«Dite di amare i vostri figli più di ogni cosa, invece state rubando loro il futuro»: la frase è della ormai celeberrima Greta Thunberg. La manifestazione di protesta, ispirata dalla sedicenne svedese e svoltasi in molti Paesi il 15 marzo con la partecipazione di centinaia di migliaia di giovani, si è focalizzata sul problema dei cambiamenti climatici e sullo scarso impegno della classe politica per farvi fronte. Indirettamente, però, ci dice molto sul modo in cui il rapporto fra le generazioni si declina in questa fase storica. È questo il tema dell’editoriale di aprile di Aggiornamenti Sociali.
«Registriamo – scrive l’équipe di gesuiti e laici che compongono la Redazione – una distanza che vede contrapposte le varie generazioni: l’appartenenza generazionale diventa il punto di vista a partire dal quale valutare la situazione, individuare possibili soluzioni e definire priorità di azione, e diventa così la base di una frattura sociale». A differenza di quanto avvenuto durante il Sessantotto e negli anni della contestazione, «vi è il rischio di una sorta di indifferenza o disinteresse tra le generazioni, che si ripiegano su se stesse senza affrontare la fatica di un confronto vero».
Tensioni generazionali si registrano in vari campi, non solo in quello dell’ambiente, e toccano tutte le dimensioni della sostenibilità. È il caso del sistema formazione-lavoro-previdenza, almeno nei Paesi del Nord del mondo. «Se si considera l’attuale assetto – afferma a questo proposito l’editoriale – emerge con una certa immediatezza la contrapposizione tra gli interessi, gli obiettivi e le prospettive di quanti si stanno oggi affacciando al mercato del lavoro, di coloro che vi sono già inseriti e, infine, di chi ha concluso la propria parabola professionale e beneficia di un regime pensionistico». Un altro esempio, che tocca molto da vicino il nostro Paese, è quello del debito pubblico: «Bisogna essere consapevoli che ricorrere al debito pubblico significa prendere a prestito dal futuro collettivo. (…) L’uso che si fa delle risorse prese a prestito non può essere escluso dalle valutazioni di giustizia intergenerazionale».
Emerge dunque con chiarezza, sottolinea Aggiornamenti Sociali, che «i rapporti tra le generazioni sono innanzi tutto una questione etica», il che «non significa ridurla a un lusso per filosofi o a una preoccupazione, magari un po’ salottiera, per inguaribili buonisti. L’etica riguarda il riconoscimento che la vita di ciascuno non è possibile al di fuori di una trama di relazioni e che questo, per chi è autenticamente adulto, diventa la base per esercitare la propria responsabilità à, all’interno di un quadro segnato da fattori molto concreti. Tra questi, fondamentale per il nostro Paese è senz’altro la questione demografica».
Questi mutamenti richiedono di porre di nuovo mano al patto sociale fondativo del nostro Paese, tenendo conto delle novità. Ma chi è chiamato a prendere le decisioni che portano a un nuovo equilibrio? «Ci sembra che un primo e necessario passo sia quello di adottare la formula di “patto fra le generazioni” per sottolineare soprattutto la volontà che il fondamento della vita sociale sia frutto di un dialogo fra le diverse generazioni». È un auspicio che, nella conclusione dell’editoriale, diventa proposta concreta: «A questo compito intendiamo apportare un contributo insieme al gruppo dei soggetti promotori del Forum di Etica civile, la cui terza edizione ha per tema proprio il confronto fra le diverse generazioni e che si svolgerà a Firenze il 16-17 novembre 2019. L’intento che ci anima è di lavorare insieme, giovani e adulti, per mostrare che un dialogo concreto e costruttivo tra generazioni è possibile e può costituire un fattore fondamentale per ridare slancio e forza all’Italia».
Vale la pena leggere il testo completo dell’editoriale, che si può visualizzare cliccando qui.
«Registriamo – scrive l’équipe di gesuiti e laici che compongono la Redazione – una distanza che vede contrapposte le varie generazioni: l’appartenenza generazionale diventa il punto di vista a partire dal quale valutare la situazione, individuare possibili soluzioni e definire priorità di azione, e diventa così la base di una frattura sociale». A differenza di quanto avvenuto durante il Sessantotto e negli anni della contestazione, «vi è il rischio di una sorta di indifferenza o disinteresse tra le generazioni, che si ripiegano su se stesse senza affrontare la fatica di un confronto vero».
Tensioni generazionali si registrano in vari campi, non solo in quello dell’ambiente, e toccano tutte le dimensioni della sostenibilità. È il caso del sistema formazione-lavoro-previdenza, almeno nei Paesi del Nord del mondo. «Se si considera l’attuale assetto – afferma a questo proposito l’editoriale – emerge con una certa immediatezza la contrapposizione tra gli interessi, gli obiettivi e le prospettive di quanti si stanno oggi affacciando al mercato del lavoro, di coloro che vi sono già inseriti e, infine, di chi ha concluso la propria parabola professionale e beneficia di un regime pensionistico». Un altro esempio, che tocca molto da vicino il nostro Paese, è quello del debito pubblico: «Bisogna essere consapevoli che ricorrere al debito pubblico significa prendere a prestito dal futuro collettivo. (…) L’uso che si fa delle risorse prese a prestito non può essere escluso dalle valutazioni di giustizia intergenerazionale».
Emerge dunque con chiarezza, sottolinea Aggiornamenti Sociali, che «i rapporti tra le generazioni sono innanzi tutto una questione etica», il che «non significa ridurla a un lusso per filosofi o a una preoccupazione, magari un po’ salottiera, per inguaribili buonisti. L’etica riguarda il riconoscimento che la vita di ciascuno non è possibile al di fuori di una trama di relazioni e che questo, per chi è autenticamente adulto, diventa la base per esercitare la propria responsabilità à, all’interno di un quadro segnato da fattori molto concreti. Tra questi, fondamentale per il nostro Paese è senz’altro la questione demografica».
Questi mutamenti richiedono di porre di nuovo mano al patto sociale fondativo del nostro Paese, tenendo conto delle novità. Ma chi è chiamato a prendere le decisioni che portano a un nuovo equilibrio? «Ci sembra che un primo e necessario passo sia quello di adottare la formula di “patto fra le generazioni” per sottolineare soprattutto la volontà che il fondamento della vita sociale sia frutto di un dialogo fra le diverse generazioni». È un auspicio che, nella conclusione dell’editoriale, diventa proposta concreta: «A questo compito intendiamo apportare un contributo insieme al gruppo dei soggetti promotori del Forum di Etica civile, la cui terza edizione ha per tema proprio il confronto fra le diverse generazioni e che si svolgerà a Firenze il 16-17 novembre 2019. L’intento che ci anima è di lavorare insieme, giovani e adulti, per mostrare che un dialogo concreto e costruttivo tra generazioni è possibile e può costituire un fattore fondamentale per ridare slancio e forza all’Italia».
Vale la pena leggere il testo completo dell’editoriale, che si può visualizzare cliccando qui.
Si drammatizza in chiave di conflitto fra generazioni quello che è in realtà un problema di contrasto fra il modello di sviluppo attuale, ormai esaurito e insostenibile sia sul versante ecologico che economico-finanziario e quello ancora tutto da delineare del futuro. La grande colpa delle generazioni “adulte” risiede proprio nel fatto che non sono riuscite a predisporre e progettare un paradigma diverso. E attenzione a evitare salti logici inopportuni accusando di egoismo presunto le attuali generazioni per diritti acquisiti, pensioni, sanità pubblica, diritti dei lavoratori: le migliori dotazioni ereditarie del pur drammatico secolo breve che in questi ultimi decenni friedmaniani sono stati oggetto di attacchi pesantissimi. Anni fa durante una manifestazione studentesca in Francia fu esposto un cartello di questo tenore: papà ho trovato finalmente un lavoro, il tuo. Una chiosa efficace all’ipocrisia del falso egualitarismo al ribasso.