L’Italia contesa. Comunisti e democristiani nel lungo dopoguerra 1943-1978 (editore Marsilio), ultimo libro dello storico Giuseppe Vacca, ci presenta il trentennio di storia italiana che va dall’armistizio dell’8 settembre 1943 al rapimento e all’assassinio di Aldo Moro, nella primavera del 1978. Al centro della scena stanno i due partiti di massa, principali protagonisti di questa vicenda: la DC e il PCI. La prima costantemente al governo, il secondo perennemente all’opposizione. Un bipolarismo asimmetrico, frutto di una democrazia bloccata, a causa di quel famoso fattore K, dal russo Kommunizm (comunismo), di cui parlò negli anni Settanta, Alberto Ronchey, spiegando l'impedimento che precludeva al PCI l'accesso al potere, in relazione al mondo diviso in due blocchi nell’era della Guerra fredda.
Un rapporto, quello tra DC e PCI, segnato, in alcuni momenti, da un’aperta contrapposizione, ma anche caratterizzato da un continuo dialogo, nel solco della comune partecipazione alla Guerra di Liberazione e alla feconda stagione dell’Assemblea costituente, quando venne elaborata la Carta costituzionale. Vacca ripercorre quella fase dando rilievo al voto favorevole del PCI all’art. 7 della Costituzione, sul Concordato con la Chiesa, emblematico segno di quel rapporto di attenzione che, sempre, i comunisti ebbero con il mondo cattolico. Poi lo scontro, a cominciare dalla tornata elettorale del 1948 che vide il successo, al di sopra di qualsiasi aspettativa della DC, che giocò con una notevole spregiudicatezza la carta anticomunista.
L'autore si sofferma sulla svolta di Salerno con cui il leader comunista Palmiro Togliatti, nel marzo 1944, appena rientrato da Mosca, annuncia che il PCI è disposto a far cadere la pregiudiziale sulla monarchia ed è pronto ad appoggiare il governo Badoglio, assieme alle altre forze antifasciste. In pratica l'ingresso dei comunisti sulla scena nazionale. In primo piano emergono quindi la cosiddetta “via italiana al socialismo” voluta da Togliatti per inserire i comunisti nella vita del Paese, e il ruolo giocato dalla Dc, formazione di ispirazione cristiana, ma profondamente rispettosa della laicità, nella guida del Paese verso la sua modernizzazione economica e sociale.
Dopo gli anni del centro-sinistra con l’approdo al governo dei socialisti, si aprì negli anni Settanta la stagione del compromesso storico, con il segretario comunista Enrico Berlinguer pronto a collaborare a tutto a campo con la DC. Un percorso che trovò sulla sponda democristiana la disponibilità di Aldo Moro impegnato ad irrobustire le basi della democrazia italiana.
Il libro di Vacca compie dunque un excursus storico sulle difficoltà della politica italiana, tra vincoli internazionali e crisi delle istituzioni democratiche. Una riflessione che si conclude con il 1978, anno del rapimento e l’assassinio di Moro, drammatica svolta che, secondo l'autore, segna anche l'incapacità di autoriforma della Prima Repubblica.
Un rapporto, quello tra DC e PCI, segnato, in alcuni momenti, da un’aperta contrapposizione, ma anche caratterizzato da un continuo dialogo, nel solco della comune partecipazione alla Guerra di Liberazione e alla feconda stagione dell’Assemblea costituente, quando venne elaborata la Carta costituzionale. Vacca ripercorre quella fase dando rilievo al voto favorevole del PCI all’art. 7 della Costituzione, sul Concordato con la Chiesa, emblematico segno di quel rapporto di attenzione che, sempre, i comunisti ebbero con il mondo cattolico. Poi lo scontro, a cominciare dalla tornata elettorale del 1948 che vide il successo, al di sopra di qualsiasi aspettativa della DC, che giocò con una notevole spregiudicatezza la carta anticomunista.
L'autore si sofferma sulla svolta di Salerno con cui il leader comunista Palmiro Togliatti, nel marzo 1944, appena rientrato da Mosca, annuncia che il PCI è disposto a far cadere la pregiudiziale sulla monarchia ed è pronto ad appoggiare il governo Badoglio, assieme alle altre forze antifasciste. In pratica l'ingresso dei comunisti sulla scena nazionale. In primo piano emergono quindi la cosiddetta “via italiana al socialismo” voluta da Togliatti per inserire i comunisti nella vita del Paese, e il ruolo giocato dalla Dc, formazione di ispirazione cristiana, ma profondamente rispettosa della laicità, nella guida del Paese verso la sua modernizzazione economica e sociale.
Dopo gli anni del centro-sinistra con l’approdo al governo dei socialisti, si aprì negli anni Settanta la stagione del compromesso storico, con il segretario comunista Enrico Berlinguer pronto a collaborare a tutto a campo con la DC. Un percorso che trovò sulla sponda democristiana la disponibilità di Aldo Moro impegnato ad irrobustire le basi della democrazia italiana.
Il libro di Vacca compie dunque un excursus storico sulle difficoltà della politica italiana, tra vincoli internazionali e crisi delle istituzioni democratiche. Una riflessione che si conclude con il 1978, anno del rapimento e l’assassinio di Moro, drammatica svolta che, secondo l'autore, segna anche l'incapacità di autoriforma della Prima Repubblica.
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