La riflessione pubblicata su queste colonne da Alessandro Risso, presidente dell’Associazione dei Popolari piemontesi, merita di non cadere nel vuoto. L’oggetto della questione è molto semplice e per nulla polemico. Men che meno verso Pier Luigi Castagnetti, una persona a cui mi lega stima personale e amicizia politica.
Ora, però, di fronte alla necessità sempre più impellente – almeno così mi pare di capire dal fecondo dibattito che attraversa l’area cattolica italiana e, nello specifico, del mondo popolare di ispirazione cristiana – di rilanciare e riqualificare la presenza politica dei cattolici, è singolare e del tutto controproducente che un’Associazione nazionale che dovrebbe rappresentare ciò che resta dell’area popolare sia, di fatto, clamorosamente silente da quasi 17 anni. Un’Associazione, tra l’altro, che aveva proprio il compito, squisitamente politico e culturale, di unire il mondo popolare ancora presente e disseminato in tutto il Paese attorno ad un progetto politico e che non aspetta altro, soprattutto nell’attuale fase politica, di ascoltare un “fischio” di convocazione, per dirla con una felice battuta di Carlo Donat-Cattin.
E qui sorgono alcuni dubbi e perplessità che meritano, adesso, di avere però una risposta. Né burocratica, né protocollare e né ironica.
Se il Presidente “eterno”, per dirla con Risso, nominato nel lontano 2002 intende proseguire con il nulla di fatto praticato sino ad oggi, non c’è nulla di male. Anzi. è sufficiente, come avviene, credo, in tutte le associazioni del mondo, prendere atto di questa situazione. Convocare l’assemblea e procedere alla nomina di un nuovo gruppo dirigente.
E, com’è ovvio e scontato, di un nuovo Presidente. Fuorché non ci siano motivi misteriosi, personali e pertanto inconfessabili sconosciuti a tutti noi e quindi non razionalmente spiegabili sul perdurare di questa anomala situazione. Può anche darsi ma non lo so. E quindi non mi pronuncio.
Comunque sia, il punto centrale della questione – che interessa, credo, a tutti i Popolari e agli ex Popolari del nostro Paese – oggi è quello di far ritornare protagonisti, e più incisivi, i cattolici democratici e popolari nel nostro paese e nella politica italiana. E l’Associazione nazionale dei Popolari – che potrebbe essere uno strumento importante per centrare questo obiettivo – non può restare silente, marginale, passiva ed impotente.
È arrivato il momento di ripartire. E sempre nel massimo rispetto personale e politico del Presidente silente dell’Associazione Popolari.
Ora, però, di fronte alla necessità sempre più impellente – almeno così mi pare di capire dal fecondo dibattito che attraversa l’area cattolica italiana e, nello specifico, del mondo popolare di ispirazione cristiana – di rilanciare e riqualificare la presenza politica dei cattolici, è singolare e del tutto controproducente che un’Associazione nazionale che dovrebbe rappresentare ciò che resta dell’area popolare sia, di fatto, clamorosamente silente da quasi 17 anni. Un’Associazione, tra l’altro, che aveva proprio il compito, squisitamente politico e culturale, di unire il mondo popolare ancora presente e disseminato in tutto il Paese attorno ad un progetto politico e che non aspetta altro, soprattutto nell’attuale fase politica, di ascoltare un “fischio” di convocazione, per dirla con una felice battuta di Carlo Donat-Cattin.
E qui sorgono alcuni dubbi e perplessità che meritano, adesso, di avere però una risposta. Né burocratica, né protocollare e né ironica.
Se il Presidente “eterno”, per dirla con Risso, nominato nel lontano 2002 intende proseguire con il nulla di fatto praticato sino ad oggi, non c’è nulla di male. Anzi. è sufficiente, come avviene, credo, in tutte le associazioni del mondo, prendere atto di questa situazione. Convocare l’assemblea e procedere alla nomina di un nuovo gruppo dirigente.
E, com’è ovvio e scontato, di un nuovo Presidente. Fuorché non ci siano motivi misteriosi, personali e pertanto inconfessabili sconosciuti a tutti noi e quindi non razionalmente spiegabili sul perdurare di questa anomala situazione. Può anche darsi ma non lo so. E quindi non mi pronuncio.
Comunque sia, il punto centrale della questione – che interessa, credo, a tutti i Popolari e agli ex Popolari del nostro Paese – oggi è quello di far ritornare protagonisti, e più incisivi, i cattolici democratici e popolari nel nostro paese e nella politica italiana. E l’Associazione nazionale dei Popolari – che potrebbe essere uno strumento importante per centrare questo obiettivo – non può restare silente, marginale, passiva ed impotente.
È arrivato il momento di ripartire. E sempre nel massimo rispetto personale e politico del Presidente silente dell’Associazione Popolari.
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