Rete Bianca, risposta a una domanda di presenza politica



Giorgio Merlo    24 Settembre 2018       2

La riflessione di Alessandro Risso su queste colonne sulla "vera contrapposizione tra cattolici" merita di essere ripresa e, seppur brevemente, approfondita. Ora, al di là di chi ha una concezione rancorosa e vendicativa nei confronti di singole persone che cercano, con molti limiti ed errori, di rilanciare una presenza laica ma cristianamente ispirata nella nostra società – salvo poi evocare una strana e singolare "amicizia cattolica" da praticare non si sa verso chi – il vero nodo della questione risiede in questa domanda: e cioè, dopo il profondo cambiamento della politica italiana culminato con il voto del 4 marzo, è ancora possibile ridare cittadinanza alla tradizione, ovviamente rinnovata e rivista, del cattolicesimo politico italiano? O, meglio ancora, a fronte del fallimento dei cosiddetti "partiti plurali" e del conseguente irrompere di nuove e insidiose culture politiche – mi riferisco, nello specifico, al sovranismo e alla nuova destra della Lega salviniana da un lato e al populismo antisistema del grillismo dall'altro – può essere rideclinata anche la cultura cattolico democratica, sociale e popolare nel nostro Paese?

A queste semplici domande una risposta va pur data.

Certo, tutti conosciamo la frammentazione, la divisione e il disorientamento che caratterizzano attualmente l'area cattolica italiana. E tutti sappiamo che appena viene lanciata una proposta concreta di presenza politica e organizzativa, c'è un piccolo plotone, o singoli insoddisfatti, che si scatenano sui social o su altri organi di informazione per delegittimare con una rapidità felina chi si fa promotore e artefice di quella proposta.

Ma tutti sappiamo, con altrettanta chiarezza, che nessuno parla di unità politica dei cattolici, di partito dei cattolici, di rappresentanza unitaria dei cattolici, di ricomporre e riaggregare i cattolici in un unico strumento politico e organizzativo. E, aggiungo, accanto a queste considerazioni scontate, non si può non evidenziare – al di là di chi è impegnato a distruggere alla radice qualsiasi tentativo politico e organizzativo – che proprio nell'area cattolica, seppur nelle sue multiformi espressioni, c'è oggi una forte domanda di partecipazione politica e di una nuova rappresentanza politica. Sono nati negli ultimi mesi gruppi, associazioni, movimenti e realtà di base che chiedono ad alta voce di organizzarsi. C'è qualcuno che possa ergersi a rappresentante esclusivo e diretto di questa rappresentanza? Ovviamente no. Il pluralismo politico dei cattolici è un dato, per fortuna, largamente acquisito e radicato nella stessa area cattolica italiana. Tutti sappiamo che i cattolici italiani si riconoscono quasi proporzionalmente in tutti i partiti. Ma ciò non cancella che questa domanda di nuova e inedita rappresentanza politica oggi c'è. Ed è forte. A questa domanda va data, appunto, una risposta.

Rete Bianca, per quanto ci riguarda, è nata a livello nazionale per cercare di dare una prima risposta a questa domanda. Con buona pace dei noti detrattori che, come ovvio, possono tranquillamente riposarsi se non condividono, o se non gradiscono, quella proposta. Dopo di che, è altrettanto ovvio che anche per Rete Bianca, come per qualsiasi altra realtà politica e culturale, sono tre le priorità da declinare: pensiero, azione e organizzazione. Ossia, senza una elaborazione culturale precisa e argomentata non ci può essere un'azione politica e, in ultimo, senza le prime due non ci può essere neanche una organizzazione conseguente e successiva.

Un'ultima notazione altrettanto breve. Ha ragione Risso quando ci invita – tutti, com’è ovvio, e non solo gli amici di Rete Bianca – ad essere severi e precisi sui programmi, sulla collocazione e sulle scelte concrete. E ciò vale per qualsiasi organismo politico.

Sotto questo profilo, noi dobbiamo però evitare due rischi che possono essere e forse sono letali per qualsiasi formazione politica che  cerca di richiamarsi al patrimonio del cattolicesimo politico italiano. E cioè, dire immediatamente chi è il "capo" di questo movimento e, soprattutto, pronunciarsi sul "con chi stai". Due elementi, questi, che sono il frutto concreto della personalizzazione, della spettacolarizzazione e della semplificazione della politica italiana che domina il dibattito pubblico nel nostro Paese. Elementi che, purtroppo, attraversano anche la nostra comune area di riferimento culturale.

Respingere al mittente queste domande non significa non pronunciarsi sul mitico "programma", ma, semplicemente, evitare di rincorrere le parole d'ordine che regolano la politica contemporanea. Ed è anche per questo che abbiamo organizzato una serie di conferenze e di dibattiti – con enorme sforzo organizzativo e politico – in molte regioni italiane per iniziare un cammino politico, culturale e, appunto, anche programmatico. Per quanto riguarda  il Piemonte ci vedremo a Susa il prossimo 6 e 7 ottobre.


2 Commenti

  1. Carissimo, personalmente ho un problema: mi sento cattolico, anche se poco praticante, ma negli ultimi tempi sono assalito da dubbi e,forse, esagerando un po’, da sensi di colpa.
    Mi chiedo: sono veramente cattolico se non sono d’accordo con alcune gerarchie della Chiesa cattolica? Posso arrogarmi il diritto di rispondere alla mia sola coscienza o sono obbligato a seguire ciò che la gerarchia mi impone o… propone?
    Se un partito cattolico si indirizza su alcuni principi che non condivido, posso ugualmente aderire ma continuare a non condividere?
    Come vedi forse sono questi problemi irrisolti che hanno causato la disseminazione dei cattolici in quasi tutti i partiti e, francamente, non riesco ad immaginare una soluzione.

  2. Sono convinto che discutere su “un partito cattolico, di cattolici o dei cattolici” sia fuorviante. Si tratta a mio parere di dare vita ad un partito che ponga al centro la persona e che a fondamento del suo progetto di società ponga l’ispirazione cristiana contenuta nel magistero sociale della Chiesa senza per questo acquisire natura confessionale. Poi la “targa” ha poca importanza.

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