I cattolici e le europee



Giorgio Merlo    27 Febbraio 2019       3

Se le elezioni locali – regionali o comunali cambia poco – sono disciplinate prevalentemente da dinamiche e logiche riconducibili al singolo territorio, è indubbio che la prossima consultazione europea merita qualche attenzione in più. Soprattutto da parte dell'area culturale cattolico democratica e popolare che in questi ultimi mesi ha saputo dare vita ad un dibattito ricco e fecondo al suo interno. E non solo. Un dibattito che è frutto e conseguenza della sostanziale irrilevanza dei cattolici nella vita pubblica italiana in questi ultimi anni. Una assenza riconducibile, prevalentemente, al fallimento dei cosiddetti "partiti plurali" – nello specifico del Partito Democratico di veltroniana memoria – da un lato e alla chiusura autoreferenziale del mondo cattolico italiano. Dilaniato al suo interno tra mille protagonismi personali e dalla volontà indomita di delegittimare chi ti è più vicino. In un clima del genere, che purtroppo prosegue tuttora forse in modo meno accentuato e irresponsabile, era del tutto evidente che non poteva maturare alcuna vocazione seria alla politica e, soprattutto, nessuna possibilità di ridare fiato e voce ad una laica ma responsabile presenza politica dei cattolici democratici e popolari.

Adesso una nuova pagina si è aperta e si è aperta anche una nuova fase politica e storica. Ma il rinnovo del Parlamento europeo è dietro l'angolo. E nessuno può rispondere a questa decisiva tornata elettorale con una semplice alzata di spalle.

Ora, a tutti è noto qual è la geografia politica con cui si affronta questo voto. Siamo di fronte ad alcune direttrici di fondo. Da un lato il partito della sinistra italiana, un rinnovato PDS, a guida – molto probabilmente – Zingaretti. Affiancato da una lista radicale spacciata come fronte europeista e dal potenziale listone proposto dall'ex braccio destro di Montezemolo, Calenda. Fuorché il PD/PDS decida di nascondere il suo simbolo per motivi di convenienza elettorale del tutto comprensibili, e allora tutto questo campo politico, alquanto composito e contraddittorio al suo interno, si riconoscerà nel "fronte repubblicano" proposto da Calenda. Il resto è testimonianza e furbizie elettorali. Vedremo.

Oltre ai 5 Stelle, ci saranno la potente lista della Lega salviniana con il vento in poppa e in forte crescita politica ed elettorale; la presenza già annunciata di Berlusconi con la sua Forza Italia, Fratelli d'Italia e altre listarelle. Anche qui di sola testimonianza.

È evidente, credo a tutti, che in un contesto del genere l'area cattolica italiana continua ad essere politicamente orfana e priva di una vera rappresentanza politica. Fuorché si pensi che l'attuale Forza Italia e il suo leader sono gli eredi naturali del popolarismo sturziano di ispirazione cristiana o che l'ormai imminente PD/PDS è l'interlocutore privilegiato delle istanze, delle sensibilità e delle proposte che arrivano dalla seppur composita e variegata area cattolica italiana. Per non parlare dei radicali, dell'alto borghese Calenda, e via discorrendo.

Ecco perché, a partire dalle iniziative politiche, culturali e sociali che hanno attraversato l'intera area cattolica italiana in questi ultimi mesi, occorre lavorare e confrontarsi sino all'ultimo per  organizzare una presenza elettorale – cioè una lista e non ancora un partito – che raccolga quella domanda di rappresentanza politica e che non sia, com'è ovvio e scontato, una sola presenza testimoniale e gregaria. Una lavoro che non può fermarsi di fronte ai personalismi e alla tentazione autoreferenziale che sta, purtroppo, caratterizzando ancora larga parte di quest'area culturale e sociale.

Non c'è alternativa a questo tentativo. Certo, le prossime consultazioni locali e nazionali ci vedranno presenti. Ma le europee sono adesso. E a questo appuntamento non si può e non si deve rispondere, lo ripeto, con una semplice alzata di spalle fingendo di impegnarsi per la formazione di coscienze, per il discernimento critico, per rafforzare il lievito cristiano nella società, per contribuire a ridare qualità alla futura classe dirigente e per alimentare cultura e coscienza civica. Tutti elementi importanti e decisivi per il futuro della nostra democrazia e anche per il futuro dei cattolici nella società italiana. Ma quello è il compito dell'Azione cattolica, dei movimenti ecclesiali e dei professionisti della testimonianza. La politica è un'altra cosa. Abita da un'altra parte e soprattutto ha altre regole.

È bene rendersene conto prima che sia troppo tardi.


3 Commenti

  1. Le osservazioni di Merlo sono interessanti e da me sostanzialmente condisibili. Resta un punto, da lui non trattato, ossia quello del successivo apparentamento degli eletti nei grandi raggruppamenti nel Parlamento Europeo. Personalmente non ho apprezzato la scelta, effettuata a suo tempo dalla segreteria Renzi, di collegarsi al gruppo dei Socialisti Europei. Mi rendo conto dei limiti di una scelta alternativa. Da un lato il gruppo Liberale, soluzione mi sembra a suo tempo individuata da Rutelli ai tempi della Margherita, giustificata prevalentemente da un accordo coi francesi di Bayrou; oggi ciò vorrebbe dire legarsi ad una corrente fortemente super liberista, guidata da un discutibile soggetto, l’olandese dal cognome impronunciabile, che si è reso sgradito per il recente infelice sgarbo verbale al nostro premier, che pur con tutti i limiti rappresentava comunque l’italia. Resta il PPE, al cui interno però esistono presenze a dir poco ingombranti, pur dopo l’uscita dei tories inglesi. L’asse portante del PPE è comunque rappresentato dalla delegazione tedesca CDU-CSU, forse il nucleo più solido con cui lavorare per un rinnovato consolidamento dell’Unione, sempre nella prospettiva della economia sociale di mercato. Mancherà purtroppo la Merkel e la sua successora rappresenta un’incognita.
    Questioni opinabili, per carità, su cui bisognerebbe ragionare, come pure, ed è l’ultima notazione che voglio fare, ragionare sulla concreta realizzabilità della lista, di cui parla Merlo, che per non naufragare nella irrilevanza presupporrebbe un enorme sforzo organizzativo ed una disponibilità a superare i particolarismi. Atteggiamento di cui, per ora, non si è vista alcuna traccia.

  2. Analisi sostanzialmente condivisibile. E allora?
    Bisogna provare a fare ciò che l’ amico Giorgio Merlo dichiara giustamente come necessario. Chi lo fa? Io credo che chi ha gli elementi per censire chi si riconosce in questa analisi debba partire a raccogliere chi ci sta davvero. Capisco che per chi ha il coraggio di metterci la faccia, se poi l’ operazione non riesce sia un duro colpo di immagine. Ma dopo tanti anni di significativa presenza politica si può correre questo rischio e penso che non siano così pochi quelli che si trovano in questa situazione e quindi possono offrire questo “servizio alla nobile causa”, non escludendo a priori anche di avere un qualche successo, tenuto conto dei tanti, soprattutto nel mondo cattolico, che desiderano votare per qualcosa e non solo difendersi da qualcuno.

  3. L’analisi del giornalista Merlo è chiara e in larga parte condivisibile, ma la proposta del politico Merlo è vaga e generica perchè manca di ogni indicazione concreta sul soggetto politico da sostenere. Non si va in battaglia senza un condottiero e un’insegna, e non si fa politica senza un leader. Dov’e il federatore delle istanze cattoliche, chi è (fatte le debite proporzioni) il nuovo De Gasperi, quale è il simbolo da votare? Lo sconcerto nel mondo cattolico è grande e le scadenze elettorali sono alle porte.

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