Molti studiosi e storici sono concordi nell’affermare che il più grande ed unico vero impero esistito sulla Terra sia quello romano. Ve ne sono stati di più longevi e con maggior estensione territoriale, ma nessuno ha avuto le strutture dell’impero romano. Dalla prima borgata fuori Roma all’ultimo vallo del nord Europa le regole e le leggi erano uguali per tutti e per tutti venivano applicate. Questo ne ha fatto la sua grandezza, oltre alle opere di ingegneria, al diritto romano e tante altre cose.
L’unico Stato o Governo che ricalca, ormai da molti decenni, quello che fu l’impero romano sono gli Stati Uniti d’America. Le assonanze tra le due strutture sono notevoli, come evidenzia il bel libro di Ennio Caretto: Il welfare state nell’antica Roma: lo stato sociale da Augusto a Obama, (Editori Internazionale Uniti). Sia nell’antica Roma sia negli USA la vera forza e il motore trainante sono stati l’esercito per i romani ed il Pentagono per gli americani. Un impero, per mantenere il dominio, spesso applica il motto “divide et impera”. Sovente, anche con gli alleati.
Il 14 febbraio scorso, su “La Stampa”, Bill Emmott – editorialista e politologo di fama mondiale – ha scritto che “il duello tra Cina ed USA può declassare l’Europa”. Perché?
Perché prima o poi gli USA firmeranno un accordo particolare con reciproche concessioni non di poco conto. Un accordo che relegherà ancor di più l’Europa al ruolo di comprimaria, ed è ovvio che in questo momento qualsiasi operazione fatta dagli europei verso la Cina, disturbi il manovratore. Oggi si discute molto della nuova “Via della Seta” e molte forze politiche ne diffidano o la avversano, il PD per primo.
Peccato che quasi 15 anni fa, il leader più amato (e tradito) dal PD, ovvero Romano Prodi – di cui si potrà esser sostenitori o detrattori ma certamente non si può dire che non sia uno dei politici italiani con maggior esperienza in campo internazionale – sosteneva e si augurava che l’Italia diventasse una grande piattaforma per l’interscambio commerciale tra Europa e Cina. Lo ribadì anche di fronte a una grande platea qualificata come quella presente alla convention di Mamiano del settembre 2005.
Se non è “Via della Seta” ante litteram questa, vedete voi.
Non vedo quindi perché non dovremmo essere favorevoli all’accordo con la Cina, almeno per pareggiare un po’ i conti, dopo che negli ultimi 15 anni anche la boita più scalcinata ha chiuso i battenti, licenziato e portato la produzione in Oriente perché si risparmiava e si guadagnava facile. Pertanto dopo aver avuto molti danni da tutto ciò, mi auguro che oggi l’Italia ne abbia almeno un ritorno dal punto di vista logistico ed economico.
Per quel che riguarda la coerenza, ogni tanto è bene ricordare cosa dicevano ieri quelli che oggi dicono no, Almeno per la cronaca. A Mamiano ero presente, la foto è stata scattata da me, e quanto scritto qui non è un sentito dire né una fake-news.
L’unico Stato o Governo che ricalca, ormai da molti decenni, quello che fu l’impero romano sono gli Stati Uniti d’America. Le assonanze tra le due strutture sono notevoli, come evidenzia il bel libro di Ennio Caretto: Il welfare state nell’antica Roma: lo stato sociale da Augusto a Obama, (Editori Internazionale Uniti). Sia nell’antica Roma sia negli USA la vera forza e il motore trainante sono stati l’esercito per i romani ed il Pentagono per gli americani. Un impero, per mantenere il dominio, spesso applica il motto “divide et impera”. Sovente, anche con gli alleati.
Il 14 febbraio scorso, su “La Stampa”, Bill Emmott – editorialista e politologo di fama mondiale – ha scritto che “il duello tra Cina ed USA può declassare l’Europa”. Perché?
Perché prima o poi gli USA firmeranno un accordo particolare con reciproche concessioni non di poco conto. Un accordo che relegherà ancor di più l’Europa al ruolo di comprimaria, ed è ovvio che in questo momento qualsiasi operazione fatta dagli europei verso la Cina, disturbi il manovratore. Oggi si discute molto della nuova “Via della Seta” e molte forze politiche ne diffidano o la avversano, il PD per primo.
Peccato che quasi 15 anni fa, il leader più amato (e tradito) dal PD, ovvero Romano Prodi – di cui si potrà esser sostenitori o detrattori ma certamente non si può dire che non sia uno dei politici italiani con maggior esperienza in campo internazionale – sosteneva e si augurava che l’Italia diventasse una grande piattaforma per l’interscambio commerciale tra Europa e Cina. Lo ribadì anche di fronte a una grande platea qualificata come quella presente alla convention di Mamiano del settembre 2005.
Se non è “Via della Seta” ante litteram questa, vedete voi.
Non vedo quindi perché non dovremmo essere favorevoli all’accordo con la Cina, almeno per pareggiare un po’ i conti, dopo che negli ultimi 15 anni anche la boita più scalcinata ha chiuso i battenti, licenziato e portato la produzione in Oriente perché si risparmiava e si guadagnava facile. Pertanto dopo aver avuto molti danni da tutto ciò, mi auguro che oggi l’Italia ne abbia almeno un ritorno dal punto di vista logistico ed economico.
Per quel che riguarda la coerenza, ogni tanto è bene ricordare cosa dicevano ieri quelli che oggi dicono no, Almeno per la cronaca. A Mamiano ero presente, la foto è stata scattata da me, e quanto scritto qui non è un sentito dire né una fake-news.
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