Il guaio della politica senza morale



Giovanni Palladino    5 Febbraio 2019       1

Dovrebbe essere pacifico che la politica non può essere slegata dall’etica delle intenzioni e dei comportamenti. E che il Vangelo possa rappresentare una ispirazione positiva per una politica orientata al “bene comune”. Eppure la concezione tecnocratica della politica continua ad avere molti supporter, anche al di fuori dalle stanze di governo. Come il professor Ricolfi, che considera morale e politica ambiti del tutto distinti. Nel merito, pubblichiamo la risposta del segretario del movimento sturziano “Servire l’Italia”.

 

Predicare il Vangelo sono parole. Testimoniare il Vangelo sono fatti. Adriano Olivetti non dimenticò mai un consiglio di suo padre Camillo: “Ricordati che la luce della verità risplende soltanto nei fatti, non nelle parole”. Lo slogan preferito da don Sturzo era: “Res non verba”. E non faceva mai prediche politiche dall’altare; agiva nel concreto della vita testimoniando con i suoi fatti la “Bella Notizia” del Vangelo. Per lui la prima regola del buon politico è “servire, non servirsi”. A tal fine la ragione morale non deve mai essere calpestata dalla ragione politica e dalla ragione economica. Se queste due ragioni la calpestano, prima o poi si rivelano prive di ragione, ossia prive di razionalità, prive di moralità e “cadono”, perché si dimostrano non ragionevoli. Questa verità non è una teoria astratta o utopistica, ma è un fatto confermato dalla Storia, che ha visto tanti Icaro salire sempre più in alto per poi precipitare. Quanti leader politici hanno creduto che la regola machiavellica del fine che giustifica i mezzi (privi di razionalità e quindi di moralità) potesse funzionare...

Il professor Luca Ricolfi, noto sociologo, insegna “Analisi dei dati” all’Università di Torino, è stato intervistato da Pietro Senaldi, direttore di “Libero”, che gli ha fatto anche la seguente domanda: “Crede possibile la nascita di un movimento o partito cattolico, come auspicato dalla Cei? E cosa pensa dell’invito ai fedeli a impegnarsi in politica per contrastare sovranisti e populisti?”.

Ecco la sua risposta: “Secondo il mio modesto parere, la Chiesa farebbe meglio a occuparsi delle anime, lasciando in pace gli elettori. Anche perché una delle fonti dei nostri guai è precisamente l’eticizzazione dei problemi politici, ovvero l’incapacità di distinguere il piano delle scelte morali e il piano delle scelte di governo”.

Con queste parole il professor Ricolfi non fa una corretta analisi dei dati di fatto. Il Vangelo (la “Bella Notizia”) e la Dottrina Sociale della Chiesa costituiscono un prezioso “patrimonio”, che si occupa delle anime per farle stare bene innanzitutto qui e per farle stare molto meglio nell’aldilà. Al mondo politico spetta il compito di non separare le scelte morali dalle scelte di governo, di fare fatti seguendo la “retta ragione”, ossia agendo con razionalità. La vera fonte dei guai per i governanti e per i governati, in Italia e nel mondo, è sempre stata questa separazione. Gli ideali di giustizia sociale e di libertà responsabile non sono stati né mai saranno conseguiti con la ricetta di Machiavelli.

Ovviamente non spetta alla Chiesa fare politica; questo compito spetta ai laici; ma nessuno può proibirle di promuovere la “Bella Notizia”, di promuovere la diffusione di una preziosa “bussola”, che se non è seguita porta tutti fuori strada, governanti e governati. Se il popolarismo sturziano non fosse stato sconfitto prima dal fascismo e poi dallo statalismo, oggi il Bel Paese sarebbe davvero bello, perché gestito con criteri razionali. Sono passati 100 anni e noi di “Servire l’Italia” ci impegniamo a riportare quella “bussola” sturziana, con le dovute integrazioni, nelle mani degli italiani. Tenendo ben separato il ruolo della Chiesa dal ruolo dello Stato, come sempre sosteneva don Sturzo.


1 Commento

  1. All’etica dei principi (o delle intenzioni) non si contrappone la sola logica di “il fine giustifica i mezzi” in un cinico ripudio di norme morali, ma piuttosto a farsi protagonista è l’etica della responsabilità. Essa agisce tenendo presenti il rapporto mezzi/fini e le conseguenze del suo agire. In base ad essa, i responsabili politici devono prendere le decisioni e fare le scelte per realizzare il bene della comunità che sono stati chiamati a governare. L’etica dei principi fa invece riferimento a valori assoluti, che assume prescindendo dalla realtà e quindi trascurando le conseguenze a cui, nel contesto reale, essi conducono. Max Weber riteneva le due etiche opposte e inconciliabili, giudicando l’etica dei principi un’etica apolitica.
    Qui occorre fare chiarezza. A fondamento della più parte delle forze politiche, c’è sempre una qualche visione del mondo con riferimenti talora di ordine ideologico o religioso, riferimenti che però, nella definizione delle scelte, non devono mai essere assolutizzati e colti unilateralmente, altrimenti si cade nel fondamentalismo. Un fenomeno negativo che, nel nostro paese e in larga parte d’Europa, fino ad ora non ha mai riguardato i partiti di ispirazione cristiana.

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