Il Ministro della Paura



    25 Gennaio 2019       2

Ci facciamo bastare due corposi indizi per fare una prova.

Il primo è lo smantellamento dei progetti SPRAR. La miglior pratica di accoglienza e integrazione dei migranti nel nostro Paese, grazie alla fattiva collaborazione tra Prefetture, Comuni e volontariato organizzato, è stata affossata dal “Decreto sicurezza”. Sì, proprio quello di cui si fa vanto Salvini.

Il secondo indizio è la chiusura del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo al Porto, vicino a Roma, il sesto più grande d’Italia, con i 550 ospiti. Chiuso con un preavviso di sole 48 ore, come non si riesce a fare neppure con un centro sociale abusivo. E invece si tratta di una struttura gestita da religiosi, una realtà ritenuta di eccellenza nell’accogliere e formare i richiedenti asilo, apprezzata dalla comunità locale, che dava lavoro a più di cento persone del territorio (da febbraio disoccupate). Per capire meglio è utile leggere qui l'intervista al responsabile della struttura.

Dei 550 trasferiti, chi ha riconosciuto lo status di rifugiato sarà trasferito in altre strutture. Ma le 250 persone titolari di protezione umanitaria – categoria non più riconosciuta dal "Decreto sicurezza" – sono destinate a diventare "invisibili", nuovi clandestini in strada. Come in prospettiva capiterà a circa 13.000 persone dei 36.000 attuali ospiti degli SPRAR.

Ecco quindi che diventa evidente il diabolico piano di Salvini.

Distruggere tutte le buone pratiche di accoglienza, i casi di integrazione riuscita, chiudere i progetti che danno risposte concrete e discrete di accoglienza e inserimento sociale. E creare insicurezza aumentando il numero dei richiedenti asilo per strada, lasciati al loro destino e pronti ad una vita da clandestini.

Visto che il tema dei migranti, spesso gonfiato nella polemica politica, sta anche vigorosamente gonfiando i consensi che i sondaggi assegnano alla Lega, occorre che si aumenti il senso di insicurezza creando nuovi clandestini Così che il ministro possa giustificare la maniere forti di fronte al disordine da lui stesso generato. Con l’obiettivo di fare il pieno di voti alle prossime elezioni.

Giggino Di Maio ha ormai resa palese la sua passione per Lino Banfi, il suo riferimento culturale nominato nella commissione italiana dell’Unesco.
Ma noi abbiamo scoperto qual è il comico che ispira segretamente la politica di Salvini…

È Antonio Albanese.

Non con il suo Cetto Laqualunque, modello trasversale a molti partiti. Ma con un altro personaggio: il Ministro della Paura, nato dalla fantasia di un comico e ora diventato realtà…

Realtà che supera la fantasia: Albanese almeno non si vestiva da poliziotto…


2 Commenti

  1. Ma siamo sicuri che il dilagante “buonismo” e la conseguente esplosione dell'”industria dell’accoglienza e solidarietà”, faccia il bene dell’Italia e degli italiani? Credo proprio di no! La solidarietà deve essere un fatto possibile, spontaneo e voluto ma, non IMPOSTO. altrimenti è una sopraffazione!
    A parte qualche lieve perplessità sul metodo, non vedo perché tutti gli indesiderati e cioè coloro che non hanno ottenuto il permesso di soggiorno, debbono usufruire sine die di vitto, alloggio ed istruzione, il tutto a carico dei contribuenti italiani. Noi abbiamo ben 5 milioni di poveri che hanno un sacrosanto diritto di prelazione!
    Coloro che sono stati definiti “indesiderati”dalle Autorità debbono ritornare a casa loro perché noi non abbiamo risorse adeguate per mantenere anche loro! Se non accettano nuove e provvisorie soluzioni, ma meno onerose, e preferiscono darsi alla latitanza dovranno essere perseguiti a norma di legge ed allontanati forzosamente dal nostro Paese.

  2. Governare l’immigrazione significa che lo Stato deve essere in grado di stabilire quanti e quali soggetti possono essere accolti e di conseguenza respingere chi non rientra fra questi. Non significa semplicemente accogliere tutti e trovare loro una sistemazione, ciò che, tra l’altro, si rivela in breve insostenibile.
    Per governare il fenomeno, il primo atto è definire chi può essere accolto (i rifugiati, in sintonia con quanto fa la più parte dei paesi europei) e chi no (i migranti economici). Una volta definito chi può restare e chi no, pare ovvio che i destini delle due categorie siano diversi: i primi vanno inseriti in programmi di accoglienza ed inserimento, i secondi no. Ci sono poi quanti sono in attesa di un giudizio, e questi non possono essere inseriti nei programmi di chi la verifica la ha già superata, ma dovrebbero essere accolti in appositi centri.
    Viene detto che, non essendo lo Stato in grado di espellere e rimpatriare gli irregolari, tanto vale che allarghi al massimo la categoria dei regolari (ad esempio con permessi umanitari di natura mal definita come è stato fino a ieri). E’ la stessa logica di coloro che, a fronte delle carceri sovraffollate, invece di creare nuovi posti, eliminano la detenzione per un crescente numero di reati. Quindi anche questo approccio conduce al rifiuto di governare l’immigrazione e fa venir meno il ruolo dello Stato, delegittimandolo.
    Obama, nel corso dei due suoi mandati, ha rimpatriato forzatamente 4 milioni di irregolari (500.000 all’anno). L’operazione si può quindi fare, ma occorre la volontà di farlo, e dotarsi dei mezzi, giuridici, economici e diplomatici necessari. E’ su questo terreno che dobbiamo giudicare le proposte politiche. Ci sono quanti (molti cattolici e l’ultrasinistra) non hanno tale volontà. Altri, pur dichiarandosi intenzionati a realizzare i rimpatri, rifiutano nella sostanza i mezzi necessari ed in particolare ogni radicale riforma degli strumenti giuridici invocando la costituzione e lo stato di diritto. Infine ci sono quelli ben intenzionati a rimuovere gli ostacoli, ma che sovente dimostrano scarsa capacità in materia. Ad esempio, ritengo che Minniti sia stato più capace di Salvini nell’affrontare gli aspetti diplomatici e quelli connessi al caos libico (ancorché trovasse scarsa collaborazione e stop nel proprio partito).
    In ogni caso, per mettere in atto una seria politica di rimpatri, ci vuole tempo. Nel frattempo è indispensabile sistemare provvisoriamente quanti al momento non si riesce a rimandare a casa (senza improvvisazioni poco meditate forse dettate da esigenze elettorali). Certo la sistemazione non può essere quella destinata a chi ha superato la valutazione e viene inserito in un programma di inserimento e integrazione.

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