quali dopo una fugace infatuazione sono tornate al PD – sia dai residenti delle aree più popolari, concentrate nel Nord della città, dove il voto di protesta si è trasferito in massa dal M5s alla Lega. Il Carroccio, infatti, diventa primo partito nelle circoscrizioni V e VI. C’è dunque una Torino sempre più divisa in due, come aveva saputo fotografarla bene proprio Chiara Appendino in campagna elettorale, ma se l’analisi era stata lucida, non altrettanto dev’essere stata l’azione amministrativa conseguente visto il responso delle urne. Da una parte pare che la Torino delle professioni e delle imprese abbia voltato le spalle alla prima cittadina, probabilmente anche e soprattutto dopo la piega che la sua amministrazione ha preso su questioni cruciali come TAV e Olimpiadi. Dall’altra certe prese di posizione simboliche non sembrano aver chetato il livore che cova in quelle aree in cui sicurezza, casa, lavoro erano e continuano a essere bisogni primari cui il Comune non è riuscito a dare risposte. In casa Cinquestelle sta già suonando più di un campanello d’allarme in attesa di un voto regionale che potrebbe rivelarsi ancor più impietoso.
Per contro il PD guadagna qualche punto rispetto a un anno fa, passando dal 26 al 33 per cento ma non sfonda e soprattutto si conferma il “Partito della ZTL”, cioè di quelli che vivono in quel quadrilatero a traffico limitato. Nella Circoscrizione I, infatti, tra avvocati e commercialisti, il PD raggiunge il 40 per cento mentre i grillini scompaiono al 7 per cento. Man mano che ci si allontana dal centro cresce la Lega. Un ultimo dato dovrebbe, infine, condurre il PD a una riflessione: con questi dati una ipotetica coalizione di centrodestra alle prossime amministrative sfonderebbe il muro del 40 per cento e sarebbe testa a testa con il centrosinistra. Il paragone è azzardato e certo non tiene conto di tante variabili tipiche di competizioni locali, ma rende l’idea delle attuali forze in campo.
Se il Movimento 5 stelle crolla in tutta l’Italia centrale e settentrionale, letteralmente sprofonda nelle due principali città che amministra: Roma e, soprattutto, Torino. Nel capoluogo piemontese, le elezioni europee decretano il Pd primo partito con il 33 per cento dei voti, che stacca di quattro punti la Lega, al 27 per cento. I pentastellati sono inchiodati al 14 per cento. Solo un elettore torinese su sette ha scelto il partito della sindaca Chiara Appendino. Un risultato che, nelle prossime ore, imporrà una riflessione perché se è vero che in tutte le grandi città del centro-nord i dem ottengono risultati incoraggianti, affermandosi come prima forza a Milano, Roma, Bologna, Firenze, è innegabile il tonfo nel capoluogo piemontese dove solo un anno fa, alle politiche, i grillini avevano ottenuto il 24 per cento, dieci punti in più rispetto a ieri.
Quanto incide su questo risultato l’azione amministrativa di Appendino? Di certo non è ininfluente. Non è bastato il successo personale dell’assegnazione delle ATP Finals di tennis per invertire un trend che la vede sempre più distante dai torinesi. Sia dalle élite borghesi che abitano i quartieri centrali – le quali dopo una fugace infatuazione sono tornate al PD – sia dai residenti delle aree più popolari, concentrate nel Nord della città, dove il voto di protesta si è trasferito in massa dal M5s alla Lega. Il Carroccio, infatti, diventa primo partito nelle circoscrizioni V e VI. C’è dunque una Torino sempre più divisa in due, come aveva saputo fotografarla bene proprio Chiara Appendino in campagna elettorale, ma se l’analisi era stata lucida, non altrettanto dev’essere stata l’azione amministrativa conseguente visto il responso delle urne. Da una parte pare che la Torino delle professioni e delle imprese abbia voltato le spalle alla prima cittadina, probabilmente anche e soprattutto dopo la piega che la sua amministrazione ha preso su questioni cruciali come TAV e Olimpiadi. Dall’altra certe prese di posizione simboliche non sembrano aver chetato il livore che cova in quelle aree in cui sicurezza, casa, lavoro erano e continuano a essere bisogni primari cui il Comune non è riuscito a dare risposte. In casa Cinquestelle sta già suonando più di un campanello d’allarme in attesa di un voto regionale che potrebbe rivelarsi ancor più impietoso.
Per contro il PD guadagna qualche punto rispetto a un anno fa, passando dal 26 al 33 per cento ma non sfonda e soprattutto si conferma il “Partito della ZTL”, cioè di quelli che vivono in quel quadrilatero a traffico limitato. Nella Circoscrizione I, infatti, tra avvocati e commercialisti, il PD raggiunge il 40 per cento mentre i grillini scompaiono al 7 per cento. Man mano che ci si allontana dal centro cresce la Lega. Un ultimo dato dovrebbe, infine, condurre il PD a una riflessione: con questi dati una ipotetica coalizione di centrodestra alle prossime amministrative sfonderebbe il muro del 40 per cento e sarebbe testa a testa con il centrosinistra. Il paragone è azzardato e certo non tiene conto di tante variabili tipiche di competizioni locali, ma rende l’idea delle attuali forze in campo.
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