Con Berlusconi e Renzi pensavamo di aver già visto tutto l’armamentario dell’imbonitore in politica. Ma i dioscuri del populismo nostrano – il duo tragicomico Salvini-Di Maio – si stanno impegnando a farci capire che al peggio non c’è proprio fine.
Ricorderete il mitico 2,4 per cento, linea del Piave della manovra economica del governo legastellato, asticella del rapporto tra deficit e PIL che avrebbe permesso “la fine della povertà” con il reddito di cittadinanza e l’abolizione della bieca legge Fornero...
Ricorderete le roboanti e strafottenti dichiarazioni nei confronti dell’Unione europea che aveva osato avanzare critiche per l’eccessivo debito...
Poi è bastata qualche settimana di spread in rialzo, inevitabile reazione dei mercati preoccupati per l’annunciata volontà di mostrare i muscoli e difendere “la manovra del popolo” contro tutto e tutti: gli investitori, per comprare i nostri titoli di Stato, hanno spuntato prezzi più bassi e rendimenti più alti. Dato che le banche non ci perdono, i tassi su prestiti e mutui sono saliti per famiglie e imprese. “Purtroppo abbiamo visto che le parole hanno fatto alcuni danni” ha commentato sobriamente Mario Draghi. Altri – Gentiloni e Cottarelli, ad esempio – hanno stimato in 5-6 miliardi il salasso nazionale provocato solo dalle improvvide dichiarazioni dei nostri due galletti al governo.
Per non rischiare di finire come il Berlusca nel 2011, Salvini e Di Maio hanno abbassato la cresta e acconsentito a rivedere i conti. Non si capisce ancora oggi, alla vigilia del voto parlamentare, in cosa consiste la revisione, dato che i soldi sono meno ma gli obiettivi dichiarati dai due restano gli stessi. Siamo curiosi di vedere cosa uscirà dal cilindro del povero Tria.
L’unico numero dato in pasto ai media è proprio quello sul rapporto deficit/PIL, che scende al 2,04 per cento. Sì, proprio dal 2,4 al 2,04 per cento. Chissà perché non al 2,03 oppure al 2,05. E no, cambierebbero due cifre su tre, la differenza si noterebbe. Così invece può sembrare un’illusione ottica… E cosa volete che possa contare uno zero aggiunto dopo la virgola? Si sa che la matematica è indigesta alle masse, e sarà sufficiente una nuova ondata di parole per convincere tanti che non è cambiato nulla. Questa geniale trovata dei numeri “quasi uguali” potrebbe essere stata partorita dal “mediatore” Conte o più probabilmente dalle menti sopraffine della Casaleggio & Associati.
A noi ricordano un po’ quei venditori di angurie sul ciglio di strade trafficate: quelli che su un cartello scrivevano a caratteri cubitali il convenientissimo prezzo “100 lire al kg”, e in tanti si fermavano ad acquistare. Per poi scoprire che l’anguria costava il doppio. Infatti i due zeri erano farlocchi, con una pancia enorme e due insignificanti gambette verso il basso, che trasformavano la cifra in “199 lire al kg”…
Furbizie di tempi passati… Oggi i cocomerai li abbiamo pure al governo…
Ricorderete il mitico 2,4 per cento, linea del Piave della manovra economica del governo legastellato, asticella del rapporto tra deficit e PIL che avrebbe permesso “la fine della povertà” con il reddito di cittadinanza e l’abolizione della bieca legge Fornero...
Ricorderete le roboanti e strafottenti dichiarazioni nei confronti dell’Unione europea che aveva osato avanzare critiche per l’eccessivo debito...
Poi è bastata qualche settimana di spread in rialzo, inevitabile reazione dei mercati preoccupati per l’annunciata volontà di mostrare i muscoli e difendere “la manovra del popolo” contro tutto e tutti: gli investitori, per comprare i nostri titoli di Stato, hanno spuntato prezzi più bassi e rendimenti più alti. Dato che le banche non ci perdono, i tassi su prestiti e mutui sono saliti per famiglie e imprese. “Purtroppo abbiamo visto che le parole hanno fatto alcuni danni” ha commentato sobriamente Mario Draghi. Altri – Gentiloni e Cottarelli, ad esempio – hanno stimato in 5-6 miliardi il salasso nazionale provocato solo dalle improvvide dichiarazioni dei nostri due galletti al governo.
Per non rischiare di finire come il Berlusca nel 2011, Salvini e Di Maio hanno abbassato la cresta e acconsentito a rivedere i conti. Non si capisce ancora oggi, alla vigilia del voto parlamentare, in cosa consiste la revisione, dato che i soldi sono meno ma gli obiettivi dichiarati dai due restano gli stessi. Siamo curiosi di vedere cosa uscirà dal cilindro del povero Tria.
L’unico numero dato in pasto ai media è proprio quello sul rapporto deficit/PIL, che scende al 2,04 per cento. Sì, proprio dal 2,4 al 2,04 per cento. Chissà perché non al 2,03 oppure al 2,05. E no, cambierebbero due cifre su tre, la differenza si noterebbe. Così invece può sembrare un’illusione ottica… E cosa volete che possa contare uno zero aggiunto dopo la virgola? Si sa che la matematica è indigesta alle masse, e sarà sufficiente una nuova ondata di parole per convincere tanti che non è cambiato nulla. Questa geniale trovata dei numeri “quasi uguali” potrebbe essere stata partorita dal “mediatore” Conte o più probabilmente dalle menti sopraffine della Casaleggio & Associati.
A noi ricordano un po’ quei venditori di angurie sul ciglio di strade trafficate: quelli che su un cartello scrivevano a caratteri cubitali il convenientissimo prezzo “100 lire al kg”, e in tanti si fermavano ad acquistare. Per poi scoprire che l’anguria costava il doppio. Infatti i due zeri erano farlocchi, con una pancia enorme e due insignificanti gambette verso il basso, che trasformavano la cifra in “199 lire al kg”…
Furbizie di tempi passati… Oggi i cocomerai li abbiamo pure al governo…
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