Il discorso di Greta



Redazione    19 Dicembre 2018       1

Greta Thunberg ha 15 anni ma sembra ancora una bambina. A Stoccolma, dove vive, si è fatta notare per la decisione di attuare ogni venerdì lo “sciopero della scuola” per protestare contro l’inerzia dei governi nel fronteggiare i cambiamenti climatici. Seduta con un cartello davanti al Parlamento svedese, ha dato un segnale forte in patria. Ma è riuscita a fare di più, partecipando alla Conferenza ONU Cop 24 sul clima, tenuta pochi giorni fa a Katowice, in Polonia. Le sue parole, di fronte ai governanti di 196 Paesi, hanno fatto clamore, ricordando un po’ il bambino della fiaba che smaschera l’inganno ipocrita dei vestiti nuovi dell’imperatore.

Riportiamo qui sotto il suo intervento. Chi volesse vederne il video, può cliccare qui.

 

Il mio nome è Greta Thunberg, ho quindici anni e vengo dalla Svezia. Molte persone dicono che la Svezia sia solo un piccolo Paese e a loro non importa cosa facciamo. Ma io ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza. Se alcuni ragazzi decidono di manifestare dopo la scuola, immaginate cosa potremmo fare tutti insieme, se solo lo volessimo veramente.

Ma per fare ciò dobbiamo parlare chiaramente, non importa quanto questo possa risultare scomodo. Voi parlate solo di una crescita senza fine in riferimento alla green economy, perché avete paura di diventare impopolari.

Ma a me non importa risultare impopolare, mi importa della giustizia climatica e di un pianeta vivibile.

Sostenete di amare i vostri figli sopra ogni cosa e state rubando loro il futuro da sotto gli occhi.

Voi parlate solo di andare avanti e proponete le solite idee inutili che ci hanno fatto finire in questo casino... Anche se l’unica cosa sensata da fare sarebbe tirare il freno di emergenza.

Non siete maturi abbastanza per dire le cose come stanno, e state lasciando questo fardello a noi bambini.

La nostra civiltà viene sacrificata per dare la possibilità a un piccolo numero di persone di continuare a fare un sacco di soldi.

La nostra biosfera viene sacrificata così che le persone ricche di Paesi come il mio possano vivere nel lusso.

Sono le sofferenze di molti che pagano il lusso di pochi.

Nel 2078 festeggerò 75 anni. Se avrò dei figli, probabilmente passeranno quel giorno con me. Forse mi chiederanno di voi, forse mi chiederanno perché non avete fatto niente quando ancora c’era tempo per agire.

Finché non vi fermerete a focalizzare cosa deve esser fatto anziché cosa sia politicamente meglio fare, non c’è alcuna speranza. Non si può risolvere una crisi senza trattarla come tale.

Dobbiamo lasciare i combustibili fossili sottoterra e dobbiamo concentrarci sull’eguaglianza.

E se il nostro sistema non ci permette di trovare soluzioni, allora significa che dovremmo cambiare l’intero sistema.

Noi siamo venuti qui a implorare i leader mondiali di prendersi cura di noi. Ci avete ignorato in passato e ci ignorerete ancora. Abbiamo finito le scuse, e il tempo per agire sta per finire.

Siamo venuti qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no.

E che il vero potere appartiene al popolo.

Grazie.

 


1 Commento

  1. Penso al tono di sufficienza e fastidio con cui tanti superficiali esponenti della nostra classe dirigente liquidano i cosiddetti fautori della “decrescita infelice”. Il termine è una furbesca storpiatura di quella decroissance che molti attenti analisti della crisi contemporanea indicano come exit strategy possibile; in un mondo di risorse finite è impensabile una crescita illimitata: cercare di frenare il meccanismo distruttivo di questa crescita onnivora che consuma risorse e riempie di spazzatura il pianeta è prioritario, cercare di farlo in modo felice un imperativo etico; come? difficile ma la sola salvezza è rispondere a tale quesito. Nei loro scritti Boulding, Illich, Latouche, Bonaiuti, Pallante non pretendono di avere soluzioni pronte all’uso: indicano con chiarezza impietosa il problema, cercano di tracciare una strada. Questo dovrebbe costituire il nocciolo delle preoccupazioni di politici e decision maker: altro che ripetere il mantra neoliberista della crescita magari con codazzo di madamine plaudenti al seguito.La decrescita felice si legge sul sito MDF non ritiene, per esempio, che la crescita della produzione di cibo che si butta, della benzina che si spreca nelle code automobilistiche, del consumo di medicine, comporti una crescita del benessere perché fanno crescere il prodotto interno lordo, ma li considera segnali di malessere, fattori di peggioramento della qualità della vita.

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