Migranti, nei Comuni montani integrati per davvero



Intervista a Marco Bussone    9 Ottobre 2018       0

Trattiamo da anni con equilibrio il tema dei migranti, e abbiamo anche prodotto un ampio documento che mantiene la sua validità nel tempo. Lo stesso equilibrio e realismo ritroviamo nelle parole del neopresidente dell’UNCEM Marco Bussone dopo che il cosiddetto “Decreto sicurezza” ha fortemente limitato i progetti di integrazione che nelle piccole realtà di montagna, collina e pianura si sono quasi sempre dimostrati virtuosi e vincenti.

Rilanciamo quindi l’intervista pubblicata sul “Corriere della sera” a firma di Andrea Federica de Cesco.

 

«Attenzione a smontare le opportunità di accoglienza diffusa: spesso nelle realtà montane sono risultate valide». A parlare è Marco Bussone, presidente dell’UNCEM (Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani), organizzazione che raggruppa e rappresenta i circa 3.800 Comuni sopra i 600 metri sparsi tra Alpi e Appennini, molti dei quali hanno saputo gestire in modo virtuoso l’integrazione di stranieri e richiedenti asilo nel proprio territorio. Lo scorso 25 settembre, un giorno dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del cosiddetto «decreto sicurezza» (che presenta aspetti molto duri sull’immigrazione), l’Uncem ha infatti diramato un comunicato in cui sottolinea l’impegno decisivo dei piccoli Comuni e degli enti montani per quanto riguarda l’integrazione, alla faccia della retorica. «Non vogliamo prestarci a strumentalizzazioni: ci piace l’idea di raccontare una serie di cose che funzionano, pur consapevoli che in molti contesti ci sono difficoltà», prosegue Bussone. «Fare circolare buone pratiche aiuta; nella fase dell’emergenza siamo riusciti a dare una mano a molti sindaci che si vedevano imporre gruppi di migranti dai prefetti senza alcun preavviso».

«Se le aree montane sono così proattive per quanto riguarda l’accoglienza un motivo, forse, c’è. «In queste zone abbiamo avuto fenomeni di emigrazione e di immigrazione massiccia. Il mio bisnonno, per esempio, partì dalle valli torinesi per la Francia. Magari i Comuni montani riescono a capire il fenomeno dell’emigrazione da Paesi poveri e a montare progetti di integrazione e accoglienza proprio perché memori del proprio passato. Quando la montagna si apre e si relaziona, cresce. Quando si arrocca e si chiude, perde».

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